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Il bene minore

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Un enigmatico invito, una nave portacontainer, una misteriosa organizzazione, un maggiore dei carabinieri, centottantamila euro e sei mesi per portare a termine una missione: smantellare i business legati alle mafie, a partire da quella siciliana, con il suo traffico di clandestini provenienti dalla Libia e degli affari a esso correlati.
Il maggiore Fabio Massimo Monti vestirà i panni di Ais, ritrovandosi a capo di questa operazione, spalleggiato da un team esperto e da una misteriosa tutor, Patrizia, che lo seguirà in tutte le attività, monitorando attentamente il suo stato psichico e i cambiamenti a cui la personalità di Monti andrà incontro durante lo svolgimento della missione.

1. RSVP
La Signoria Vostra è invitata alla serata di gala a Villa Scrivani Maffei.
RSVP
Non capivo perché un maggiore dei carabinieri dovesse partecipare a un evento mondano. L’invito era arrivato in caserma, dove vivevo dopo il fallimento del mio matrimonio, solo a me, neppure il colonnello ne sapeva nulla. Mi aveva chiamato persino un segretario, molto gentile e formale, per accertarsi della mia presenza alla serata, e poco prima di riagganciare aveva aggiunto: “I marchesi ci tengono molto”.
Per la scelta dell’abito non avevo avuto troppe difficoltà, in quanto ufficiale dei carabinieri c’era l’obbligo della divisa, e questo mi risparmiava tutte quelle noiose perdite di tempo nell’abbinamento di cravatta e camicia.
Tirato a lucido, con giacca e scarpe ben spazzolate, i capelli ordinati come quelli di un cadetto, salii in macchina per recarmi sul luogo dell’appuntamento.
Mentre osservavo la villa avvicinarsi pensavo che quella, nonostante non amassi gli eventi mondani, potesse essere un’occasione per scuotermi dall’apatia, qualche baciamano e un bicchiere di champagne non mi avrebbero fatto male, forse avrei potuto persino incontrare la donna della mia vita, anzi, la seconda donna della mia vita.Continua a leggere
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Appena arrivato parcheggiai nel piazzale; tutto era in perfetto stile inglese, dal giardino alle vetrate della villa che partivano da terra.
Una volta entrato mi pervase la splendida luce dei lampadari, con i pendenti di cristallo, che si rifletteva sui mobili, perlopiù bianchi; enormi specchi erano appesi alle pareti, sostenuti da dorate cornici antiche dalla superficie ormai consunta.
Un maggiordomo mi presentò ai coniugi che avevano organizzato la serata, due persone molto in là con gli anni, sorridenti e disinvolti, che mostrarono un riguardo che mi parve solo di circostanza.
Tra gli invitati c’erano molti anziani, qualche esponente dell’autorità pubblica, ma nessuno, eccetto me, indossava la divisa. Decisi di restarmene in disparte, in piedi, a sorseggiare dello champagne e a osservare quello spaccato di umanità. Ogni tanto incrociavo qualche sguardo gentile a cui rispondevo con un mezzo sorriso, ero proprio il massimo della convenzionalità: coreografico e inutile.
Mentre ammiravo Firenze da quella collina, attraverso una di quelle enormi finestre, vidi avvicinarsi alle mie spalle un paio di occhi azzurri riflessi nel vetro. Mi voltai e vidi un uomo dai capelli grigi, distinto ed elegante, alto quanto me, ma più snello, che se ne stava immobile a guardarmi con quel suo sguardo magnetico.
«Hanno a disposizione una delle città più belle del mondo e la lasciano a noi stranieri, ai turisti, per estraniarsi e vivere qui, in collina» disse in un italiano quasi perfetto, tradito solo dalla durezza dell’inflessione tipicamente nordeuropea.
