Allison uscì dal balcone, facendo attenzione a non svegliare Lucas e si portò la sigaretta alle labbra.
Prese l’accendino rosso sul tavolino lì vicino e si sedette sulla poltrona, accendendo la sigaretta e alzando lo sguardo al cielo.
Si perse a fissarne l’immensità, come aveva fatto in quegli anni, come aveva fatto da piccola e non poté non pensare a sua madre.
Le venne da sorridere mentre ripensava a quella donna e il fumo uscì da lei in una nuvola bianca, che stonava col buio della notte. Sua madre era la donna che più aveva ammirato in tutta la sua vita, era il suo idolo ed era colei che le aveva passato l’amore per il cielo, per le stelle, per le comete. Colei che le aveva messo in testa quella strana idea, che adesso era la sua ossessione.
“Una cometa verde?”
Era assurdo. Lei non aveva mai visto una normale cometa, figuriamoci una verde. Eppure sua madre era così convinta.
“Sì, Allie. Ogni mille anni passa una cometa verde nel nostro mondo e io e te, piccola, la scopriremo un giorno.” le promise, abbracciandola.
Allison si sentì eccitata, sua madre voleva coinvolgerla in un suo progetto. “Davvero mamma?”
La dottoressa Marten sorrise, spostando la frangia dagli occhi azzurri di sua figlia. “Sì, Allison. Io e te sconvolgeremo il mondo.”
Eppure, era stato quel mondo a sconvolgerla e sua madre era impazzita a causa di quella cometa verde.
Si passò una mano sugli occhi, stanca e sospirò, spegnendo la sigaretta nel posacenere e alzando di nuovo lo sguardo al cielo.
Le stelle brillavano e sembravano prenderla in giro, ma lei non avrebbe mai rinunciato a scoprire la verità su quella leggenda, perché sapeva che sua madre non aveva motivo di mentirle anche se, dopo anni di ricerca, stava dubitando di tutto quel lavoro.
“Ti prego, mamma, aiutami tu.” mormorò, sentendo una lacrima scivolare sulla sua guancia. Si sentiva così stupida e sola, in quel momento, e aveva solo bisogno di lei lì, per mantenere la promessa che le aveva fatto diciannove anni prima.
Scattò quando sentì la portafinestra aprirsi e girò lo sguardo, passando una mano sotto gli occhi per asciugarsi le lacrime.
“Ehi.” biascicò, vedendo Lucas avvicinarsi.
Si era svegliato quando non aveva trovato Allison vicino a sé ed era subito uscito, sapendo che sarebbe stata fuori. Le si avvicinò e le prese una mano, Allison si accoccolò contro il suo petto, nascondendo il viso nel suo collo e chiudendo gli occhi.
“E’ tardi, Allie. Dovresti tornare a dormire.” le mormorò all’orecchio, facendole venire brividi su tutto il corpo.
Allison disegnò fantasie invisibili sul braccio nudo del suo fidanzato, storcendo il naso. “Anche tu.” ribatté e poté giurare di sentire il sorriso di Lucas e poi il vibrare della sua risata contro la sua testa.
“Lo sai che non dormo se non ci sei tu.” le disse e la ragazza alzò la testa di scatto, scontrandosi con il calore che le iridi scure di Lucas emanavano.
Passò una mano sul suo profilo, carezzandogli la guancia e sentendogli la barba sfatta solleticarle i polpastrelli. La infilò poi tra i suoi capelli e giocherellò con le punte nere prima di riportare la propria attenzione negli suoi occhi e fissarlo con un dolce sorriso.
Tracciò col suo indice il profilo del labbro inferiore del ragazzo e lo vide chiudere gli occhi, appoggiando poi la propria fronte sulla sua.
“Stavo pensando a mia madre.” sussurrò e Lucas spalancò gli occhi, osservando Allison torturarsi il labbro inferiore con i denti.
Prese gentilmente il suo mento e la costrinse a lasciare il labbro, carezzando poi col pollice il suo zigomo.
“Allie.” la ammonì, sapendo benissimo che Allison diventava debole quando parlava di sua madre e lei non era debole. Allison era forte e loro insieme erano indistruttibili.
Allison abbozzò a un sorriso e si alzò, avvicinandosi al terrazzo e alzando lo sguardo. Lucas rimase seduto, le mani sui pantaloni del pigiama. Stava per dirle qualcosa, quando lei si girò e lo fissò intensamente. Il ragazzo sentì quegli occhi azzurri bruciargli l’anima e capì che Allison stava per dire qualcosa.
“Secondo te, riuscirò a mantenere la promessa che le ho fatto quel giorno?” chiese Allison, liberandosi di quel dubbio.
Aveva solo paura di non riuscire a fare quello che aveva promesso a sua madre sulla tomba. “Ti giuro, mamma, ti giuro che farò di tutto per scoprire quella cometa verde e le darò il tuo nome. Mi manchi così tanto, mamma.”
Lucas scattò in piedi e si avvicinò quando sentì Allison singhiozzare, la prese per il bacino e la avvicinò e Allison si lasciò andare.
