Questa analisi nel complesso la ricerca individua tre principali temi della politica araba dell’Italia. Il primo di questi è la costante preoccupazione per la stabilità geopolitica dell’area mediterranea e, in particolare, dello scacchiere arabo. La sicurezza e la pace nel mondo arabo, posto a pochi passi dal Canale di Sicilia, furono un obiettivo cruciale per la diplomazia di Roma. Le autorità nazionali ritenevano l’equilibrio geopolitico presupposto irrinunciabile per garantire al paese un contesto adeguato alla crescita economica e lo sviluppo sociale, finalità primarie per il centro-sinistra. In questo senso, la ricerca dà conto delle preoccupazioni degli esecutivi italiani di fronte alle crisi politico-militari nel mondo arabo di quel periodo, sottolineando i continui aggiustamenti della diplomazia italiana agli eventi.
In questa analisi analizzeremo tutto ciò, suddividendolo in tre periodi:
- Il rapporto diplomatico post bellico con la prima repubblica e i paesi medio orientali (45-50), andremo analizzare le situazioni con vari paesi tra cui L’ Egitto la Siria , Il Libano analizzando i vari protagonisti dell’epoca Alcide De Gasperi ministro degli esteri (44-46, e dal 51-53) e le figure di illustri diplomatici analizzando vari documenti e testi che mi hanno portato a tutto questa documentazione analizzata attentamente ad esempio il dialogo tra Carlo Sforza e il Libano fino al trattato di amicizia del 15 febbraio 1949) analizzando i punti del trattato.
- analizzando le dinamiche e i rapporti diplomatici che il l’Italia aveva con il Cairo e l’ostracismo britannico, in quel senso di sconfitta delle colonie perdute, l’intervento del ministro degli esteri Renato Prunas sulla questione degli italiani in Egitto, dove porto a ristabilire i rapporti diplomatici tra i due paesi il 30 giugno 1947.
Il rapporto con Damasco e l’avvio delle relazioni Italo-Siriane, con l’incontro a Mosca tra l’ambasciatore Pietro Quaroni e il ministro siriano, e i rapporti nel susseguirsi andranno a creare tra i due paesi, che fu molto turbolenta causa il blocco francese, ma nel settembre 47’ Pietro Nenni neoministro degli esteri invio una legazione a Damasco inviando il ministro plenipotenziario Luigi Cortese ed il primo segretario Adalberto Figarolo di Gropello.
- La visione democristiana sul Medio Oriente (1950-1955)
Dove analizzeremo la caduta del Re Farouq e la visione dell’Italia come la rivoluzione egiziana del 52’ e il punto di vista italialiano e il rapporto con il Cairo e le potenze europee il rapporto tra i diplomatici italiani e egiziani durante la crisi, l’ingresso dell’Italia nelle nazioni unite e la questione Neo atlantica e analizzeremo la figura di Amintore Fanfani come mediatore tra occidente e medio oriente, e la visione dell’Italia come ponte mediatore, la creazione del Centro per relazioni italo-arabe, analizzeremo i documenti e la corrispondenza diplomatica di quei anni .
In fine analizzeremo il periodo che va tra il 55’ e il 60
Analizzando la nazionalizzazione del canale di Suez e il rapporto che aveva Nasser con l’Italia con l’avvenuta visita nel nostro paese analizzeremo la figura del sindaco di Firenze Giorgio la Pira, tra politico e santo, la visione che aveva del Medio Oriente e l’incontro che voleva portare tra cristiani e musulmani, analizzando i suoi “Colloqui Mediterranei ” analizzeremo la missione diplomatica di Giuseppe Vedovato nel 1954.
andremo ad analizzare una grande figura dell’economia e imprenditoria italiana come Enrico Mattei fondatore dell’ENI e la sfida che da’ alle sette sorelle, famose aziende petrolifere americane che avevano il dominio
E infine vedremo come procedevano negli anni i rapporti diplomatici con i capi degli Esteri dell’epoca
Come conclusione faremo una breve sintesi di cosa ha portato tutto ciò , aprendo le porte ad un eventuale proseguimento.
