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Il Canto Spezzato

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Consegna prevista Settembre 2026
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Longbart è un villaggio vivo e pulsante, abitato dai Lazariani, animali antropomorfi capaci di dominare la misteriosa energia LEN.
Qui vive Zeno, un giovane gallo senza cresta: fragile, emarginato, segnato da un destino che gli pesa addosso più della sua stessa diversità.

Quando la setta della Fenice Oscura colpisce il villaggio, la sua vita cambia per sempre. Insieme all’orso Toan, alla panda ingegnere Joey, al gufo maestro Elix e a nuovi alleati, Zeno si ritrova a crescere tra accademie, sfide sportive, missioni, tradimenti e battaglie che nessun ragazzo dovrebbe affrontare.

Il romanzo unisce introspezione, avventura e dramma, affrontando temi attuali come il bullismo, l’emarginazione e la ricerca della propria identità. Nella lotta tra luce e oscurità ogni personaggio dovrà confrontarsi con la perdita, il dolore e il peso delle proprie scelte.
Zeno scoprirà che la vera forza non nasce dalla perfezione: nasce dalle ferite, dai fallimenti dalle proprie crepe interiori.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto Il Canto Spezzato perché il fantasy è la mia casa: è il genere che mi ha fatto crescere , sognare anche quando la vita reale diventava più complessa. In esso ho raccolto i frammenti delle vite di persone reale con cui ho condiviso il mio percorso, Longbart è una metafora dei loro percorsi e delle loro battaglie, e dei legami che sono la chiave per affrontare tutto. I libro è nato per ricordare a tutti quelli che si sentono soli e diversi che basta una scintilla per cambiare il mondo.

ANTEPRIMA NON EDITATA

PROLOGO

La biblioteca odorava di legno antico e incenso. Le lanterne tremolavano, riflettendosi sugli scaffali colmi di volumi consumati dal tempo. Sanctis, il vecchio gatto bianco dal pelo ormai striato di grigio, camminava lentamente tra le mensole. Al suo fianco il nipote Jyon, curioso e impaziente.

— «Nonno, ma è vero che la Fenice Oscura è solo una leggenda? A scuola i miei amici dicono che esiste solo quella Arcobaleno.»

Sanctis sorrise appena. Si fermò, sollevò un tomo rilegato in pelle scura e lo posò su un tavolo. Sul dorso, in oro consumato, si leggeva il titolo: Il Canto Spezzato.

— «Siediti qui, piccolo. Quella che chiami leggenda è in realtà memoria. È la storia che io stesso ho scritto, affinché non andasse perduta. Se vuoi davvero sapere la verità… ascolta. Partiamo dall’inizio.»

Il bambino si accoccolò, mentre il vecchio apriva lentamente le prime pagine.

LA LEZIONE DI ELIX

Anno 888. La grande aula dell’Accademia era illuminata da lanterne di carta e legno, il cui chiarore caldo faceva brillare le lavagne e gli scaffali carichi di volumi.

Un gufo antropomorfo entrò con passo calmo, le piume brizzolate dal tempo, gli occhiali rotondi che scivolavano appena sul becco e un lungo bastone che batteva sul pavimento ritmicamente. Aveva l’aria saggia di chi conosce molto, ma negli occhi brillava una punta di vanità.

— «Benvenuti, ragazzi. Io sono Elix, insegnante di storia e arti del LEN. Oggi non studierete dai libri, ma dalla voce di chi ha visto e vissuto. Sedetevi… e ascoltate. Cominciamo dal principio.»

LONGBART

«Longbart non è un villaggio come gli altri. È la nostra casa, la nostra fortezza, il dono che ci lega a Lazareth.

È un luogo sospeso tra mare e foresta, un frammento di mondo in cui il tempo smbra fermarsi per ascoltarne il respiro. Le onde, calme come un pensiero sereno, riflettono il cielo come uno specchio liquido; ogni alba stende sulla costa pennellate dorate e rosate, come se un artista invisibile volesse ricordare agli abitanti la bellezza di quel giorno.

Dall’alto, l’isola appare come una gemma incastonata nell’azzurro dell’oceano. Lingue di sabbia bianca si spingono verso il mare, abbracciate da promontori rocciosi scolpiti dal vento. Ma il vero segreto che la rende unica sono i suoi quattro ponti invisibili, percepibili solo ai nativi di Longbart.»

Elix camminava lentamente davanti alla lavagna, il bastone che indicava le forme che stava tracciando con il gesso: linee, curve, simboli.