Sentì le braccia di Lucas intorno al suo corpo, le sue labbra sui suoi capelli ma lei voleva soltanto mantenere quella promessa. Era come se tutta la sua esistenza girasse intorno al mantenere quella promessa.
“Ce la farai, Allie. Sei solo stressata, ma tu ce la farai. Io lo so.” mormorò, portando le proprie labbra su quella cascata di boccoli scuri.
Allison alzò lo sguardo, sorridendo dolcemente a Lucas e strofinando il proprio naso contro quello del ragazzo.
“I-io non so, Lucas. Sento di non farcela.” mormorò e abbassò nuovamente lo sguardo. Lucas sentì il suo cuore stringersi a quella visione.
Allison non era così, non aveva mai avuto lo sguardo abbassato se non per fare i suoi calcoli e sapeva che quello di cui aveva bisogno era solo un aiuto. Ma Allie era stata chiara, voleva riuscirci da sola ma Lucas sapeva benissimo che quella era tutta una stronzata.
Fu allora che gli venne un’idea assurda, ma in quel momento sembrava poter aiutare Allison. “Allie.” la chiamò e la ragazza alzò lo sguardo.
Fissò Lucas con un sopracciglio sollevato, aspettando che continuasse. Il ragazzo la strinse di più a sé, facendo aderire i loro corpi.
“Ho una proposta da farti e non voglio un no come risposta.” disse, sorridendo all’espressione confusa di Allison.
La ragazza rimase in silenzio, non sapendo cosa aspettarsi ma lo sguardo sereno negli occhi di Lucas la mise a suo agio.
“Spara.” mormorò e Lucas abbassò la fronte, finché non furono occhi negli occhi e Allison sentì il suo stomaco stringersi.
Ah, cosa le facevano quegli occhi.
“Voglio aiutarti col tuo progetto.” le disse e Allison si allontanò, rientrando nell’appartamento.
Ne avevano discusso mille volte e Lucas sapeva che lei non voleva nessun aiuto, specialmente il suo. Voleva farcela da sola.
“No Lucas, non voglio.” sbottò, mentre si infilava sotto le coperte e incrociò le braccia. Lucas la raggiunse sotto le coperte e posò una mano su quella intrecciata di Allison, stringendola.
“Ma non sarò io a farlo.” mormorò e Allison si girò a guardarlo, confusa. Certe volte, proprio non lo capiva.
Lucas sorrise e carezzò con le nocche il profilo della ragazza, avvicinandola.
“Il mio assistente all’università è un ragazzo davvero intelligente. A lui serve un grosso progetto per finire il suo praticantato e dare la laurea. Potreste aiutarvi a vicenda.” le spiegò, sbadigliando.
Lanciò uno sguardo all’orologio sopra il comodino, erano le tre di mattina e la mattina seguente lui avrebbe avuto lezione.
Allison storse il naso, non convinta.
“Non so Lucas.. questa è una cosa mia.. neanche mia madre aveva qualcuno che lavorasse con lei, al progetto.” chiarì ma sapeva che, forse, infondo Lucas avesse ragione.
Aveva bisogno di una mano, di qualcuno che magari impazzisse con lei e non la lasciasse sola come era successo a sua madre. E sapeva che quel qualcuno non poteva essere Lucas, altrimenti loro due non avrebbero più avuto senso insieme e avrebbero rovinato il loro rapporto.
Lucas sbadigliò di nuovo e portò un dito sulle labbra di Allison, erano calde.
“Pensaci, d’accordo. Domattina vieni all’università con me, lo conosci, ci parli e vedi se l’idea ti piace.” biascicò, chiudendo gli occhi.
Allison si morse il labbro, pensandoci seriamente. “Ah.” riprese Lucas, attirando l’attenzione della ragazza.
Nel buio della stanza, la voce dolce e melodiosa di Lucas era un balsamo per il crollo di poco prima.
“E poi tua madre non era proprio sola in quel progetto, Allie. Aveva te.” le disse e Allison sorrise, sporgendosi avanti e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Forse, Lucas aveva ragione.
Sua madre aveva avuto lei e la ricerca era arrivata a buon punto. Forse, per completarla, lei doveva solo avere qualcuno al suo fianco. Qualcuno che capisse qualcosa di quello che lei
faceva e non che la fissasse come se parlasse un’altra lingua, come a volte succedeva con Lucas.
Loro due, sotto l’aspetto lavorativo, erano troppo diversi.
Allison era pratica, Lucas era teorico. Allison era concreta, amava la razionalità, i numeri, l’astronomia. Lucas era astratto, amava l’irrazionalità, le parole e il cielo.
Eppure, nonostante la loro apparente distanza, Lucas e Allison non erano mai stati più vicini e perfetti che mai.
“Gli opposti si attraggono.” le aveva detto Lucas dopo la loro prima volta. “Lucas?” mormorò, svegliandolo.
“Come si chiama il ragazzo?” chiese, sperando che l’avesse sentita. Voleva saperlo. “Dylan.” biascicò Lucas, gli occhi chiusi.
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