Ripenso a Max e a come fossi stata felice di averlo visto comparire a casa mia, era calmo, esattamente come me, esattamente come mi aveva lasciata pochi giorni prima del matrimonio quando, sconvolta e ansiosa, avevo raggiunto casa sua alle dieci di sera dicendogli che in realtà non volevo sposarmi, che stavo sbagliando tutto; lui mi aveva calmata, con la stessa calma che leggevo nei suoi occhi quel giorno dentro al suo abito Sartoria Nervesa.
“È normale”, mi aveva detto.
“Sì”, gli avevo risposto meccanicamente.
Ma non ci ho mai creduto, sapevo bene perché ero nervosa, sapevo bene perché quella sera ero andata lì da lui ma non potevo dirglielo.
E non lo sopportavo.
E invece lui quel giorno, puntuale, si era presentato sotto casa mia, quando mia madre mi aveva urlato che Max era arrivato, io ero uscita con tanto d’abito addosso, lo cercavo e l’avevo trovato illuminato dal sole, il nostro sguardo si era incontrato e lui si era fermato a pochi passi da me, mi aveva sorriso dolcemente e mi aveva detto:
“Sei bellissima”.
Una frase scontata, quasi sciocca, perché è normale dopotutto che una sposa sia bellissima il giorno delle sue nozze, no?
E invece quella frase mi aveva cambiato la giornata, mi aveva emozionato più della parrucchiera e dell’estetista che mi agghindavano a festa. Ogni cosa mi sembrava perfetta: io che uscivo con l’abito da sposa addosso e lui che mi attendeva, illuminati dal sole.
C’era stato uno sguardo, un momento, durato pochi secondi, che era stato soltanto mio e suo. L’avevo tenuto dentro di me per tutto il giorno quell’attimo, come un amuleto.
Lo avevo cercato per tutta la giornata: mentre entravo in chiesa, mentre mi proclamavano moglie di qualcuno, mentre andavamo al ristorante; lo cercavo e, nonostante fosse accompagnato dalla collega di turno che cercava di imporgli il suo amore, lo trovavo sempre e comunque. Se ne stava lì, ad aspettare il mio sguardo, a sorridermi contento per il semplice fatto di vedermi felice in quel giorno tanto importante, brindava a me e al mio amore.
Era sempre lì. Come lo era stato per tutta la vita. Non mi aveva mai abbandonata nonostante il mio pessimo carattere, nonostante le discussioni e la distanza che ogni tanto appariva tra di noi. E quando non era con me, lo immaginavo fermo, con un calice di Champagne in mano e il sigaro nell’altra, a vegliare su di me, a trasmettermi la sicurezza che ostentavo ma che in realtà non avevo.
Max è davvero il Massimo per me, ciò che per tutta la vita ho sempre voluto ed odiato allo stesso tempo, quello che era sempre impegnato in una relazione troppo complicata, come me.
Max è il mio amore mancato, quello che sai potrebbe essere perfetto, nonostante sia tormentato ma che hai paura di affrontare e vivere per non soffrire, per non essere di intralcio nei piani della società.
Non che non ami mio marito, lui è l’amore della mia vita invece, la persona che ti rende le cose semplicemente perfette, la parte mancante della mela di Platone.

Anche io volevo tre vite e, fra tutte, quella a cui mi sarei dedicata con tutta l’anima volevo fosse quella segreta.
Non ho mai pensato che la vita debba essere vissuta in un’unica maniera, dal momento in cui si nasce, si fanno cose meccanizzate: asilo, scuole, università, poi sarebbe giusto trovare lavoro, fidanzarsi, sposarsi e avere un figlio e così continuare.
La mia famiglia mi ha sempre inculcato questo stile di vita, sono cresciuta in un piccolo paesino, in provincia di Cuneo, lì la vita sembra andare ad un ritmo completamente diverso rispetto al resto del mondo. Nonostante la visione della mia famiglia fosse molto tradizionalista, ho sempre potuto fare ciò che volevo, forse grazie alla mia intelligenza e furbizia, insomma sono sempre stata con i ragazzi di nascosto in piccole stradine, a sperimentare la mia femminilità, eppure nessuno mi ha mai scoperta.
Non so bene se la cosa fosse dovuta a grande fortuna o eccellente furbizia, a me piace pensare che la vita mi abbia sempre permesso di farsi vivere al meglio da me, ho sempre cercato di trarre dalle mie esperienze il meglio.
Ho sempre viaggiato, visto il mondo, sperimentato, amato, odiato, pianto, sofferto e riso di gusto quando era necessario.
Se dovessi morire oggi non avrei nessun rimpianto.
Eppure questi ricordi forse sono più ricollegabili alla mia vita privata e pubblica e la vita segreta in quale momento nasce e prolifera? Non ho nulla di segreto, se non degli orgasmi, qualche bugia che adesso ho anche dimenticato a furia di ripeterla. Non sono per nulla speciale, non ho nessun segreto da custodire, sono solo una donna che finge di essere speciale perché è la mia vita, è il mio film e in un modo o nell’altro devo esserne la protagonista.
Penso a tutto questo mentre mi godo il momento di debutto in questa galleria, le mie ragazze sono esposte in bella vista a farsi notare da un pubblico entusiasta e curioso, la direttrice della galleria mi sorride a trentadue denti, mio marito si sta intrattenendo con alcuni suoi colleghi che gentilmente hanno accettato il suo invito.
Cammino in solitudine, tra queste persone, intravedo le mogli dei colleghi di mio marito, sembrano stizzite e allo stesso tempo completamente catturate da ciò che vedono, eppure non mi sembra di aver osato così tanto o forse c’è davvero qualcosa di mio da leggere in queste illustrazioni e non me ne sono ancora accorta?
Ma quando sono logorroica? Quanto penso e rimugino? Non potrei accontentarmi della vita che ho, senza pensare che in fondo mi manca davvero qualcosa?
Faccio dei sorrisi, saluto cordialmente ed accetto i complimenti, giro e rigiro dentro questa galleria che non mi sembrava così piccola fino ad oggi pomeriggio.
Solo un’illustrazione non viene considerata, la noto nella triste solitudine nella quale è circondata e decido di farle compagnia, mi fermo a fissarla intensamente, mi perdo dentro quelle linee.

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