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Inseguendo farfalle

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Roberto ha trentacinque anni, lavora come party planner per l’infanzia e, da quando una ragazza gli ha spezzato il cuore, non crede più nell’amore. Si circonda di donne a cui non potrà mai dare ciò che desiderano, ritrovandosi spesso solo e incapace di aprirsi, dietro a una corazza di arroganza e narcisismo. 

Edgardo è un anziano ex direttore, che lotta per la sua libertà e per tenere nascosto il suo famigerato tesoro. Sua figlia Manuela, il genero Ubaldo e Marilisa, la proprietaria di una casa di riposo, cercheranno in tutti i modi di farlo trasferire nella struttura, ma l’incontro con Roberto cambierà le carte in gioco. In fondo, il bruco e la farfalla sono lo stesso animale, cambia solo il modo di affrontare la vita. 

PROLOGO: UOVO

Il tintinnio terminò, il treno era in arrivo.

La stazione ricadde nel silenzio e il ragazzo, quasi per istinto, raccolse la valigia. Fu un gesto automatico come quello dell’anziano che gli sedeva accanto, che afferrò le ginocchia e si tirò in piedi.

«È il momento» disse l’uomo, mal celando un sospiro.

«Già, ci siamo.»

Si fissarono per un lungo istante, poi il vecchio si avvicinò.

«Abbi cura di te e scrivimi, o telefona. Per qualunque cosa, a qualunque ora.»

Gli accarezzò il volto come per fissarne il ricordo e il ragazzo abbassò lo sguardo. In fondo era lui a lasciarlo.

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«Mi spiace, è che devo…»

«Shhh…» lo zittì. «Lo so, è giusto così.»

«Ma tornerò nonno, tornerò presto!»

«Non ci pensare adesso, pensa a te.»

Il treno procedette mesto con uno stridio simile al lamento di un drago ferito, una creatura notturna destinata a un ultimo sospiro sofferto. Con un potente sfiato le porte si aprirono.

Il giovane si accomiatò, il vecchio rimase immobile. 

Lo vide compiere pochi passi poi, all’improvviso, girarsi e appoggiare il bagaglio a terra. Un attimo dopo gli correva incontro con occhi luccicanti.

«Mi mancherai, nonno!» Si strinsero in un abbraccio, la testa del giovane sulla spalla del vecchio, come tanti anni prima.

«Anche tu, figliolo, anche tu…» sussurrò a malapena l’uomo, la voce tremula incrinata dalla commozione. «Ora va’, o rischi di perderlo!»

«Vado!» rispose il ragazzo tirando su con il naso, prima di allontanarsi. 

«Fa’ buon viaggio, abbi cura di te!» si raccomandò il vecchio. «Ad maiora!»

«Ad maiora, nonno!»

Un ultimo sguardo, un sorriso accennato e con un balzo sparì. Le porte si richiusero e due vite, fin allora intrecciate, iniziarono a scorrere parallele. Ricomparve dietro un finestrino da cui agitava la mano, sul volto un’espressione chimerica, nostalgica e ardimentosa.

Il vecchio si avvicinò alla linea gialla, confine oltre il quale non poté condurre il proprio slancio. Il treno vinse l’inerzia, le distanze aumentarono e le figure si rimpicciolirono.

Non rimasero che un anziano in una stazione deserta e l’eco di un treno ripartito nella notte. 

In ultimo, niente di più.

Parte prima: BRUCO

“Non c’è nulla in un bruco 

che ti dica che sta per diventare una farfalla”

Richard Buckminster Füller

1.

16 giugno

I parcheggiatori coordinavano e le auto si infilavano l’una di fianco all’altra, lucide come stivali in vetrina. Le ruote scricchiolavano sulla ghiaia, seguite dall’apertura di portiere da cui scendevano invitati in abito elegante. C’era però un elemento di disturbo nel pacato e silenzioso corteo, una BMW che grattava impaziente alzando volute di polvere e schizzando qua e là i sassolini che non resistevano agli scatti nervosi delle sue gomme.

«E muovi il culo!» Il conducente rifilò un gestaccio a quello che lo precedeva, fermo in salita. «Dai, genio, cammina!»

Dagli altoparlanti dell’impianto stereo i Proclaimers si sgolavano nel loro più celebre successo:

I’m on my way, from misery to happiness today

I’m on my way, from what I want from that world…

Roberto, spento il motore, si esaminava nello specchietto interno al parasole. Ciuffo impeccabile, barba ineccepibile; peccato la camicia, tatuata sulla schiena. Scese a scollarla e infilò la giacca impiccata dietro al posto guida. 

