ANTEPRIMA NON EDITATA
Capitolo 13
Una volta che il taxi mi ha lasciato all’aeroporto Valerio Catullo di Verona entro per dirigermi al chek-in. Subito dopo faccio un giro per i vari negozi che ci sono in attesa di imbarcarmi quando l’aereo sarà pronto.
Dopo qualche ora finalmente sono in volo verso New York, leggo, guardo un film, ma la mente va sempre all’altra sera, a quello che Filippo mi ha fatto, non riesco ancora a credere che sia tutto vero, come ha solo pensato di far finta che quel povero bambino non sia suo figlio solo per vivere la nostra storia in libertà, storia che tantomeno non è ancora iniziata e a questo punto non so neanche se mai ci sarà una storia. Mi ha chiamato infinite volte, mandato mille messaggi del tipo:
*Rebecca rispondimi, ti prego*
*Dobbiamo parlare*
*Lasciami spiegare, ho bisogno di te*
Troppo comodo avere bisogno di me adesso che la frittata è stata fatta, eppure sapeva che non mi piacciono le bugie, sapeva che avevo lasciato il mio ex per un tradimento, sapeva quanto avevo sofferto, ma lui ha voluto infierire pensando che non ne sarei mai venuta a conoscenza, forse meglio ora che fra qualche anno. Sai che vita piena di menzogna mi si sarebbe aspettata se ci fossimo messi insieme? Forse se mi avesse detto la verità fin da subito adesso la situazione sarebbe diversa, potrei essere o meno su questo aereo, bah e chi lo sa. Spero che una volta atterrata il suo pensiero mi lasci libera, anche se per pochi giorni, ma almeno libera di godermi la mia Famiglia.
Dopo dodici ore di volo finalmente sono arrivata, non vedevo l’ora. Appena uscita dall’aeroporto John Fitzgerald Kennedy International, salgo su un taxi e dopo aver comunicato l’indirizzo al tassista, arrivo a casa dei miei genitori e non vedo l’ora di abbracciarli, suono al citofono.
“Si?”
“Ciao Mamma, sono Rebecca”
“Rebecca tesoro, entra che bello vederti”
“Mamma quanto mi sei mancata” – Ci abbracciamo forte, mi mancava sentire il suo calore.
“Tesoro vieni a vedere chi è arrivato”
“Papà che bello vederti” – Gli salto addosso
“Figlia mia, non sai quanto sono felice di abbracciarti”
“Amore mio, potevi avvisare del tuo arrivo, ti avremmo preparato un bel benvenuto”
“Mamma, volevo farvi una sorpresa, se vi avessi avvisato non sarebbe riuscita così bene”
“Ti fermi qua da noi vero per qualche giorno?”
“Ho il volo di ritorno il 10 gennaio”
“Il regalo di Natale più bello che potessi farci è quello di passare le feste qui con noi!”
“E io mamma, papà ne sono entusiasta”
“Vieni tesoro, ti accompagno nella tua stanza così potrai sistemarti e riposarti prima della cena”
“Grazie mamma, anche se durante il volo non ho fatto nulla, un pochino di riposo mi ci vuole”
“Riposati e quando sarai pronta abbiamo molte cose da raccontarci”
Ah che bella camera che mi hanno assegnato i miei genitori, spaziosa e sono sicura che domani sarà anche bella luminosa, ha anche una piccola libreria con libri per gli ospiti, sia in italiano che in inglese, ha un armadio bello capiente e qualche mensola con dei soprammobili e delle piantine che decorano il tutto.
Appoggio la borsetta sulla scrivania e mi distendo sul letto, sfinita dalle ore di viaggio ma felicissima di essere qui.
Mando un messaggio a mio fratello il quale mi aveva già scritto di essere arrivato a Madrid qualche ora fa, e scrivo anche a Luisa e alle altre ragazze che sono arrivata sana e salva.
