Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Il confine di ciò che è giusto – Prima parte

Svuota
Quantità

In un’America attraversata da contraddizioni, la vita di una famiglia apparentemente devota e rispettabile si sgretola sotto il peso di segreti indicibili. Un padre carismatico e autoritario plasma i suoi figli con una fede incrollabile e regole inflessibili, mentre dietro la facciata di ordine e disciplina si insinua un’ombra che divora silenziosamente ogni certezza.

Nel cuore di questo universo rigido, cresce un ragazzo che impara presto a nascondere emozioni, paure e desideri.

Ogni gesto, ogni parola non detta diventa una prova da superare, un equilibrio instabile tra amore e sottomissione, tra ribellione e dipendenza. L’infanzia si trasforma in un campo minato di colpe mai confessate, di rituali familiari che celano un senso di minaccia, fino al momento in cui il confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è si spezza irreversibilmente.

Capitolo uno.
La luce

Giugno 1988

La tavola calda di Merle, la preferita del signor Graham, era proprio qualche isolato dopo la chiesa Saint Francis of Rome. Sembrava di buon umore quella mattina alla gente che lo vedeva solcare il marciapiede, canticchiando a bocca chiusa l’acclamate al Signore udito poco prima, e in effetti lo era. Non era certo usuale una sua manifestazione così plateale, seppure sommessa, ma di certo attirava su di sé l’attenzione. L’afa della giornata e il caldo che saliva dall’asfalto non sembravano nemmeno sfiorarlo e, quando spalancò la porta d’ingresso per aprire l’accesso al gruppo che lo seguiva, ci mise così tanta enfasi che alcuni commensali si girarono a guardare. Quella mattina la tavola calda era piena solo per metà. Il signor Graham amava andarci la domenica, subito dopo la messa delle undici, prima che si riempisse, e specialmente preferiva farlo quando le giornate erano proprio come quella, con il sole di giugno che splendeva nel cielo, l’estate alle porte e la sua famiglia al completo, lui, la moglie e i suoi tre figli. Erano poche le volte che quell’abitudine era venuta meno, lui non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo, e quel preciso giorno, poi, era fin troppo importante per poter rientrare nello scarno elenco delle mancate. Quindi erano tutti lì.

Continua a leggere

Continua a leggere

«Oggi è un grande giorno,» esordì, una volta che tutti ebbero preso il loro solito posto «un giorno fausto, da ricordare.» Tutti quanti abbozzarono un sorriso, ma nessuno parlò. «Merle,» si rivolse al padrone di casa «portaci da bere, il solito.» Poi si rivolse ai suoi figli: «Ragazzi, guardate i menù, ordinate e andate a lavarvi le mani».

I tre eseguirono alla lettera, iniziando a scorrere con gli occhi tutte le pietanze. Quando Marybeth, la gentile cameriera che da sempre lavorava tra quelle mura, arrivò con una grande caraffa di acqua frizzante, loro ordinarono i soliti piatti di sempre e si alzarono, diretti verso il bagno. Al loro ritorno trovarono i piatti già al tavolo, segno che probabilmente Merle conoscesse fin troppo bene le abitudini della famiglia Graham.

«Come mai ci avete messo così tanto?»

«Scusa, papà,» rispose Eva, la figlia maggiore, che era solita parlare sempre per prima e a nome di tutti «ma c’era fila e ad Ariel scappava.»

«Ariel,» disse il signor Graham, guardando la più piccola dei tre «la prossima volta avvertici, così almeno sapremo quanto aspettare. Hai otto anni, sei una signorina adesso, comportati come tale. Ora, prima di iniziare a mangiare, vorrei che tutti insieme pregassimo e ringraziassimo nostro Signore, e desidererei che a farlo fossi tu,» disse, rivolgendosi al suo secondogenito, l’unico maschio «perché oggi hai compiuto un passo importante, ti sei avvicinato a nostro Signore, hai mangiato la sua stessa carne nella tua prima eucarestia e lo hai fatto da uomo e come tale vai trattato.» Il piccolo lo guardò quasi incredulo, la sua speranza si era avverata e le poche parole che si era preparato da dire ora potevano liberarsi. Lui lo incoraggiò con un sorriso, uno dei pochi che a memoria gli avesse mai concesso. «Forza, comincia, prima che si freddi.»

