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Che strana cosa la vita

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Consegna prevista Marzo 2026
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Elena è una giovane sarta che lavora con passione in un piccola sartoria della sua città. La sua vita è fatta di silenzi, ago e filo, e sogni troppo grandi per il suo mondo. Un giorno viene invitata ad una festa da Giulia, figlia di una delle famiglie più influenti del paese. È lì, tra alcol a fiumi ed incomprensioni, incontra Andrea, fratello di Giulia e promesso sposo di Samantha, una donna perfetta per quel mondo dorato.
Quell’incontro cambia tutto.
Tra Elena e Andrea nasce qualcosa che va oltre le parole: uno scambio di sguardi, poi di confidenze, e infine un amore profondo, che li travolge nonostante tutto. Ma l’abisso tra i loro mondi è reale. Andrea è diviso tra il dovere e il cuore, tra la sicurezza di una vita già scritta e l’incertezza di un sentimento nuovo.

Perché ho scritto questo libro?

Il libro è nato un po’ di anni fa, ero incinta, obbligata a riposo. Man a mano che digitavo sulla tastiera, le frasi si scrivevano senza difficoltà.
Prima è nato il personaggio di Elena, disinvolta e senza tanti peli sulla lingua, quello che forse vorremmo essere un po’ tutti per distinguerci da quello che ci circonda, mi piaceva, era una che sapeva quello che voleva e lo prendeva. Poi, è arrivato il personaggio di Andrea, estremamente contorto, con una morale di ferro inculcata dalla nascita.

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

Prologo.

Mi hanno sempre insegnato che tutto accade per un motivo, ma, a volte quel motivo va oltre la nostra comprensione, oltre il nostro immaginario e, possiamo semplicemente restare fermi ed aspettare quello che accadrà. Dobbiamo sempre cercare  di trarre il meglio da ogni situazione, anche quando tutto sembra caderci addosso.

Capitolo 1

Oggi, mercoledì 17 aprile 2018, è il mio ventiseiesimo compleanno e non sto più nella pelle!

Il mio ragazzo, Matteo, ha detto che ha una cosa importante da dirmi, credo che sia la volta buona, abbiamo sempre ipotizzato di sposarci ed avere una famiglia insieme e, oramai stiamo insieme da quattro anni, direi che forse, è arrivato il tempo.

Oddio, faccio quasi fatica a respirare, sono agitatissima, nella mia mente sono già la signora Elena Rizzi. Continuo a guardarmi nello specchio ed immaginarmi con il “mitico” abito bianco, finalmente potrò usare la mia sudata laurea da stilista presa solo un anno fa a Milano e crearmi il mio vestito personalizzato. Da quando mi sono laureata, non ho lavorato molto come stilista, ho creato un paio di abiti da cerimonia ma poi, per il resto ho sempre fatto la sarta. Certo non è quello che sogno di fare per tutta la mia vita ma, per ora è un buon inizio.

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Il mio abito non l’ho mai immaginato completamente bianco, io amo i colori caldi, amo il color oro che con la mia pelle ambrata e  i miei capelli castano d’orato, sono favolosi. Quindi, il mio abito l’ho sempre sognato di seta d’orata, con un ampio scollo a cuore senza arricciature, non ho un seno molto abbondante, ho una terza ma, sono poco più di un metro e sessanta e, troppe arricciature e veli, mi farebbero sembrare una bambola goffa. Il resto del corpetto l’immagino con un disegno asimmetrico di micro perle bianche, la gonna, invece la vorrei semplice, un po’ svasata, non di molto, solo un pochino per fare in modo che non sia attillato.

In se, il vestito che voglio è molto semplice ma, tra il lavoro e il quantitativo di perle d’applicare, mi ci vorranno almeno quattro mesi per riuscire a farlo.

Guardo l’orologio che c’è sopra il comodino sono le 20:25.

” Cazzo!” Esclamo correndo in bagno, ho solo cinque minuti per truccarmi e poi Matteo sarà qua.

