John Tambourine – Responsabile della sicurezza dell’Aeroporto di Heathrow – Londra –
Stewart, Chester, William, Dolphyn ,Willson– Guardie del Penitenziario di Wandsworth, affiliate a Demon –
Mi introduco! sono energia, pura energia e creo sogni, ho vagato ovunque e chissà da quanto del vostro tempo, in cerca di affinità, sincronicità; finalmente, ho trovato un varco, un “portale” spalancato e così mi sono insinuato nella mente di “Miss Hidden”! Ne ho preso possesso, senza pagamento di affitto alcuno…d’altronde sono effimero… e da quel momento ne sono diventato il “chiodo fisso!”, un Imperativo! Volevo che scrivesse le immagini che gli facevo balenare improvvise e senza preavviso e lei, lo devo ammettere, ha eseguito bene i miei ordini! E’ diventata la mia penna, o le dita sui tasti del computer! Quando rileggevamo insieme qualche passo, devo ammettere… beh! Non ho potuto non esserne orgoglioso! E mi sono convinto di aver scelto proprio bene, il mio ospite! Siamo diventati piano piano ottimi amici! Nel tempo in cui il sogno si faceva via via la vostra “realtà”, lei è riuscita a darmi dei consigli molto utili e si è anche prodigata in sagge correzioni! Adesso in pratica, ciò che gli ho trasmesso si è “materializzato”! Che strana sensazione per me, che sono inconsistente e infinito!…Uhm! Tanto è stato l’entusiasmo per questo racconto, che non vedo l’ora di cambiarmi d’abito e accompagnare questa bizzarra anima fin dove avremo voglia di andare. Sì, siamo diventati inseparabili! Lei è… è… sì ci sono: singolarità… decisamente singolarità! Ogni personaggio del libro è lei, frantumata e mai del tutto ricongiunta! Così, leggendo, forse la conoscerete anche voi…
o vi riconoscerete! Non tanto dalle esperienze dei personaggi, ma dalla loro essenza! Singolarità! Il tema è l’amore, quella luce potente, vitale, che attraversa, seguendo le tracce di una spiritualissima “Rosa dei Venti”, ogni barriera e ogni razionalità create dalle menti, disintegrandole in miliardi di corpi cosmici. Questa potenza non ha limiti ed è incontenibile e come un flusso traccia percorsi inusuali e ricongiunge chi apparentemente vive nella lontananza.
Perciò, te…sì dico a te… che hai scelto questo racconto, scusa ma ti darò una delusione, cocente delusione: in realtà io ti ho scelto, tra infiniti volti, per spingerti nel buio fitto di fosse oceaniche, in cui il sole non ha mai avuto il permesso di affacciarsi… per darti la possibilità, se lo vorrai, di scoprirti luminescente, dopo esserti liberato e te lo auguro, dalle pesanti zavorre del tuo autocontrollo.
E a te che ti sei riconosciuto, auguro solo il coraggio di metterti in cerca della tua essenza… la incontrerai, forse dopo aver voltato pagina o dopo il tuffo nel profondo blu… in questo tempo, in altri tempi…chissà!” ma sappi: non sei mai stato, non sei e non sarai mai solo!
Ah dimenticavo, Miss Hidden mi chiama semplicemente “Mister Daven Stone” e a me, in fondo, questo nome piace molto.
MISS S. HIDDEN
Flowers in the storm
“Serba i tuoi sogni; i saggi non ne hanno di così belli come i pazzi”
Charles Baudelaire
1
Non ricordava da quanto tempo viveva così. Alternava momenti di apparente lucidità, vagando per le strade, in cerca….
I suoi occhi spesso non riuscivano a mettere a fuoco, la sua mente, la notte, era in preda ai deliri e allora, scambiando il sonno con la veglia, cercava….
Cercava soprattutto qualcosa che non gli facesse provare così tanto dolore; un dolore fisico e mentale, intenso, lo permeava completamente.
Una dose… Aveva iniziato così e neanche si ricordava quando… Era ancora vivo nonostante tutto, ma non aveva mai pensato a questo. Riusciva temporaneamente a seppellire il passato, non volendo ricordare se neanche ce ne fosse mai stato uno…. E invece il passato c’era eccome e quel mostro, quei mostri che tentava a forza, a mani nude, di seppellire, riuscivano ad uscire da quella tomba, ogni notte.
Al di là di quel corpo magro e sofferente si nascondeva una bellezza scura come la profondità abissale che aveva dentro, celata da capelli scomposti e indomabili.