«Quattro ponti ci congiungono al mondo esterno:

a nord, il ponte rosso, ardente come il sole al tramonto;

a est, il ponte blu, limpido come l’oceano profondo;

a sud, il ponte verde, vivo come le foreste;

a ovest, il ponte dorato, che brilla come metallo fuso al calar del sole.

Per chi vive qui dentro sono ponti reali, ma agli occhi degli estranei… non esistono. Mare e miraggi: questo vedono.»

Il gufo sorrise, sistemandosi gli occhiali:

«Sono veli di energia che coprono l’isola, un’illusione perfetta. L’unico difetto?» rise piano. «Che anche un esiliato o un traditore se nato a Longbart, potrà sempre tornare. Nessuna barriera lo fermerà.

«Si racconta che fu la Fenice Arcobaleno, Lazareth, a creare i ponti e la nostra fontana della vita.

La leggenda narrava che, in un’epoca così antica da non avere data, la creatura celestiale Lazareth, la Fenice Arcobaleno, discese sull’ isola morente. Per salvare quell ‘isola meravigliosa da una carestia che stava spegnendo ogni vita, Lazareth si dissolse in pura luce, fondendo la propria essenza con l’acqua e reamutandosi nella Fontana. Da allora, ogni goccia di quella cascata portava un frammento della sua magia.

Fu così che siamo nati noi: i  Lazariani: animali antropomorfi dotati di parola, ragione e di coscienza, frutto della benedizione diretta della Fenice.

«Fin dall’Anno Zero — il giorno in cui Lazareth apparve e diede vita ai primi abitanti — i Lazariani si divisero in due lignaggi:

Primari – Nati direttamente dalla Fontana della Vita, figli puri della Fenice. Spesso nascevano con un LEN più alto della media e un legame spirituale profondo con l’isola.

Secondari – Frutto dell’unione di due Lazariani. Se i genitori fossero stati della stessa specie, la prole avrebbe ereditato quasi sempre la loro forma; se di specie diverse, il figlio poteva sorprendere con tratti inaspettati o assomigliare completamente a uno dei due.»

IL MONDO DI ANYMOS

«Oltre i ponti si estende il vasto continente di Anymos: pianure, fiumi, foreste a perdita d’occhio. Non siamo soli in questo mondo.»

«Là vivono i Thalasseni: creature antropomorfe come noi, ma con postura meno eretta, più vicina all’istinto. Non costruiscono, non studiano, non creano. Il loro LEN raramente supera i 200.»

Elix fece un disegno più marcato sulla lavagna, tracciando una figura imponente.

«E poi ci sono i Thalgron, colossi di energia primordiale. Anch’essi antropomorfi, ma rozzi e incontrollabili. I racconti li dipingono come guardiani di un regno dimenticato. Alcuni superano i 3000 LEN. Non hanno coscienza del loro potere, lo scatenano come tempesta. Per questo sono temuti.»

Il maestro batté il bastone sul pavimento.

«Per fortuna nessuno di loro può attraversare i nostri ponti.»

IL SISTEMA LEN

Elix si voltò con un mezzo sorriso. «E adesso, ragazzi… parliamo di ciò che ci rende diversi.»

Con il gesso disegnò un alone intorno a una figura.

«Il LEN è il nostro Livello di Energia Naturale. Tutti gli esseri viventi lo possiedono, ma solo i Lazariani, grazie al dono di Lazareth e alla nostra ragione, sanno dominarlo, potenziarlo e trasformarlo.

La sua misura è semplice: ogni millimetro di aura equivale a 100 punti LEN. Se vedete un’aura di cinque millimetri… significa 500 LEN.»

Sorrise con eleganza, gonfiando appena il petto:

«Per darvi un’idea, il mio personale LEN è di 2400.»

Un paio di studenti sgranò gli occhi. Elix si schiarì la voce, compiaciuto:

«Naturalmente, ho dedicato anni allo studio e al perfezionamento.»

USI DEL LEN

«Il LEN può essere plasmato:

in attacco, per potenziare colpi o per lanciare onde d’urto del proprio elemento;

in difesa, come scudo o armatura invisibile;

nei sensi, per percepire e leggere i colpi altrui.

GLI ELEMENTI

Elix tracciò otto simboli circolari sulla lavagna.

«Con il LEN possiamo dominare la materia stessa. Gli elementi sono otto:

1. Acqua

2. Fuoco

3. Tuono

4. Tenebre

5. Luce

6. Ghiaccio

7. Natura

8. Vento

Io, per esempio, sono affinità Natura e **Vento».