Mentre mi metto il rossetto rosso sento che suonano alla porta e, subito dopo mia madre che urla: ” Elena! Muoviti, Matteo è qui!”

” Sto scendendo!” Urlo a mia volta iniziando a scendere le scale.

Abbraccio mia madre e poi mio padre prima d’andare da Matteo. Noto che è nervoso, se sta per farmi la fatidica domanda è normale che lo sia, io sono super agitata già ora. Mi dà un bacio sulla guancia, saluta i miei genitori e poi usciamo.

In tutta la giornata, non mi ha nemmeno fatto gli auguri per il mio compleanno ma, presumo che la sorpresa che ci sarà più tardi basterà per tutto quanto.

” Tutto bene oggi?” Prima che mi risponda devo chiederglielo tre volte, capisco che sia agitato ma, questo mi sembra strano anche per lui, non è mai stato un grande ascoltatore però non ho mai dovuto ripetergli le cose all’infinito per farmi rispondere.

” Sì, sì.” Risponde senza enfasi.

Anche mentre stiamo cenando non dice una parola, arriva il caffè e, anche lì nulla, insomma, tutti sanno che le proposte si fanno a fine cena ed ora siamo alla fine, mi ha a malapena rivolto la parola, è stato distratto tutto il tempo, è sempre rimasto a fissare lo schermo del telefono come se stesse aspettando una telefonata.

Credo che stasera non mi chiederà di sposarlo e non mi farà nemmeno gli auguri per il mio compleanno, c’è sotto qualcosa e, non è nulla di buono. Vorrei mettermi ad urlare ma, sono in un luogo pubblico, non posso, ho un’immagine di me stessa da preservare.

” Voglio andare a casa!”

Non mi chiede nemmeno una spiegazione, non brontola, non dice nulla se non: ” Ok.”.

Vorrei lanciargli contro la tazzina del caffè tanto sono incazzata.

Vado a pagare prima che si alzi dalla sua sedia e me ne vado alla macchina, sono indecisa se farmi portare a casa da lui o se chiamare qualcuno per farmi venire a prendere ma ha detto che deve parlarmi, ora sono curiosa di sentire cos’ha da dire quel coso.

Anche il tragitto fino a casa non è andato meglio, non ha detto una sola parola ed io sto per scoppiare.

” Cosa volevi dirmi?” Anche il mio tono di voce rispecchia il mio nervosismo, siamo già fuori da casa mia e non ha detto ancora nulla.

Spegne la macchina, si passa le mani tra i suoi capelli biondi e dice: “Non c’è un modo semplice per dirtelo.”

” Dirmi cosa?” Se non inizia a parlare giuro che gli lancio contro qualcosa.

” Ascolta Elena, non avrei mai voluto affrontare questo discorso con te…” Continua a tergiversare senza arrivare ad una conclusione.

” Matteo, mi sto seriamente incazzando, sbrigati a parlare!”

Guarda da tutte le parti tranne che nella mia direzione.

” Anna è incinta!”

Anna è la sua vicina di casa da circa sei mesi, non l’ho mai sopportata, che io sappia ha un paio d’anni più di me, ogni volta che le parlo mi sembra di parlare con una gatta morta ed ha lo stesso modo di vestirsi d’una puttana.

” Capirai cosa me ne frega.”

” Il problema è un altro.”

” Ossia? qual’è il problema?”

” Il bambino è il mio.”

” Cosa? Mi prendi per il culo? Da quanto va avanti tutto questo?” Sto urlando come una pazza.

Non ci credo! Non posso crederci! Matteo non è mai stato un santo ma, da qui ad andare a letto con un’altra ho sempre pensato che ci fosse una bella differenza.

” Da poco.”

” Da quanto?” Gli ringhio contro.

” Da quattro mesi.”

” Cosa?!” Urlo più forte. ” Tu sei una merda! Se ci fosse un aggettivo maschile per darti della puttana lo userei!”

” Elena, ti prego, non arrabbiarti, è stato un errore.” Nella voce non c’è il benché minimo senso di colpa e la cosa mi fa incazzare il doppio.

” Un errore? Un errore? Farmi le corna da quattro mesi tu lo chiami un errore?”

” Era da un mese che non ci vedevamo più, io avevo smesso di vederla. Io voglio stare con te! Io mi sono accorto che amo solo te!”

Scoppio in una risata isterica. ” Ma va a farti fottere! Se mi amassi veramente, non avresti fatto ciò che hai fatto e, soprattutto, se mi amassi davvero, ti saresti ricordato che oggi è il mio compleanno e non mi avresti dato una notizia del genere.”

” Lo so che è il tuo compleanno e, prima di farti una domanda importante, volevo che tra di noi non ci fossero più segreti tra di noi.”

” Ed Anna?”

” Anna può fare ciò che vuole, se vuole tenere il bambino l’aiuterò, se non lo vuole tenere non m’importa.”

Mentre parla io lo guardo con la bocca spalancata, forse non si rende nemmeno conto di ciò che ha fatto e di ciò che sta dicendo ora. Come si fa ad essere così deficienti a trent’anni?

” Elena, io stasera voglio chiederti una cosa importante, ci ho pensato molto, ed ho pensato che oramai sono quattro anni che stiamo insieme e, non vedo perché…” Riprende fiato qualche secondo, prende una scatolina dalla giacca, la apre e continua il discorso. ” non dovrei chiederti di diventare mia moglie.”

Guardo l’anello all’interno e scoppio a ridere, alla fine mi ha fatto la proposta che speravo anche se in maniera pessima. Non so sinceramente come farò a smettere di ridere.

Matteo continua a guardarmi, aspettandosi una risposta positiva. Credo che se non avesse saputo che Anna è incinta, non mi avrebbe mai detto che erano stati a letto insieme e, io, come una perfetta idiota, gli avrei risposto di sì e sarei stata la ragazza più felice a questo mondo.

” Matteo, non so come dirtelo senza risultare troppo irascibile.” Prendo fiato mentre continuo a ridere. ” Puoi prendere l’anello e andartene a fanculo!”

” Ma io non capisco, sono stato sincero con te, avrei potuto non dirti nulla e tu mi avresti detto di sì.” Sembra realmente sconvolto dalla mia risposta.

” Davvero, ti ringrazio per essere stato sincero, ma se credi che tra di noi ci possa ancora essere qualcosa, ti sbagli di grosso.”

Lo guardo negli occhi, gli do un bacio sulla guancia, scendo dalla macchina e, prima di chiudere la portiera gli dico:

” Addio Matteo.”Capitolo 2.

Due mesi dopo.

Non ci ho messo molto a riprendermi dalla storia con Matteo, certo, il fatto che sia a casa solo per dormire in questo periodo, mi ha aiutato molto, ogni sera vado ad una festa diversa e, se non c’è nessuna festa vado a casa della mia amica Silvia.

” Bella donna!” Mi risponde la voce di Silvia al telefono.

” Ciao tesoro!”

” Sai che stasera è venerdì, vero?”

” Secondo te? Ti pare che mi possa dimenticare che questa sera è venerdì?” Ogni venerdì sera, andiamo ad una festa diversa che, in ogni caso si conclude con me ubriaca e, in un paio di casi, si è conclusa con me il sabato mattina che mi sono svegliata vicino ad uno sconosciuto.

” Stasera siamo state invitate da Giulia a casa sua, fa l’inaugurazione della sua nuova villa.”

” Giulia? Ma non è quella che ti ha fregato il ragazzo un paio d’anni fa?” Da quanto mi ricordo, da allora non la può vedere.

” Acqua passata, anche lei s’è accorta che è un coglione. Devo dire che mi ha tolto un grande preso togliendomelo dai piedi.”

” Ok, io dovrei finire alle cinque, tempo di salire in auto e sono da te.”

” Perfetto bellezza, se non sono ancora a casa, sai dove sono le chiavi.”

” Per forza, tra un po’ vivo da te.” Rido.

” Per conto mio ti puoi trasferire quando vuoi, insomma hai ventisei anni  vivi ancora coi tuoi, hai un lavoro e ti mantieni, spiega le ali donna!”

Non ha tutti i torti, prima non ho mai pensato di trasferirmi ed andare a vivere da sola, pensavo che da lì a poco mi sarei sposata e, sarei andata a vivere con Matteo ma, le cose sono cambiate ed io sto facendo il diavolo a quattro per cercare un po’ d’indipendenza a casa dei miei.

” Ci penserò, ansia.” Sbuffo.

” Sì, ma non pensarci troppo, sai che sto cercando una coinquilina per dividere un po’ le spese e, preferirei che fossi tu piuttosto che una sconosciuta.”

” Va bene, ho capito, lasciami parlare coi miei prima, sai come sono apprensivi.”

Da come ha sospirato, so che si sta trattenendo per non scoppiare a ridere.

” Ti do fino a giovedì per parlare coi tuoi e prendere una decisione!”

” Grazie.” Rispondo sarcastica. “Ci vediamo stasera.”

” Ciao!”

Ed ora come cazzo spiego hai miei che sto pensando d’andare a vivere con Silvia? Ok, ho ventisei anni ma, sono figlia unica e, quindi, mi hanno sempre cercata di proteggere da tutto il mondo. Diciamo che sono fin troppo apprensivi nei miei confronti.

La mia amicizia con Silvia, va avanti da quasi un quarto di secolo ci conosciamo dall’asilo e, abbiamo sempre fatto la stessa scuola, anche l’università, abbiamo studiato all’Università di Design e Discipline della Moda e, poi, io ho fatto il master in modellismo e fashion design mentre lei ha fatto fashion styling

Mentre ci scegliamo i vestiti a vicenda,  inizia a parlarmi di ragazzi, tanto per cambiare.

” Ti ricordi del fratello di Giulia?”

” Giulia ha un fratello? Non ne avevo idea.” Ed oltre al fatto che non ne avevo idea, non me ne frega nulla.

” Ma sì, è quel gran pezzo di figo che ogni tanto usciva in compagnia con Alessandro quando stavamo insieme.”

” Io non me lo ricordo.” Lo dico senza badarci molto, sto guardando nell’armadio di Silvia e, la gonna più lunga che c’è lì dentro, copre a malapena il culo.

” Che strano.” Dice ironica. ” Tu non hai mai avuto occhi che per Matteo.”

La risata che faccio è a metà tra l’isterica e la rassegnazione. Era vero, avevo sempre e solo avuto occhi per lui in questi quattro anni.

” Hai ragione.” Mentre mi volto guardo i vestiti che ha scelto per me.” Si può sapere perché tutti i vestiti che scegli per me mi fanno sembrare una zoccola?”

” Tutte queste storie per un tubino a mezza coscia.” Brontola.

” Non è perché è un tubino, è perché ha una scollatura sulla schiena che arriva quasi al culo! In più è rosso!” Dico esasperata.

” Non rompere, quel modello me l’hai fatto tu e, io e te, centimetro più o centimetro meno, siamo uguali.”

” Non siamo uguali, tu hai il 38 di piede ed io il 37.” Scoppio a ridere.

” Sì, e poi tu hai i capelli castano d’orato mentre io li ho attualmente color rubino. Poi, non vorrei dirtelo ma, tu hai gli occhi blu ed io nocciola, per non parlare del colore della pelle, io sono bianco latte e tu invece sei una stronza con la carnagione perennemente ambrata.” Scoppia a ridere anche lei. ” Sei proprio una brutta persona.”

Mentre ci prepariamo continuiamo a ridere e, lei, continua a parlarmi di questo Andrea, il fratello di Giulia, sto quasi diventando curiosa di conoscerlo. Se è realmente come lo descrive Silvia, dev’essere un vero stronzo con tutte ma anche un gran bel ragazzo.

