Vanessa aprì la porta-finestra e uscì sul terrazzino della camera. Inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra e si sentì carica di vita. Voltandosi per rientrare vide una pianta rampicante che si era intrufolata tra le assi del pavimento e ora cresceva rigogliosa sul poggiolo. Aveva fiori piccoli e bianchi, a cinque punte, raggruppati in infiorescenze a cupola che emanavano un profumo inebriante. Aveva già visto quella pianta a casa di Emma, tempo prima, ma in appartamento, soffocata in un piccolo vaso, non le era sembrata così bella come adesso e, soprattutto, non era durata molto. Si chiamava “fiore di cera”, aveva detto Emma, e al tempo il nome le era sembrato strano. Ora invece, nella luce abbagliante dei tropici, i piccoli fiori sembravano davvero piccole stelle di porcellana.
Rientrata in camera, Vanessa si lasciò cadere sul letto. Il marito si stese accanto a lei. Sembrava stanco.
– Ho una gran voglia di dormire. Il volo mi ha distrutto – sbadigliò.
– Scherzi? Sei venuto fin qua per dormire?
– No, ma sono venuto fin qua per riposare.
Vanessa si allungò fino a prendere il dépliant con l’offerta dell’animazione.
– C’è così tanto da fare. Guarda! Tra un’ora inizia un corso di balli latino americani.
– Ma non se ne parla nemmeno. Sai che non mi piace ballare.
Vanessa fece una smorfia. – E ti pareva.
Damiano sospirò. – Tu puoi farlo, se vuoi.
– Magari mi rinfresco un attimo e poi vado. Oh, c’è anche l’aquagym, tutte le mattine!
Vanessa sfogliava con foga le pagine della brochure. Era quasi disorientata da tutta quella scelta.
– Il signor Zanetti ha detto che l’hotel organizza diverse escursioni intorno alla baia. Magari chiedo informazioni più tardi – disse Damiano.
– Con tutte le cose che ci sono da fare qui…
Con uno scatto, Vanessa si alzò dal letto e aprì la valigia. Frugò per un paio di minuti fino a estrarne un vestito che Damiano non aveva mai visto prima. Senza dire una parola sparì in bagno.
Lui tirò un profondo sospiro diretto al soffitto e chiuse gli occhi.
Quando si svegliò non avrebbe saputo dire che ore fossero. Il volo era stato interminabile, il fuso orario aveva sballato i suoi ritmi. Fuori dalla vetrata il cielo aveva cambiato colore. Era l’alba o il tramonto?
Diletta fece capolino dalla porta. – Papà? Tutto bene?
– Sì, devo essermi addormentato.
– Dov’è la mamma?
– È andata a seguire un corso di qualcosa… non ricordo.
– Tra poco è ora di cena. Io e Chloe siamo quasi pronte.
– Faccio una doccia veloce e scendiamo, di sicuro la mamma sarà di sotto.
La sala dove veniva servita la cena luccicava. Tutto, dai tavoli ai camerieri, era immerso in una luce piacevole, in un lusso riposante che faceva gioire gli occhi. Damiano e le figlie si guardarono intorno. Di Vanessa non c’era nessuna traccia. Presero posto al tavolo indicato dal direttore di sala e attesero, studiando il menù.
Si erano seduti da ormai dieci minuti quando apparve Vanessa. Il vestito in cui era avvolta aveva un colore vistoso, una fantasia porpora e viola insieme. Le fasciava i fianchi in modo indiscreto, sottolineando la silhouette che la donna aveva ritrovato di recente. A Damiano non sfuggì il rossore che accese le guance di Diletta nel vedere l’abbigliamento di sua madre.
– Ma dov’eri?
– Ero al corso di balli latino americani! – Vanessa salutò una giovane coppia. – Ho fatto amicizia con un po’ di persone.
– Non arrivavi più, io ho famissima – protestò Chloe.
– Bene, adesso ceniamo. Non mettiamoci troppo tempo, però. Alle nove inizia lo spettacolo di balli tradizionali!
Damiano restò interdetto. Sperava di cenare con calma e fare due passi in riva al mare. Non si aspettava di doversi sorbire un’ora di danze tribali.
– E se facessimo una passeggiata?
– Magari più tardi. Ho già detto agli altri che sarei andata allo spettacolo.