Alcuni allievi presero subito nota, mentre il gufo continuava con tono solenne:

«Ogni elemento ha i suoi punti di forza e le sue debolezze.»

Disegnò la tabella completa, spiegando il concetto di vantaggio e svantaggio.

TABELLA

Elemento

Forte contro

Debole contro

Vento

Natura

Tenebre

Natura

Tuono

Vento

Tuono

Acqua

Natura

Acqua

Fuoco

Tuono

Fuoco

Ghiaccio

Acqua

Ghiaccio

Luce

Fuoco

Luce

Tenebre

Ghiaccio

Tenebre

Vento

Luce

«Il vantaggio elementale non garantisce la vittoria: un colpo caricato con molto più LEN può superare anche l’elemento favorevole dell’avversario, ma la potenza subisce comunque una variazione del 20%. In duelli tra combattenti di pari livello, questo può essere decisivo.»

LE ACCADEMIE

«Per questo motivo, secoli fa nacquero le Accademie. Tutti i giovani dai tredici ai diciotto anni vi entrano.

Quattro scuole, quattro vie:

1. LEN Energetico applicato agli Elementi

Qui si imparava a padroneggiare il proprio elemento naturale — o più elementi, se si possedeva il talento — per modellarlo e utilizzarlo sia in attacchi a distanza sia integrato ai colpi fisici. La precisione nel controllo era fondamentale: un’energia mal diretta poteva essere più pericolosa per chi la usava che per l’avversario.

2. Potenziamento LEN Fisico in Attacco

Questa scuola insegnava a convogliare il LEN nei muscoli, per aumentare forza, velocità e capacità di impatto. Ogni tecnica era calibrata per sfruttare al massimo l’esplosività di un colpo senza disperdere energia.

3. Potenziamento LEN Fisico in Difesa

Qui si apprendeva l’arte di usare il LEN come armatura invisibile: barriere energetiche, rinforzi corporei e resistenza agli urti più violenti. Si insegnava anche a richiamare il LEN puro, privo di elemento, per ottenere una protezione stabile e immediata.

4. Scuola Corpo e Mente

La più difficile di tutte. Combinava potenziamenti fisici ed energia elementare, creando combo uniche cucite sulle capacità fisiche e sulla creatività dell’allievo. Richiedeva padronanza assoluta del proprio corpo e concentrazione mentale ferrea.

Essere insegnante in una di queste scuole era un grande onore, riservato ai migliori utilizzatori di LEN dell’isola. La nomina avveniva direttamente per mano dell’Arukhan, che in rari casi teneva anche lezioni avanzate agli studenti più promettenti.

La Società di Longbart

Ragazzi, ricordate bene: Longbart non è un semplice villaggio… è un organismo vivo.

Ogni persona, ogni mestiere, ogni tradizione contribuisce a mantenerlo in equilibrio. Qui non esiste denaro: il valore di ciascuno si misura nel contributo che offre alla comunità.

Ora vi spiego i ruoli più importanti della nostra società.»

L’Arukhan

«L’Arukhan è la guida suprema dei Lazariani. Non basta essere forti per portare questo titolo: servono giustizia, saggezza, capacità di giudizio e soprattutto amore incondizionato per la comunità.

Il titolo non si eredita: viene scelto tramite voto popolare, e dura per tutta la vita. Solo alla morte dell’Arukhan viene eletto un successore.

È il nostro protettore, arbitro delle dispute, stratega della difesa e voce di Longbart .

Ricordate bene, ragazzi: l’Arukhan non è il padrone del villaggio, ma il suo primo servitore.»

I Medici

«Sono maestri nelle arti curative. Usano erbe rare e magie per guarire ferite e malattie. I più esperti riescono persino a richiamare in pochi istanti la forza vitale di un guerriero ormai sfinito.»

I Sacerdoti e le Sacerdotesse di Lazareth

«Sono le nostre guide spirituali. Custodiscono i templi di Lazareth, strutture circolari dedicati alla Fenice Arcobaleno. Hanno fatto voto di castità, così da poter dedicare tutta la loro vita al bene comune. E non solo: insegnano e guidano i giovani Lazariani primari, affinché crescano saggi e giusti.»

Gli Ingegneri

«Creatori di ponti, torri e canali: conoscono tecniche antiche, tramandate per secoli. Senza di loro, Longbart non potrebbe collegare i suoi territori e respirare come un’unica isola.»

