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Eklektòs

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Consegna prevista Febbraio 2026

Jillian Ant e i suoi inseparabili amici vivono in uno degli ultimi paradisi ancora incontaminati della Terra: la lussureggiante valle di Benefit alle pendici di Mountain Green. Quando il grande albero verde, fonte di energia e di vita per tutto il pianeta, viene compromesso da una terribile minaccia, i Custodi della Terra dovranno essere pronti a decretare l’inizio della missione che vedrà gli Eklektòs assolvere al compito per il quale sono stati chiamati.

Perché ho scritto questo libro?

In tempi duri e aridi di sentimenti, sentivo il bisogno di infondere in questo libro, tutti quei valori che cerco di incarnare nella quotidianità. Desidererei che i miei giovani lettori facessero propri: l’amicizia e l’amore, cardine e caposaldo della vita di ognuno; cura per la natura, nostra casa e gemma della quale dobbiamo essere i custodi e ultima, ma non per importanza, la giustizia, quella forza regolatrice, tanto difficile da applicare, spesso usurpata e tradita.

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

Benefit Valley

Lo scricchiolio degli scalini in legno del patio, ormai consunti dal tempo, annunciò a Jillian l’arrivo dei nonni. Saltò fuori dal vecchio dondolo con il balzo fulmineo di una gazzella e, senza indugi, corse a rifugiarsi tra le braccia possenti di un omone con la camicia a quadri. “Nonnooooo” urlò a squarciagola.  Quest’ultimo la sollevò con leggerezza cingendola fortemente in un abbraccio. Vederli era un balsamo per il cuore.

Nonno e nipote, sempre in assoluta simbiosi, si scambiarono uno sguardo di ammiccante intesa e senza proferire parola, misero in scena il loro divertimento preferito. L’uomo, con le sue grandi mani, trattenne quelle della ragazzina in una morsa sicura, iniziando a roteare su sé stesso in un loop infinito.

La forza di rotazione aveva fatto decollare in aria Jillian che, in perfetto assetto di volo, emetteva finti strilli di paura.  Il nonno, a dispetto della fatica patita che si palesava con il viso sempre più paonazzo, ad ogni giro, incitava instancabilmente la nipote a tendere le braccia mentre lui, con instancabile impeto, continuava a girare vorticosamente come una trottola.

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Ad un tratto, un’incertezza nell’appoggio, lo destabilizzò ma l’uomo, assorto dall’entusiasmo di quel carosello, non vi prestò la benché minima attenzione. L’impercettibile segno di stanchezza non passò però inosservato agli occhi attenti della figura stagliata a pochi metri dai due: “Comandante Ant, le suggerisco di far atterrare questa ragazzina. A breve, stramazzerete al suolo entrambi!”.

La voce tonante della moglie echeggiò forte e centrò a pieno l’obiettivo di fermare quella imprudente giostra volante.

Il marito cominciò a rallentare quella vorticosa rotazione alla ricerca di un equilibrio più stabile: “la nonna ha ragione!” ammise ansimando “la verità è che tu diventi ogni giorno più pesante ed io… un po’ più vecchio!” aggiunse boccheggiando mentre metteva giù la nipote. Ignorando il cenno di disappunto stampato nel viso della moglie e col viso rosso porpora da cartone animato, si avviò barcollando verso la parete più vicina, abbandonandosi su uno degli stipiti di quercia e attese in silenzio che il mondo attorno smettesse di piroettare.

Guardando il marito sfiancato ma felice come un bambino, sul viso della donna comparve un sorriso comprensivo. Ogni traccia di preoccupato biasimo sparì quasi istantaneamente. Comprendeva gli eccessi affettuosi del marito; Jillian, loro unica nipote, era una ragazzina amorevole e aveva rapito i loro cuori sin dal primo vagito.

Jillian, assolutamente non immune agli esiti della centrifuga volante, con passo malfermo, si rifugiò tra braccia salde della nonna che iniziò a accarezzarle delicatamente il capo, passandole le dita tra i ricci biondissimi: “tu ed il nonno siete due terribili pesti” disse con un falso tono serioso, fissando le lentiggini che risaltavano dal volto abbronzato.

