Cosa succede quando lasci la tua zona di comfort e ti ritrovi dall’altra parte del mondo?
It’s Experience è il racconto autentico di un ragazzo che parte per l’America e torna cambiato, cresciuto.
New York lo travolge con le sue luci e il suo “All”.
L’Arizona, spoglia e silenziosa, gli insegna cosa farne.
Nel deserto, tra cieli stellati, chiacchiere a tarda notte e legami imprevisti, nasce qualcosa di più: una nuova consapevolezza.
Questo libro non è solo un diario di viaggio.
È una riflessione sincera sul tempo, sulla crescita, sul bisogno di sentirsi vivi.
Un invito a mettersi in gioco, a scegliere la propria direzione, anche quando non è chiara.
Per chi ha voglia di partire.
Per chi cerca qualcosa in più.
Per chi non sa se scegliere “All or Nothing” — e scopre che, forse, la risposta è proprio: All and Nothing.
Perché ho scritto questo libro?
Nasce tutto come volontà di coronare la scrittura negli anni dell’adolescenza, che per me significava trovare qualcuno che mi capisse.
Prima di partire non osavo troppo a pensare alla possibilità che da questo viaggio ne potesse nascere un libro.
Ma poi, ciò che ho vissuto e ciò che mi ha lasciato, mi ha fatto convincere del fatto che questa esperienza era sana da condividere, perché come lo è stato per me, avrebbe potuto diventare fonte di ispirazione e riflessione per altri.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Agli albori
Correva il mese di Aprile del 2022
Ero appena tornato da un’esperienza in montagna con la scuola, più precisamente a Canazei, dove ho avuto la possibilità di affrontare diverse sfide che mi hanno permesso di crescere e mettermi in gioco.
Sì, perché oltre al divertimento e alla conoscenza di nuove persone, l’obiettivo dell’esperienza era quello di mettersi alla prova.
In particolare, nell’ambito sportivo con attività come il pattinaggio, l’arrampicata, lo sci e le sveglie puntate alle 4:00 del mattino.
Insomma un concetto di vacanza differente da quel che si è abituati a pensare.
Tornato a Bergamo era ripresa la routine delle lezioni che mi accompagnava verso la fine del primo anno di ITS.
Un periodo tranquillo, monotono, che molti siamo abituati a vivere nelle nostre vite.
Poi, un mattino è arrivata una mail da parte dell’istituto, non una di quelle classiche contenenti comunicazioni di servizio, bensì una che aveva come oggetto “International Experience”.
Non immaginavo che quel mese avrebbe portato un evento capace di stravolgere la mia routine.
Come un sasso lanciato in un lago a rompere quella superficie così lineare e uniforme.
Mai avrei pensato che durante quello stesso mese sarebbe arrivata la proposta di partire per un viaggio negli USA!
Lascio che siate voi ad immaginare come potreste cogliere una proposta simile.
L’America… Quando ho ricevuto la proposta, la prima cosa che mi è venuta in mente era tutto ciò che avevo visto nei film.
Grattacieli che si innalzano verso il cielo, strade immense e trafficate, città dove sembra che tutto sia possibile.
Un mondo così lontano dalla, in confronto, tranquillità delle strade italiane, dai caffè e dai piccoli negozi che compongono le vie del centro.
Nella mia testa, l’America era il luogo dove nascono i sogni, dove ognuno può diventare ciò che desidera.
Ma allo stesso tempo, mi sembrava un’idea astratta, qualcosa di troppo distante dalla mia realtà.
Io, abituato alla mia routine in Italia, non potevo immaginare di ritrovarmi in un mondo così diverso, amplificato in tutto, dai sogni ai timori.
Ero combattuto: da un lato l’entusiasmo per un’opportunità unica, dall’altro il timore di affrontare l’ignoto.
L’America, con tutto il suo fascino e le sue promesse, mi appariva come un territorio vasto e pieno di incognite.
Stavo per scoprire cosa significava davvero uscire dalla mia comfort zone.
Ne parlai con i miei, ammetto che l’opportunità non mi convinceva troppo: sapete, il timore, il lungo viaggio, il pensiero dell’America, il luogo in cui si avverano i sogni, quel posto che vedi solamente all’interno dei film o serie tv.
Inoltre ero giusto appena tornato da Canazei, il mio desiderio di compiere un viaggio era già stato colmato.
In più, l’Estate era alle porte, avrei potuto aspettare poco più di un mesetto ed iniziare a divertirmi!
Oltre a queste motivazioni c’era anche il fattore economico, ormai potremmo definirlo uno “scheletro nell’armadio” per molti di noi giovani italiani che durante il proprio percorso di studi fanno fatica ad essere autonomi, anche facendo dei lavori part time.
Insomma, alcune cose mi rendevano titubante sull’accettare questa proposta.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.