– Chi sono gli altri? – Chloe masticava un pezzettino di pane integrale strappato dal cestino a centro tavola.
– Non si parla con la bocca piena.
Vanessa prese tempo. La figlia più piccola deglutì. – Chi sono gli altri? – ripeté.
– I miei amici dei balli latino americani. Federico, Riccardo, Barbara, Enrico. E poi c’è pure il fotografo del villaggio. Era al corso di ballo, ha fatto un paio di scatti a ciascuno di noi e mi ha detto che voleva farcene altri stasera. Per questo devo andare per forza.
– Vorrà dire che io e le ragazze ci godremo la serata sulla baia e tu ci raggiungerai dopo esserti fatta immortalare – concluse Damiano.
Finita la cena Vanessa si precipitò sulla terrazza per l’evento. Damiano, Diletta e Chloe camminarono invece a lungo sul bagnasciuga. La sabbia era proprio come la ricordava: bianchissima e fine. Le tinte scure della notte avevano già colorato gran parte del cielo, l’acqua dell’oceano spariva nel buio lasciando solo il suono della sua voce di onde. Diletta scattava mille foto con il cellulare mentre Chloe inseguiva la schiuma bianca che si infrangeva sulla riva. Era un peccato che Vanessa non ci fosse, ma bisognava anche capirla: tutto l’anno in quella piccola città senza nient’altro da fare che non fosse lavoro, spesa, casa. Era normale che si entusiasmasse per quelle iniziative.
Quando si erano conosciuti faceva una vita molto diversa. Lui era già impegnato nell’azienda con suo fratello. Lei faceva la PR in una discoteca, un posto decisamente più stimolante e divertente del reparto amministrazione di un mobilificio. Damiano non era certo un amante del ballo. Era più il tipo che rimane al tavolo, osserva la gente in pista e scambia un paio di battute con gli amici. Vanessa invece era brillante, socievole e chiacchierona. Quando aveva iniziato a parlare con lei aveva capito subito che era nel suo ambiente naturale. Tanto lui si sentiva goffo e introverso tanto lei sembrava divertita. Era iniziata così: con un drink offerto dalla casa e un sorriso sfrontato.
Il cielo era ormai completamente scuro quando Damiano e le ragazze salirono in terrazza per vedere dove fosse finita Vanessa. Lo spettacolo doveva essersi concluso da un pezzo, il palco era vuoto e a terra c’era qualche petalo di orchidea, presumibilmente parte della scenografia.
Si sentì una risata familiare. Damiano si guardò intorno e si spostò sul limitare della terrazza, seguito dalle figlie.
Vanessa era appoggiata a un muro, le braccia piegate dietro la testa a raccogliere i capelli in uno chignon disordinato. Sorrideva in direzione dell’obiettivo fotografico sorretto dall’uomo davanti a lei. Sembrava perfettamente a suo agio, con la testa leggermente inclinata da un lato e quello stesso sorriso sfrontato che Damiano conosceva bene.
– Mamma? – Diletta la chiamò a voce non troppo alta.
– Ciao, tesoro! Scusate, mi sono attardata per un paio di scatti.
– Lo vedo – fece Damiano in imbarazzo.
– Lasciate che vi presenti Andrea. – Vanessa indicò a mano aperta l’uomo con la macchina fotografica. Era abbronzato e sorridente, indossava bermuda e camicia bianca con grande naturalezza. Non era giovanissimo ma nel complesso risultava piuttosto attraente.
– Andrea è il fotografo di cui vi parlavo. Ed è bravissimo, non è vero?
– Non esageriamo. Le mie foto sono belle solo se sono belli anche i soggetti. Come in questo caso… A proposito, lei è un uomo fortunato. Sua moglie è una donna stupenda.
Damiano sentì accendersi un certo orgoglio. Era vero, Vanessa quella sera sembrava una diva.
– Lo so.
– Damiano, tesoro, Andrea vorrebbe farmi un intero servizio fotografico domani. Non è fantastico?
– Domani? Ma veramente domani volevamo partecipare a un’escursione sulla barriera corallina – protestò Chloe.
Vanessa iniziava a spazientirsi. Possibile che la sua famiglia volesse sempre fare il contrario di ciò che piaceva a lei? Pareva quasi lo facessero apposta. Si sforzò di non sembrare nervosa.