«Afa del cazzo…» maledisse il posto e il clima.

Una staccionata separava il piazzale da un declivio in cui il giallo e vermiglio dei tulipani si fondevano con le calde tinte del tramonto. 

«Però…» Dedicò allo scorcio un’occhiata sfuggente, come se un apprezzamento più esplicito ridimensionasse l’inadeguatezza di quell’evento.

«Azienda giovane, far bene le cose…» scimmiottò in falsetto sbattendo lo sportello; se non altro si sarebbe guardato un po’ in giro.

Sigillò l’auto con il telecomando e si avviò per il vialetto. Il tizio che l’aveva infastidito lo precedeva sottobraccio a una ragazza appesantita in difficoltà su scarpe da cerimonia che gli abbozzò un sorriso, ovviamente non ricambiato.

Procedette adagio e scandagliò l’ambiente come uno della scientifica, senza irrompere prima di sapere che cosa fare. Scannerizzò tavoli e divanetti in cerca di spunti interessanti, ma soprattutto per risparmiarsi conversazioni di circostanza e argomenti preconfezionati. Infine, non trovando ostacoli, tirò dritto per l’angolo bar, dove un paio di facce brufolose elargivano spensieratezza agli invitati.

«Uno Spritz, per favore.» 

Uno sbarbatello si mise all’opera: vino, Aperol e Seltz rotolarono giù per l’esofago di Roberto, che ne tracannò una mezza bicchierata.

«Possiamo unirci a lei? Non credo ci conosciamo.»

Cazzo…

Un’attempata voce maschile lo costrinse a voltarsi.

«Adalberto Capograssi di Vignale, padre dello sposo. Lei è mia moglie Ermanna.»

«Molto piacere.»

«E lei è…?»

«Roberto, un amico.» Vaglielo a spiegare che nemmeno lo conosceva.

Strinse entrambe le mani. Quella di Adalberto emanava la giovialità di chi non ha più missioni da compiere nella vita, mentre quella di Ermanna, ammesso che di stretta si potesse parlare, trasudava l’incontentabile vena snob della signora altolocata che osserva dall’alto, la scucchia all’insù e la testa reclinata a distanziarsi dal soggetto osservato.

«Il mio Olly che si sposa, non mi sembra vero… E dire che sta con Jo dai tempi della scuola! Lei è come una seconda figlia per noi…»

Roberto scambiò uno sguardo sconsolato con lo Spritz, come per un momento di intimità rovinato da un’intrusione.

«Un calice di Prosecco, grazie.» Adalberto badava al sodo. «Ne gradisci, tesoro?»

«Ma caro, lo sai che non bevo a stomaco vuoto!» lo rimbrottò la donna mentre prelevava una tartina in punta di dita, neanche fosse un’arma batteriologica.

«Cosa mi dice del castello? Sa, l’ho consigliato io ai ragazzi! Pensi che volevano prenotare in un ristorante! Forse perché Jo è vissuta in una fattoria e dato che per Olly conta solo farla felice…» La tartina rimase a mezz’aria. «Ma è essenziale anche la forma, non trova? Specie in occasioni del genere! Jo è così semplice, non ha mai avuto tanto, a parte Olly, si intende! Per fortuna ci sono io che li riporto al giusto livello! E qui è perfetto: raffinato, romantico, spazioso! L’ideale, vista la situazione. Non si può mica inchiodare dei colombiani a un tavolo, no? È gente festaiola e qui ci sono… ehm… gli spazi opportuni, se capisce che intendo.»

«Sì, be’, chiaro.» A giudicare dal discorso, l’etnia della nuora le era rimasta sul gozzo. 

Magari un goccetto di vino…

La ascoltò ancora per poco, poi fece posto al pilota automatico. 

Dio santo, che accidenti aveva la gente contro il silenzio? Quale esigenza recondita la spingeva ad aprir bocca e parlare? E per dirsi cosa, poi?

L’istinto di conversazione, qualcosa che a lui, esemplare degenere di una razza di attaccabottoni, difettava davvero. È che non vedeva proprio il motivo per cui due sconosciuti campati alla grande in reciproca assenza dovessero sfondare il muro di estraneità che li divideva e imbastire un dialogo basato sul nulla.

Doveva essere reato penale, cazzo. Oltraggio alla pace interiore, lesioni testicolari aggravate. Qualcosa del genere.

