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Il pescatore di Ardmore

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Consegna prevista Agosto 2026
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Edward è un ragazzo orfano di padre che vive in un piccolo villaggio nell’Irlanda dei primi del novecento, insieme a suo nonno materno. La prima guerra mondiale è quasi finita, ma la lotta all’indipendenza irlandese sta entrando nel vivo. Partirà alla ricerca di sua madre, di cui non ha più notizie, incontrando nel suo tragitto personaggi di ogni specie, trovandosi spesso coinvolto in situazioni difficili. Dovendo decidere da che parte stare, riuscirà a fare sempre la scelta giusta?

Perché ho scritto questo libro?

Visitai l’Irlanda molti anni fa. Un posto ospitale, immerso in una natura incontaminata, ma di cui non si parla mai, sottovalutato.
Non c’è un motivo preciso per cui ho scritto questo libro, credo di essere stato ispirato dai posti che ho visto, da ciò che ho letto in passato, su una guerra che spesso passa in sordina ma determinante per quella nazione.

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

Piccola introduzione.

Ci tengo a precisare che la storia narrata in questo libro è un racconto di fantasia, sebbene mi sia ispirato a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite, ogni riferimento è puramente casuale. 

Molti anni fa ebbi la fortuna di visitare l’Irlanda, un paese di cui non parla mai nessuno, dove (in apparenza) non accade mai nulla, che non gode del turismo tossico di massa (per fortuna).

Eppure lì sono nate le fate e i folletti, la leggenda della pentola d’oro alla base dell’arcobaleno, la birra nera, la danza tipica con le mani sui fianchi, le vaste praterie, un popolo tanto accogliente quanto orgoglioso.

Si parla spesso di mal d’Africa, ma vi assicuro che esiste anche il mal d’Irlanda, io a distanza di anni, ogni tanto ancora sogno di stare lì, e spero tanto di riuscirci a tornare un giorno. Buona lettura.

L’odore del mare

Il sole era sparito da un pezzo, quelle che prima erano chiare nubi, si erano ormai annerite. Un gabbiano in lontananza si confondeva con il cielo. 

Il giovane Edward passava ogni sera così, seduto sulla fredda spiaggia di Ardmore, nella contea di Waterford, ad osservare il mare. Qualcuno in paese lo chiamava Eddy, qualcun altro Ed.

«Ed, torna dentro, inizia a far freddo, è quasi notte».

«Arrivo nonno».

L’anziano signore, appoggiato alla porta della baracca, guardava suo nipote alzarsi controvoglia, e barcollante sulle esili gambe, recarsi verso di lui. 

«Che si mangia stasera?» disse mentre varcava la soglia.

Il vecchio Aidan non rispose, si limitava a guardarlo con sufficienza.

«Indovino? Pesce?»

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«Li hai pescati tu stamattina. Li ho fatti in zuppa e ci ho messo anche due vongole».

Edward spostò la sedia e fece per mettersi a tavola. «Sempre pesce…»

«Se vuoi la carne, vai da tua madre a Cork. Ormai passi le giornate a lamentarti, non ti va bene niente».

«Prima o poi ci vado. Magari trovo un lavoro e una moglie, anzi due».

Aidan trangugiò un cucchiaio di zuppa.

«Due lavori?»

«Due mogli!»

Nella casa echeggiarono deboli risate. 

Loro la chiamavano baracca. Era completamente fatta di legno, ormai impregnato da umidità e salsedine. Composta da due stanze, una in cui si mangiava e una in cui si dormiva. Molto spartana, era tutto fatto di legno, trovato dal vecchio, e costruita da lui stesso.

I mobili li aveva fatti usando il legno portato dal mare, la casa, con delle assi rubate ad un relitto naufragato a pochi chilometri di distanza. 

«Io parlavo seriamente. Hai sedici anni ormai, qui sei sprecato. In città magari riesci a farti una posizione, diventi qualcuno».

Ed annuì mentre puliva il fondo della ciotola.

«Un giorno ci vado…»

«Ma dimmi, c’è qualche ragazza del villaggio che ti piace? Tipo Rose, la figlia della lavandaia».

Il giovane si alzò da tavola quasi annoiato. Il crepitio di una lampada ad olio per un attimo era l’unico suono in quella stanza. 

