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Franco Serranti ha un dono: è identico nell’aspetto a LUI, la pop star più famosa al mondo. Proprietario di un’officina, la sua vita è scandita da ritmi monotoni e sempre uguali. La sua unica felicità, per quanto effimera, è essere scambiato talvolta per LUI.
Marisa, moglie di Franco, è ormai l’ombra della giovane donna piena di vita che è stata. Trascina le sue giornate cucinando e chiedendosi se sia il caso di incontrare Gianni, un uomo conosciuto su un sito Internet.
Dante, assistente ventinovenne di Franco ed ex promessa del calcio, dopo alcune vittorie con la squadra del paese, forse può avere un’altra possibilità di realizzare il sogno abbandonato da ragazzo a causa di un infortunio.
Tutti e tre i personaggi riceveranno un’insperata occasione di riscatto: si tratta solo di trovare il coraggio di compiere quei passi che li separano da un futuro diverso. Un romanzo sulle occasioni perdute e sui sogni possibili, che sentiamo tra le mani ma che possono sfuggirci in un solo, tragico, istante.

ANTEPRIMA

PROLOGO

FRANCO
La sveglia suonò come ogni mattina alle sei e quarantacinque. Il suo primo pensiero, come sempre, appena aprì gli occhi, fu che cosa stesse facendo LUI.
Era a Tokyo per un concerto, quindi probabilmente stava bevendo un caffè, visto che in Giappone era passata già da un po’ l’ora di pranzo.
Anche lui a breve avrebbe bevuto un caffè e questo lo fece sentire un po’ più vicino al suo idolo.
Si infilò le pantofole di pelle nera e andò in bagno. Pisciò cantando una sua canzone.
Entrò in cucina. La moglie, come al solito, era già in piedi e stava versando la polvere di caffè nella macchinetta. Si salutarono con un verso poco comprensibile, si sedettero al tavolo senza dirsi niente. Bevve il caffè in pochi sorsi, si alzò e andò a vestirsi. Nel corridoio incontrò il figlio.
«Papà. Mi accompagni alla fermata?»
Rispose con un grugnito.
In macchina non ci fu una parola. Solo una canzone del suo idolo che riempiva l’abitacolo. Come ogni mattina d’altronde. Arrivati alla fermata il figlio lo salutò.
Arrivò in officina che c’era ancora la nebbia. Il freddo mordeva. Entrò sbattendo i piedi per ritrovare sensibilità alle gambe.
Dante gli parlò continuando a pulire il carburatore dell’Audi dell’avvocato De Giorgi.
«Perché ieri non sei venuto?»
«Ero stanco.»
«Abbiamo vinto.»
Sentì che Dante azionò il compressore. Dovette urlare.
«Sei mai stato in Giappone te?»
«Cosa?»
«Niente. Lascia perdere!»

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MARISA
Si svegliava tutte le notti verso le quattro, poi non riusciva più a dormire. Così si alzava e si metteva a cucinare. Amava farlo. Il suo sogno più grande era partecipare a Grandechef, il più importante e seguito talent show televisivo sulla cucina.
Era davvero brava a cucinare, ed era sicura che avrebbe potuto anche vincere. Non credeva alla sua amica Mirella che diceva che in TV era tutto truccato.
Si mise a tagliare il sedano con grande cura. Gli chef della TV dicevano che la differenza in cucina la fanno i dettagli e l’amore che si mette nel preparare le cose. Voleva fare una sua rivisitazione della pasta al ragù bianco.
Alle sette arrivò il marito. Lei gli preparò il caffè.
Lui, da ragazzi, le aveva fatto una corte spietata. D’altronde lei a vent’anni era di una bellezza da far girare tutti gli uomini del paese. Lui già lavorava nell’officina del padre. Una volta l’aveva accompagnata ai giardini e sull’altalena le aveva promesso che un giorno l’avrebbe portata via dal paese. Lui era bello. Lei gli aveva creduto. Dopo tre anni di fidanzamento si erano sposati. Da diciassette anni erano i genitori di Flavio. Non avevano mai lasciato il paese.
Il marito e il figlio uscirono lasciandola sola come ogni mattina. Aveva davanti a sé tutta la giornata. Sarebbe andata a fare la spesa, avrebbe fatto le pulizie di casa, avrebbe continuato a cucinare la sua pasta e poi avrebbe controllato sul computer, come ogni giorno, se lui le aveva risposto.
Quell’uomo la faceva sentire bella, importante, unica. Da tempo le chiedeva di incontrarsi, ma lei ancora non se la sentiva.
Per ora andava bene così. Per ora bastavano le parole.
Buttò gli odori in una pentola e accese la TV, sognando di poter essere un giorno la protagonista di Grandechef.

