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Caravaggio Sacro e Profano

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Consegna prevista Marzo 2026

Questo non è solo un romanzo sulla vita di un grande artista: è il battito pulsante di un’anima in tempesta. Raccontato in prima persona, il libro ti porta dentro la mente e il cuore di Caravaggio — tra luci e ombre, passioni travolgenti e ferite profonde. Qui la storia si fa verità, e il genio si svela nei suoi tormenti, nelle sue voci, nei suoi amori e nelle sue rabbie.
Non aspettarti una biografia convenzionale: questo è un viaggio unico, intenso, a volte crudo, ma sempre sincero, che ti farà vedere l’uomo dietro il mito. Una voce autentica che rompe il silenzio del tempo e ti invita a guardare l’arte con occhi nuovi.
Se ami la bellezza, il conflitto e la profondità umana, questa è una lettura che non potrai dimenticare.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro per dare voce a un artista straordinario, spesso frainteso e avvolto nel mito. Volevo raccontare la sua vita in modo autentico, svelando l’uomo dietro il genio, con tutte le sue passioni, tormenti e contraddizioni. È un viaggio intimo che unisce storia e emozione, per far capire quanto l’arte nasca dal caos e dalla profondità dell’animo umano.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Introduzione

Mi chiamo Michelangelo Merisi, ma il mondo mi conosce come Caravaggio. Sono nato nell’ombra, in un’Italia che non era ancora una nazione, ma un mosaico di territori divisi, governati da potenze straniere. Milano, la mia città natale, come Napoli e la Sicilia, apparteneva alla Spagna, una terra comandata da sovrani lontani, che imponevano leggi e tributi senza mai sfiorarne il suolo. Il re Filippo II governava attraverso viceré, uomini di potere che prendevano decisioni nelle stanze del Castello Sforzesco, mentre la gente comune lottava per sopravvivere tra miseria e imposizioni.

Era un tempo crudele, dove la vita di un uomo valeva poco e la morte arrivava rapida, portata dalle spade o dalla peste. Ma era anche un’epoca di fermento, di artisti che cercavano spazio in un mondo dominato dai potenti, di città come Roma che brulicavano di vita e contrasti. Roma è stata il mio paradiso e il mio inferno. Tra le sue strade polverose ho visto la grandezza e la rovina, la devozione e il peccato, il lusso dei palazzi e la disperazione dei vicoli. Ho dipinto per vivere, ma ogni quadro è stato anche una battaglia: con i committenti, con i miei demoni, con il tempo stesso. La luce e l’ombra non erano solo strumenti della mia arte, erano la mia voce, il mio linguaggio. Con esse ho scolpito volti vivi, corpi che respirano ancora, sguardi che interrogano chi li osserva.

Non ero un uomo facile. La mia collera mi ha spesso tradito, e il rimorso è stato il mio compagno più fedele. Mi chiedo ora se il caos che ho creato fosse necessario per generare bellezza, una bellezza che non consola ma sfida, che obbliga a guardare in faccia la verità senza veli.

Questa è la mia storia. Non cercatemi come esempio, né come condanna. Ma se volete conoscere un uomo che ha vissuto ogni istante con intensità disperata, che ha camminato sull’orlo del precipizio, forse, tra queste pagine, troverete un riflesso di voi stessi.

      __________________________

Capitolo 1

Anno 1571 : Le mie origini

Il mio nome è inciso nella storia, ma prima di diventare Caravaggio, ero solo un ragazzo di nome Michelangelo. Nato in una famiglia semplice, cresciuto tra la polvere delle strade e i sussurri della paura. Il destino si scrive con le scelte, e io ancora non sapevo quale sarebbe stata la mia.

Mio padre, Fermo Merisi, era un uomo di rispetto. Amministrava i terreni del Marchese Muzio Sforza II, camminando tra la nobiltà senza appartenervi davvero. Non eravamo aristocratici, ma neanche contadini senza speranza. Stavamo nel mezzo, su quel confine sottile dove un passo falso poteva farci precipitare.

Mia madre, Lucia Aratori, aveva la fermezza di chi governa una casa con amore e disciplina. Veniva da una famiglia benestante di Caravaggio e sapeva tenere saldo il timone della nostra esistenza. Si sposò con mio padre nel 1571 e insieme si trasferirono a Milano, città di mercanti e artisti, di sogni e disperazione. Fu lì che nacqui, il 29 settembre dello stesso anno, nella zona di Santa Maria della Passerella. Non lo sapevo ancora, ma le strade di quella città avrebbero segnato il mio sguardo per sempre.