Il sorriso di rimando di sua madre era come quelli che vedeva sui volti delle riviste che teneva ordinatamente impilati sotto il mobiletto della TV, o come quelli delle ragazze nei poster, quando lei lo portava dalla parrucchiera e lui rimaneva seduto ad aspettare che quelle donne si conciassero la testa, con strani e vorticosi giri di capelli e ciocche adornate da nastri colorati. Quel vezzo sembrava disegnato sul suo viso, tirato con le molle e carico di attesa e tensione, proprio come quello che aveva quando, quella stessa mattina, era stato chiamato per ricevere la sua prima comunione e un attimo prima si era girato a guardarla. Sembrava quasi che stesse per mollarsi e schioccare di botto. Era comunque bella, sua madre, della bellezza che conservano tutte le madri, di quelle che non possono sfiorire nemmeno volendo. Che lascia i figli innamorati e tormentati, sempre con qualcosa di mancato, di non detto, come se fossero costretti a vivere in eterno con un debito troppo grande per essere estinto. La bellezza che le rende le donne più desiderabili del mondo.

«Che questo pasto sia il mio vero primo,» disse, infine «come una persona nuova che muove passi decisi nel mondo e che possa giovare a tutti voi poterlo condividere con me, in questo importante e glorioso giorno di festa, conferma e consacrazione.»

Fu straordinario vedere l’espressione compiaciuta di suo padre, che amava e possedeva il dono della sintesi, e quella contratta della madre, distendersi in un liberatorio moto di soddisfazione. Niente schiocco quindi, solo un disteso sorriso.

«Amen, figlio mio» disse suo padre.

«Amen» fecero eco lui e gli altri alla tavola. Dopo quelle parole, l’unanime lode sembrò quasi suonare meglio delle altre volte.

«Bellissime parole, tesoro,» disse la madre «non è vero, caro?»

«Perfette. Sono state perfette.»

«Sì, è proprio così,» aggiunse Eva, che da sorella maggiore aveva già vissuto quella esperienza e si sentiva quasi in dovere di dire la sua e di spingere anche la sorellina a complimentarsi col fratello «sono state meravigliose, diglielo Ariel.»

«Lo sono state, Luc,» disse sbadatamente «molto belle.»

«Non chiamarlo così» esordì il padre, interrompendo subito quel momento di idilliaca aggregazione che si era creato.

«Mi spiace» disse subito, coprendosi la bocca con le mani.

«Vorresti che ti si chiamasse Ari? Vorresti che il tuo nome fosse mutilato, storpiato e che perda il suo significato? Il suo unico e importantissimo significato? Forza, rispondi» le chiese, ignorando del tutto la mano della moglie sul suo braccio.

«No, papà» rispose lei mortificata.

«Bene. Chiedi scusa.»

«Scusa, papà.»

«Non a me, a tuo fratello.»

«Scusami se ho mutilato il tuo nome,» disse, con matura coscienza, guardando il fratello e manifestando la sua età e sbadataggine l’istante dopo «ma a me piace di più Luc.»

«Non fa nulla,» rispose lui «noi siamo gli unici a cui può succedere, a lei non accade mai» disse, indicando la sorella dodicenne alla sua destra.

«Che posso farci se il mio nome non si può storpiare,» si difese Eva, punta sul vivo, quasi con tono di giustifica «è corto ed è bellissimo così.»

«Lo è,» irruppe il padre, imponendo immediatamente il silenzio «e deve piacerti il suo nome, perché è importante. Tutti e tre avete nomi importanti e meravigliosi. Un uomo è il nome che porta. Una donna è il nome che porta. Il mio nome è Christopher, sapete perché il nonno mi ha dato questo nome? Sapete cosa vuol dire il mio nome?»

«Sì» risposero i tre sommessamente, ma vennero comunque ignorati dal padre, che diventava sempre più incalzante e per la centesima volta si preparava a sciorinare eloquentemente la storia di come il vecchio Abraham Graham gli avesse dato il nome che, con estrema fierezza, portava da quasi mezzo secolo.

«Viene da San Cristoforo. La leggenda narra che fosse un cananeo che portò sulle sue spalle nostro Signore Gesù Cristo quando era un bambino, e gli permise di attraversare un fiume. Un uomo grande e grosso, forte e onorevole. Letteralmente vuol dire “Portatore di Cristo”. Capite, non solo portatore del suo corpo, ma del suo stesso fardello, del peso della sua immensa responsabilità. Dell’impegno preso nel rendere questo mondo, l’unico mondo, il migliore possibile. Fatto di persone pure, ligie, senza peccati. Ecco perché dovete capire che ognuno di voi è importante, indispensabile. Che ognuno di voi» disse, puntando verso di loro la forchetta «ha un compito in questa vita e deve portato a termine. È chiaro?»