«Permetta che mi presenti, io sono il motivo per cui lei è qui.»
Continuavo a restare in silenzio, osservandolo con uno sguardo inebetito.
«Ho chiesto alla marchesa di includerla tra gli invitati, visto che incontrarla fuori dalla caserma è una vera impresa. Lei è piuttosto schivo negli ultimi tempi. Mi perdoni, ma non ho avuto un’idea migliore per riuscire a parlarle, volevo che il nostro incontro sembrasse casuale, in un contesto di persone che non ci conosce e che qui ha interesse per tutto fuorché per noi. Lei fuma?»
«Sì, purtroppo.»
«Allora mi permetta di offrirle qualcosa di più forte da bere e una sigaretta, continueremo la nostra conversazione fuori, in giardino.»
Quell’uomo era così assertivo e deciso che non ebbi modo di riuscire a dire nulla.
Tornò poco dopo con un bicchiere vuoto per lui, del ghiaccio e una bottiglia di whisky, mi aprì la portafinestra e attese che passassi per richiuderla alle nostre spalle.
Lo seguii in silenzio fino alla balaustra in pietra che delimitava il giardino. Non si voltò neppure un momento per accertarsi che lo stessi seguendo, ne era certo.
«Maggiore, abbiamo scelto il suo profilo per una delicata missione. I committenti, la Ditta, sono persone molto in alto, come me, del resto, ma la nostra identità non la riguarda. Sono qui per chiederle un atto di… fede. L’operazione dovrà svolgersi in completa segretezza, nessuno dovrà sapere di lei e della missione, che avrà una durata di sei mesi e per cui lei percepirà del denaro che le sarà versato regolarmente su un conto estero che provvederemo ad aprire.»
«Mi perdoni, ma non ho voglia di aggiungere altra tensione alla mia vita, per le grandi avventure ho già dato.»
«Maggiore… sappiamo tutto di lei. Figlio di un maresciallo, eroe di guerra, ha disobbedito a degli ordini ed è finito a occuparsi di amministrazione, quando invece avrebbero dovuto punirla e degradarla; reduce da una separazione disastrosa che l’ha ridotta sul lastrico, per risparmiare dorme in caserma; le restano solo i suoi amati figli, perché ormai si è isolato da tutto. Lei è il candidato perfetto per noi. Non mi guardi così… le assicuro che alla fine di questa conversazione lei accetterà di lavorare per noi.»
Ascoltavo infastidito, con le braccia incrociate, senza neppure accettare il whisky che mi era stato offerto. Non volevo nulla da quel testa di cazzo arrogante che tentava di intimidirmi.
Il suo sembrava un ricatto commerciale: “Se non approfitta oggi della nostra offerta, poi…”.
«Senta, prima mi deve dire il suo nome e quello del committente, poi lo scopo, il disegno strategico e le motivazioni. Io sono un dipendente del Ministero della Difesa della Repubblica Italiana, ho precisi doveri e una posizione a cui fare riferimento. Lei è un piazzista di basso livello se pensa di coinvolgermi in ambigui progetti. Le consiglio di cambiare tattica e soprattutto registro.»
«Trentamila euro al mese per sei mesi.»
Silenzio.
«Centottantamila euro a sua disposizione, netti, conto cifrato all’estero, nessuna ex moglie potrà metterci le mani.»
Altra pausa, ancora un attimo di silenzio.
Purtroppo per me quella cifra catturò tutta la mia concentrazione, offuscando il resto.
«Maggiore, tutto quello che le sto chiedendo è di contribuire a rendere più solido l’impianto democratico che ci siamo costruiti negli ultimi decenni. Il voto dei cittadini è un baluardo assoluto della democrazia, ma le innovazioni tecnologiche, e la capacità di gestirle, stanno per compromettere quel sistema che ci siamo costruiti con fatica. Se la tendenza di pensiero va in una direzione specifica, nessuno può obiettare alcunché in democrazia, ma se si creano eventi, articoli e movimenti di opinione affinché si incanali il pensiero verso un’unica direzione, allora la democrazia non è più libera di vedere e sentire in modo consapevole.