Ci sono tante notifiche di messaggi e ancora chiamate di Filippo, il quale non ne vuole sapere di lasciarmi in pace. Così prendo la palla al balzo e gli mando un messaggio una volta per tutte:
*Filippo lasciami stare, non voglio parlarti, ne ascoltarti*
Speriamo che mi lasci in pace per almeno qualche giorno, e senza nemmeno accorgermene mi appisolo per qualche istante che sembrano invece siano state ore perché mi viene a svegliare mia madre dicendomi che la cena è pronta.
Mi alzo, mi sistemo in velocità e raggiungo i miei genitori in cucina.
“Scusatemi ma mi devo essere addormentata per bene, volevo fare solo un pisolino”
“Ah tranquilla cara, è normale dopo un volo così lungo, hai bisogno di riposo, poi tutte queste belle emozioni non aiutano tanto”
“Hai ragione papà, sono così felice di essere qui finalmente con voi, che mi sembra un sogno”
“E dai raccontaci un po’ meglio ciò che ci hai scritto per e-mail l’ultima volta”
Gli racconto per filo e per segno tutto sulla mia attività mostrando entusiasmo per quello che sono riuscita a creare fino adesso, ma mia madre capisce che c’è qualcosa che non va.
“Rebe, nonostante tutte queste belle notizie hai degli occhi tristi, come mai?”
“Ma no, ti sbagli, sono solo stanchi”
“Non prendermi in giro, non è per la stanchezza, su dai sfogati con noi”
“Niente è che nonostante il trasferimento e la mia attività in avviamento, mi mancano moltissimo Romina e Renzo, e mi sarebbe piaciuto fossero qua con noi a godere di tutto ciò e festeggiare anche con loro”
“Hai ragione, mancano moltissimo anche a noi, ma io e papà non smettiamo di sentirli vicini, anche se siamo lontani kilometri da dove adesso si trovano, fisicamente, ma non spiritualmente”
“Anche io li sento vicini, ma sarebbe bello fossero vivi qui con noi”
“A proposito io e Mamma vorremmo parlare di una cosa con te e con Leonardo, ma visto che al momento sei qua vorremmo anticipartelo”
“Certo, ditemi pure”
“La nostra casa di Resia, vedi pensavamo di venderla”
“Perché?”
“A meno che tu non voglia andarci a vivere, noi non ce la sentiamo più di tornarci, ormai ci siamo stabiliti per bene qui, a tuo fratello non penso interessi traslocare”
“Leonardo è felice a Verona con la sua famiglia, e quando qualche mese fa sono andata a trovare Luisa, mi ha ospitato lei e non ho avuto il coraggio di andare a vedere la casa, poi sinceramente adesso che mi sono trasferita anche io sto trovando il mio spazio e la mia serenità per iniziare una nuova vita lontano da li.”
“Allora la nostra idea non era tanto stupida, anche se ci abbiamo pensato per bene prima di dirvelo, anzi di dirtelo perché a Leonardo lo diremo dopo le feste”
“Si fate bene, anzi se volete posso parlargliene io quando rientro”
“Vediamo Rebecca, dai adesso che almeno uno dei nostri figli lo sa, sono più tranquilla, vero caro?”
“Si anche io mi sento meno in colpa, mi sembrava di nascondere una bugia”
“Ma quale bugia Papà, la casa è vostra e potete fare quello che volete, anzi se avete bisogno io e Leonardo possiamo darvi una mano con la vendita quando ne avrete la certezza”
“Grazie figliola, ne terremo conto”
“Assolutamente, ah e poi sappiate che quando vorrete venire voi a trovarci, sarete miei ospiti per tutto il tempo che vorrete!”
“Che amore che sei Rebecca”
“A proposito di Luisa, come stanno lei e tutte le altre ragazze?”
“Bene, sempre prese con i loro impegni, però adesso dovrebbero essere a Londra per le vacanze, dovevo andarci anche io ma avevo già preso i biglietti per venire qui e programmato il tutto, così ho declinato l’invito”
“Sarà per la prossima volta, e quando le senti salutacele tanto, mi sono sempre piaciute, anche perché ci sono state vicino nel momento del bisogno, soprattutto anche con te, e questo ci fa piacere”
“Grazie Mamma, sarà fatto”
Passiamo tutta la serata a parlare del più e del meno, a ridere e scherzare un po’ prima di ritirarci nelle nostre stanze, e una volta toccato il letto mi immergo in un sonno profondo, nonostante il Jet leg.
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***
Sono passati alcuni giorni da quando sono a New York e mi sto trovando bene più che mai, Natale è passato in un lampo, io e i miei genitori siamo andati a messa, poi a pranzo fuori e fatto una bella passeggiata, ci siamo scambiati un pensierino giusto per non perdere le tradizioni. Gli altri giorni la routine più o meno era sempre la stessa, andavamo a passeggiare, a vedere le belle vetrine Natalizie dei negozi del centro e perché no abbiamo fatto anche un po’ di shopping. Mi mancavano i consigli di mia mamma, la sua compagnia, avevo proprio bisogno di venire da loro. Anche Capodanno è stato bellissimo, siamo andati a festeggiare in un locale con alcuni amici dei miei genitori che hanno conosciuto qui, e sono molto cordiali e si, mi sono divertita come non mai, come non facevo da tempo tanto da scordarmi di Filippo, non ci ho mai pensato in questi giorni, ma a ricordarmi di lui ci ha pensato mio padre senza saperlo chiedendomi di Francesco.
“Allora tesoro, sai più niente di lui?”
“Papà, no sinceramente e non mi interessa più”
“Eh cara, lo hai amato talmente tanto che la sofferenza che ti ha causato ti ha fatto soffrire molto, e lo capisco”
“Si, è stata una pugnalata, la cosa peggiore che potesse farmi è stata quella di tradirmi, e se non lo avessi scoperto non oso immaginare per quanto tempo me lo avrebbe nascosto”
“Per poi chiederti di restare sua amica, roba da pazzi” – dice mia mamma mentre ci porta del the caldo.
“Assurdo proprio, anzi voleva rivedermi un’ultima volta, ma neanche per idea,
con lui ho chiuso e stop, ora guardo avanti”
“Brava figliola, il mondo è pieno di ragazzi migliori di lui”
“Si come no mamma, forse sono tutti come lui o peggio”
“Che intendi dire Rebecca?”
“Niente, è che non vi ho ancora parlato del mio vicino di casa”
“E cosa aspettavi a dirci che hai conosciuto un’altra persona? Dai racconta”
“Vicino casa mia vive una famiglia di genitori con quattro figli, tutti grandi, solo uno vive a Londra, ma il primo che ho avuto modo di conoscere è Filippo, che è venuto un giorno a darmi il benvenuto. La famiglia per sé è una famiglia per bene, educati, semplici, insomma anche Leonardo li ha conosciuti e gli sono stati subito simpatici, anche Filippo, se non fosse per un’ennesima bugia a tradimento”
“Cosa è successo?”
Sto per raccontare tutto ai miei genitori quando mi arriva un messaggio, guardo ed è di Filippo, mi si gela il sangue quando lo leggo.
*Ti prego ho bisogno di parlarti, sono a New York*
Capitolo 14
Devo essere impallidita perché mia mamma mi scuote per chiedermi se va tutto bene.
“No, non va bene per niente, scusatemi devo fare una telefonata, vi dispiace se riprendiamo più tardi la conversazione?”
“Certo che no, fai pure la telefonata tesoro”
Mi dirigo in camera mia con una velocità fulminea, chiudo la porta alle mie spalle e mi ci appoggio, dopo qualche respiro profondo prendo il cellulare e lo chiamo.
“Finalmente, non sai che gioia ricevere una tua telefonata Rebecca”
“Cosa significa che sei a New York? Dimmi che stai scherzando”
“No, sono partito lo stesso con la speranza di incontrarti, ma sfortunatamente non ti ho visto”
“Meno male, almeno non mi hai rovinato le vacanze, non so come avrei reagito se ti avessi visto, ne tantomeno se sapevo che eri qui prima”
“Ti scongiuro ho bisogno di vederti”
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