2024-11-28

La Sicilia Quotidiana

È uscito “Il Confine di ciò che è Giusto”, l’ultimo romanzo di Giuseppe Iacolino, scrittore di Palma di Montechiaro. Questo libro rappresenta un nuovo capitolo nel percorso letterario di Iacolino, già autore di diverse opere. Oltre ai suoi contributi poetici e narrativi sul sito personale “giuseppeiacolino.com”, nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “L’Innaturale Evoluzione delle Cose” (Sensoinverso) e nel 2017 il secondo, “Tra di noi Central Park” (Giovane Holden Edizioni). La formazione di Iacolino, dopo il diploma da geometra, è stata incentrata sulle scienze umanistiche: si è laureato in Beni Demoetnoantropologici a Palermo, per poi trasferirsi a Torino nel 2009, dove ha conseguito un Master in Bioetica ed Etica Applicata e una laurea magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia. Oltre alla passione per la scrittura, Iacolino ha un passato da musicista e una diversificata esperienza nell’insegnamento di Storia e Letteratura Italiana. Dopo aver lavorato in Veneto e Sicilia, attualmente insegna all’IIS G.B. Odierna, nella sua città natale. Il romanzo: un viaggio nei meandri dell’animo umano “Il Confine di ciò che è Giusto” è un thriller psicologico ambientato a Louisville, dagli anni ’80 ai giorni nostri, e segue la vita turbolenta di Lucifer Graham. Il lettore è trascinato in una narrazione intensa, dove il passato del protagonista si intreccia in modo inquietante con il presente. La storia esplora l’origine di un male profondo, alimentato da dinamiche familiari disturbanti e una visione distorta sia della religione che della figura femminile. Ogni capitolo è un invito a esplorare la psiche complessa e oscura di Lucifer, dove ogni decisione sembra essere una deformazione della realtà e ogni atto di violenza diventa una sorta di giustizia deviata. Con uno stile asciutto e incisivo, Iacolino conduce il lettore in un viaggio nel labirinto mentale del protagonista, sfidandolo a comprendere, o almeno a confrontarsi, con le ragioni di una mente contorta e spezzata. Una riflessione sull’umanità e sui suoi limiti L’autore, parlando della sua opera, ha spiegato cosa rappresenta per lui la scrittura e quali sono state le sue ispirazioni per questo romanzo. “La scrittura è vita e liberazione – afferma – una dimensione unica in cui posso creare e controllare una realtà che ci permette di sfuggire al vuoto interiore. Nei miei precedenti romanzi ho cercato di mescolare suspense e riflessioni sull’animo umano, creando storie che restino impresse, esplorando le profondità dell’essere umano. Questo nuovo libro è il frutto di tredici anni di lavoro e tratta di come il passato possa segnare e deformare il presente. La mia intenzione era quella di raccontare una storia radicata nel reale, con un personaggio la cui violenza trae origine da traumi familiari, credenze distorte e una visione problematica della donna.” Iacolino sottolinea come Louisville sia stata una scelta personale e significativa: “Mia madre mi suggerì di ambientare la storia lì nel 2011. L’anno successivo è venuta a mancare, e questo romanzo è diventato un tributo anche a lei. Con un linguaggio crudo e diretto, ho voluto raccontare relazioni personali complesse e tormentate, intrecciate a temi morali e biblici, cercando di esplorare l’inquietudine che si cela dietro le nostre scelte.” Una campagna di crowdfunding per la pubblicazione Giuseppe Iacolino ha avviato una campagna di crowdfunding tramite la casa editrice BookaBook, che resterà aperta fino alla fine di febbraio. Durante questo periodo, i lettori interessati possono sostenere il progetto pre-acquistando il romanzo, contribuendo così al raggiungimento della soglia necessaria per la pubblicazione. L’autore ha in programma anche una serie di eventi di presentazione, dove sarà possibile conoscere meglio il libro e pre-acquistarlo attraverso lui. Tutti gli aggiornamenti e le informazioni per sostenere il romanzo saranno disponibili sui profili social dell’autore. La redazione augura a Giuseppe Iacolino un grande successo per questa nuova sfida letteraria, con la speranza che il suo lavoro possa raggiungere e affascinare un pubblico sempre più ampio. https://lasiciliaquotidiana.it/il-confine-di-cio-che-e-giusto-il-nuovo-romanzo-di-giuseppe-iacolino/?fbclid=IwY2xjawG62-VleHRuA2FlbQIxMQABHWzPzvQ3Vw70F5Iq6KQN__x-Zp6jcWTCA3oqHgUXruAY30ApVIbO5cS8Kw_aem__CwxWNon0WRJbDO3nFaZAg
2024-11-28