– Tesoro, è un’occasione, una cosa divertente. La gente paga moltissimi soldi per avere un servizio fotografico. Vorrà dire che rimanderemo l’escursione a un altro giorno o…
– O magari andremo senza di te – la interruppe Diletta.
Vanessa sbuffò. Il marito intervenne: – Ne parliamo domani. Buonanotte, Andrea.
L’uomo salutò con un cenno del capo e si allontanò. La famiglia Vinci si mosse nella direzione opposta, verso le camere.
La mattina dopo, Damiano venne svegliato da una gran quantità di rumori diversi: zip di borse che si aprivano, flaconcini posati rumorosamente sulla mensolina di vetro del bagno, passi frettolosi sul pavimento di legno.
– Che succede?
– Non trovo il mio pareo viola! – Vanessa sembrava esasperata.
– A che ti serve?
– Per il servizio fotografico!
Damiano non aveva voglia di protestare. Si sentiva ancora assonnato, forse non aveva recuperato del tutto le forze dal viaggio in aereo. Cercò di concentrarsi di nuovo sul sonno fino a quando non sentì Vanessa uscire dalla stanza. Quando perse le speranze di riaddormentarsi, si alzò intontito e andò a chiamare le ragazze.
Qual giorno Vanessa si ripresentò all’ora di pranzo. Damiano passò la mattina in spiaggia con Diletta e Chloe, facendo dentro e fuori dall’acqua cristallina. Se non altro, poteva vedere le sue figlie di buonumore.
Quando la donna tornò dal servizio fotografico era un fiume inarrestabile di parole. Raccontò ogni dettaglio, ogni scenario, ogni scatto. Non s’interessò molto a cosa avessero fatto Damiano e le figlie in sua assenza. Però spiegò che già dal giorno successivo avrebbe potuto mostrare loro le anteprime delle foto.
Come era ormai prevedibile, dopo una veloce rinfrescata, Vanessa si precipitò alla sua seconda lezione di balli di gruppo.
Le ragazze decisero di passare il pomeriggio nella piscina dell’hotel. Damiano non ne aveva voglia, era di cattivo umore. Restò a letto per una mezz’ora poi si alzò con uno sbuffo. Scese velocemente i tre piani di scale che lo separavano dalla terrazza dove si svolgeva la maggior parte delle attività.
Prima sentì una musica fastidiosa e assordante, un ritornello antipatico che trapanava le orecchie, in spagnolo. Svoltò dal corridoio verso l’esterno e la vide: Vanessa volteggiava come in estasi tra le braccia di uno sconosciuto. Rideva con la testa rovesciata all’indietro, non sembrava neanche lei. Damiano non avrebbe saputo descrivere il suo stato d’animo. Da un lato sentiva la rabbia crescere, come una marea. Dall’altro il modo in cui Vanessa si muoveva, rideva e ballava aveva qualcosa di ipnotico, di affascinante. Sua moglie gli sembrò una bellissima estranea.
Quando Vanessa si accorse di Damiano la sua espressione cambiò bruscamente. Si staccò dal suo cavaliere e si diresse verso il marito sforzandosi di sorridere.
– Che ci fai qui?
– Volevo… ti cercavo, ecco. Tutto bene?
– Certo. Va tutto bene. Non c’è bisogno che resti.
Alle spalle di Vanessa il gruppo continuava a ballare seguendo il tempo scandito dal battito di mani dell’istruttore. Il partner di Vanessa, rimasto senza dama, la chiamò agitando la mano. Aveva i capelli di un biondo slavato e non dimostrava più di trent’anni.
– Arrivo subito, Enrico! – si rivolse al ragazzo.
Damiano sospirò. – Vanessa, che succede? Perché non stai mai con noi? C’è qualcosa che non va?
La donna scosse la testa esasperata prima di esplodere.
– Non c’è nulla che non va. Vorrei solo sapere perché, per una volta che ho la possibilità di fare… qualcosa di diverso, di divertente, qualcosa che sia per me, tu voglia fare di tutto per impedirmelo!
– Ma che dici?
– Mi sto divertendo qui, mi piace provare cose nuove e mi piace stare in mezzo agli altri, lo sai. Non ho voglia di rimanere immobile a prendere il sole tutto il giorno. Se a voi piace, va bene, ma non costringermi a fare lo stesso, per favore.