Con un sorriso beffardo vuotò quel che restava del bicchiere e ruotando l’indice in faccia al ragazzino comandò che gliene fosse servito un secondo. 

«Carico, mi raccomando.» E lo minacciò con lo sguardo. Dove diavolo erano, in Amazzonia?

«Quindi speriamo non tornino in tre! Jo è molto materna e sa, a trentacinque anni… Confesso di non esser pronta a farmi chiamare “nonna”!»

Trentacinque, la sua età. Quella in cui la gente convolava a nozze e sfornava pupazzi.

«Se è per questo ne passerebbero due, prima che qualcuno ce la chiami sul serio» precisò.

«Oh, be’, anche questo è vero. Mi dica di lei, piuttosto: è sposato, ha figli?»

«Figli?» ci pensò un attimo, con la gola che si richiuse d’istinto. «Mah… non che io sappia…»

«Non che io sappia, divertente!» Ermanna grugnì inaspettatamente perdendo l’espressione altezzosa.

«Amore sono cose private, magari il nostro amico…»

«Magari cosa, ho chiesto solo se fosse sposato!»

«Sì, certo…»

«Ecco, appunto! Di cosa si occupa glielo posso chiedere?» riprese poi con tono polemico.

«Party planner per l’infanzia. Lavoro per una ditta che organizza eventi.»

«Ah, un animatore per bambini!»

Roberto trattenne un insulto convogliandolo in un sospiro abbattuto. 

Ogni volta che parlava della sua professione le parole di suo nonno gli echeggiavano in testa come un antico ammonimento: Se ti tocca spiegare in che consiste, allora non è un lavoro serio.

«Sono alla logistica, non mi occupo mai di loro» rispose.

«Ah, e come mai?»

«Gente più qualificata» glissò, dando per scontato che “perché preferirei tagliarmi le palle e farci un frullato fosse più scomoda da gestire.

«E quindi di cosa si occupa?»

«Prendo i contatti, ordino i costumi, gli addobbi…» Dio, era insopportabile anche solo descriverlo.

«E non preferirebbe stare in mezzo a loro?»

E tu non preferiresti una Jacuzzi con dentro i piranha?

«Mi va bene così.»

Già, anche perché di lavoro se ne accollava davvero poco. Stefania era molto permissiva con lui. Ne faceva una questione di stima e ripartizione di ruoli, ma sia lui che le colleghe conoscevano la verità. 

«E come ci è arrivato? Voglio dire, non credo che uno si alzi e…» Sembrava non voler mollare la presa.

«No, certo. Storia lunga, in effetti.» E non voleva raccontarla, perché avrebbe allungato la conversazione e lui voleva uscirne al più presto.

Erano successe un sacco di cose, dacché se n’era andato. Ripensandoci, erano trascorsi fin troppi anni. Se si fosse rivisto su quel treno avrebbe faticato perfino a riconoscersi e non certo per l’aspetto o l’evoluzione del look. 

«Una serie di incontri e casualità» dichiarò, prima che la donna riaprisse il fuoco delle domande e il passato tornasse a galla.

«È chiaro che richiede buon gusto.» La tartina giunse a destinazione accompagnata da un mugugno di apprezzamento. «E mi dica, è solo? Un così bel ragazzo, mi sorprenderei che non fosse in compagnia.»

«Doveva raggiungermi la titolare, ma al momento è con dei clienti. La HappyBimbo non conosce riposo! Le lascio un biglietto, semmai…»

Così pure la capa è contenta.

Ermanna gli inoltrò uno sguardo equivoco, corredato da un corrucciarsi di labbra. «Vi occupate solo di bambini?» domandò sottovoce, quasi sussurrando. 

«In che senso?»

«Feste per adulti, ricevimenti…» specificò girando le spalle al marito e dando l’impressione di alludere a qualcosa di segreto. Roberto se la figurò con il frustino in mano e un costume da diavola mentre castigava gente a quattro zampe nell’androne di un palazzo.

Adalberto! Pronto?! La senti, la porcona? Ma il signor mille cognomi non sembrava che curarsi di affondare il naso nel calice.

«No, solo bambini.»

«Tieni tesoro, è analcolico.» Adalberto le allungò un bicchiere.

«E mi dica, la cerimonia le è piaciuta?» trasalì la donna, che oltre a salire d’ottava sgranò gli occhi come a chiedere di reggerle il gioco.