«È più grande di me, e poi puzza di pesce. Anzi, puzzano tutte di pesce da queste parti».

«Ma cosa blateri», sbottò Aidan mentre cercava la pipa, «è un villaggio di pescatori, la puzza è nell’aria. Avessi io qualche anno in meno, ti farei vedere».

«Si, si, immagino. Io vado a letto, non dare fuoco alla casa o alla tua barba».

Il vecchio lo mandò al diavolo con un gesto mentre Edward andava nell’altra stanza. Aidan aveva circa settant’anni, abbastanza alto di statura, capelli spaiati e folta barba scura, sporca e trascurata.  Fumava una pipa intagliata da lui stesso da un ramo di ciliegio, e per non sprecare

preziosi fiammiferi, la accendeva usando la fiamma delle lampade ad olio, rischiando più volte di bruciarsi i peli della faccia. 

Falegname amatoriale, pescatore da sempre, viveva con suo nipote da quando sua figlia, rimasta vedova, si era trasferita a Cork, per lavorare come governante nella residenza dei ricchi O’Donnel. Lui e il ragazzo, erano gli unici abitanti di Ardmore scuri di capelli, che contrastavano molto con la carnagione chiarissima, spesso venivano scherzosamente presi in giro per questa caratteristica.

 

Nella stanza accanto, il giovane a letto, non riusciva a prendere sonno, pensando seriamente che, prima o poi, sarebbe dovuto andar via di lì. 

“Qui sto bene, la vita è tranquilla. Nel villaggio c’è persino il farmacista”.

Si girava e rigirava sul letto di paglia, dalle fessure del legno non trapelava nulla, era una notte senza luna, ma se guardava a destra vedeva l’ombra del nonno che danzava nella stanza accanto, sembrava un lupo con il mal di mare.

“Però non ho mai baciato una ragazza,e la voglia è tanta. In città avrei l’imbarazzo della scelta, dicono che hanno un buon odore le cittadine… Ma che lavoro vado a fare?”

Un colpo di tosse dalla stanza accanto non gli fece prendere di nuovo sonno.

“Mi faccio insegnare a fare il falegname, oppure mi arruolo nel RIC (Royal Irish Constabulary), ma secondo me nonno non è d’accordo”.

I suoi sottili occhi castani si perdevano nel vuoto della stanza. Aveva labbra così sottili, che da bambino lo canzonavano perchè si vedeva solo il naso, e anche quello non era affatto grande. Ripensando al suo passato con gli altri bambini del posto, si girò un altra volta prima di addormentarsi.

Il mattino dopo il tempo era peggiorato.

Il cielo nero minacciava pioggia da un momento all’altro, e un gelido vento dell’est faceva scricchiolare tutta la baracca.

«Oggi non si pesca figliolo».

Aidan era avvolto in un cappotto lurido e becero, mentre cercava di scaldarsi davanti una vecchia stufa di ferro.

«Si sente proprio che è novembre oggi. Copriti bene e mangia qualcosa, devi farmi un paio di favori».

Edward ancora assonnato ed infreddolito, si alzò quasi malvolentieri dal letto.

Si vestì tremolante in fretta e furia, e addentando un pezzo di formaggio chiese «Che ti serve?»

«Mi fanno male le ossa, le gambe e anche il collo. Non ho più l’età per» Ed lo interruppe quasi seccato «Vai al sodo».

«Vai in paese, dal signor Tippen, e da Molly». Soffiò per scaldarsi le mani.

«Molly Walsh, non la O’Connor. 

Da Jack prendi olio per le lampade e whisky, sa già tutto e l’ho pagato in anticipo, non dovresti avere difficoltà».

Ed si alzò in piedi.

«E da Molly?»

«Da Molly O’Connor prendi il latte, e se ce l’ha il giornale. Ieri era San Martino, e vorrei rilassarmi guardando le immagini».

Fece per uscire, quando fermandosi all’improvviso guardò il nonno con aria di sufficienza.

«Ma O’Connor o Walsh?»

«Il freddo ti ha dato alla testa? Walsh! Walsh!»

Scosse la testa e senza guardarlo salutò con la mano ed uscì fuori.

Il meteo era preoccupante, il mare mosso, il cielo nero e cupi tuoni in lontananza. 