«Come lei di certo saprà, una stagione di attentati porta alla richiesta democratica di una “mano governativa” più autorevole o autoritaria. Se quegli attentati prendono forma perché c’è una rivoluzione in atto, rientra nella normale logica terroristica, ma se un Paese straniero paga e organizza quegli attentati per distorcere la volontà della stessa opinione pubblica, allora le cose cambiano radicalmente, non trova?»
«Ma lei chi è? Chi la manda?»
«Sono dei servizi segreti, ed è me che mandano quando si tratta di individuare e risolvere un problema, almeno in parte, in modo non convenzionale. Lei è l’uomo a cui desideriamo affidare la guida di un’unità operativa, dovrà pensare a strategie e operare al di fuori dell’usuale, molto fuori dalle normali attività istituzionali. Potrà conoscere il disegno complessivo e avere mezzi che ad altri non sono concessi, per svolgere al meglio il suo compito. Altri prima di lei hanno già accettato e sono operativi, faccia anche lei la sua parte.
«Vuole sapere il mio nome? Mi dia pure quello che più le piace, io mi atterrò ai suoi gusti.»
«Mi parli della missione, per ora!»
«Maggiore, lei comprende che quello che le dirò, anzi, che potrei dirle, non è solo segreto, ma è pericoloso. Talmente riservato che non mi sarebbe concesso di permetterle di raccontare a nessuno neppure l’incipit del progetto per farle fare l’eroe. Le strutture segrete intergovernative di vari Stati sono parte del progetto stesso, Italia compresa. Prima di parlare ho bisogno del suo assenso, una breccia nella sua diffidenza, che io rispetto, ma che non mi è utile. Se io continuo a darle spiegazioni, e lei poi non dovesse accettare, sappia che questo progetto andrà comunque avanti, con o senza di lei.»
«Mi è difficile dire di sì senza sapere nulla, inoltre non sono dell’umore giusto, e né il momento né la mia vita lo sono. Si renderà conto che è il caso del cane che si morde la coda; lei ha organizzato questo nostro incontro con un preciso piano comunicativo, ma deve darmi qualcosa su cui riflettere e poi decidere, non stasera però. Suvvia, non mi deluda, utilizzi pure le sue doti persuasive affinché il mio no divenga almeno una possibilità di approfondimento.»
«Lei ha bisogno di denaro e di una nuova vita, di nuovi stimoli. Centottantamila euro non glieli offrirà mai più nessuno. Volevo affascinarla al progetto attraverso nobili motivazioni e sovrastrutture idealistiche, ma capisco che il denaro, in questo frangente, è una motivazione molto più valida per ottenere la sua attenzione.»
Ero stanco di starmene in piedi appoggiato alla balaustra, ma provavo un sottile piacere nel farmi affascinare da quel venditore; è sempre il solito meccanismo mentale che ci fa abboccare alle offerte speciali: curiosità, vantaggi, mistero, carezze al proprio ego.
Indicai una panchina di pietra, a pochi metri, addossata al muro di una dépendance, in quei giorni di aprile si sentiva la primavera con i suoi primi tepori diurni, ma la notte faceva ancora fresco. Non volevo ammettere di avere freddo, ma su quella panchina le mie spalle sarebbero state protette dalla parete.
Lui mi seguì. Ci sedemmo, e io decisi di accettare un po’ di quel whisky che ancora teneva in mano.
«Ha ragione, vada avanti.»