CAPITOLO 1 Prima Repubblica
1.1. La Politica estera della prima repubblica (45-50)
Il 25 aprile 1945, con la definitiva sconfitta del nazismo e con la liberazione di tutto il territorio per effetto dell’operazione congiunta delle forze alleate e di quelle partigiane,
si chiude una pagina segnata e lacerante, e se ne apre una i carica incognite e interrogativi, sia interni che internazionali, a capo del governo sale Alcide De Gasperi, figura carismatica della Democrazia Cristiana dove nel 1946 diventa Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri ad Interim fino a quando non da l’incarico a Pietro Nenni politico e giornalista del Partito Socialista, ma soffermiamoci su Alcide De Gasperi , Democristiano della prima ora,
poco dopo sarebbe iniziata la guerra fredda, e De Gasperi decide fin da subito a da che parte stare, quella occidentale, non condivisa da tutti ( c’erano i comunisti al governo) .
In pochi anni L’Italia firma Il Patto Atlantico, Il trattato Istitutivo del Consiglio D’Europa, Il Trattato della Ceca e lo sfortunato trattato del Ced, ma se da una parte c’era L’Italia Atlantista ed europeista c’era un terzo cerchio, quello del mediterraneo, ove era possibile svolgere un’azione autonoma. Stabilendo contatti politici e commerciali con i paesi Arabi di nuova indipendenza.
Un caposaldo della. Politica estera italiana era l’autodeterminazione dei popoli, e il segno della “diplomazia dell’amicizia” , dove tutto ciò aveva radici profonde a Palazzo Chigi, dove si erano formati ottimi funzionari qualificati , che si misero all’opera per ricostruire nuove basi l’immagine della nostra giovane repubblica e i suoi rapporti con i paesi arabi rivieraschi.
Questa idea era condivisa da quasi tutto il corpo diplomatico, con qualche distinguo in ordine di tempo e modalità d’azione, in poche parole c’erano due scuole di pensiero,
una più prudente, incline a circoscrivere, almeno nella fase iniziale l’azione diplomatica in ambito culturale, l’altra dinamica e movimentista, a promuovere un’azione a tutto campo, anche a costo di irritare francesi e inglesi , impegnati a fronteggiare i movimenti di liberazione.
Questa Politica era efficacemente sostenuta e coordinata da Vittorio Zoppi, diplomatico di lungo corso, che faceva parte di quella schiera di diplomatici che l’8 settembre che si erano stretti attorno a Renato Prunas, per ricomporre quello che resteva del ministro degli Esteri.
Direttore Generale degli Affari Politici dal 1944, nel 48’ venne nominato segretario generale del ministero fino 1954, dove venne insignito ambasciatore a Londra.
Zoppi che potremmo definire movimentista moderato, non manco ai risultati, riuscì a orientare e coordinare con efficacia l’attività e le iniziative dei nostri diplomatici nelle capitali dei paesi, l’avvio delle relazioni diplomatiche con la Siria , la ripresa di quelle con L’Arabia Saudita, il consolidamento con l’Egitto di Nasser e i trattati d’amicizia italo-libanese e italo-turco.
Un’altra figura importante che affianco’ Zoppi fu Paolo Emilio Taviani ministro degli Esteri atlantista ed europeista della prima ora con formazione e cultura diversa , condividevano l’idea del rilancio nel mediterraneo ed era convinto che stante l’immobile allineamento al blocco occidentale imposto dai vincoli atlantici, le relazioni fra l’Italia e paesi della sponda sud mediterranea rappresentavano la tanta attesa occasione per provare a veicolare nella politica estera quei valori che erano di pace, liberta, progresso condiviso, e solidarietà tra i popoli.
1.2 Egitto
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia con la Gran Bretagna, si erano interrotti i rapporti diplomatici con il Cairo, bisogna aspettare il 17 Febbraio 1944, quando il segretario generale del Ministero degli Esteri Renato Prunas si rivolgeva ad Harold Caccia, capo della sezione politica della Commissione alleata di controllo, per sollecitare l’intervento britannico alla fine di “risolvere la questione veramente incresciosa della collettività italiana in Egitto”.