“Meglio sbrigarsi”.

La casa di Edward era molto vicino al paese. Attraversata la spiaggia si scorgevano già le case dei pescatori. Dopo un centinaio di metri si scorgeva il negozio del signor Tippen. Tutto tinto di rosso, con due lanterne all’esterno sempre accese, notte e giorno, anche in estate.

Quella mattina non si vedeva nessuno in giro, era abbastanza presto, e il temporale in arrivo scoraggiava dal fare passeggiate.

«Buongiorno signore» con voce roca non appena varcato l’uscio.

L’uomo lo scrutò per un attimo.

«Edward Daly, buongiorno a te. Ho appena aperto, dammi un attimo e arrivo».

Mister Tippen era il punto nevralgico di Ardmore. Forniva beni di prima necessità a tutto il villaggio, e accettava in pagamento qualsiasi cosa, non solo il denaro. Ed lo ricordava così da quando era bambino, in sovrappeso, basso e stempiato, con una goccia che nelle giornate fredde gli penzolava dalla punta del naso adunco.

Il negozio era caldo e accogliente. Una grande stufa ardeva nell’angolo vicino l’ingresso, e la merce era ben disposta sugli scaffali. Un corposo ma piacevole odore di cedro impregnava l’aria.

«Sei qui per conto del vecchio Aidan immagino. Sei fortunato, ho preparato tutto ieri sera».

Ed si avvicinò al bancone sorridente, il calore stava ricominciando a pervadere il suo corpo.

«Si mi ha detto whiskey e olio da bruciare».

«Beh, tuo nonno inizia a farsi vecchio. Ecco il pacco con tutto il necessario».

Gli porse una discreta cassa di legno e la aprì di fronte a lui.

«Questa è la bottiglia di Jameson, la latta d’olio, il sacchetto di tabacco e tre radici di liquirizia. E ringrazialo ancora per i lavori al bancone le finestre».

«Lo farò. Grazie molte signor Tippen».

Prese la cassa sottobraccio ed uscì fuori.

La casa della signora Molly era invece più distante. Si trovava vicino la torre del cimitero, e con quel tempo non era proprio un viaggio piacevole.

Da lei passava una corriera due volte a settimana, portando giornali e saponi. Il latte lo produceva la sua famiglia, insieme al formaggio, grazie al gregge di pecore e capre in loro possesso.

Il vento stava peggiorando sempre più, a tratti cadeva qualche goccia di pioggia. Il rumore della tempesta lo rendeva praticamente sordo a ciò che accadeva intorno a lui, non sentiva neppure il rumore delle pozzanghere che pestava.

Le imposte delle case sbattevano all’impazzata, un uomo in lontananza rincorreva un cappello portato via dal vento.

“Vedo la torre, manca poco”.

Fece una curva e intravide la corriera ripartire da davanti casa Walsh.

Una grossa sagoma stava trasportando qualcosa dentro casa.

Fece cenno da lontano, ma la signora a testa bassa per coprirsi dalla pioggia non lo vide.

“Corro? Ormai ha chiuso la porta”.

Con la coda dell’occhio vide due cani neri di grossa taglia, nella boscaglia alla sua sinistra. Affrettò il passo.

La casa di Molly aveva uno steccato bianco tutto intorno, pareti e tetto neri, coperti di chiazze di muschio sporadiche. Un grazioso campanello era legato ad un palo di legno sulla strada, all’ingresso del vialetto. Ma con il vento che lo suonava di continuo, Edward preferì andare alla porta.

La vernice rossa si era quasi del tutto scrostata, e quella che un tempo era una delle porte più colorate del paese, ormai aveva perso tutto il suo smalto.

Bussò.

«Signora Walsh, disturbo?»

Il grosso faccione della donna lo accolse sorridente.

«Tu non disturbi mai, vieni dentro presto!»

Madre di tre figli, Molly era una donna gigantesca, quasi due metri per due, capelli rossi legati in una lunga treccia che le arrivava oltre le scapole,  tre lentiggini per guancia e il seno più prosperoso del villaggio.

«Sei congelato figliolo, vieni a scaldarti accanto al camino».

Edward non se lo fece ripetere due volte.