DANTE
Finito il caffè uscì di casa e si accese una sigaretta. A causa del gelo ci mise un po’ a far partire il motorino. Durante il tragitto fino all’officina ripensò al goal che aveva fatto la sera prima.
Stavano pareggiando, mancavano pochi minuti alla fine della partita. Aveva superato il centrocampo con il pallone tra i piedi e aveva visto che i due attaccanti, Sandro e Danilo, erano in fuorigioco, allora era avanzato, aveva dato una veloce occhiata alla porta avversaria e aveva tirato. Così, senza pensarci. Appena partito il tiro, aveva capito che il pallone sarebbe andato proprio dove aveva deciso di mandarlo. Quando il pallone si era andato a infilare esattamente all’incrocio dei pali, gonfiando la rete, era scoppiato in una esultanza alla Marco Tardelli alla finale dei campionati del mondo del 1982. Tutti i compagni lo avevano seppellito in un abbraccio. Era stata una delle serate più memorabili della sua vita.
Parcheggiò il motorino. Tirò su la saracinesca. Non avrebbe detto niente a Franco del goal. Avrebbe lasciato che lo sapesse dagli altri. Era arrabbiato con lui. Non era andato a giocare senza neanche degnarsi di avvisare.
Peggio per lui. Si era perso il suo capolavoro e una grande vittoria. Grazie a quel goal la loro squadra era alle semifinali del campionato. Si mise a lavorare alla macchina dell’avvocato De Giorgi. Era uno da tenersi buono quello.
Franco entrò sbattendo i piedi a terra per il freddo.
«Perché ieri non sei venuto?»
«Ero stanco.»
«Abbiamo vinto.»
Azionò il compressore. Poi Franco gli urlò qualcosa che non capì.
«Cosa?»
«Niente. Lascia perdere!»

LUI
Per uscire ho bisogno di cinque bodyguard. Poi c’è il mio agente, la truccatrice, il parrucchiere, l’addetto stampa, il fotografo personale, insomma uno stuolo di persone ai miei comodi.
D’altronde, quando vendi milioni e milioni di dischi in ogni fottuto paese del globo, avrai pur diritto a qualche lusso.
Le rare volte che vado in un luogo pubblico si crea una tale ressa di persone che deve sempre intervenire la polizia.
In ogni paese del mondo la mia faccia è nota. Non posso girare come tutte le altre persone. Non posso prendermi un caffè al bar. Non posso. È il prezzo che devo pagare per essere diventato quello che sono. Guadagno milioni, faccio concerti e ho miliardi di fan. Time mi ha eletto Uomo dell’anno per sei anni consecutivi, People ha scritto che sono la star più famosa del mondo di tutti i tempi. Ho superato i Beatles e Michael Jackson in popolarità e in dischi venduti.
Cosa voglio di più? A volte vorrei essere una persona normale. Fare le cose che fa la gente comune. Solo a volte però, eh!

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    LUI è uno di quei libri a cui continui a pensare, una volta finito, che ti lavorano dentro. Questo perchè? La mia idea è molto semplice: perchè parla di me; e allora respiro e vibro insieme ai personaggi di questa storia. Una storia, quella di LUI, ambientata in provincia ma che non ha niente di provinciale, fruibile e semplice, ma di sostanza e materica come i film di Clint Estwood. Faccio i miei migliori auguri a Francesco Giuffrè e invito tutti a leggere il libro. CIAO!!

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Francesco Giuffrè
FRANCESCO GIUFFRÈ è nato a Roma nel 1972. Regista teatrale, debutta nel 2004 con uno spettacolo sulla resistenza italiana per poi adattare vari romanzi, tra cui Il profumo e La lista di Schindler. Nel 2017 inizia a insegnare teatro-terapia al Teatro Patologico, uno spazio dedicato a ragazzi con diverse patologie. LUI è il suo romanzo d’esordio.
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