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Il sapore del gesso

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Alba Rupe è una semplice ragazza del liceo, finché una misteriosa vicina di casa, una signora molto gentile, le regala un libro. Alba scopre che il libro ha un potere che può cambiare il mondo e ben presto ne resta succube.

Eduardo Caravel conosce un segreto, quello del suo professore di Storia, e ha paura perché, conoscendolo, sta correndo un grave pericolo.
Daniel Rivolta ha un obiettivo: quello di comandare, ed è pronto a sacrificare tutto per realizzarlo.

Gaetano Cioli ha un bersaglio disegnato sulla sua faccia e della scuola odia tutto, anche il sapore del gesso.
Castro è un promettente barman omosessuale, sempre fedele a ciò che sente.

Le vite dei ragazzi si intrecciano, in un cammino scivoloso che metterà alla prova le loro giovani esistenze.

S E T T E M B R E

Eduardo Caravel

Avvertiva una stonatura in quella arroventata mattina, come se potesse riconoscere frequenze per gli altri sconosciute. Gli pareva una finzione sfacciata, che nessuno si curava di rendere credibile. L’entusiasmo dei ragazzi intorno a lui era impigrito dal caldo che faceva esalare l’asfalto, in grado di sciogliere la consistenza della realtà, rendendo i contorni dell’orizzonte incerti come in un sogno.

Il cancello della scuola doveva essere stato riverniciato da poco, l’odore della vernice era molto intenso e invadente, ed era parte dell’inganno che Eduardo percepiva, come se si trovasse davanti a una donna molto attraente all’apparenza, ma che, avvicinandosi, non poteva celargli l’abbondante fondotinta col quale aveva coperto le fosse delle rughe. La compagna di suo padre tirò la zip dorata della Louis Vuitton che le pendeva alta su un fianco. Si chiamava Dorotelle, veniva dal Kenia ed era algida ed elegante, affusolata e sinuosa. Eduardo non aveva sviluppato un vero risentimento nei suoi confronti, né il contrario, era solo un punto interrogativo al quale era noioso cercare la risposta. Gli dispiaceva però che ci fosse lei in quella mattina, e non suo padre.