«Bene, cominciamo dall’analisi del problema: lei è un uomo abbastanza colto per capire cosa accade nel mondo. Non occorre avere troppe informazioni per comprendere che si sta disgregando l’idea di Europa in nome di nuovi egoismi nazionali e di politiche dissennate, o non governate, sull’immigrazione. C’è chi opera come braccio armato di questo movimento e c’è chi lo finanzia, chi soffia sulle ceneri del populismo attraverso i social, coltivando odio e rancore. Lei sa che l’idea di Europa è il più grande progetto socioeconomico, di geopolitica e tant’altro mai tentato nella storia?! Settant’anni di pace, di crescita, di libertà. Insomma, sa bene di cosa parlo. Anche la Brexit e gli altri movimenti populisti e sovranisti sono di continuo alimentati da chi ha interesse a disgregare il continente, e ci sta riuscendo. Perché? Perché l’Europa potrebbe essere la più importante potenza economica e finanziaria del mondo, anche da un punto di vista militare, sociale e culturale; insomma un’Europa debole fa comodo a tanti se non a tutti, tranne che agli europei. Sappiamo che per indebolire il continente hanno architettato una serie di strategie: interventi informatici, diffusione di controinformazione; hanno assoldato giornalisti, foraggiato politici improvvisati, finanziato referendum e, soprattutto, hanno sfruttato la “bomba demografica” che porta milioni di disperati, ben riconoscibili per colore e religione, sul suolo europeo. Senza dimenticare le problematiche che hanno condotto a svariati attentati in diversi Paesi.»
«Mi sta proponendo di creare un centro di accoglienza? Oppure sono qui per farmi impartire una lezione di geopolitica, che capisco e forse condivido, ma dalla quale non mi sento affatto coinvolto?! Scusi il sarcasmo, ma la sta prendendo molto alla larga e per massimi sistemi, e io non vedo cosa c’entro con questa litania di sfortune occidentali su commissione.»
«Senta, maggiore, mi sono preparato un discorso da farle con dei punti da sviluppare in questo preciso ordine. Io sto cercando di capirla, lei faccia lo stesso con me.»
«Okay… continui.»
«Bene, tutto questo insieme di fattori non avrebbe potuto aver luogo, e continuare nel tempo, se non ci fosse un’organizzazione capillare e molto forte sul territorio che ne consenta l’applicazione operativa e logistica. Tutti i media sono concentrati sul mare, sulle navi piene di immigrati e sui centri di accoglienza. Pochi sanno che in realtà la maggior parte dei clandestini arriva via aereo e via terra, spesso con visti turistici. E in questi casi entra in gioco la malavita: laboratori per documenti falsi, controllo nella gestione dei centri di accoglienza, fabbriche abusive per lavorare nel sottobosco dei falsi marchi, racket della beneficienza, racket dei venditori ambulanti, racket della manodopera a bassissimo costo nell’agricoltura, per non parlare dell’organizzazione della prostituzione e dello spaccio di droga. In pratica, miliardi e miliardi di euro che l’Italia perde in contribuzione, evasione, lavoro nero e sicurezza sociale, ma l’insofferenza delle persone, invece, è tutta concentrata su chi vive ai margini della società. Quindi, come dice lei, è un cane che si morde la coda. L’Italia e l’Europa hanno una carie, anzi, un tumore che sviluppa molte metastasi. È incredibile come tutto questo avvenga, spesso, per generosità e in buona fede da parte di molte persone, ma la realtà, purtroppo, è ben diversa.
«Poi, com’è noto, i guadagni di queste economie sommerse sono riciclati nell’economia reale nelle grandi città grazie a politici e banchieri, amministrazioni locali… Un sistema malato capace di creare un giro d’affari molto grande.
«Inoltre, nel vostro Paese assieme al traffico di immigrati si sviluppa in parallelo anche il traffico di droga, soprattutto sudamericana, e quello del petrolio dalle coste africane.»
