A sud della città di Kratos, a circa dieci chilometri, si trova un piccolo villaggio abitato da alcuni umani.
È una sera tranquilla: il ruscello scorre dolcemente sulle pigre pietre, i gufi appollaiati emettono il loro suono, i grilli cantano le loro canzoni, le lucciole illuminano delicatamente il piccolo centro, gli alberi verdi danzano con le spinte delicate del vento, l’erba rigogliosa copia i movimenti altalenanti degli arbusti, gli animali selvatici si preparano per la notte e i bambini dormono nei loro letti caldi con le pance piene e soddisfatte.
Tutto ciò crea un luogo di pace e bellezza.
A un tratto la terra inizia leggermente a tremare, come se si stesse avvicinando un esercito di soldati. In lontananza si sentono dei cavalli che trottano e una luce gialla e rossa si avvicina al tranquillo villaggio. Sono i dannati, che durante il loro passaggio distruggono con il fuoco quel luogo ameno.
Arrivati al villaggio, i dannati uccidono, razziano e danno fuoco a tutto. Creando un’atmosfera di dolore, sangue e paura. Pochi istanti dopo che il villaggio è ormai distrutto e tutti gli abitanti uccisi, una figura femminile giunge dalla fitta foresta che circonda il villaggio. Lei ha due corna da stambeco, dei capelli lunghi color rosso sangue, gli occhi di colore blu con la pupila stretta come quella di un serpente, un corpo seducente e un vestito lungo nero come la notte con un profondo scollo; che mette in risalto le curve del voluttuoso seno.
Un dannato nel mentre si avvicina a lei.
Il servitore si trova di fronte alla sua padrona, si prostra come segno di fedeltà e sottomissione.
«Lady Lilith abbiamo raso al suolo il villaggio e ucciso gli schifosi umani, ma nessuna traccia dei traditori. Manca solo una casa poco più avanti.» Riferisce il dannato.
Lei con aria imperiale inizia a guardare negli occhi il servitore e gli risponde: «Muovetevi, voglio la testa di quei traditori per portarla al mio amato lucifero!»
Il dannato annuisce: «Sì mia Signora.» Poi dà l’ordine agli altri dannati di dirigersi verso la casa.
Intanto quella casa è scossa dal pianto di un bambino. La madre con i suoi occhi azzurri e capelli bianchi color neve, si avvicina di fretta e afferra dolcemente il piccolo per calmarlo cullandolo tra le sue braccia, egli dice: «Non permetterò che ti prendano figlio mio.» Nel mentre arriva anche il marito: un uomo alto con un fisico muscoloso, i capelli biondi e gli occhi marroni. Lui con tono fermo le dice: «Evangelina ci hanno trovati e arrivato il momento.»
«Si, lo so Astaroth.» risponde la donna con le lacrime che le solcano il viso.
Il padre si dirige nella camera degli altri due figli, cercando di svegliarli dolcemente per non spaventarli: «Arun, Bianca è ora di partire.»
Il ragazzo con i suoi occhi verde chiaro e capelli biondi, si sveglia un po’ intontito: «Dove andiamo papà?»
«Andrete con la mamma a fare un bel viaggio, io invece vi raggiungo dopo.» risponde il padre.
Il bambino è un po’ confuso, ma fa come gli ha detto il padre. Arun si alza dal suo letto e si avvicina alla sorella ancora addormentata.
«Bianca svegliati dobbiamo partire.»
«Che succede Arun?» Chiede assonnata la bambina.
«Papà ha detto che dobbiamo partire, cambiati veloce.»
La bambina scende dal letto, mostrando i suoi lunghi capelli bianchi color neve e i suoi occhi marroni chiari; poi i due bambini iniziano a cambiare i loro abiti con molta fretta.
Nel mentre Astaroth sta preparando un cavallo per la sua famiglia.
Appena i bambini escono dalla casa, vedono il fumo provenire dal villaggio e iniziano a sentire una sensazione di paura e un leggero brivido dietro la loro schiena. Il padre aiuta i suoi due figli a montare sul cavallo. Dopo arriva anche sua moglie con il neonato in braccio, che, prima di salire a cavallo, dà al fratello maggiore. Infine la donna si mette in sella al cavallo e porge un ultimo saluto a suo marito.
«Ti amo, Astaroth.»
«Proteggi i nostri figli amor mio.»
Lei annuisce, poi parte con i suoi bambini in groppa al destriero.
Astaroth inizia a rientrare in casa per aspettare gli indesiderati ospiti. Solcata la porta prende una sedia, la posiziona davanti alla porta, poi prende una spada e infine si siede, guardando fisso la porta.
I dannati sono arrivati davanti alla casa e senza pensarci sfondano l’entrata e fanno irruzione nell’abitazione è circondano l’uomo. La loro signora entra nella casa. Ella mentre si guarda intorno, nota che c’è solo Astaroth, e con tono minaccioso chiede: «Dove sono?»,
L’uomo guarda negli occhi la volgare donna: «Vai all’inferno!».
L’uomo cerca di difendersi a colpi di spada, riesce ad uccidere alcuni dannati ma sono troppi e riescono a bloccarlo. Lo mettono in ginocchio di fronte a Lilith, che guarda negli occhi l’uomo, disgustata.
«Schifoso traditore!» e affonda la sua mano nel petto dell’uomo, per strappargli il cuore ancora pulsante e infine divorarlo davanti ai presenti. Contemporaneamente un dannato gli taglia la testa, che consegna alla sua Signora come trofeo; con il corpo decapitato che crea un mare di sangue sul pavimento in legno della casa.
«Questa sera il mio amato mi ripagherà.» Dice la donna, e scoppia in una risata sadica mentre la casa e l’intero villaggio bruciano tra le fiamme di sofferenza e oscurità.
Evangelina nel mentre sta tentando di allontanarsi il più possibile dal villaggio in fiamme con i suoi tre figli. Il maggiore, Arun, guarda la madre con aria confusa. «Dove andiamo mamma? Papà quando ci raggiunge?» la donna è così concentrata nel portare i suoi figli al sicuro che non è riuscita a sentire la domanda del figlio. Non si rende nemmeno conto che un dannato la sta inseguendo in groppa ad un cavallo nero e con gli occhi oscuri come la notte privi di amore. Una volta raggiunta Evangelina, il dannato, cerca di far cadere lei e i suoi figli da cavallo con il neonato che ha iniziato a piangere dalla paura. Evangelina vedendo che il cavallo oscuro è troppo veloce, la donna lancia una magia, riuscendo a creare una fitta nebbia che ostruisce la vista del cavallo oscuro facendolo rallentare. Grazie a questo il gruppo ottiene un po’ di vantaggio sul dannato, allora Evangelina ferma il cavallo per far scendere i suoi figli. La donna con gli occhi lucidi e tutto il coraggio che ha nel cuore dice: «Figli miei… vi amo moltissimo più di ogni cosa al mondo, ma è arrivato il momento di dirci addio. Arun, Bianca, vi affido vostro fratello, quando sarà il momento raccontategli le sue origini e ciò che il destino ha in serbo per lui.» I bambini iniziano a piangere al solo pensiero di allontanarsi dalla loro madre, implorando la donna di non andare via.
La donna cerca di consolarli con abbracci e carezze: «Siate forti e tenete a mente tutto ciò che io è vostro padre vi abbiamo insegnato, va bene?» I bambini annuiscono.
La madre accarezza con la sua dolce mano la guancia di Clovis.
«Diventa forte figlio mio, ascolta i tuoi fratelli, diventa un uomo di tutto rispetto e perdonami per il destino maledetto che ti ho lasciato in eredità.» Evangelina finito di parlare non riesce più a trattenere le sue lacrime di tristezza. Gli consegna un medaglione con una pietra azzurra, poi dà un bacio sulla fronte al bimbo e abbraccia tutti e tre, per poi allontanarsi dai suoi figli per dargli del tempo per scappare. I due bambini, con il neonato, iniziano a scappare tra gli alberi della fitta e misteriosa foresta. La madre inizia ad attirare l’attenzione del dannato per attirarlo a sé. Il maledetto raggiunge il punto in cui lo aspetta Evangelina. Il dannato scende dall inquietante destriero.
«Dove sono i mocciosi?» Domanda il dannato con voce grave.
Lei non risponde e inizia a fronteggiare il dannato. La donna fronteggia il dannato con grande abilità sia magiche che fisiche. Ma il guerriero ripudiato riesce ad uccidere facilmente Evangelina trafiggendo il suo petto con la spada. La donna cade a terra con l’anima che poco a poco abbandona il suo corpo. Mentre il suo spirito abbandona la spoglia mortale, Evangelina, guarda il cielo oscuro costellato da quelle magiche e misteriose stelle, con l’amica luna che brilla come un diamante. Alla vista di ciò la donna prova un tepore che solo la luna può trasmettere per poi abbandonarsi al dolce riposo con un leggero sorriso sulle labbra. Il dannato si inginocchia vicino alla donna priva di vita, gli strappa i vestiti e inizia a banchettare con il cadavere privo di vita; con il dannato che ha un sorriso di soddisfazione e piacere malato stampato sulle sue labbra orribili.
I due bambini continuano a vagare per la fitta foresta in cerca di aiuto ma non trovano niente e nessuno altro, apparte gli infiniti alberi. Ormai sono stanchi e confusi per quello che è successo prima e nella loro testa si chiedono come possono riconciliarsi con i loro genitori. Nel mentre Arun inizia a scrutare una caverna davanti a loro.
«Passeremo lì la notte, almeno saremo al riparo.»
La sorella invece è ancora triste per la separazione dai suoi genitori e con la paura che gli sussurra che non li vedrà più.
«Smettila di piangere!» Dice Arun con tono serio.
«Voglio tornare da nostra madre e nostro padre.» Risponde Bianca.
«Lo so anche io, ma nostra madre ha detto che dobbiamo essere forti. Poi abbiamo la magia dalla nostra parte, ricordi?» Dice Arun con un sorriso rassicurante facendo smettere di piangere Bianca.
I bambini entrano nella caverna fredda e spoglia, diversa dalla loro cameretta nella quale erano abituati a dormire.
Ma questo non li ha certo fermati. Iniziano a cercare della legna per poter accendere il fuoco. Dopo che sono riusciti a trovare abbastanza legna accendono il fuoco per la notte utilizzando la magia ignis, una magia che permette di evocare l’elemento del fuoco. Riusciti a creare un falò, i bambini si preparano per andare a dormire. Ma nel momento in cui i bambini chiudono gli occhi, Clovis inizia a piangere. Il più grande, mettendo le mani sul viso, mugugna: «Oh no, Clovis sta piangendo cosa facciamo?»
«Non lo so, la mamma cosa faceva?» Ribatte Bianca
«Non ne ho idea.» Risponde Arun
I due bambini tentano in tutti i modi di calmare il fratellino ma falliscono di continuo ad ogni tentativo. Nell’agitazione il neonato fa cadere il ciondolo che la madre gli ha donato poco prima, Bianca si china per prenderlo da terra. La bambina mentre tiene il ciondolo in mano inizia a notare che Clovis non si lamenta più ma fissa sorridente e felice il dolce regalo della madre.
«Guarda gli piace il ciondolo della mamma».
Allora gli mettono il ciondolo al collo e il bambino poco a poco crolla in un sonno profondo seguito dai suoi fratelli.
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