Damiano la guardò. Sembrava una bambina a cui qualcuno aveva tolto il giocattolo. Sulla fronte era apparsa una linea di dispiacere. La tirò a sé e la strinse.
– Voglio solo che tu stia bene. Davvero.
– Io sto bene. Sto bene qui.
Da quel pomeriggio e per i giorni seguenti, Damiano lasciò che Vanessa passasse il suo tempo come preferiva. Lui e le ragazze si dedicarono alle immersioni, alle gite in barca, alle escursioni nell’entroterra. La mancanza di Vanessa si sentiva, ma Diletta e Chloe sembravano non farci caso, catturate dalle mille attrattive dell’isola.
Una sera Vanessa invitò alcuni suoi amici del corso di ballo – tra cui Enrico – al loro tavolo per la cena. Quando avvistò il fotografo in sala da pranzo si sbracciò per chiamarlo e mostrò a Damiano alcuni degli scatti del servizio fotografico. In molte delle foto la donna era stesa sulla sabbia. In altre era appoggiata a una palma, in altre ancora sedeva in riva al mare, sfiorata dalle onde. Il suo sguardo, perso in lontananza o rivolto verso l’obiettivo, era sempre lo stesso: magnetico e sensuale, profondo e ammaliatore.
Forse una parte di Damiano si risentì nel vedere quelle immagini. Tuttavia, non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo orgoglioso e… compiaciuto. Sì, compiaciuto era la parola giusta. Pochi uomini della sua età potevano dire di avere accanto una donna ancora bella e affascinante. Lui era fortunato.
I giorni passarono veloci, fino alla sera prima della partenza.
– Stasera c’è lo spettacolo del gruppo di animazione. Ci sono anche io che ballo. Ci venite, vero?
Vanessa si ripassò ancora una volta il rossetto color corallo, davanti allo specchio.
– Immagino non abbiamo scelta. – Diletta scorreva con noncuranza le dita sullo schermo del cellulare.
– Non essere noiosa. Abbiamo provato tanto… sono emozionata. Enrico e Riccardo sono un po’ più bravi di me, spero di non farli sfigurare. Federico invece… beh, con lui non c’è pericolo.
Vanessa snocciolava quei nomi come se stesse parlando di amici di famiglia.
– Speriamo almeno sia divertente – disse Chloe sollevando le spalle.
Le speranze della bimba si rivelarono infondate. Lo spettacolo riuniva le performance di tutte le attività di animazione (almeno una decina) e sembrava infinito. Vanessa ballò in tutti e tre i pezzi che il gruppo dei latino americani aveva preparato, cambiando partner ogni volta. Uno di loro era il biondo con cui l’aveva vista ballare la prima sera. Gli altri due erano più grandi, probabilmente loro coetanei. Il primo, di corporatura esile, si muoveva come un ballerino professionista. Il secondo era decisamente più goffo e robusto ma sembrava divertirsi.
Andrea correva da un lato all’altro del palcoscenico con la sua macchina fotografica. Damiano si chiese se anche le altre donne si fossero meritate tante attenzioni e tanti scatti in una sola serata. Fortunatamente, quando lo show finì, la famiglia si ritrovò riunita.
– Come sono andata? – Vanessa era raggiante.
– Bene. Non ricordavo fossi così brava a ballare – la stuzzicò Damiano frugando nel suo cocktail analcolico, accomodato su un divano del bar.
– Scemo – rispose lei, guardando altrove.
Chloe fece un gran sbadiglio e si appoggiò sulla spalla di Diletta, sul punto di appisolarsi.
– Forse sarebbe meglio andare a dormire. Dobbiamo ancora fare i bagagli e il tragitto fino all’aeroporto è lungo – disse Damiano accarezzando i capelli della piccola.
– Hai ragione, meglio avviarsi. – Vanessa era insolitamente conciliante.
Erano a metà della seconda rampa di scale quando, frugando freneticamente nella borsetta, esclamò: – Il mio cellulare!
– Forse è rimasto al bar… – fece Diletta. – Vado a prendertelo.
– No, tranquilla. Metti a letto tua sorella. Io vado a cercarlo, torno subito.
Vanessa scomparve in una sinfonia di tacchi lungo le scale.