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La mano morta che Dorotelle teneva poggiata sulla sua spalla, quando non armeggiava con lo smartphone o la borsetta, possedeva qualità corrosive, gli sembrava poter sbriciolare il tessuto della sua maglietta e bruciargli la pelle. Guido caracollò su di lui strappandolo da quella mano. Eduardo non sopportava un granché neanche lui, ma era l’unico rimasto dei suoi compagni delle medie, perciò gli sorrise complice quando gli indicò eccitato il cancello: qualcosa si muoveva.
Sollevato sulle punte dei piedi come una ballerina d’opera, tanto da avere dolore agli alluci, Eduardo scorse il preside Vena aprire di suo pugno il cancello. Tutte le madri raddrizzarono la schiena e indurirono i glutei. Il preside Vena fece l’in bocca al lupo ai genitori e ai ragazzi. Disse che per loro iniziava un viaggio e che la differenza tra l’uomo e gli animali non era che gli uomini avevano saputo trovare delle risposte, ma che avevano saputo farsi delle domande. Senza domande, disse Vena quella mattina di settembre, non potevano esistere le risposte. La scuola aveva quel compito: farli interrogare. Un po’ troppo per un discorso inaugurale, dovevano aver pensato in molti, ma a Eduardo piacque. Una donna dai capelli rossi fiammanti si sostituì al preside, aveva in mano dei fogli stropicciati sui quali erano scritti i loro nomi, gridò che avrebbe cominciato a chiamare i ragazzi della sezione “A”. «Pronto, honey?» gli chiese Dorotelle con un’eccitazione affettata, Eduardo rispose di sì, togliendosi garbatamente quella mano dalla spalla.
Alba Rupe
Il trio si era disintegrato. Si erano chiamate così per tutti gli anni delle medie, il trio, affrontando insieme ogni momento, facile o complicato, divenendo fastidiose per chi di quel trio non faceva parte, e le spiava da fuori invidiando la loro monolitica forza. Ma cos’era rimasto del trio adesso, se non un doloroso ricordo che la sua memoria difettosa, invece di seppellire tra le cose inutili, continuava a selezionare? Erano entrate tenendosi per mano, lei, Betta ed Ester, adesso non si rivolgevano più la parola, almeno non durante le ore di scuola. E la colpa era tutta sua. Lei stessa aveva insistito per farle stare vicine quel primo giorno, sedendosi al banco dietro. Chissà per quale motivo, si era chiesta per giorni, rammaricata, aveva sempre scelto per sé la parte di quella forte.
Poi aveva capito: non aveva scelto la parte di quella forte, ma la parte di quella diversa. Erano tre settimane che se ne stava per i fatti suoi i pomeriggi, dopo i compiti si raggomitolava nella felpa della Heineken e suonava la chitarra, oppure guardava qualche serie. La sua stanza giaceva nella penombra, la luce poteva entrare solo di taglio, facendosi faticosamente strada tra i buchi della serranda e i veli delle tende, come la mano di un braccio troppo corto.
Betta ed Ester adesso uscivano con Chiara Galeno e Ilaria Selvaggi, che si era presa il titolo di “figa della classe” senza neanche esserselo dovuta sudare, mentre Alba era finita nel giro delle “sfigate”, di cui Monica, la sua compagna di banco, a quanto pareva era uno dei più famigerati esemplari. Monica era sopraffatta dai brufoli, aveva braccia pelose e baffi sopra le labbra, aveva anche dovuto recintare il suo sorriso con lamine di ferro, perché i suoi denti, come i suoi ormoni, se ne andavano per i fatti loro. Daniel Rivolta non si era fatto scappare quel bersaglio facile, così aveva sparato un colpo secco, ma preciso, affibbiandole quel soprannome, Shark Tale. Le parole che uscivano dalla bocca di Rivolta, anche le peggiori, erano scandite con una pulizia tale da poter sembrare innocue, ma propagandosi tra i suoi scagnozzi ritornavano indietro taglienti come una lama affilata.
Per ora Shark Tale, cioè Monica, non sembrava curarsi troppo di come veniva chiamata in classe, ma ad Alba faceva tenerezza, e se poteva cercava di essere con lei il più carina possibile. Questo non voleva dire che le venisse naturale. In realtà la sua ex migliore amica, Ester, continuava a farsi sentire, lo faceva il pomeriggio, e solo per parlare di Daniel Rivolta. Ester aveva mostrato il suo lato peggiore, si trattava di quella voglia di stare un gradino più in alto quando salivano le scale, o di parlare per prima quando dovevano presentarsi a un nuovo ragazzo o rivolgersi a un professore, si trattava di quella fastidiosa voglia di primeggiare, sempre. Iniziava chiamandola amore, interessandosi del corso di chitarra o facendole i complimenti per le nuove scarpe, poi appena si creava un silenzio più lungo arrivava a Rivolta, a quello che aveva scritto sul gruppo dellaclasse, a come le aveva sorriso al cambio dell’ora, per poi commentare le sue foto su Instagram, quegli otto addominali che sembravano bucargli la maglia da surf.«Pensi che Gaetano sia felice?» chiese una sera Alba, sentendo di voler sapere cosa provasse Gaetano Cioli, da solo tutto il giorno in quel primo banco. «Cioli fa schifo» le rispose Ester.
Prese confidenza con Eduardo Caravel. Eduardo era il più basso della classe, non arrivava al metro e mezzo, aveva un viso lattiginoso e due occhi celesti e tersi come calici di vetro lucidati prima di una serata di gala. Nonostante l’altezza e la riservatezza non lo mettessero in mostra, quel ragazzo sembrava avere delle qualità insospettabili. Si era accorta subito che aveva una memoria prodigiosa: dopo neppure due giorni Eduardo ricordava nome e cognome di tutti i loro compagni di classe, Alba faceva fatica a ricordarli anche dopo una settimana, mentre Eduardo sapeva ricordare come si era vestito ognuno di loro durante quello stesso arco di tempo. Eduardo era anche goloso di rebus. Una volta al cambio dell’ora si era intrattenuta con lui e Guido, il suo compagno di banco, con la settimana enigmistica: l’immagine raffigurava due uomini in saio, uno teneva in mano un cilindro, l’altro una piramide.«Con solidi missionari» aveva esclamato Eduardo raggiante, Alba lo aveva fissato inebetita, Eduardo le era corso in aiuto. «La soluzione sarebbe: consolidimissionari…» Alba aveva compreso in un solo momento sia il rebus, sia la testa di quel ragazzo.
Un boato la scosse, proveniva dal pianerottolo e veniva prolungato da un’eco di soffusi tamburi d’orchestra.«La ciecata avrà provato a uscire!» ridacchiò Giusy, forse senza accorgersi di quanto fosse stata maligna. Da un mese l’appartamento dirimpetto era abitato da una signora anziana e non vedente. Non le avevano mai rivolto parola ma, una volta, Alba, tornando dal corso di chitarra, l’aveva trovata in piedi sul pianerottolo. La donna era vestita in modo elegante e indossava un paio di occhiali da sole, se ne stava rigida e immobile, la schiena dritta, un albero sopravvissuto a molte ere. Alba ricordava anche il suo odore, dolciastro e fumoso. Nel momento in cui aveva avvertito la sua presenza, quella rigidità si era scomposta, la signora aveva corrugato la fronte, in cerca di segnali dai suoi altri sensi, poi aveva sorriso nella direzione giusta con un calore che l’aveva raggiunta. Ad Alba era sembrato di poter ricostruire gli occhi di quella donna, vedere come erano stati, il loro colore chiaro e il loro taglio intelligente. Corse allo spioncino per vedere chi avesse prodotto quel frastuono: scorse sul pianerottolo l’uomo della frutta, come lo chiamavano a casa, con un paio di buste lungo i fianchi. Evidentemente la signora ricorreva a lui per i rifornimenti. Sentì una vibrazione dallo smartphone: Daniel Rivolta aveva postato la sua mano graffiata per una caduta dal motorino, il gruppo della classe si riempì di “poverino” e cuoricini di ogni colore. Alba abbandonò lo smartphone prima che Ester avesse il tempo di scriverle, si appoggiò la chitarra contro il petto con la voglia di strimpellare qualche nota che la facesse pensare, o non la facesse pensare affatto.