«Capisco… Come ne sono a conoscenza io di queste cose, tutti sanno nelle forze dell’ordine, nelle istituzioni… Lei parla di mafie, di camorra, di ’ndrangheta, e di altre che esistono sul territorio. Credo che si sappia già tutto. Anche in Italia abbiamo i servizi segreti, se non sbaglio.»
«Certo che li avete, chi pensa che ci abbia passato tutte le notizie e le analisi che le ho illustrato? Avete anche degli ottimi sistemi di controllo e di intelligence, ma avete un grosso, grossissimo, problema: siete un Paese civile e democratico.»
Il mio interlocutore fece una pausa studiata, guardandomi negli occhi. Lo delusi, forse, non muovendo neppure un capello e non facendo domande. Assecondai quella pausa teatrale, cominciando a comprendere, anche se in modo confuso, dove volesse andare a parare.
«In questo momento, maggiore, mi deve dire se devo continuare oppure fermarmi. Se vuole sapere di più se ne deve assumere le relative conseguenze. O diventa un complice o un problema. Quindi rifletta e poi mi dica pure.»
«Prima che lei prosegua nello spiegarmi il progetto, vorrei che lei, vista la clandestinità dell’operazione, mi parlasse invece dei rischi che corro e come pensate di salvaguardarmi.»
«Questa è la parte più facile. Lei scomparirà per sei mesi dal giorno X, che decideremo assieme. Ufficialmente sarà trasferito per motivi accademici presso la scuola NATO di Oberammergau, in Germania, lì insegnerà ciò che ha imparato in Iraq sulla guerriglia urbana, per la quale è già conosciuto e apprezzato. Un centralino provvederà a deviare le sue chiamate per eventuali emergenze familiari o di servizio, che comunque raccomandiamo di non fare se non per necessità.
«Quindi, continuerà a percepire lo stipendio di maggiore dei carabinieri, ferie e indennità di trasferta, oltre alla vera e propria gratificazione per il lavoro richiesto: trentamila euro netti al mese, centottantamila in tutto, su conto estero, esentasse, cifrato e a sua disposizione mese per mese. Oltre a una ricca assicurazione a favore dei suoi figli per incidenti ai quali non sarà esposto. In questi sei mesi non avrà alcuna spesa di trasferimento, di vitto o alloggio. Al suo rientro nella legione carabinieri sarà raccomandato per un aumento di grado, quello di tenente colonnello. Nessuno, tantomeno la sua ex moglie, saprà nulla della sua attività “extra” e delle sue sostanze economiche, quindi nessuna possibilità che possa chiederle qualcosa in merito. Mi perdoni, maggiore, ma sappiamo esattamente com’è la sua situazione economica.»
«Mi spiega perché non sarei esposto a rischi? Non ricordo nessuna attività legata al controllo o alla repressione della malavita che non comporti rischi di morte, ferite o altro. Oppure mi sta offrendo un lavoro d’ufficio a trentamila euro al mese?! Suvvia, non prendiamoci in giro.»
«Capisco le sue perplessità, ma è proprio come le ho detto io, almeno per come noi vediamo questa missione. In ogni caso, sarà lei a capo delle operazioni, pianificherà l’attività, immaginerà la risoluzione dei problemi e metterà le dita sui bottoni. Avrà a disposizione squadre già pronte a operare sul territorio, personale di servizio accanto e un coordinatore, diciamo, di controllo, affinché lei non si faccia prendere la mano oppure sia troppo timido nella risoluzione dei problemi, una persona molto capace, stimata e intelligente, si troverà bene. Ora basta propaganda, basta incoraggiare la sua decisione. Non posso dirle altro, come le ho già spiegato.»
«E poi che succede?»
Ormai ero chiuso nell’angolo tra la curiosità, il piacere di essere corteggiato e apprezzato, e la paura di un salto nel buio. Odiosa prospettiva quella di dover scegliere tra il flusso banalizzato della mia vita e un periodo di chissà cosa. Ma i soldi, il denaro, il premio lo avevo capito bene e purtroppo questo mi caricava l’umore di significati meravigliosi, mi dava una gioia intensa come se li avessi già guadagnati. E lui lo sapeva bene.
«Succede che lei raccoglierà le sue informazioni e a partire da adesso si prenderà trentasei ore di tempo e mi darà una risposta definitiva. Qualora decidesse per il sì, mi firmerà un documento che abbiamo già preparato, una sorta di impegno solenne messo per iscritto che garantirà a lei l’operatività e il denaro, e a noi la sua assoluta riservatezza.»
«Va bene, ma adesso mi elenchi le cose negative dell’operazione, come la chiama lei.»
«Primo, lei agirà al di fuori della legge, compirà cose riprovevoli, ma non direttamente. Le sue mani non si macchieranno di sangue, almeno credo. Per favore, non si distragga e non ponga domande, adesso, resista all’insofferenza per alcuni minuti.»
Effettivamente cercavo di guardare ovunque tranne che dritto negli occhi del nibelungo.
«Secondo, lei agirà per conto di una sovrastruttura non governativa, fatta da persone e organismi che operano per la legge, per il bene del suo Paese e dei Paesi alleati. Non saprà mai abbastanza di questa organizzazione, né degli uomini che ne fanno parte. Nessuno le sarà grato per quello che farà.» Fece un sorso di whisky e poi riprese: «Terzo, all’interno dell’Arma dei carabinieri, della polizia e quant’altro noi siamo presenti per quest’unica volta, per questo unico scopo. Userà mezzi e denaro in quantità, informazioni preziose, può chiedere di intraprendere iniziative che al momento non immagina, organizzerà le cose nel migliore dei modi e dovrà rendere conto solo a me attraverso un contatto diretto e riservato, coadiuvato da una persona esperta che sarà al suo fianco. Solo su mio ordine potrà o dovrà interrompere le operazioni. In parallelo a lei agiranno altre organizzazioni per ulteriori operazioni tese allo stesso scopo, lei non saprà nulla di loro né loro di lei.
«Quarto, lei dovrà preparare il terreno con la sua famiglia, figli, madre, colleghi, amici per scomparire per sei mesi. Pagherà in anticipo gli assegni per la sua ex moglie, le daremo seimila euro extra alla firma dell’accordo. Nessuno dei suoi cari dovrà avere la tentazione di cercarla a meno che non si verifichino delle urgenze per la sua famiglia, nel qual caso ci saranno persone incaricate che li risolveranno. Dovrà avere la mente libera dalle preoccupazioni familiari, assolutamente.
«Quinto, il giorno della firma lei dovrà sottoporsi ad accurate visite mediche con cui ci accerteremo del suo stato di salute. Visita odontoiatrica e oftalmica incluse. Al termine riceverà un kit di farmaci, se necessari, oltre a quelli che prende di solito, come il suo antidepressivo.»
«Okay… ma se sapete anche degli antidepressivi perché avete scelto proprio me?»
«Lei è un uomo capace, corretto e formalmente irreprensibile. È istruito, sa lavorare per obiettivi, solo o in squadra, è elastico mentalmente, non è un fatalista e non si affida alla fortuna. È un carabiniere, che però ha rifiutato la vita di stazione perché non si confaceva al suo carattere e ha quindi sviluppato le sue capacità militari in ambito bellico. Ovviamente la sua esperienza in Iraq è stata determinante. Lei ha ucciso, ha saputo dare ordini, ha saputo giocare fuori dalle regole per ottenere il massimo del risultato. Però lei è anche un uomo ferito, spento, depresso, e le motivazioni sono semplici da trovare: per poco non è finito davanti alla corte marziale, anche se lei ha agito nel modo corretto. Ma la sua carriera non può prendere il volo proprio per la macchia che è rimasta sul suo curriculum; l’hanno confinata alla legione di Firenze per farle un favore e per non impegnarla più di tanto. Poi la questione legata a sua moglie e alla separazione, che ha vissuto nel periodo di convalescenza dopo il rientro dall’Iraq, con una costola rotta e una pallottola sulla spalla. Ha recuperato ed è tornato con lucidità a vivere, ma con cicatrici importanti, se ne sta recluso in caserma per non spendere, si limita a pensare ai figli. Lei ha bisogno di sentirsi vivo e operativo oggi, adesso, in questo momento, e io le sto offrendo il cerotto per tutte queste ferite. Le sto dando una motivazione di vita, lei vivrà sei mesi di adrenalina pura e avrà la possibilità di ottenere risultati eclatanti, che nessuno dei suoi colleghi potrà mai raggiungere con uguale efficacia e in così poco tempo, oltre a tanto denaro.»
Rimasi in silenzio a guardarlo triste, nella convinzione che non avrei dovuto essere attratto da quella situazione, ma la realtà era che non volevo staccarmi, avevo bisogno di qualcuno che scaldasse un po’ il mio ego. E poi i soldi, tanti soldi. Sembrava un film americano da cassetta: l’umile e onesto eroe posto ai margini della vita che infine viene beneficiato dalla dea bendata.
Un cazzo! Questi mi vogliono sì dare un colpo di vita e di denaro, ma in cambio di morti e casini.
«La chiamerò Wagner. Come la ricontatto?»
«Usando questo telefono che ha solo il mio numero in rubrica. Mi chiami e ci incontreremo. Entro e non oltre dopodomani alle dodici, questo è tassativo. Non mi chiami per altri motivi o domande, ci vedremo subito dopo per la firma e le visite. A quel punto saprà il resto. Se le dicessi “non ne parli con nessuno” credo che scadrei nel banale e lei le banalità non le ama affatto, non è vero, maggiore?»
«Ho capito. Ma… in pratica… stiamo parlando di organizzazioni tipo P2, Gladio, Spectre o simili?»
«Maggiore Fabio Massimo Monti, io la chiamo “la strategia aberrante dei mali estremi” a cui corrispondono estremi rimedi. Non sto parlando di virtuosi o di benefattori. P2 e Gladio furono cose limitate, ma potenzialmente importanti per rispondere a un preciso momento storico. La P2, poi, fu una macrorganizzazione all’italiana con salsa sudamericana, come era nello stile di Gelli. Grazie a Dio, è una pagina chiusa e sepolta negli archivi della storia, ma mi creda, è una storia ancora poco letta e ragionata. L’organizzazione di cui io faccio parte è una cosa temporanea e breve, potente e ben finanziata per dare risposte immediate. È una cosa assolutamente seria.»
«Ho un altro paio di domande, la prima: ma non doveva offrirmi anche una sigaretta?»
«Io non fumo, ma lei sì, era solo una scusa come un’altra per farmi seguire.»
«Senta, Wagner, come conosce così bene l’italiano? È nei servizi nel nostro Paese?»
«Mi spiace deluderla, ma i miei studi sono stati prevalentemente classici. Amavo il latino e la lirica, la vita ha fatto il resto. Non sono mai stato un militare in senso stretto come lei. Ho altre specializzazioni. Ora la prego, smetta di ingannare le sue tensioni con l’ironia, la comprendo, ma non è utile. Sta prendendo una decisione importante, quindi la invito ad andarsene da qui, rifletta bene e in fretta. Passi dietro la villa seguendo quell’uomo che l’aspetta nell’ombra e che l’accompagnerà alla sua macchina. Io so che lei è una persona di valore, potremmo avere interessi comuni e piacevoli conversazioni. Spero di sentirla presto, buonanotte, oppure addio, maggiore.»

