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Imbriani e il Velo delle Ombre

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Consegna prevista Settembre 2026
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Pomigliano d’Arco, 1876. Una morte misteriosa sconvolge la città: Pasquale Esposito, uomo influente e temuto, viene ritrovato nella sua villa con il volto deformato dal terrore e accanto un simbolo inquietante – un cerchio con un punto al centro. È l’inizio di un enigma che affonda in un passato più oscuro delle sue strade di tufo. Il sindaco Vittorio Imbriani, poeta e uomo di razionalità, comprende che quel delitto sfugge alle spiegazioni comuni. Con il suo assistente Peppino Caprioli segue tracce che conducono a una setta antichissima: la Fratellanza del Velo, custode di segreti proibiti e di un libro leggendario. Archivi monastici, cripte sigillate e presagi che sfiorano l’irreale svelano un labirinto dove il confine tra luce e ombra si assottiglia. Ogni passo avvicina Imbriani a una verità che potrebbe pretendere un prezzo inatteso.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro per cimentarmi, per la prima volta, in un romanzo capace di restituire voce ai misteri taciuti della mia terra, intrecciando storia locale e ombre antiche. Ho voluto raccontare un Sud diverso: colto, simbolico, inquieto. Attraverso Imbriani ho esplorato il limite tra razionalità e soprannaturale, dando forma a segreti che vivono nella memoria collettiva. Questo romanzo è il mio modo di cercare la luce oltre il buio.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Imbriani e il Velo delle Ombre

di Paolo Picone

Pomigliano d’Arco, 1876.

La notte era scesa troppo in fretta, come se il sole avesse avuto paura di restare. Sulle strade di tufo il silenzio pareva accumularsi in strati, soffocando perfino il frinire dei grilli. Il Vesuvio, enorme e immobile, dominava la pianura come un guardiano antico che osservava ogni movimento e ogni segreto.

Fu in quel silenzio sospeso che un grido squarciò l’aria.

Breve, aguzzo, impossibile da ignorare.

Le prime persone che corsero verso la villa sulla collina non ebbero il coraggio di avvicinarsi davvero. Le finestre illuminate tremolavano come occhi febbrili, e la porta spalancata sembrava inghiottire la luce. Nessuno osò varcare la soglia finché non arrivò lui: Vittorio Imbriani, sindaco di Pomigliano, il volto teso ma saldo, il passo deciso di chi ha già visto il dolore da vicino e sa che non esistono parole per addomesticarlo.

Dentro, l’aria era impregnata di odore di cera bruciata e metallo.

Il corpo di Pasquale Esposito giaceva al centro dello studio, rigido, gli occhi spalancati come se avessero fissato qualcosa che nessuno, ora, poteva più vedere. I candelabri gettavano ombre che tremavano sulle pareti, creando figure evanescenti che sembravano avvicinarsi e ritrarsi al ritmo del respiro trattenuto dei presenti.

Imbriani si chinò lentamente. Il volto della vittima non era solo deformato dal terrore: era come inciso da un’emozione estrema, quasi disumana. Accanto al corpo, sul pavimento di marmo, compariva un simbolo perfettamente tracciato. Un cerchio. E al centro, un punto.

Semplice. Essenziale.

Terribile.

«Non è un segno da uomini comuni,» mormorò Imbriani.

Alle sue spalle, Peppino Caprioli si strinse il cappotto contro il petto, lo sguardo terrorizzato. «Signor Sindaco… questo non è un omicidio. Questo è un cattivo presagio. Uno di quelli che i vecchi non volevano nemmeno nominare.»

Imbriani non rispose. Non perché non avesse pensieri; ne aveva fin troppi. Ma qualcosa, nella stanza, sembrava ascoltare. Come se le ombre vibrassero di un’andatura propria.

Quando uscì dalla villa per respirare aria non contaminata da quel gelo innaturale, trovò Pomigliano in movimento. Gente alle finestre, porte socchiuse appena, occhi che scrutavano tra il timore e la curiosità. A ogni passo, una frase sussurrata. Un nome interrotto. Un ricordo troppo antico per essere ricordato davvero.

La mattina dopo, la città non era più la stessa.

La piazza del mercato, di solito cuore pulsante di voci e baratti, appariva come svuotata di vita. I venditori parlavano a mezza voce, le donne si facevano il segno della croce tre volte invece di una. E qualcuno — nessuno sapeva chi — aveva inciso sul legno di una panchina la stessa figura trovata nella villa:

un cerchio con un punto al centro.

Quando Imbriani lo vide, sentì il cuore accelerare.

Peppino sbiancò. «Signor Sindaco… questo è un avvertimento.»

«No,» rispose Imbriani, fissando il segno inciso con una mano fermissima. «È un invito.»

Nelle ore successive, mentre la voce del parroco tremava durante la benedizione del corpo e la comunità osservava la vedova Rosaria avanzare in un corteo funebre che sembrava più un rituale che una semplice cerimonia, un sussurro iniziò a propagarsi come fumo sotto le porte:

La Fratellanza del Velo.

Un nome dimenticato.

Un’ombra rimossa.

Una promessa mai estinta.

E quando, quella notte, Vittorio Imbriani aprì la finestra del suo studio per prendere una boccata d’aria, vide una figura incappucciata ferma in mezzo alla piazza. Immobile. Silenziosa. Il volto nascosto.

Il vento portò una frase che non sembrava pronunciata da una voce umana:

«Il cerchio ti ha visto.»

E il sindaco comprese due cose, con una lucidità che lo colpì come un pugno:

la prima, che quella morte era solo l’inizio;

la seconda, che il Velo — qualunque cosa fosse — lo aveva già oltrepassato.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Paolo Picone
Giornalista professionista dal 1995. Nel 2001 fonda una delle prime agenzie giornalistiche online italiane e negli anni assume la direzione responsabile di diverse testate della carta stampata, radio, tv e web. Responsabile della comunicazione per enti pubblici e aziende nazionali, lavora nel 1990 con il quotidiano «Roma». Fino al 2006 è corrispondente de «Il Mattino». Per 7 anni scrive per «Il Sole 24 Ore», «Il Sole 24 Ore Sud» e, attualmente per la pagina economica del «Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno». Ha diretto il settimanale free press «Gazzetta della Campania». Ha pubblicato Per Grazia Ricevuta (2010) e le biografie Di Maio Chi? (2017) e Di Maio il Giovane (2018). Dal 2019 dirige la testata «i-Talicom» e le agenzie nazionali Primapress e Prima Communication. Insegna giornalismo al Liceo “Vittorio Imbriani” e dal 2022 è Portavoce del Sindaco di Pomigliano d'Arco.
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