Gli Armieri

«Custodiscono l’arte più preziosa: la forgiatura con l’Aetherion. Questo minerale raro incanala e potenzia il LEN. Esistono varianti per ogni elemento: purpureo per il Fuoco, smeraldo per la Natura… Le armi forgiate possono essere spade e bastoni capaci di liberare tempeste, o scudi che respingono la stessa energia che li colpisce.»

Gli Artigiani e i Bottegai

«Creano armi minori, utensili, abiti e oggetti per la vita di tutti i giorni. Molti di loro impreziosiscono i propri lavori con piccoli incantesimi elementali.»

I Librari

«Custodiscono la nostra memoria. Dai racconti popolari ai trattati di magia più complessi, senza di loro le nostre radici andrebbero perdute.»

I Tuttofare

«Sono i più versatili: un giorno riparano un tetto, il giorno dopo aiutano nei campi, o montano addobbi per le feste. Sono sempre pronti a intervenire quando serve, come veri pilastri invisibili del villaggio.»

I Ristoratori

«Trasformano il cibo in arte. Non sono solo cuochi: con le loro mani e con piccole magie sanno esaltare aromi e sapori, rendendo ogni pasto un momento di gioia per tutti.»

Gli Artisti

«Gli artisti: pittori, scultori, danzatori e cantori. Ricordate, ragazzi: la bellezza e l’arte sono necessarie quanto il pane e l’acqua. Senza di loro, Longbart perderebbe la sua anima.»

I Maestri

«E infine ci siamo noi, i vostri maestri, che abbiamo il compito di insegnarvi tutte le nozioni della disciplina in esame.»

Elix sorrise, fissando i suoi giovani allievi.

«Così, ora lo sapete: ogni Lazariano è parte di un unico respiro. Nessuno è più importante dell’altro, perché senza una sola di queste mani, l’intero organismo che chiamiamo Longbart smetterebbe di vivere.»

TRADIZIONI E VITA SOCIALE

«Siamo onnivori, ma il nostro cibo prediletto è fatto di pesce, verdure, dolci e ortaggi. Non tocchiamo la carne dei Thalasseni o dei Thalgron: sarebbe come mangiare fratelli, e questo per noi è sacrilegio.»

Descrisse poi la Festa di Fine Anno: lanterne galleggianti, banchetti, premiazioni, la piazza che si accendeva di colori.

IL LENBALL

Elix disegnò un campo grande ovale sulla lavagna e aggiunse

— «Infine, la tradizione più amata da tutti noi…Il Lenball.

Non è soltanto un gioco, ragazzi. È l’arte di dominare il proprio LEN in forma ridotta.

Tre squadre da cinque giocatori si affrontano contemporaneamente sullo stesso campo. L’obiettivo è semplice: eliminare i giocatori avversari colpendoli con sfere di LEN compresso, ridotte a un livello innocuo grazie a particolari sigilli. Ogni colpo andato a segno costringe l’avversario a lasciare il campo.

Le regole principali sono tre:

1. Sfere di LEN → ogni giocatore può lanciare un massimo di 1 sfera caricata per volta che può essere utilizzata in attacco per colpire o in difesa per deviare. Una volta utilizzata, può crearne una nuova dopo 5 secondi, questo implica attenzione e scelta prima dell’utilizzo.

2. Alleanze temporanee → le tre squadre possono coalizzarsi per abbatterne una, ma appena un gruppo è eliminato, le due rimanenti diventano rivali.

3. Vittoria → resta in gioco l’ultima squadra con almeno un membro attivo.

Il campo è ampio, delimitato da barriere di LEN puro che impediscono alle sfere di uscire e al pubblico di correre rischi. E pieno di ripari e ostacoli da poter utilizzare per la propria strategia.

Serve resistenza, intuito tattico e perfetto controllo dell’energia: chi spreca LEN troppo in fretta, viene travolto.»

Il gufo sorrise dietro gli occhiali.

— «Il torneo di Lenball è uno degli eventi più attesi dell’anno. Non è raro che un giovane guerriero si faccia notare proprio lì, dimostrando sangue freddo e padronanza superiore del proprio potere.»

Elix indicò il disegno del campo sulla lavagna con il bastone e lasciò che lo sguardo corresse su ogni volto della classe.

«Il Lenball non è solo un gioco. È disciplina, è strategia, è capacità di misurare se stessi e di fidarsi dei compagni. Chi impara a vincere senza onore non ha vinto nulla… chi cade lottando con giustizia, invece, ha già imparato la lezione più grande.»