«Sì, emozionante.» Più che altro aveva sudato. Funzione all’aperto e un sole che si era messo in testa di incenerire l’umanità. Un toccasana.

«Allo scambio degli anelli mi sono commossa! Mi ha ricordato il nostro, vero caro?» Adalberto infieriva sugli stuzzichini. «Ti ricordi, amore?»

Gnarf, crunch, crunch…

«Adalberto, mi ascolti?!»

«Sì, gli anelli!»

«Mai una volta che si regoli, vede un buffet e perde la testa!» La donna alzò gli occhi come se la sua missione potesse esser compresa solo da qualcuno su in alto. 

Roberto si chiese quanto a lungo l’avrebbero seviziato. La crudele rottura del ghiaccio era in archivio, stavano per arrivare gli aneddoti, le esperienze di vita o peggio, la confidenza di chi non sa tapparsi la bocca. Non ce l’avrebbe mai fatta. Per quel giorno le buone azioni potevano bastare. 

Mentre Ermanna blaterava convinta di avere un ascoltatore, infilò la mano nel taschino e ne estrasse l’iPhone, aggrottando le sopracciglia come se nel display figurasse qualcosa. Continuò ad annuirle, mostrandosi però distratto.

Impostazioni > Suoni > Suoneria

«Mia madre si raccomandava, ma da giovani non si usa certo il cervello!»

Classiche > Vecchio telefono, e con il pollice posizionato fece finta di rinfilarlo.

Adesso ti sistemo io…

Sfiorò il display e la suoneria partì.

Driiin! 

«Chiedo scusa…» recitò come preso alla sprovvista. «Con permesso, è la titolare…» e senza attendere consensi, fece finta di rispondere. «Sì, pronto? Sì, io ti sento, tu? Aspetta, mi sposto…» Con un cenno di tacite scuse afferrò il bicchiere e puntò l’esterno. 

Dispiaciuta, Ermanna fu costretta a frenare la lingua, mentre Adalberto le si affiancò con in mano un piattino straboccante cibo.

«Bravo ragazzo, non trovi?»

«E come fai a dirlo, non hai ascoltato una parola!» rispose lei isterica, infastidita tanto dall’interruzione quanto dal concerto in bocca a suo marito. Roberto era sempre più lontano, teneva un dito sull’orecchio e si piegava in avanti nello sforzo di capire. 

Evidentemente non c’era segnale.

Sconsolata, la madre dello sposo addentò nuovamente la tartina masticandola sovrappensiero. 

Roberto si inoltrava nel prato continuando a conversare da solo, sorseggiando il drink e gongolandosi della propria eccellente trovata.

2022-05-27

Aggiornamento

La mia seconda partecipazione a RadioRomaCapitale per un'intervista in diretta al talk show. Una chiacchierata sui miei esordi da scrittore, aneddoti divertenti e le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere, oltre che alcuni retroscena nella stesura di "Inseguendo farfalle". Disponibile su entrambi i miei profili social di Facebook e Instagram.
2022-05-05

Aggiornamento

Il mio primo intervento in radio, a RadioRoma Capitale Live Social! Un'intervista sul romanzo e su di me, disponibile su i miei profili social di Facebook e Instagram.

Commenti

  1. T Michele Russo

    Tecnicamente ha una trama strutturata da vero professionista. Libro avvincente che ha vinto ogni sera la gara con un bel film. E pensare che sono appassionato sia di cinema che di libri. Non leggo molti romanzi e prediligo libri di crescita personale e spirituale. Peccato che la sfida col cinema “inseguendo farfalle” l’ha vinta solo per due sere, e sapete perché? Perché l’ho finito in due sole sere. Non vedevo di riprendere la lettura e mi fermavo solo in tarda notte perché vero fisicamente stanco per una intera giornata di lavoro. Autore da seguire e da m”marcare stretto”, io ho saputo che sta scrivendo un altro romanzo. Mi prenoto! Sarà bello come il primo? Me lo Auguro e glielo auguro! Complimenti Roberto!!