Non avendo ricevuto risposta il 4 aprile 1944,
Prunas ritorna sull’argomento, aggiungendo dolorosi particolari sulle condizioni sulle condizioni delle colonie italiane, 65 mila persone, in Egitto.
Una situazione molto difficile a causa dell’internamento di circa seimila padri di famiglia e la confisca e la vendita all’asta delle loro proprietà.
Per non parlare della questione morale, riguardando gli internati, causando una crescente numero di decessi.
Ma dopo le parole di Prunas non ci fu’ nemmeno lì nessun intervento, ci vollero tre mesi e l’intervento del presidente del Consiglio italiano Ivanoe Bonomi al sottosegretario di stato americano Cordell Hull, dove raccontava dei capi di famiglia internati nei campi di concentramento e le donne votate alla prostituzione.
In una lettera personale l’ambasciatore Niccolò Carandini con il sottosegretario all’estero Visconti Venosta nel novembre 44’ che lo invita a riprendere rapporti diplomatici, ma era una questione debole e complicata dovuta a vari aspetti negativi tra cui la debole posizione internazionale italiana e la diffidenza degli inglesi, nel febbraio 45’ Carandini aveva scritto ai servizi dei Foreign Office, il desiderio di ristabilire i rapporti diplomatici, il funzionario messo a servizio di Carandini accettò e approvò la necessità dello stato Italiano e finalmente lo stato Italiano invio il Diplomatico Giovanni De Astis in missione in Egitto, ma con dei rigidi paletti imposti dalle autorità britanniche, e limitata nel tempo, solo 2 mesi, e solamente sulla questione degli italiani in Egitto, nient’altro.
Prunas nel giugno 45’ comunicava al rappresentante di Londra a Roma che De Astis si sarebbe attenuto alle precise istruzioni.
Dopo gli ostacoli dovuti anche alla sua partenza finalmente il 23 settembre 1945 e vi rimase fino al 19 dicembre.
L’accoglienza non fu delle migliori, gli inglesi e gli egiziani che la soluzione era subordinata alla firma del trattato di pace, e secondo i funzionari bisognava affrontare esclusivamente il problema delle riparazioni ed era prematura ogni altra discussione.
Ci volle un mese scriveva De Astis alla sua relazione finale al ministero degli Esteri in data 30 settembre 1945, per convincere inglesi ed egiziani dell’utilità di una discussione divenuta nell’intento di cercare di normalizzare una situazione divenuta ormai insostenibile ed anacronistica”.
Ma grazie al suo impegno ed una fitta rete di relazioni personali fino alla corte De Astis riuscì ad aprire un varco nel muro di ostilità, e a novembre riuscì a convincere il Ministro delle Finanze egiziano della reciproca “convenienza di restituire la piena capacità giuridica agli italiani, lasciando per il momento sospeso la questione del sequestro dei beni in attesa alla risoluzione del problema delle riparazioni”.
Il ministro egiziano promise che avrebbe al più presto predisposto gli opportuni decreti “per la restituzione della capacità giuridica e per la ripresa dei rapporti commerciali”, al tempo stesso si diffondeva la notizia che molto presto dell’imminente apertura di un ufficio di rappresentanza egiziana a Roma.
Purtroppo i successivi avvenimenti portano De Astis a tornare a mani vuote a Roma il 19 dicembre 1945, poiché’ le autorità egiziane non mantennero le promesse, in particolare il presidente del consiglio Nuqrashi ed il sequestratario Generale che adottarono una strategia dilatatoria nei confronti di De Astis, che non riuscì a reggere, nonostante l’impegno e i tentativi di riprendere la discussione.
L’8 febbraio 1946 il segretario generale in una nota che ricorda l’esito di De Astis, insiste sul fatto di riallacciare i rapporti diplomatici con l’Egitto , ma che da parte egiziana, venisse risolta la pregiudiziale della restituzione della capacità giuridica degli italiani”.
Rinnovato l’impegno di Prunas finalizzato ad ottenere l’“aiuto” inglese, legato al fatto, che negli stessi giorni a Roma, si trovava un inviato speciale del Re Faruq, e del Consiglio dei ministri egiziano a riallacciare le trattative avviate da De Astis,
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