La casa era tutta distribuita su un unico piano. A est dell’ingresso c’era il salotto con il camino, arredato con gusto da quadri dipinti dalla sua figlia maggiore Beth, che ormai viveva a Dublino da due anni. Verso nord la cucina, dove la figlia minore Dharma stava pulendo delle alici, da lì, una porta che dava sul cortile sul retro, dove i Walsh tenevano il bestiame.

Nell’ala ovest invece c’erano le camere da letto, un piccolo sgabuzzino e una porta che dava a una casupola esterna con il bagno.

Ed aveva sempre invidiato il comodo bagno di Molly, lui i suoi bisogni li faceva intorno casa, o nel bagno comune al centro del villaggio. Ardmore non aveva il sistema fognario di una grande città come Dublino, anche se si vociferava che a breve sarebbero iniziati i lavori.

Gli uomini di casa, il figlio mezzano Tom e il signor Walsh, erano fuori casa in quel momento, si intravedevano mentre accudivano il bestiame, mettendolo al riparo dal fortunale.

«Mio nonno mi ha mandato a prendere il latte e solo se ce l’ha, il giornale».

La donna sorrise. «Qualche giornale è arrivato stamane, il latte lo stanno mungendo. Ha imparato a leggere Aidan?»

Un tizzone scoppiettò dal camino, finendo sul cappotto del ragazzo, che per un attimo sussultò.

«No figuratevi. Guarda le figure. Gli piace tenerlo, lo fa sentire un signore di città, anche se dopo qualche giorno inizia ad usarlo per accendere il fuoco».

Si sentì ridere dalla cucina.

«Potresti salutare l’ospite signorina», la ammonì.

Dharma rossa in volto «buongiorno pescatore».

Il ragazzo rispose con un timido sorriso che somigliava a una smorfia di dolore, la timidezza lo impacciava sempre.

Molly si mise a frugare in un pacco.

«Io ti ho insegnato a leggere però, cosa dice il titolo?» Chiese sbattendogli quasi il quotidiano in faccia.

Ed sgranò gli occhi per qualche secondo.

«The irish times».

«Quello è il titolo del giornale, leggi la notizia in prima pagina, sembra importante».

Edward lo impugnò saldamente, e sempre vicino al camino, con sguardo estremamente concentrato.

«Ammetto che non mi esercito spesso, ma non farò brutta figura con voi.

Dunque… C’è scritto grande “Armistizzo”»

«Armistizio, con la i, vai avanti».

«Alle undici del mattino dell’undici novembre millenovecentodiciotto, i fuccili restarono silenzosi», Dharma lo interruppe quasi seccata.

«Faccio io, tu ascolta bene».

Molly la guardò severa ma non la interruppe.

« Alle undici del mattino dell’undici novembre millenovecentodiciotto, i fucili si zittirono sul fronte ovest. Quel rumore, ininterrotto dalla fine del millenovecentoquattordici, si dice sia stato il più fragoroso prodotto dagli uomini.

Ora, i soldati stanchi si sono semplicemente stretti la mano. È bastato essere sopravvissuti, quando erano morti più di dieci milioni di loro simili.

La gioia fu lasciata ai paesi e alle città della Francia, dell’impero britannico e degli Stati Uniti, i cui eserciti avevano cacciato i tedeschi dalla Francia nei tre mesi precedenti.

Nella stessa mattina, i soldati canadesi raggiunsero Mons, in Belgio, dove gli inglesi avevano assistito per la prima volta all’azione nell’agosto millenovecentoquattordici.

Ma tre quarti di milione di loro, erano morti da allora, inclusi trentacinquemila irlandesi. Mentre molti tedeschi si arresero, altri stavano ancora combattendo mentre battevano in ritirata verso un armistizio. I loro termini permisero agli alleati di occupare la Renania, ma non raggiunsero mai Berlino. Avevano davvero vinto?»

Un verso di stupore interruppe la ragazza, e il religioso silenzio che si era creato attorno a lei. 

«Quindi la guerra è finita?» Chiese stupito il signor Walsh, zuppo e sporco di fango.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Mirko Fortuna
Sono un papà di quasi 38 anni. Lavoro come addetto alla sicurezza, e nel poco tempo libero mi piace dedicarmi al giardinaggio, alla numismatica e alla scrittura.
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