La Sicilia Quotidiana

È uscito “Il Confine di ciò che è Giusto”, l’ultimo romanzo di Giuseppe Iacolino, scrittore di Palma di Montechiaro. Questo libro rappresenta un nuovo capitolo nel percorso letterario di Iacolino, già autore di diverse opere. Oltre ai suoi contributi poetici e narrativi sul sito personale “giuseppeiacolino.com”, nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “L’Innaturale Evoluzione delle Cose” (Sensoinverso) e nel 2017 il secondo, “Tra di noi Central Park” (Giovane Holden Edizioni). La formazione di Iacolino, dopo il diploma da geometra, è stata incentrata sulle scienze umanistiche: si è laureato in Beni Demoetnoantropologici a Palermo, per poi trasferirsi a Torino nel 2009, dove ha conseguito un Master in Bioetica ed Etica Applicata e una laurea magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia. Oltre alla passione per la scrittura, Iacolino ha un passato da musicista e una diversificata esperienza nell’insegnamento di Storia e Letteratura Italiana. Dopo aver lavorato in Veneto e Sicilia, attualmente insegna all’IIS G.B. Odierna, nella sua città natale. Il romanzo: un viaggio nei meandri dell’animo umano “Il Confine di ciò che è Giusto” è un thriller psicologico ambientato a Louisville, dagli anni ’80 ai giorni nostri, e segue la vita turbolenta di Lucifer Graham. Il lettore è trascinato in una narrazione intensa, dove il passato del protagonista si intreccia in modo inquietante con il presente. La storia esplora l’origine di un male profondo, alimentato da dinamiche familiari disturbanti e una visione distorta sia della religione che della figura femminile. Ogni capitolo è un invito a esplorare la psiche complessa e oscura di Lucifer, dove ogni decisione sembra essere una deformazione della realtà e ogni atto di violenza diventa una sorta di giustizia deviata. Con uno stile asciutto e incisivo, Iacolino conduce il lettore in un viaggio nel labirinto mentale del protagonista, sfidandolo a comprendere, o almeno a confrontarsi, con le ragioni di una mente contorta e spezzata. Una riflessione sull’umanità e sui suoi limiti L’autore, parlando della sua opera, ha spiegato cosa rappresenta per lui la scrittura e quali sono state le sue ispirazioni per questo romanzo. “La scrittura è vita e liberazione – afferma – una dimensione unica in cui posso creare e controllare una realtà che ci permette di sfuggire al vuoto interiore. Nei miei precedenti romanzi ho cercato di mescolare suspense e riflessioni sull’animo umano, creando storie che restino impresse, esplorando le profondità dell’essere umano. Questo nuovo libro è il frutto di tredici anni di lavoro e tratta di come il passato possa segnare e deformare il presente. La mia intenzione era quella di raccontare una storia radicata nel reale, con un personaggio la cui violenza trae origine da traumi familiari, credenze distorte e una visione problematica della donna.” Iacolino sottolinea come Louisville sia stata una scelta personale e significativa: “Mia madre mi suggerì di ambientare la storia lì nel 2011. L’anno successivo è venuta a mancare, e questo romanzo è diventato un tributo anche a lei. Con un linguaggio crudo e diretto, ho voluto raccontare relazioni personali complesse e tormentate, intrecciate a temi morali e biblici, cercando di esplorare l’inquietudine che si cela dietro le nostre scelte.” Una campagna di crowdfunding per la pubblicazione Giuseppe Iacolino ha avviato una campagna di crowdfunding tramite la casa editrice BookaBook, che resterà aperta fino alla fine di febbraio. Durante questo periodo, i lettori interessati possono sostenere il progetto pre-acquistando il romanzo, contribuendo così al raggiungimento della soglia necessaria per la pubblicazione. L’autore ha in programma anche una serie di eventi di presentazione, dove sarà possibile conoscere meglio il libro e pre-acquistarlo attraverso lui. Tutti gli aggiornamenti e le informazioni per sostenere il romanzo saranno disponibili sui profili social dell’autore. La redazione augura a Giuseppe Iacolino un grande successo per questa nuova sfida letteraria, con la speranza che il suo lavoro possa raggiungere e affascinare un pubblico sempre più ampio. https://lasiciliaquotidiana.it/il-confine-di-cio-che-e-giusto-il-nuovo-romanzo-di-giuseppe-iacolino/?fbclid=IwY2xjawG5X7hleHRuA2FlbQIxMQABHSztHe76h9OcuGa1R1wc_Eph9Z5jfzaGhdQKM4wrVQ21_a9bSoqAxUPrqg_aem_cG_Q09K4-MuPF3LMFgefcw

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Il confine di ciò che è giusto – Prima parte”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Giuseppe Iacolino
(Agrigento, 1983) è antropologo, docente, scrittore e musicista. Laureato in Beni demoetnoantropologici, ha un master in Bioetica e una magistrale in Antropologia culturale. Vive e insegna in Sicilia. È autore dei romanzi “L’innaturale evoluzione delle cose” (2015) e “Tra di noi Central Park” (2017); pubblica poesie e racconti sul suo sito ed è vicedirettore del bimestrale “Il Peso Specifico”.
Giuseppe Iacolino on FacebookGiuseppe Iacolino on InstagramGiuseppe Iacolino on Wordpress
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors