1-Un biglietto del treno con la sua data di nascita trovato per caso in un libro è il punto di partenza di un viaggio (reale e interiore) che porterà Marta a seguire i segni dell’Universo. E’ la storia di chi cerca qualcosa senza sapere cosa troverà, di chi impara a perdersi per riconoscersi; di chi soffre, sogna, spera ed ama incondizionatamente. E’ la costanza di un padre e la fragilità di una figlia. E’ attesa silenziosa e vita caotica. E’ silenzio e festa.Un libro ricco di contrasti, così come la vita stessa ci propone: alti e bassi in una costante ricerca di equilibrio,dove l’unica certezza è il desiderio di non arrendersi mai.
2-Un romanzo che esplora le infinite ricerche della vita: di significati, di persone, di emozioni e certezze. Un viaggio verso il vero sé, tra momenti di profonda riflessione e sorprendenti sfumature di ironia. Un racconto che coinvolge, emoziona e fa riflettere, lasciando il lettore con il dubbio che nulla accada per caso.
Esistono le coincidenze?
Perché ho scritto questo libro?
Sono orfana di padre dall’età di 5 anni. Per larga parte dell’infanzia e dell’adolescenza ho immaginato che mio padre non fosse morto davvero, ma che mi avesse solo dimenticata perchè vittima di un incidente. Ho ipotizzato tante volte il suo ritorno. Non potevo accettare di non averlo quasi conosciuto, di non avere ricordi. Questo libro nasce dal desiderio di quella bambina.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Capitolo 1
Giugno 2019
“Buongiorno, è la prima volta che vengo qui, vorrei sapere come funziona.”
“Buongiorno a Lei signora e benvenuta. Tutto ciò che deve fare è lasciarmi nome, cognome, e-mail e indirizzo. Le rilascio la nostra tessera che è valida su tutto il territorio. Può poi accomodarsi nella sala e scegliere il libro che le interessa, dopodiché avrà 15 giorni di tempo per leggerlo, più una proroga di altri 15 in caso ne avesse bisogno. Non necessito di altro.”
“Oh, perfetto. Va benissimo, la ringrazio. Il mio nome è Marta… Il mio indirizzo è Via dei Fiori 34…”
Non nascosi molto bene il mio imbarazzo nel dare dati personali ad alta voce alla signora di fronte a me, supportata da un signore al suo fianco, dal capello bianco, stempiato, occhiali, occhi piccoli e verdi (una rarità, ho letto una volta su un blog), sorridente, ma con un’aria decisamente impacciata. Dietro di loro un ragazzo sui 25 anni con dei baffi appariscenti, fini e portati con il ricciolo all’insù, e una ragazza sui 20, timida, robusta, capelli lunghi castani. Tutti che attendevano questi dati.
La situazione mi apparve alquanto grottesca o almeno surreale. Una piccola biblioteca di paese, gestita da quattro persone e tutti ad ascoltare l’unica anima viva che entrava in quell’ambiente fuori dal tempo. Mi decisi a dare questi benedetti dati, azzerando completamente qualsiasi concetto di privacy, e mi addentrai nella piccola stanza che ospitava le porte sul mondo. Impiegai un momento per comprendere l’ordine con cui erano stati concepiti gli scaffali, ma poi riuscii a barcamenarmi e a trovare il titolo giusto.
Afferrai il libro e lo consegnai alla signora che, sempre tramite assistenza del “collega”, terminò la trafila burocratica e me lo porse.
La sera, quando lo presi in mano per iniziare il mio viaggio, un piccolo foglio cadde dall’interno. Pensai che la signora avesse dimenticato il tagliando che ogni libro ha al suo interno e che va conservato dal bibliotecario fino alla consegna, ma in realtà vidi che era un biglietto del treno… La tratta segnata era Alpignano/Avigliana per 1 adulto, l’8 marzo 2016 alle ore 13:20.
Il Destino! Questo grande sconosciuto che dotiamo di pensiero e azione, pur non avendo anima. Che influenza le nostre scelte oppure ci offre un ottimo alibi per fingere di non compierle affatto. Perché anche la non scelta è una scelta.
Il Maestro, o così credevo io, entrò nella mia vita quel giorno. Decise che prendessi io quel libro, che trovassi quel biglietto. Potevo ignorare un simile SEGNO? Li inseguo da sempre i suoi segnali, di certo non ne avrei ignorato uno simile solo perché quel biglietto segnava la data di due anni fa.
Partì la musica di Alvaro Soler e mi lasciai distrarre. Qualcuno mi stava chiamando, il mondo mi lanciava i suoi segnali… dovevo per un attimo lasciare il Maestro al suo destino.
“Pronto? Oh ciao Carlotta, come stai?”
“Sì certo, stasera.”
“Sì sì, mi ricordavo, come avrei potuto dimenticare?”
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Mi stavo maledicendo davanti allo specchio per aver accettato quell’invito assurdo. Ma Carlotta era la mia migliore amica e non avrei potuto dirle di no, anche se era una cosa del tutto fuori dal mio ordinario.
L’invito era per una cena in rosso nella piazza del paese. Ognuno doveva vestirsi di rosso, portare tavoli, sedie e cibo rosso per la sua compagnia di amici. La cosa divertente (a detta di “Carlo”, alias Carlotta) era che avremmo conosciuto un sacco di gente, visto che tutti i tavoli sarebbero stati uniti in un’unica tavolata lunghissima e si sarebbe trascorsa una serata di musica, vino e cibo, tutte cose che invogliavano alla conoscenza.
Loro. Perché io sono astemia, odio le cene con tanta gente (l’unica nota positiva è che non si sarebbe attesa la cena, visto che la portavamo noi!) e l’idea di conoscere gente nuova mi faceva venire l’orticaria. Per di più ci sarebbero state le amiche storiche di Carlo, che avrebbero festeggiato così l’addio al nubilato di una del vecchio gruppo. Già sopportavo a malapena le sue amiche, la storia del matrimonio poi mi faceva venire il voltastomaco… ma insomma, la gente non lo vede come va il mondo? Ancora tutti con sto sogno del matrimonio? Ma non lo vedono che si sta andando sempre più nella direzione degli avvocati divorzisti invece che dei preti?
Sant’Iddio!!! Non la digerisco sta cosa! E per di più non posso farmi nemmeno un gin tonic perché poi, da buona over 30 astemia, mi brucio lo stomaco e mi tocca prendere un Maalox.
Bene! La telefonata di Carlo mi aveva ricordato questo fantastico evento, per cui dovetti abbandonare libro, biglietto e il Maestro per andare a farmi una doccia fredda!
Appuntamento alle 20:15. Calcolando il ritardo tipico di Carlotta sarebbero state tranquillamente le 20:30, e questo significava che avevo poco più di 30 minuti per prepararmi e cucinare qualcosa di rosso per cena. Non ce l’avrei mai fatta!!!
Ma… DOVEVO farcela!!!
Decisi di pensare subito alla cena… lingua in rosso. Se le sue amiche fossero vegane? Peperone rosso al forno! Ok… lingua e peperone!
Corsi al supermercato e presi ciò di cui avevo bisogno per preparare quello che avevo programmato. A casa infilai il peperone in una teglia e lo misi in forno: 180° per 30 min. Come lo avrei trasportato dopo era ancora un mistero per la mia mente. Buttai nel Bimby tonno, rubra, prezzemolo, olio, aceto e limone. 15 sec. Vel. 4. Avevo comprato una terrina rossa apposta per l’occasione. “Quattro fettine di lingua e tre mestoli piccoli di salsa.” Me lo ripetei come un mantra fino a operazione completata.
Misi tutto in frigo e corsi in doccia. Inciampai nel tappeto del bagno e sbattei il ginocchio contro il muretto della vasca. “Ahhhh” — un urlo silenzioso soffocato dalla mano che mi portai alla bocca perché l’abitudine di abitare in appartamento mi aveva portato a evitare schiamazzi anche in tali occasioni — non mi aveva impedito di dire anche “Maremma santissima, che dolore atroce!” e di cadere a terra con l’altra mano sul ginocchio sfregando forte.
Quando mi ripresi avevo un bollo grande quanto una noce, rosso come il fuoco, sul ginocchio sinistro. In tinta con la serata! Grrr!!! Ora mi restavano 15 min per prepararmi!
Inutile dire che entrai e uscii dalla doccia a tempo record e mi ritrovai con indosso un gonnellone rosso anni ’60, una canotta rossa con pizzo sulla schiena e un sandalo nero con fiorellini rossi.
Carlo arrivò “puntuale” alle 20:30 e mi trovò in cucina intenta a cercare una soluzione per il trasporto del peperone. Alla fine riuscimmo a tagliarlo, togliere i semi e disporlo su un piatto di plastica rossa che mi domandai come fece a non sciogliersi per la temperatura elevata. Eravamo sotto una buona stella!
Salimmo in macchina che erano ormai le 20:50 e mi accorsi che il problema del peperone era veramente una bazzecola in confronto a ciò che Carlo era riuscita a far stare nella sua Cinquecento.
“Carlotta, ti rendi conto che qui dentro non abbiamo nemmeno lo spazio per le gambe?”
“Ah, è un viaggetto di 10 min appena, cosa vuoi che sia…”
“Carlo, devo tenere i piedi sul cruscotto! Le tue amiche dove le fai sedere?”
“Oh, dietro c’è ancora un sacco di spazio!”
“Ma se hai messo un tavolo e quattro sedie!!!”
“Non preoccuparti, si incastreranno!”
“Non sapevo che fossero maghe del tetris!”
“Ahahahhahaha, mi fai morire Marta!”
Alle 21 eravamo sotto casa dell’amica di Carlotta e, non so davvero come, riuscimmo a caricare Emma e Sonia.
Alle 21:30 eravamo nella piazza del paese, già gremita di gente intenta a sistemare tavoli e sedie.
Scaricammo tutto dalla Cinquecento e mettemmo tovaglia, piatti, tovaglioli, bicchieri e posate, tutto rigorosamente rosso. Carlotta aveva portato anche una candela rossa con nastro dorato (le piaceva così, mi ha detto!).
Emma e Sonia erano molto eleganti in abito lungo rosso con scollo importante. Se lo potevano permettere, le due stanghe! E Sonia indossava una coroncina di rose rosse a significare questo addio al nubilato. Chi se la sposava una come quella era ancora uno dei sette misteri di Fatima per me! Comunque anche Carlotta ed io facevamo la nostra porca figura!
Il cibo sulle tavole non si può dire che fosse un tripudio di colori, visto che tutto doveva essere rosso, ma ero curiosa di sapere che cosa avessero cucinato gli altri commensali! Sonia, salutista convinta, aveva portato solo fragole. Emma si era lanciata con una pasta al pomodoro fresco fredda (chiaramente integrale), mentre Carlo… be’, lei, degna mia compare, delle fantastiche polpette al sugo e coppe di panna cotta al lampone! Daje che anche stasera s’ingrassa!!!
Feci un giro tra gli altri tavoli e vidi cibi d’ogni genere e cultura! Penso che il droghiere del paese quella settimana abbia venduto più colorante alimentare rosso che sotto Natale! Alla faccia della salute!
Non vi dico quanto alcool girò tra i tavoli per tutta la serata: musica a non finire, ballerini e ballerine che ballavano il tango, la bachata, la salsa… Sonia fu coinvolta in un trenino stile capodanno, nel quale venne poi innalzata e fatta scorrere su tutte le persone presenti che, molto carinamente, si sono prestate a tenerla su senza farla cadere! Fu una serata divertente e spensierata nonostante i pregiudizi iniziali. Facemmo conoscenza con una compagnia di fronte al nostro tavolo e le risate non mancarono.
Andai via con un dolore alle mascelle micidiale a forza di ridere!
“Domani mi ritroverò con le rughe d’espressione marcate come una simpatica anziana di 80 anni, ma pazienza, ridere fa bene al cuore!”
Mi sentii davvero rilassata e serena. Tornammo a casa intorno alle 3 e decidemmo di scaricare la macchina l’indomani perché, tra la stanchezza, i problemi di incastri per togliere tavolo e sedie senza svegliare tutto il vicinato e considerato che Carlotta aveva bevuto leggermente più del solito, non sarebbe stata un’impresa così semplice.
Quando entrai in casa e andai verso il bagno mi accorsi di avere ancora un sorriso sul viso. Mi piace addormentarmi con il sorriso. È più facile fare bei sogni!
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