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Commenti

  1. Marco

    (proprietario verificato)

    Quello che sembra partire come uno spaccato di vita adolescenziale, diventa un intreccio dai risvolti, fidatevi, realmente inaspettati. Oltre alla magnetica sensazione di voler andare avanti senza fermarsi che solo un libro ben costruito riesce a darti, Il sapore del gesso ci obbliga a riflettere lucidamente e profondamente sulle nostre scelte e su cosa siamo disposti a rischiare per ottenere ciò che desideriamo. La storia, lo ripeto, porta il lettore in situazioni e luoghi in cui davvero non pensava di arrivare. Spero sinceramente che questo romanzo, con l’aiuto di noi lettori, possa arrivare presto in libreria, perché merita sul serio.

  2. (proprietario verificato)

    È una storia che cattura il lettore pagina dopo pagina, con uno stile semplice e scorrevole ma mai scontato!
    È impressionante la capacità dell’autore di avermi fatto catapultare nel mondo dei vari protagonisti, di condividere le loro sensazioni e di essere testimone della loro crescita.
    Spero vivamente che possa vedere la luce al più presto nelle librerie, perché è un libro che merita davvero tanto per la grande capacità di toccare le tematiche più varie.

  3. (proprietario verificato)

    Storia molto interessante. Personaggi ben caratterizzati con il giusto pizzico di follia ma estremamente reali come potrebbe essere il vicino di casa.
    Bel progetto da parte dell’autore sicuramente da sostenere

  4. (proprietario verificato)

    Ho apprezzato molto che l’autore abbia condiviso la bozza definitiva prima della chiusura della campagna di crowdfunding, scelta per niente scontata. Scrittura accattivante, caratterizzazione dei personaggi per niente banale, finale scoppiettante: insomma tutti gli ingredienti di un romanzo che mi ha tenuto incollato allo schermo dall’inizio alla fine. Consigliato!

  5. (proprietario verificato)

    Appena finito! Che dire? Un romanzo che ti tiene sulla corda tutto il tempo e ti fa riflettere, cosa non di poco conto. La parte ambientata nella scuola mi ha fatto rivivere con la mente la mia adolescenza, è davvero ben scritta e accurata. L’effetto nostalgia è garantito!

  6. (proprietario verificato)

    Ho letto con enorme piacere le bozze di questo testo. In particolare mi hanno convinto le descrizioni dei protagonisti e la brillante conclusione

  7. (proprietario verificato)

    Un testo travolgente, ho “divorato” le pagine della bozza disponibile , e dal finale assolutamente sorprendente

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Claudio Gentile
Claudio Gentile è nato a Roma nell’aprile del 1987. Laureato in Storia Contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, insegna attualmente Lettere alle scuole medie.
Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo: Il piano di Samuel.
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