– Dove avrà mai la testa tua madre? – sospirò Damiano dirigendosi stancamente verso la camera.
La mezzanotte era passata da alcuni minuti quando Vanessa aprì la porta della stanza senza fare il minimo rumore.
Damiano dormiva profondamente, girato su un fianco come faceva sempre. Vanessa chiuse la porta dietro di sé e, solo una volta entrata in bagno, accese la luce. La donna che la guardò dallo specchio era spettinata, del suo rossetto rimanevano solo poche tracce e aveva il viso colorito, stravolto. E felice.
Con il cuore ancora in subbuglio, Vanessa si spogliò ed entrò nella doccia. Prima di aprire l’acqua respirò ancora a fondo, per sentire quel profumo sul suo corpo un’ultima volta.
Roberta Pischedda (proprietario verificato)
Dopo una prima reazione di rabbia, in cui avrei quasi scaraventato il PC al muro, sono stata catturata dalla lettura,scorrevole, affascinante e coinvolgente, ed ovviamente dell’intreccio, originale che ti spinge a voler sapere quale può essere il limite .
Consigliatissimo!
Annarita Volpi (proprietario verificato)
Un romanzo che ti coinvolge a tal punto da fartelo divorare …una famiglia normale con problemi normali …che per l’egoismo di uno dei due viene distrutta in modo irreparabile
Ti fa riflettere su quanto dolore e disperazione possano portare certi atteggiamenti certi comportamenti…A quanto basti poco Per rovinare la vita delle persone che amavi …
Fa riflettere …
Tutto talmente bene descritto che riesci davvero a vivere amore rabbia odio disperazione dei personaggi
Federica Provasi (proprietario verificato)
Un romanzo ricco di sentimenti e per nulla scontato. Una vicenda appassionante ma mai banale. Un libro che ti lascia sicuramente qualcosa su cui riflettere.
Silvia Torretta (proprietario verificato)
Un libro semplice e diretto, lo mandi giu in un sorso, come un bicchiere d’acqua, e solo dopo realizzi che ti ha inzuppato, una goccia alla volta.
Non ti accorgi da subito che ti ha lasciato qualcosa addosso, lo capisci quando ti ritrovi a ripensarci anche mentre fai altro:
Davvero può succedere? È cosi semplice rovinare tutto? Le case crollano anche senza terremoti potenti?
jessicacastaldo1991
Non sono una grande lettrice di libri ma devo dire che questo libro fin da subito ha attirato la mia attenzione ,ho finito il libro in due giorni sono stata coinvolta talmente tanto che non potevo fare a meno di smettere di andare avanti a leggere ! Ma soprattutto questo romanzo ti fa provare dei sentimenti contrastanti tristezza e rabbia mescolati con la speranza! Speranza per Damiano un uomo innamorato che metterà sempre al primo posto la felicità di sua moglie Vanessa una donna egoista che farà di tutto per cambiare la sua vita calpestando senza ripensamento l’ amore per suo marito e per le sue figlie .Una storia familiare molto turbolenta che vi farà emozionare
Manuela Ferrante (proprietario verificato)
Una storia che nella sua assoluta”normalità” familiare, fa subito intravedere una potenza nella narrazione diretta e coinvolgente. I personaggi perfetti nella loro descrizione, sono in grado di farti sorridere, pensare ed arrabbiare nello stesso tempo. I temi della famiglia, dell’amore e del dolore hanno un equilibrio perfetto, per questo è davvero difficile non emozionarsi.
Noemi Milani (proprietario verificato)
Un romanzo che racconta la fine di una storia d’amore, ma anche l’ossessione di una donna per una vita “perfetta” che la porta a distruggere tutto quello che ha costruito nella sua “vita precedente”, con conseguenze drammatiche per chi l’ha amata. Stefania ha immaginato due protagonisti estremamente “umani”, contornati da personaggi minori ugualmente realistici. “Come un fiore di cera” è un romanzo che piacerà sicuramente a chi apprezza le storie che si soffermano sull’interiorità dei personaggi.
claudia.cassetta
Lettura consigliata e piacevole….grazie ai suoi personaggi, le loro vicende, dialoghi diretti e sentimenti riesci ad entrare nella storia… Ti senti quasi coinvolto e sicuramente incuriosito nel sapere come andrà a finire….. L’ho trovato interessante….