Ricordo bene come e quando tutto è cominciato. Poche settimane, e la mia vita si è trasformata.
Per fortuna, a partire dal terzo incontro con Vincenzo ho incominciato a prendere appunti. Registrando le nostre conversazioni, memorizzando messaggi vocali e a casa, la sera, scrivendo sul tablet ricordi e sensazioni.
È entrato nella mia vita come solo i miei genitori mettendomi al mondo, e più di loro ha definito il mio destino. Lui è stato il Sole, l’illuminazione, il nutrimento per la mente, un regolatore di pensieri ed emozioni. Io sono stata la Luna, piccola, visibile di luce riflessa. E adesso questa Luna gira intorno a una sua creatura, una Terra maschile, forte. Percorriamo lo stesso spazio anche se spesso, troppo spesso per me, a distanza.
Come la Luna gli mostro sempre la stessa faccia, perché non ne ho un’altra, non ho un lato oscuro come i Pink Floyd.
Una canzone appena uscita mi fa compagnia in sottofondo. Il finale recita:
Oggi è un giorno speciale. È il 24 ottobre 2022, lunedì, tra un’ora arriveranno i mobili, un arredamento completo per la nostra nuova casa. La ditta mi ha comunicato con un messaggio che ci vorranno almeno otto ore per completare il lavoro, per cui resterò sul terrazzo fino a quando non avranno terminato la camera da letto, poi mi sposterò lì.
È un attico di ottantacinque metri quadri, zona Nomentano, un quarto d’ora di macchina da casa dei miei, non mi andava di allontanarmi troppo da loro. Cucina, bagno, due camere da letto, soggiorno, ripostiglio. Dal terrazzo si vede parecchia Roma, l’Aniene, le colline a nord, sprazzi di case con tanto verde intorno.
Mi sdraio sul lettino al sole. E apro il tablet su cui ho salvato tutto. Ho bisogno di rifare il percorso.
File, Vincenzo Mitile.
Pagine 82-83
Ora voglio incontrare solo persone che emanano onde positive, e Laura è una di queste. Una vera fortuna averla trovata. Voi non lo sapete, ragazze, Ernesto sì, da quando eravamo rimasti in due, io e Maria, avevamo anche un gatto in casa. Puro affetto, senza compromessi, vestiti, trucchi, tacchi alti o ammiccamenti. Ti amano se li tratti bene, ti schifano se li tratti male.
È durata poco. Anselmo, il soriano, è morto poco prima di Maria. Probabilmente, come te Ernesto, aveva capito la situazione. E da allora, a parte voi, ragazze, solitudine completa.
Vedete, adesso piove. Perché, a volte, piove. Forte, a scrosci, anche di notte, quando sembra che l’acqua provenga dal nulla, il buio si mangia le nuvole e sputa gocce insolenti, a volte fredde, a volte inconsistenti. La campagna si nutre, le condutture si riempiono, i tetti si bagnano e gli abitanti sotto i tetti sorridono, contenti di stare al riparo.
Quando piove dentro, invece, non c’è riparo. L’acqua si mangia i pensieri, i desideri, gli obiettivi. Allaga il salone degli affetti, la cucina dei gesti, la camera da letto del sesso che si desidererebbe ma di cui non si ha più voglia. Allora alle cellule comincia a mancare l’ossigeno, ed è questa la causa del cancro, cellule senza ossigeno che si moltiplicano e distruggono quelle sane, perché il buio della notte diventa più lungo della luce del giorno e poi perché, è dimostrato, un dolore incide nell’anima due volte più forte di quanto non faccia un piacere. Quando l’ho scoperto, ho deciso di combattere questa entropia allenandomi ad allungare i momenti lieti e fermandomi, qualunque cosa stessi facendo, nel momento in cui il buio allungava le mani sui miei pensieri.
Ho vissuto una vita cercando l’emozione, la libertà mentale e quella di poter giocare con le persone, con i colori, con le bellezze del mondo. Ho cercato di crescere i ragazzi all’amore per il bello, per l’arte, al piacere di apprezzare i dettagli, le sfumature. L’unico aspetto che sono riuscito a passare loro è stata la determinazione a raggiungere un obiettivo, una voglia che ho visto feroce nei loro occhi. Mi auguro siano riusciti anche a godersela un po’ la vita e la gioventù Ma adesso basta, vi ho già troppo rotto le scatole, ora chiamo la signora prima che torni Lauretta.
Pagine 222-223
– Vabbè il modo per incontrarci lo troveremo. Andando vedendo, vedendo facendo, come dice la psicologa italiana che mi segue a Londra.
– Vai dalla psicologa?
– Certo. Mio marito se n’è andato, mio padre sta morendo, vuoi che non vada dalla psicologa?
– Io so che le sedute dagli psicologi hanno dei costi che non mi posso permettere.
– Ti confesso che anche io fino a un paio di mesi fa non ne sentivo il bisogno. Adesso parlare con Lorella mi aiuta. Costa, ma dopo mi sento meglio. E i soldi servono a questo.
– Giusto. Guarda, stanno per ritornare. Andiamo a prenderli. –
Maria saltò dalla giostra correndo incontro alla madre.
– Mamma, mamma, la ruota è bellissima. Quella di Londra è più alta ma qui il panorama è più bello. Vero che torneremo spesso a Roma, mamma, vero? –
Nel frattempo anche Vincenzo ci aveva raggiunte. Solo col bastone. Maria lo aveva riempito di energia.
– Certo che torneremo a Roma. Nonno è contento di vederti.
– Veramente, mamma, nonno mi ha detto che tra poco va a stare in un altro posto, dove non ci si può più incontrare, ma dove si possono scrivere delle lettere, che lui leggerà e dopo che le avrà lette ci risponderà. Ha detto solo lettere di carta, niente messaggi o video, perché dove va lui sono tutti anziani e non sanno usare i cellulari o i computer. Lì ci sono anche i Polygons e la principessa di sabbia, e mi ha detto che possiamo scrivere anche a loro. Adesso mi porti ai giochi dove non sono stata con nonno? È stanco, si deve riposare e prepararsi ad andare in quell’altro posto. –
Io e Anna restammo senza parole. Vincenzo aveva risolto l’aspetto più difficile della situazione con facilità e leggerezza.
– Mamma, che hai? Andiamo! Nonno, riposati, ci vediamo tra poco.
– Vai tesoro, vai con mamma. Hai ragione, ora mi siedo qui con Laura e ti aspetto.
Quando furono abbastanza distanti, mi voltai verso di lui. Sorrise. Lo abbracciai come un padre, un nonno, un vecchio saggio, e riuscii a dire solo sette parole.
– Mi mancherai. Salutami la principessa di sabbia.
– Sarà fatto – rispose, serio.
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