LA DIMOSTRAZIONE.

Mentre Elix proseguiva la sua lezione con fervore.

— «Ricordatevi, ragazzi: voi siete le nuove leve della nostra società. Assimilate ogni insegnamento, custodite la conoscenza e non dimenticate le radici. Perché un giorno sarete voi a proteggere Longbart.

Chissà… forse tra questi banchi siede già il futuro Arukhan.»

La porta si spalancò con decisione. Entrò Mark, il condor elegante, maestro della cattedra di Len applicato alla forza, amico e rivale del gufo da una vita.

— «Sei troppo prolisso, Elix. I ragazzi hanno bisogno di vedere, non solo di ascoltare. Oggi non c’è tempo per i tuoi sermoni: ci aspetta l’Arukhan nella sala addestramento. E non una lezione qualunque: i miei due pupilli, Toan e Atima, vi mostreranno come si usa davvero il LEN. Così come li ho istruiti io.»

Un mormorio eccitato percorse l’aula. Alcuni ragazzi risero sottovoce, mentre altri batterono le zampe dall’entusiasmo.

Elix gonfiò le piume, offeso.

— «E io invece credevo che il compito di un maestro fosse insegnare con la mente, non con i muscoli.»

Mark sorrise, piegando leggermente l’ala.

— «Tranquillo, gufo. Una volta ogni tanto perfino i tuoi studenti meritano di divertirsi.»

L’aula esplose in risatine mal trattenute. Elix batté il bastone con finta severità.

— «Vedremo chi riderà quando copieranno male i concetti di oggi. Ma va bene… ragazzi, in piedi! Ci spostiamo subito nella Sala Francer.»

IN CLASSE

Zeno, il giovane gallo senza cresta, agitò le ali eccitato per l’annuncio della dimostrazione e, nella fretta, fece scivolare il suo quaderno. Il volume rimbalzò a terra e finì proprio contro i piedi di Dilor, falco nero e suo acerrimo rivale.

Dilor abbassò lo sguardo, vedendolo chinarsi per raccoglierlo. Un sorriso crudele gli piegò il becco.

— «Ecco il tuo posto, nullità… ai miei piedi.»

Si concesse un attimo, poi aggiunse con tono mellifluo:

— «Anzi, forse dovrei pensare di inserirti nella mia gilda, la Fenice Oscura. Un lavapiedi ci serve sempre.»

Pedrito, il serpente verde che non perdeva occasione di compiacerlo, scoppiò a ridere.

— «Sarebbe il ruolo perfetto per lui!»

Zeno serrò i pugni, il viso in fiamme.

— «Piuttosto me ne andrei a vivere in mezzo ai Thalgron che servire nella tua stupida setta!»

Joey, la panda dal temperamento deciso e migliore amica di Zeno, gli diede un colpetto sul braccio.

— «Ignorali. Ti vogliono solo provocare.» Era già pronta a tappargli il becco prima che la situazione degenerasse.

Poco più in là, Red Emy, un’anatra romantica e inguaribile, sospirò:

— «Io invece non vedo l’ora di scoprire chi combatterà con più passione per me…»

— «Sarà sicuramente per me!» rise Paparix, il pavone vanitoso che passava più tempo a specchiarsi che ad allenarsi.

Intanto, in prima fila, Sanctis, un gatto bianco silenzioso, e Tonias, la sua compagna dal pelo ambrato, prendevano appunti senza alzare lo sguardo.

Zeno li fissò incredulo.

— «Ma come fanno a non perdersi una sola parola?»

Joey sospirò:

— «Sono i primi della classe. Tu invece… potresti provarci.»

Dalla fila accanto, Orlyx, la donnola dal muso affilato, alzò lo sguardo dai suoi appunti solo per un istante.

— «Se parlaste meno e ascoltaste di più, non avreste bisogno di copiare.»

Zeno arrossì, mentre Joey si morse la lingua.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Antonio Di Mauro
Antonio Di Mauro è laureato in Farmacia con il massimo dei voti. Dal 2015 socio e dipendente di una società parafarmaceutica. Appassionato di narrativa fantasy, anime e manga, ha deciso di trasformare la sua passione per il genere in una light novel originale. "Il Canto Spezzato" è la sua opera prima, nata dall’intento di affrontare temi universali come il bullismo, la solitudine e la ricerca di identità, intrecciandoli a un mondo di avventura, amicizia e crescita personale.
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