Le emozioni ci permettono un viaggio bellissimo, ma talvolta anche doloroso. Che succede se a travolgerci è la tristezza e come potrebbe trasformarsi in depressione. Quanto siamo abituati ad ascoltare i segnali del nostro corpo? E come trovare il coraggio dentro di sé per uscire dal buio e ritrovare la luce della speranza?
Attraverso una serie di racconti che si alternano tra poesia e prosa, in un’altalena di emozioni e sentimenti, racconto una crescita formativa complessa e articolata, non senza dolore. Questo è un racconto di formazione che può coinvolgere chiunque, e mira a far capire a tutti e a tutte che anche durante la crisi più nera, c’è sicuramente uno spiraglio di speranza.
La scelta stilistica di esprimere alcuni concetti in dialetto pisano vuole marcare proprio l’espressione emotiva legata alla territorialità, portando il lettore e la lettrice al piano di realtà in cui la narrazione si svolge.
Perché ho scritto questo libro?
Ho iniziato a scrivere quando ho scelto di accogliere le mie fragilità per incanalarle in un percorso di crescita. Ho scelto di raccontare un cambiamento complesso, articolato e doloroso. Questa serie di racconti mista a poesie segue un filo rosso, rappresentando quella metamorfosi che ognuno di noi può affrontare durante la propria vita. È guardando in faccia le proprie fragilità che riscopriamo la nostra consapevolezza, arricchendola con l’amore che ognuno si noi merita.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Improvvisamente una luce forte e accecante mi indicava una via a me sconosciuta; era talmente forte che quasi non riuscivo a vedere nulla, con le braccia mi riparo il volto e gli occhi, ho una paura assurda; tuttavia, non posso fare altro che essere lì, non so perché mi ritrovo lì, ma ci sono e devo affrontare quella situazione, costi quel che costi.
Incredibilmente tutto si placa, la luce si fa meno accecante, una sensazione di pace inizia a coccolarmi, una sensazione mai provata prima, forse tutte quelle difese non servivano e forse non tutto era andato perduto!
Mi sono incamminata verso quel tunnel luminoso e rassicurante, speranzosa che fosse la strada giusta da prendere e passo dopo passo inizio a convincermi che potevo ricostruire il mio mondo e ho capito che tutto ciò che avevo vissuto, reale o immaginario che fosse, mi era servito per essere lì in quel momento, nell’ora di quell’irripetibile momento magico.
Al termine del mondo, per fortuna, le strade sono sempre più di una….
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Aghi
aghi di ricordi,
di futuro.
Chi sono?
Nubi
Voci, voci dentro.
Forse è il soffio del vento….
A volte cammino
su un piano inclinato,
nell’assoluto eterno.
Nebbia, foschia, nebbia.
Nella mia testa
i miei sensi vacillano.
Caos.
Visioni?
Fantasie? Follie?
Voci, voci dentro,
Forse….
è il soffio del vento.
Probabilmente stavo vivendo un sogno ad occhi aperti. Mi sentivo piena di emozioni contrastanti e se da un lato avevo paura, dall’altro ero curiosa e desiderosa di scoprire sempre di più dove mi trovassi. Avevo trovato un altro mondo, o almeno questo era quello che credevo. Non sembrava troppo diverso dal mio: c’erano sempre piante, fiumi, laghi, mari, luce, mi sembrava proprio di stare a casa, ma guardandomi intorno con più attenzione, mi sono accorta che era una terra molto, molto più bella, più pura, più selvaggia, più autentica!
In quel luogo nuovo e inesplorato ho iniziato a respirare, e respiravo, respiravo, respiravo sempre più forte: inspiravo ed espiravo, espiravo ed inspiravo!!! Come se quell’aria che sentivo entrare nei miei polmoni fosse la prima della mia vita; l’aria era frizzantina e mi sono sentita avvolgere da una piacevole brezza mattutina.
Piano piano, un sorriso ha dipinto il mio volto.
Quel tunnel di luce mi aveva condotto verso qualcosa di straordinario e magico! Con calma e discrezione iniziai a osservarmi intorno e mi accorsi che piccole creature iniziarono a farmi visita, non sapevo bene cosa fossero, ma ne ero affascinata.
Era come se qualcosa mi avesse rapito!
Indubbiamente mi sentivo confusa, tuttavia non avevo paura. INCREDIBILMENTE NON AVEVO PAURA!!!
Cambio mindset e faccio una scelta, che apparentemente potrebbe sembrare banale, ma per me non lo era affatto.
HO SCELTO DI CREDERE: non mi importava capire, mi bastava credere!
Ho voluto credere e dare un nome a ciò che vedevo!
Ho visto cose ai miei occhi mortali impossibili e le ho definite possibili.
Alla fine, è stato anche meno faticoso di quel che pensavo.
Ho chiamato quelle piccole creature luminose dando loro un nome, per me erano le fate.
Loro, della grandezza di un pollice, svolazzavano luminosissime intorno a me. Osservandole meglio mi sono resa conto che avevano un viso, proprio come il mio: con gli occhi, il naso, la bocca e le orecchie! I loro lineamenti non erano appuntiti come quelli che a volte ho visto rappresentati in alcuni libri, ma erano belli tondeggianti! Già, delle fatine….grasse!!! Bellissime e tonde, tonde e leggiadre che emanavano una luce calda e potente!
E poi, ho iniziato a sentire parole…parole? Chi altri stava parlando? No, non erano le fate e quindi mi sono guardata ancora una volta intorno a me e ho visto piccoli e buffi funghi iniziare a parlare tra loro, chiedendosi chi mai fossi; il fatto che fossero piantati a terra li faceva sentire inermi, rendendoli rabbiosi e vulnerabili. Avevano paura di me, poverini, temevano che facessi loro del male, d’altra parte non sapevano chi fossi e perché mai mi trovassi lì (a dire il vero neanche io lo sapevo, ma adesso non mi importava saperlo…)
Spaventati, iniziarono a spararmi contro i loro gas velenosi ed io ho perso i sensi.
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