Appena arriviamo da Giulia ci viene incontro e ci abbraccia.

” Io voi due vi odio! Riuscite sempre a farci sfigurare tutte, il prossimo cambio d’armadio che faccio vi voglio qui insieme per farmi un guardaroba nuovo!”

L’abbracciamo anche noi e, rimango sconvolta dalla sua affermazione, se veramente ci vuol far fare un lavoro del genere posso mandare tutti a fanculo in sartoria. Non che mi lamenti ma, io amo creare gli abiti dal nulla, amo disegnare i progetti su misura per ogni persona. In più, la famiglia di Giulia, lei compresa, hanno talmente tanti soldi e conoscenze che potremmo crearci un logo tutto nostro.

” Pensa che il vestito che indossa Elena, l’ha creato interamente lei, i sandali e la borsa invece sono merito mio.” Dice Silvia tutta orgogliosa, anche lei non vede l’ora di lasciare il lavoro nel negozio di sartoria di sua madre e, di seguire il nostro sogno insieme.

” Bene, allora preparatevi, tra una settimana, mi servite qua entrambe.”

” Contaci!” Dico entusiasta mentre Silvia annuisce.

” Perfetto! Ora entrate, siamo tutti in piscina, il barman è a disposizione fino alle 2 di mattina quindi, divertitevi!” Caccia uno strillo acuto tanto da perforarci i timpani e poi ci fa segno di seguirla.

Quando arrivo in piscina, devo trattenermi per non spalancare la bocca, è tutto in stile neoclassico, con statue dovunque. Sapevo che erano pieni di soldi ma, non credevo fino a questo punto.

” Cazzo!” Esclama Silvia sottovoce. ” Se ci va bene con questa facciamo il botto donna!”

” Non dirmi niente, mi sta già venendo l’ansia al solo pensiero.”

” Rilassati e vai a prendere da bere, io vedo se trovo un pollo da spennare per questa sera, ci vediamo più tardi.”

Non faccio nemmeno in tempo a salutarla che sta già scomparendo in mezzo alla folla mentre inizia a ballare con un perfetto sconosciuto.

Al bar le cose sono un po’ più tranquille, la musica è meno alta e c’è un po’ meno gente.

” Buonasera.” Mi saluta il barista. ” Cosa desidera?”

” Buonasera, un Frozen Martini, per cortesia.”

Si volta ed inizia a mixare il tutto per il mio cocktail, nella mia mente sto già pregustando il sapore del sale misto al limone e a tutto quanto il resto che tra poco toccheranno le mie labbra scarlatte. Prendo il portafogli e tiro fuori una banconota da dieci euro e, appena il mio drink è pronto li porgo al cameriere.

” Il bar è gratuito signorina.” Dice basito.

Scuoto la testa. ” Questi sono per te, so già che questa sera ti metterò fin troppa ansia a prepararmi questo.” Dico indicando il bicchiere.

Mi sorride, ringrazia e, poi corre dall’altra parte per fare i cocktail di tutti gli invitati.

Devo dire che questo barman sa il fatto suo, è il Frozen Martini più buono che abbia mai bevuto. Mi alzo dalla sedia per andare a cercare Silvia, sempre che non si sia chiusa in uno stanzino a fare sesso con qualche sconosciuto, cose da lei.

Mi guardo intorno, c’è un sacco di gente, saremo almeno una settantina di persone, io non vorrei tutta quella gente intorno nemmeno il giorno del mio matrimonio, figuriamoci che mi gira per casa ubriaca marcia.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Stefania Fanny Ravelli
Amo passare il tempo in mezzo alla natura, che sia al mare, in montagna o semplicemente nel giardino fuori casa, sono cresciuta in mezzo alla natura ed anche ora, non saprei come fare a vivere in città.
Da un po' di anni sono diventata mamma e, spero di passare anche a mio figlio la passione per stare all'aria aperta, per ora sembra funzionare, quasi tutti i fine settimana siamo su un piccolo monte a passare il tempo con la nostra cagnolona.
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