  2. (proprietario verificato)

    “Lascia andare il passato, godi di ogni momento che ti si presenta, vivi! È il presente che conta, il resto è ricordo o immaginazione! Metti le ali e vola libero in pace! Ricchezza, successo, sono tutte illusioni e come ogni illusione, sono destinate a cadere! Meglio un giorno da farfalla che una vita da bruco, e se davvero vuoi lasciare un segno, ama!! Ama, figliolo, dona e non pretendere! Che senso ha la vita, se non rendere il mondo un posto migliore? Solo l’amore sopravvive alla morte! Tutti ricordano la farfalla, quasi nessuno sa niente del bruco! La qualità conterà sempre più della quantità, e la qualità della vita si misura in buone azioni! Ora va’, e che Dio ti benedica!” Penso che in queste bellissime parole… si racchiuda la magia di questo libro veramente meraviglioso… si legge tutto d’un fiato… lo consiglio vivamente a tutti!!!

  3. Wilcka Fanesi

    Un Romanzo di trasformazione.
    Impossibile non avere in antipatia il Narciso patologico delle prime pagine come impossibile non innamorarsene e tifare per lui quando si mette a nudo con tutte le sue fragilità. Mentre si legge risate spassionate lasciano spazio a momenti di commozione.
    Ogni singolo personaggio diventa indispensabile per la metamorfosi che Roberto é destinato ad avere. Dubbi, paure, incertezze, casini incredibili sono gli strumenti che portano anche il lettore a farsi domande. Abbiamo tutti bisogno di un Edgardo e siamo tutti un pò Roberto. Da leggere per scuotersi da certi torpori.

  4. (proprietario verificato)

    Non credo che un libro, per essere buono, debba per forza lasciarti qualcosa. Ma questo lo fa.
    Tocca corde particolari, scava dentro e ti spinge a riconsiderare ciò che sei stato, ciò che sei e, soprattutto, ciò che vorrai essere: bruco oppure farfalla?
    Trovo profondi ed illuminanti i dialoghi tra Roberto, il protagonista, ed il signor Edgardo il quale, di fronte alle tante incertezze di Roberto è capace di dire, semplicemente:
    “È ingenuo ragionare su come sarebbe potuta andare. Esistono milioni di possibilità, ma la vita è una. Succede quello che deve succedere, è una perdita di tempo pensare al resto. Niente avviene per caso e tutto arriva quando serve.”
    Leggetelo e fatelo un po’ vostro.

  5. Si legge tutto d’un fiato, impossibile arrivare alla fine in maniera distratta: narrazione e personaggi coinvolgono e accompagnano pagina dopo pagina! Complimenti a questo promettente scrittore, un esordio spumeggiante!

  6. Alessia Mugianesi

    Ho finito il libro in 3 giorni. Il piacere di sfogliarlo e di scoprire, riga dopo riga, una trama intrigante in alcune parti e riflessiva in altre.
    La lettura scorre fluida, anche le parti più riflessive risultano piacevoli con degli interessanti spunti di riflessione.
    Molto bello, lo consiglio!

  7. Elena Ferri

    (proprietario verificato)

    Lettura piacevole, enigmatica e mai noiosa.
    Ad ogni paragrafo letto, ti viene la curiosità di proseguire, andare avanti, capire cosa sta per succedere nella vita del protagonista principale.
    In verità, non ne esiste uno soltanto, ma si intrecciano le vite di differenti persone, che ad un certo punto si ritrovano inevitabilmente fuse insieme, e imparano a scoprire la loro vera natura.
    Non voglio fare spoiler, ma assicurare a chiunque leggerà questo libro agli esordi, che trasmette emozioni vere, e che vi trascina in fondo a voi stessi, in quegli angoli bui dove troppo spesso non ci fermiamo più a guardare. Mi sono rivista in alcuni momenti, in alcune sfaccettature del carattere di Roberto, perciò ho apprezzato sinceramente di spendere il mio tempo su queste pagine.
    Ve lo consiglio vivamente.

  8. (proprietario verificato)

    Un libro dalla trama avvincente scritto con una “voce” molto personale: un esordio con i fiocchi!

  9. La Giuly

    (proprietario verificato)

    Smaliziato, esilarante, riflessivo, brillante. Questo è quello che ho pensato del romanzo d’esordio di questo giovane scrittore. Una lettura che scorre veloce e che alla fine di un capitolo ti “obbliga” ad iniziare quello successivo per scoprire l’evolversi della vicenda. Da leggere fino in fondo!

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Roberto Moneta
Nato a Jesi nel 1982, consegue la maturità classica nel 2001 e la laurea in Farmacia nel 2006. Dal 2007 esercita come farmacista, prima come dipendente e poi, dal 2014, in qualità di titolare. “Inseguendo farfalle” è il suo romanzo d’esordio, la realizzazione di un’idea nata nel 2013 e portata a compimento sette anni dopo.
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