Abbassò lo sguardo per guardarla meglio. Era molto cresciuta in altezza negli ultimi tempi. Aveva compiuto undici anni solo qualche mese prima e, seppur fosse di costituzione molto esile, il suo fisico muscoloso rispecchiava l’indole indomita di chi vive in moto perenne all’aria aperta.

“Mi sei mancata tanto. Ho tante cose da raccontarti nonna…” disse la giovane “Avrai modo di farlo domattina, tesoro. È quasi notte e tu dovresti già dormire” le rispose la donna guardandola teneramente. “Hai perfettamente ragione Rachele! Non so dove tua nipote attinga tutta questa energia. Io e Jordan abbiamo provato a convincerla che era troppo tardi per restare ancora in piedi ad attendervi ma era decisa ad aspettare il vostro arrivo.”

La voce di Sarah era colma di rassegnazione. Si alzò con aria sconfitta dal dondolo dove lei ed il marito avevano invano cercato di convincere la figlia ad andare a dormire.

Jordan si palesò silenziosamente annuendo: “si, Jillian è proprio infaticabile ma sa quanto sia importante seguire le regole di famiglia. Sono certo che adesso vi darà la buonanotte e filerà di corsa in camera. Vero, ragazzina?” disse il padre col tono fermo di chi non ammette repliche. Jillian lo guardò con un sorriso sornione, sussurrando qualcosa all’orecchio della nonna, salutò i presenti e dimenticata ogni tipo di vertigine, patita solo qualche minuto prima, trotterellò in casa seguita dalla madre.

Entrambi le famiglie vivevano sotto lo stesso tetto.  I nonni contribuivano attivamente alla crescita della ragazzina sopperendo l’assenza dei genitori spesso assenti per lavoro.

Come da prassi, Sarah impiegò non poco ad assicurare Jillian al Dio sonno. L’inesauribile energia della figlia e la sua innata curiosità rendeva tale compito ogni giorno più faticoso.

Al suo ritorno, trovò il portico deserto ma intravide le sagome del marito e dei suoceri poco distanti dal recinto dei cavalli. Vedeva il padre di Jordan gesticolare, come ad indicare al figlio un punto specifico sul crinale della collina, ad est del sentiero che scendeva sino alla Turman Valley. Assistita dal riverbero della luna piena che le illuminava il cammino, si avviò a passo svelto nel breve sentiero per raggiungerli.

Nonostante il gioco di ombre, notò subito, sul volto del marito, lo sguardo cupo tipico di chi non riceve belle notizie. La prima parola che la donna riuscì a sentire quasi distintamente la fece sussultare e comprese immediatamente il turbamento di Jordan. Scosse la testa rifiutando a priori l’idea di quella minaccia e sperò di avere inteso male.

Socchiuse gli occhi scrutando con attenzione il crinale ma il bagliore della luna illuminava solo una parte della dorsale, celando ogni segno anomalo nella geografia del rilievo: “Jordan, che succede? chiese accigliata cingendo la vita del marito.

Jordan ricambiò prontamente l’abbraccio e la donna avvertì subito i muscoli tesi del dorso di lui. “Sarah, parte della foresta sopra il crinale di Mountain Green è stata incendiata! Fortunatamente, l’incendio è stato prontamente domato ma i danni pare siano ingenti” la informò il suocero.

Con lo sguardo fisso nel vuoto, l’uomo raccontò, con ricercata pacatezza, gli accadimenti degli ultimi giorni. Ogni particolare descritto disegnava, nel volto del figlio, un quadro di emozioni misto di orrore e rabbia. Lo stesso orrore si rifletteva nel volto di Rachele che, con il viso corrucciato, lottava per contenere il disgusto provocato dalla rievocazione dello scempio cui lei ed il marito avevano assistito negli ultimi tre giorni.

Entrambi i coniugi Ant avevano coordinato gli interventi delle quadre dei volontari, segnalando la presenza di focolai nei boschi e dando supporto logistico alle guardie forestali ed ai vigili del fuoco impegnati nell’incendio.

Per tutta la vita avevano difeso e protetto quei luoghi ma, ultimamente, la lotta alle azioni spregiudicate di certi esseri umani era diventata incessante.

Il marito, una guardia forestale ormai in pensione, prestava servizio come volontario guardaparco mentre lei, esperta botanica, da trent’anni ricopriva l’incarico governativo atto alla tutela ed alla pianificazione delle operazioni di salvaguardia del territorio. Dal giorno della nomina a sovraintendente, Rachele aveva lavorato instancabilmente, riuscendo a fare istituire parte delle aree, quali riserve nazionali di alta tutela.

Ad eccezione di Sarah, di origini italiane, tutti erano originari di quella Terra ricca di storia e di altissimo interesse naturalistico per morfologia e biodiversità.

Benefit Valley era una immensa vallata incastonata dall’arco montuoso di Mountain Green. Il massiccio rilievo degradava in una successione di altipiani e colline per aprirsi, a valle, in una ampia pianura protesa sino alla costa.

La tenuta, dove vivevano da generazioni, era costituita da poco più di un ettaro di terreno. Circondata da esigui boschetti, corsi d’acqua e lussureggianti collinette, si pregiava di vedute mozzafiato di vette innevate da un lato e della meravigliosa distesa azzurra dell’oceano dall’altra.

Sin dalla tenera età, Rachele e il Comandante Ant avevano stimolato l’interesse spiccato del figlio per la natura. Jordan, giovanissimo, aveva lasciato la casa dei genitori per specializzarsi in biologia ambientale, divenendo, in capo a pochi anni uno dei nomi più illustri del panorama mondiale. Appena venticinquenne, durante una spedizione scientifica in antartico aveva conosciuto Sarah, ambiziosa fotoreporter naturalista. Il loro amore era sbocciato e prosperato praticamente sotto i cieli del mondo. I due, uniti dalla comune passione per la natura e dalla smania di salvaguardare il pianeta, avevano intrapreso insieme una lunga serie di battaglie, alternando ardite partecipazioni a campagne ecologiste a spedizioni di ricerca finanziate dal dipartimento ambientale internazionale.

Si erano sposati nel giro di un paio di anni, scegliendo come loro dimora la tenuta della famiglia di Jordan. La tenuta di Benefit Valley era la loro oasi di pace. Il posto ideale per ritemprarsi dai loro affascinanti ma faticosi lavori e luogo ideale per crescere la piccola Jillian.

Jordan scosse la testa come a volerla liberare da quelle brutte notizie “Non riesco a rimanere inerme ad accettare la distruzione di Benefit” Questa è la nostra casa, il nostro mondo! Benefit è uno dei pochi posti al mondo ancora incontaminati. Sarebbe la fine di una biodiversità ancora inviolata” disse rabbioso stringendo i pugni minacciosamente: “Jordan…” la voce pacata del padre sedò subito il giovane uomo.

Il capitano Ant, come sempre accadeva nei momenti difficili, fece un lungo respiro e cercò nello sguardo della moglie una traccia d’assenso che lo incoraggiasse ad esprimere la dura realtà dei fatti in cui versava Benefit. “Purtroppo, la situazione è gravosa. Da quando è stata istituita la riserva, le azioni dolose si sono moltiplicate. Al momento, l’unica parte di territorio seriamente compromessa è la foresta di abeti che costeggia il Monte Bay. Lì, il fuoco, ha devastato tre ettari lasciando solo fumo e cenere. Ci vorranno anni per rimboscare! Tutti gli altri incendi, invece, hanno interessato aree poste a ridosso del torrente, radure erbose o spazi rocciosi con poca vegetazione e per questo certamente più domabili e facilmente contenibili. Tali episodi fanno pensare che, benché dolosi, essi siano stati frutto di una attenta strategia mirata a preservare alcune zone a dispetto di altre” precisò il Comandante Ant. “Ma che senso avrebbe? Lo interruppe il figlio “Se ciò fosse vero, questi atti ignobili suonerebbero come degli avvertimenti ma per chi?” la mente di Jordan trasudava interrogativi a palate. “Chi ha ordito tutto questo scempio? Chi ha messo a punto questa oscura strategia? Perché salvaguardare una parte della foresta a discapito di un’altra? A che scopo?

Le domande a raffica di Jordan avevano anticipato solo di un secondo quelle analoghe della moglie che, solo per rispetto all’espressione sofferta stampata sul viso dei suoceri, dominò lo spasmodico bisogno di risposte mordicchiandosi le labbra.

Stavolta, però, il capitano Ant non indugiò a lungo e continuò ad esporre il desolato resoconto. “Ragazzi, è giusto che io vi spieghi meglio… Come vi ho preannunciato, le rilevazioni della forestale hanno mostrato, sul terreno, la presenza di linee tagliafuoco realizzate, probabilmente, qualche giorno prima dell’appiccamento dei roghi, al fine di contenerne gli effetti devastanti.  I piromani pensavano che il fuoco avrebbe cancellato le prove ma, in alcune zone, il cambio dei venti, ha lasciato immutate le tracce.”

“Anche io continuo a non capire… Chi pensi possano essere e soprattutto perché? incalzò Sarah”.

L’aria frizzante della sera e le domande dirette della nuora, fecero rabbrividire Rachele e le diedero la sferzata giusta per continuare il discorso iniziato dal marito.

“Dovete sapere che, poco più di un mese fa, diversi proprietari della valle di aree non facenti parte della riserva, hanno ricevuto comunicazioni che paventavano possibili revoche delle concessioni terriere, per presunta decadenza dei limiti di tempo. Se ciò fosse vero, si concretizzerebbe il rischio di esproprio delle tenute e ciò prevedrebbe risarcimenti irrisori rispetto al reale valore delle terre.

Le parole della madre furono per Jordan come un pugno nello stomaco. “Ma le concessioni non sono revocabili!” urlò “queste terre, sottratte impunemente agli indigeni, vennero concesse a vita ai pionieri ed ai loro discendenti.”

Sarah, quasi all’oscuro della storia del posto, si grattò il capo e guardò il marito con aria sorpresa. “Indigeni? Si, ricordo di aver letto qualcosa in merito ma vorrei conoscerne i particolari…” disse sinceramente interessata.

Jordan non se lo fece ripeter due volte. La conoscenza della storia della sua Terra era frutto dei tanti racconti ascoltati durante la sua infanzia. Un intreccio di verità e leggende che si tramandavano di generazione in generazione. Rievocare quei ricordi acuiva il suo senso di appartenenza a Benefit. La sua espressione cambiò di colpo e cominciò a parlare con tono fiero e orgoglioso.

“Alla metà del XIX secolo, a Benefit, gli indigeni coesistevano in perfetta armonia con le poche centinaia di pionieri stanziati nella valle. Quando il governò decretò guerra ai nativi, i pionieri, per natura contrari al genocidio, ma impossibilitati a schierarsi apertamente contro l’esercito, decisero di assolvere al ruolo di mediatori.

Il patteggiamento, fatto di difficili e lunghe trattative, ebbe esito positivo ed evitò inutili guerriglie. I capi tribù, consapevoli delle ridottissime possibilità di vittoria, si arresero. Di contro, il governo, ormai a corto di risorse e con poca voglia di guerreggiare su ulteriori fronti, accettò di buon grado le condizioni imposte dai pionieri.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Lucia Corso
Mi chiamo Lucia Corso, classe 1969. Sono nata a Siracusa. Laureata in scienze motorie e da sempre appassionata di sport, ho praticato pallavolo sia da giocatrice sia da coach. Il mio amore per natura mi conduce spesso alla scoperta di nuovi itinerari immersi nel verde, da sempre fonte di ispirazione per le mie storie letterarie. Ho fatto della scrittura la manifestazione del mio estro. Per staccare dalla routine mi dedico al giardinaggio e alla lettura di romanzi avventurosi.
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