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Commenti

  1. Francesca Recchini Cena

    (proprietario verificato)

    Attuale, articolato magistralmente tra i mali degli ultimi decenni e la storia personale di un uomo che con il senso del dovere paga pesantemente la sua vita personale. Mafia, droga, traffici vari, corruzione sono solo alcuni degli aspetti trattati con padronanza e meticolosità. Un uomo pronto ad affrontare ogni sfida pur di spazzare via i mali della società, costi quel che costi. Un libro che fa riflettere, lascia spazio all’analisi di aspetti non proprio scontati che ci riguardano da vicino e che prendono sempre più piede prepotentemente. Un uomo da scoprire, come professionista e come padre, l’amore per i figli lo spinge oltre! Non nega mai il suo dolore e forse per questo versa il tutto a beneficio di altri, combattendo delinquenza e illegalità. Un finale completamente inaspettato e non posso aggiungere altro per non rovinarvi il piacere di leggere. Immagine di copertina molto rappresentativa. Grazie Marco Cestelli per la piacevole e avvincente lettura!

  2. Mariarosaria Guido

    (proprietario verificato)

    Mi ha sorpreso, in questa lettura, la conoscenza e lo studio alla base degli argomenti trattati, seguendo dei ragionamenti intricati e notevoli. Sono piacevolmente sorpresa ed entusiasta per il fatto che il finale, fino alle ultime righe, non può mai essere dato per scontato: ci sono continui colpi di scena e nuove situazioni. Eccellente!

  3. (proprietario verificato)

    Il libro si presta a tre piani di lettura, psicologico-emozionale, quello politico-sociale e quello di pura azione, 007 italian style. E’ una piacevole lettura che lascia spazio alla riflessione ma sempre con una scrittura fluida e piacevole.

  4. (proprietario verificato)

    Complimenti per il lavoro fatto. Il libro è avvincente e scorrevole, potrebbe essere un film. Anche il finale potrebbe riservare sorprese e dare adito ad un seguito. Il tema della giustizia costi quel che costi, è quello che ognuno pensa più volte nella vita. Si presta ad una lettura introspettiva i problemi che vive Fabio sono fasi della vita di molti. E poi rimaniamo con il dubbio, chissà se non siamo veramente in balia di servizi a questo livello. 😎 Credo che molte volte ciò che racconti sia stato molto vicino alla realtà.
    👏🏻👏🏻👏🏻 di nuovo complimenti.
    Me lo leggerò di nuovo in formato cartaceo appena ne avrò una copia.

  5. Ho terminato il 2018 con “Il bene minore”, intenso e appassionato romanzo nel quale l’attenta rappresentazione delle attualli dinamiche geopolitiche fà da sfondo alla storia di un uomo, alle sue passioni e alle sue debolezze. C’è tanto da dire, lotte interne alle organizzazioni mafiose, connivenze con istituzioni ma anche passione carnale, incontri, affetti e un finale degno di una vera spy story…..
    Ve lo lascio in eredità per un 2019 all”insegna di una  coinvolgente quanto entusiasmante lettura.
    Grazie Marco Cestelli

  6. “Il bene minore” è il destino che nessuno sceglierebbe volontariamente per sé, nemmeno il protagonista di questo libro, Ais, temerario Maggiore, che invece si immola a questo disegno finale, cercandovi dentro la sua salvezza. Il lettore, forse, non avrà pietà per lui, come la trama di questa storia, che si dipana feroce e surreale, con momenti di gloria e passi falsi, anche sentimentali…perché Ais è vero, è l’anti-eroe, l’homo homini lupus, l’ecce homo, il così è (se vi pare).
    Ais è la deriva senza ritorno che sfida tutti, senza lasciarsi sfidare, ma che ognuno di noi è chiamato almeno una volta ad affrontare.

  7. (proprietario verificato)

    “Il bene minore” è un bel libro, attuale, incarna un desiderio atavico di tutti noi: fare, o per i meno impavidi, avere giustizia. Consapevole che farla nel modo convenzionale non sia possibile (in tempi brevi) il protagonista (il Maggiore dei Carabinieri Fabio Monti) interpreta i sogni di ognuno di noi, vestendo i panni di un eroe moderno, un uomo forte, capace, chirurgico e lucido nelle sue azioni contro le mafie, i trafficanti di migranti, il potere occulto che sta dietro queste organizzazioni. Ma poi è anche capace di amore sconfinato ed incondizionato verso i propri figli che sono il suo primo ed ultimo pensiero. Ha anche un debole per le belle (e procaci 😉) donne che riempiono le sue giornate da super eroe.
    Che altro dire? Ve lo consiglio, anche per avere un punto di vista interessante sulla situazione socio-politica attuale e sulle sue dinamiche.

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Marco Cestelli
MARCO CESTELLI, classe 1962, manager e poi imprenditore, ha lavorato in molti settori, alcuni fortemente innovativi. Ha viaggiato molto in Europa e in Estremo Oriente. Formatore, conferenziere, osservatore, appassionato di storia delle società e del pensiero umano. Il bene minore è il suo romanzo d’esordio.
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