Una casa piena di vita

La nostra casa era piccola ma vibrante. L’alba entrava con prepotenza dalle finestre spalancate da mia madre, che con voce ferma ma calda ci esortava a svegliarci.

“Su, dormiglioni! Il giorno non aspetta!”

Giovanni, il mio fratellino, saltava giù dal letto con l’entusiasmo di un puledro. Io mi stropicciavo gli occhi, più riluttante. Caterina, la più piccola, si aggrappava alle gonne della mamma con il suo sorriso sdentato. Le nostre giornate erano fatte di piccoli gesti: il pane caldo sulla tavola, il fuoco che scoppiettava nel camino, il rumore dei passi di mio padre quando tornava la sera.

Ma la mia testa, anche allora, era spesso altrove. Passavo il tempo a scarabocchiare ovunque: sui fogli, sui bordi dei libri, persino sui muri di casa. Disegnavo quello che mi colpiva: una sedia, un gatto che passava, il viso sorridente di mia madre. Linee storte, figure confuse, ma per me avevano un senso. Mi sembrava di raccontare qualcosa, anche se non sapevo cosa.

Ricordo che mio padre prendeva quei fogli e li guardava in silenzio. Poi mi accarezzava piano la testa.

“Hai occhio, Michelangelo,” diceva.

Non capivo davvero cosa intendesse, ma quelle parole mi rimasero dentro. Mi facevano sentire visto. Non sapevo, allora, che quella piccola luce presto si sarebbe affievolita.

L’ombra della peste

All’inizio fu solo un sussurro, un timore senza nome. Poi divenne una certezza. Le strade si svuotarono, i mercati si fecero silenziosi. L’aria odorava di cera e incenso, mentre le campane suonavano a morto senza sosta. La paura entrò nelle case prima ancora del contagio.

Un giorno, mio padre tornò con il volto pallido. Si appoggiò al tavolo, ansimante. La mamma gli posò una mano sulla fronte e sentì il fuoco della febbre.

“Fermo…” sussurrò. Ma la sua voce tremava.

Lui cercò di sorridere. “È solo la stanchezza.”

Ma la tosse lo piegò in due, e noi capimmo.

Non potemmo più avvicinarci a lui. La mamma ci teneva lontani dalla sua stanza.

“Non potete entrare,” ci disse, stringendo le mani fino a farsi sbiancare le nocche.

Giovanni mi tirò per la manica. “Michelangelo… papà guarirà?”

Non sapevo cosa rispondere. “Preghiamo,”  dissi. Ma la nostra speranza fu vana.

La peste non aveva pietà. Le urla riempivano la notte, i carri portavano via corpi avvolti in sudari, l’odore di morte impregnava le strade. La mamma vegliava su di lui, ma io la sentivo piangere, nel buio.

Una mattina, il silenzio fu più assordante di qualsiasi grido. La mamma ci raccolse accanto a sé. Aveva il volto scavato dal dolore.

“Vostro padre non ce l’ha fatta.”

Quelle parole fecero crollare il mondo. Non potemmo dirgli addio. Lo portarono via in fretta, come facevano con tutti i malati di peste. Giovanni si aggrappò a me, singhiozzando. Io rimasi immobile, con un vuoto dentro che nessuna lacrima poteva colmare.

In quel momento, compresi che nulla sarebbe più stato come prima.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. Carmine Lucio Dellamonica

    Ti ringrazio di cuore per queste parole così sentite e generose.
    Sono felice che lo spirito con cui ho scritto sia arrivato fino in fondo. 🙏✨

  2. (proprietario verificato)

    Un’opera di grande valore divulgativo, scritta con uno stile lineare e scorrevole, che rende la lettura non solo piacevole, ma anche accessibile a tutti. Il libro riesce a raccontare la vita e l’arte di Caravaggio con rigore e passione, senza mai risultare pesante o accademico. Una lettura che consiglio vivamente a chi vuole avvicinarsi al genio del Merisi attraverso una narrazione chiara e coinvolgente.

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Carmine Lucio Dellamonica
Carmine Dellamonica, appassionato d’arte, pittore e autore, da anni si dedica allo studio dei grandi maestri del Rinascimento italiano. Unisce la sensibilità dell’artista alla profondità del narratore per raccontare, con stile accessibile e coinvolgente, le vite straordinarie che hanno plasmato la storia dell’arte.
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