Naya è una studentessa di biologia marina, tormentata da sogni ricorrenti legati a un incidente misterioso avvenuto in mare, che ha segnato la sua vita. La sua memoria è frammentata, e ogni notte una figura abita i suoi sogni, accompagnata da una melodia evocativa che le sussurra qualcosa che lei fatica a decifrare
Ma l’oceano custodisce misteri più profondi del previsto. Ombre antiche, legate a forze soprannaturali, emergono tra le onde, e Naya si trova a dover scoprire di chi fidarsi, tra chi sembra alleato e chi nasconde intenzioni ambigue. Tra segreti da svelare, verità nascoste e un amore che sfida il tempo, la giovane donna dovrà affrontare i suoi timori, comprendere la propria natura e trovare la forza per scegliere il proprio destino.
Un romanzo che mescola mistero, mitologia, scienza e tensione romantica, trasportando il lettore tra le profondità dell’oceano e dell’animo umano.
Perché ho scritto questo libro?
Questa storia è nata da un istinto, una scintilla immaginifica e sensoriale.
Il mio amore per il mare, il mistero, la scienza ma anche i miti e il mondo onirico, alimentano il mio mondo interiore che aveva bisogno di prendere forma e avere una voce.
Attraverso Naya, ho voluto raccontare il viaggio che porta alla conoscenza di sé, con una combinazione di poetica malinconia, avventura e tensione crescente, in un’isola esotica che diventa teatro di segreti, leggende e inquietudini.
ANTEPRIMA NON EDITATA
CAPITOLO I
L’oceano respirava piano nell’abbraccio della notte.
Le onde si rincorrevano in una danza ipnotica, riflettendo il chiarore pallido della luna.
L’aria era densa di salsedine, il vento le sfiorava la pelle con un tocco umido.
Naya stringeva le braccia attorno al corpo, lasciandosi avvolgere dal suono costante del mare.
Qualcosa aleggiava nell’aria, un fremito impercettibile. Un’attesa. Un richiamo antico.
Poi la sentì.
Una melodia, sottile come un sussurro tra le onde. Non sapeva da dove provenisse, se fosse reale o solo un’eco della sua mente. Non c’erano strumenti, né voci umane, eppure quella musica si intrecciava con il rumore del mare, fondendosi con esso in un’unica armoniosa melodia. Un brivido le percorse la schiena: era sicura di averla già sentita.
Il cuore le martellò nel petto mentre si voltava verso la riva. Fu allora che lo vide.
Un uomo, fermo sulla battigia. Il suo corpo alto e imponente sembrava fondersi con la notte. La luna disegnava il suo profilo con una luce spettrale, accentuando i tratti marcati del suo viso, incorniciato da lunghi capelli corvini che gli scendevano sulle larghe spalle. Sembrava parte della notte stessa.
Ma furono i suoi occhi, fissi su di lei, che si accesero nel buio. Si sentì trafitta dal loro blu impossibile, profondo come gli abissi.
Naya sentì un richiamo silente dentro di sé, un’attrazione inspiegabile, viscerale. Si mosse d’istinto, un passo incerto verso di lui.
La melodia si fece più intensa.
Un’onda si infranse fragorosamente sulla riva. La schiuma bianca si sollevò come dita protese verso la sabbia. E in quell’istante, la notte cambiò volto.
Il suono, la figura, persino il mare… tutto precipitò in un vuoto senza tempo.
Dopo quell’attimo… l’oscurità l’avvolse.
SETTE ANNI DOPO…
Il rombo dell’aereo che stava per atterrare la scosse dai suoi pensieri. Inspirò a fondo. Le sue dita si strinsero attorno alla cinghia dello zaino con un gesto involontario, quasi a volerla riportare al presente. Questa era la sua occasione: una spedizione di ricerca a Big Island per approfondire l’ecologia della biodiversità tropicale, con una particolare attenzione allo squalo bianco, re degli oceani.
Un sogno che prendeva forma.
Naya era una studentessa di biologia marina, da sempre appassionata di mare, natura, animali.
La sua predisposizione scientifica si incastrava alla perfezione con una spiccata personalità artistica; amava dipingere e perdersi nelle sue letture sulla mitologia e sulle leggende fantastiche dei sette mari: poteva perdersi per ore tra storie di Sirene, Kraken, mostri abissali, in un mondo magico e misterioso in cui sogni e incubi si fondono in un atavico richiamo.
Il suo carattere schivo e solitario sembrava essersi accentuato notevolmente in seguito all’incidente in mare, avvenuto sette anni prima, in circostanze inspiegabili. Molte cose in lei erano cambiate. Oltre a non ricordare nulla riguardo la dinamica dell’accaduto, Naya percepiva sempre un senso di irrequietezza, si sentiva come sospesa, inquieta, irrisolta, in cerca di qualcosa che non capiva cosa fosse, nella sua mente un caos primordiale dal quale sperava nascesse ben presto la stella danzante che la illuminasse.
L’occasione per dare una svolta a questo suo continuo turbamento e iniziare la sua ricerca interiore, sembrò arrivare proprio dalla convocazione per partecipare ad una spedizione scientifica a Big Island, promossa dal prestigioso istituto Nereus Research Centre, istituito nei primi anni 2000 da una collaborazione tra università americane e un consorzio privato di finanziatori internazionali.
La sede del centro era in California, con stazioni mobili per le spedizioni oceaniche. La missione del Nereus consisteva prevalentemente nello studio della biodiversità marina del Pacifico, tramite azioni di raccolta dati e monitoraggio degli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi, e lo sviluppo di progetti di conservazione.
Per Naya era un grande onore poter prendere parte alla spedizione. Uno dei suoi sogni poteva finalmente avverarsi: Dare il suo contributo a favore della biodiversità immergendosi negli abissi del Pacifico e incontrare i suoi amati giganti del mare, fino ad allora solo osservati e studiati avidamente nei testi accademici e disegnati nella sua mente e nel suo mondo onirico.
Il mare la stava aspettando.
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