La gente della City lo ignorava, persino gli emarginati, i reietti lo evitavano. Riusciva a racimolare qualche spicciolo mendicando nel parco, pregando svogliatamente i passanti; ma erano soprattutto le ragazze che, mosse a pietà mista a quell’istintiva necessità di assistenzialismo salvifico, nei confronti del fascino più disperato, che lo foraggiavano: qualche temeraria gli portava coperte e abiti, dopo aver probabilmente depredato di nascosto armadi e cassetti di casa, oltre ai, per lui, ben più necessari soldi; Altre, in mezzo alle banconote, nascondevano addirittura il loro contatto telefonico.
Sì, benché la sua fosse una vita senza speranza, era riuscito ad ottenere un inconsapevole successo!
La polizia, spesso chiamata dai passanti, inorriditi di fronte ai suoi lunghi momenti di estasi artificiale, lo cacciava con violenza dal parco; a volte si rinsaviva un attimo, disteso su una barella, mentre l’ambulanza lo trasportava in ospedale.
Ecco la vita sospesa di Tom, dagli occhi profondi, ma offuscati dalla sua nebbia interiore, sempre in cerca…
Sempre dagli angoli bui e degradati della City, altre mani tremanti cercavano… Tra i rifiuti, freneticamente, ogni giorno. Altra vita sospesa e raminga, altro cuore che continuava a battere in un corpo sofferente, che nascondeva sapientemente, come una coltre nera, una giovinezza dimenticata chissà dove e la cui mente era devastata da incubi alcolici e artificiali.
Ben, occhi sottili, chiari, pallido, schivo, anche lui cercava disperatamente di riempire la sua fossa di mostri e loro, nonostante i suoi inutili anche se caparbi tentativi, vi balzavano fuori… Ogni manciata di terra, ringhiata e gridata al cielo, era subito vanificata da un suo gorgo vorticoso verso il basso, come quando sulla spiaggia la sabbia non vuol saperne di rimanere compatta e scende giù, a suo piacimento. Ma se per i bambini questo non è altro che un innocente divertimento, per lui era uno sforzo doloroso, sempre più esasperante: le belve mostruose continuavano a uscire, aggrovigliandosi nella mente. Era infatti arrivato al punto di cedere, sopraffatto dalla stanchezza e dalla disperazione.
Ben non parlava, non emetteva alcun suono e non ricordava più se lo avesse mai fatto. Quando si imbatteva in bambini vocianti lungo le vie ricolme di folla, i suoni, seppure a lui familiari, gli producevano l’effetto opposto: rumori stridenti, come gessi sulla lavagna, sempre più penetranti; per non parlare del pianto dei neonati: ne era terrorizzato e, in tutti questi casi, si allontanava barcollando, come investito da un treno in corsa, il cui sibilo si incuneava, sempre più forte fin dentro le sue viscere. Allora anche i suoni, i rumori del caotico e ordinario vivere cittadino finivano per causargli crisi violente, sprofondava in convulsioni tumultuose e anche per lui, gente che gli gridava addosso frasi incomprensibili e camici bianchi che lo sollevavano per portarlo via.
Anche per Ben vi erano i soliti consensi femminili nel parco, luogo per lui di fuga dal caos: vi si nascondeva, coprendosi con le foglie tra i cespugli e di notte vi si rannicchiava, nascosto nel buio e allora le lacrime risplendevano come lucciole al bagliore pallido della Luna o alla luce di qualche sparuto lampione; scendevano così, sul suo viso, ad ogni calar del sole, inarrestabili gocce di rugiada a nutrire quella corolla assetata di quiete.
Tom e Ben, due solitudini, due fiori spuntati per caso agli angoli opposti di una distesa di verde, oasi protettiva per loro, da un altrettanto distesa di male. Non si erano mai incontrati, vivevano ancora e non ne sappiamo il perché. Flebili e invisibili steli non ancora calpestati.
Se mi chiedete che età avessero, no, non saprei rispondervi: corpi ancora giovani, seppur martoriati, di una bellezza seducente e repellente al contempo, anime bersagliate dalle raffiche della vita di strada, che, come grandine li percuoteva e trapassava in ogni istante. Anime in preda ad eterna confusione, ansia, nervosismo, eccitazione e dolore, intensa sofferenza di esistere.
Così, mentre chiedo a voi, lettori ardimentosi di questo racconto, come vi immaginate i due protagonisti, permettetemi di parlare direttamente a loro due: “sì, Tom, sì Ben, sì, mi rivolgo a voi, perché solo voi sapete, sentite, siete i due giovani uomini della storia; voi, leggendo, state entrando magicamente nel libro e ne vivrete in prima persona emozioni e passioni e ve ne lascerete coinvolgere, come abbandonati in mezzo a una tempesta eccezionale e comunque rigenerante. Non sarete gli unici però: altri si sentiranno profondamente i personaggi che compariranno in seguito, ma ovviamente non posso anticipare altro”.
Non mi dilungherò oltre e proseguiamo.
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