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La guerra del sangue

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Consegna prevista Marzo 2026
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In un clima post apocalittico un hacker lotta per la sopravvivenza della figlia, gravemente malata, sognando di poterla far sopravvivere almeno fino alla realizzazione del proprio sogno. La sua storia si intreccia con quella di un ex trafficante di sangue, ora al servizio di un movimento che agisce clandestinamente come un “Robin Hood dei globuli rossi”, per riuscire a eradicare la cupola industriale che controlla il mercato del sangue e al contempo combattere i terroristi dello stesso.
In una spy story a triplo gioco con altri uomini e donne, con le loro storie, sofferenze e gioie personali, chi riuscirà a portare a termine la propria missione di vita?

Perché ho scritto questo libro?

Questo libro racconta le battaglie personali che tante persone devono affrontare ogni giorno, rilette in una chiave totalmente rivoluzionata. Spero che chi lo legga si ritrovi nelle vicende che coinvolgono i protagonisti, così come mi ci sono ritrovato io.
Non è un’autobiografia, piuttosto è la biografia delle lotte interne di chi vive nella società moderna.
Quelle lotte che ti consumano ma che diventano uno scopo di vita, e sono vitali, come il sangue che scorre nelle nostre vene.

ANTEPRIMA NON EDITATA

PROLOGO
      “A caduta libera”

23 maggio 2026

Nel cielo sopra Amburgo.

“Hope 15, siamo sopra l’obiettivo. Chiedo conferma per lo sgancio. Passo.”

“Ancora non ci credo che siamo arrivati a questo punto.” pensava tra sé e sé il tenente.

“Hope 17, confermo sgancio. Che Dio abbia pietà delle loro anime.”

Il tenente Krupse non riusciva a tenere la mano ferma sulla consolle di lancio. Sapeva che premere o meno quel bottone avrebbe cambiato la vita di innumerevoli persone, colpevoli di essere state scelte come cavie della nuova strategia bellica mondiale.

Aveva una tragedia nelle sue mani, e il peso lo schiacciava più di quanto non lo facesse la pressione dentro il suo abitacolo.

“Hope 17, procedi allo sgancio. L’antidoto è alle porte.” tuonò alla radio il suo superiore.

“Ma quell’antidoto di merda non funziona. Continuano a morire persone in tutto il mondo,

rallenta a mala pena la Malattia, non è una vera cura. Non esiste la cura.”

I pensieri continuavano a tormentare il tenente, in uno stato sempre più confusionale.

Alla fine sapeva fin dal suo arruolamento volontario che un evento del genere

sarebbe potuto capitare anche a lui, prima o poi.”

Premette la leva di sgancio e un diffusore a grappolo venne sganciato dalla stiva del suo F44.

Questo iniziò a precipitare, in maniera controllata, grazie ai razzi Hawk in sua dotazione. Alla quota

di 189 metri la sua carena si spalancò, rilasciando decine e decine di palloncini, apparentemente

vuoti.

“Hope 15, sgancio effettuato. Passo.”

Quello che era stato lanciato sulla città era il più pericoloso artificio bellico mai creato nella

storia.

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Da terra la gente inizio a scappare, rifugiandosi ovunque potesse: in auto, nel primo negozio a

portata, addirittura sotto le panchine.

C’era addirittura chi sparava contro quei palloncini, apparentemente così innocenti, al punto di

riuscire a farne arrivare a terra solo alcuni. Ma era tutto invano. Quelle persone sapevano quale

sarebbe stato il loro destino: la pace era finita a St. Pauli.

“Hope 17, rientro alla base. Salire a 1400. Passo.”

Il tenente non rispose. Il suo aereo non saliva di quota.

“Hope 17, ripeto: salire a 1400 e rientro alla base. Passo”

Ma Krupse aveva già staccato la comunicazione radio.

Mentre le lacrime scendevano copiose sul suo volto, virò in direzione della foce dell’Elba e, picchiando, spinse la cloche fino in fondo.

“Hope 17 cosa stai facendo?”

Ma il tenente non rispose un’altra e ultima volta, mentre il suo aereo precipitava verso il mare.

Più veloce delle lacrime, che scendendo sul suo volto, sarebbero state la sua maschera funeraria.

PARTE PRIMA

“La speranza è una trappola.

E’ una cosa infame, inventata da chi comanda.”

– Mario Monicelli

I.

Soltau, Bassa Sassonia

Laboratorio “St. Pauli”

Un tavolo d’acciaio, lucente, rifletteva gli accecanti neon della stanza.

Una serie interminabile di provette, accompagnate da altrettanti interminabili fogli di classificazione, riempivano la sua superficie e l’intera sala.

Il dottor Michael Shinoda e il suo collega Paolo Gomez stavano lavorando da più di un anno per trovare una soluzione alla Piaga.

O meglio, non una soluzione definitiva, perché questa sarebbe stata impossibile da trovare

Come da routine quotidiana, stavano analizzando i risultati delle decide e decine di tentativi da loro fatti, nella speranza di trovare una mutazione degli eritrociti che non fosse attaccata dal sistema immunitario umano.

A un certo punto il dottor Gomez esplose in un urlo di gioia, quasi liberatorio.

Balzò da una parte all’altra della stanza e, brandendo due fascicoli come se fosse trofei, si rivolse con voce altisonante verso il suo collega.

“Forse ce l’abbiamo fatta. E con ben due risultati positivi.” esclamò il dottor Gomez.

Il dottor Shinoda, ormai disilluso dalla la ricerca che da svariati mesi non dava risultati, e perennemente influenzato dal suo carattere pratico e realista, chiese con tono pacato:

“Reazione allergica?”

“Dottore, siamo arrivati a un punto di svolta. La risposta immunitaria sui campioni F-289 e M-624 è assente: i globuli rossi non vengono attaccati dai linfociti B”

“La produzione di anticorpi?” ribatté Shinoda.

“Assente anche quella.”

In quel momento le sopracciglia di Paolo Gomez si inarcarono, in una smorfia che era un misto di entusiasmo e stupore, ma celava anche un velo di contentezza.

“Bene. Procediamo con la fase successiva. Comunichiamo i risultati ai piani alti e continuiamo a fare dei test su questa variazione genetica.”

Dopo un accurato controllo sui dati appena scoperti, i due uscirono dalla stanza e si recarono verso il laboratorio genetico della struttura.

Mentre percorrevano il lungo corridoio che separava le due stanze, il dottor Gomez notò un incupimento dell’espressione del suo collega.

“Eri così entusiasta per il risultato, e ora dopo poco tempo sembri nuovamente turbato…”

“Non dubito dei dati, dottore, sa che lei è ben più con i piedi per terra di me. Infatti le mie perplessità sono preoccupazioni riguardo al futuro.”

Il dottor Gomez inarcò nuovamente le sopracciglia, questa volta non capendo cosa intendeva dire il suo collega.

“Vede dotttore – riprese a parlare Shinoda – “Io forse viaggio fin troppo con la fantasia, senza avere ancora nulla di concreto in mano. Ma stavo riflettendo sul fatto che questa scoperta, se sarà efficace, provocherà un infinito e drammatico dibattito etico: dovremo usare questi animali per la nostra sopravvivenza. E nonostante la situazione globale sia gravissima, sicuramente tale discussione potrebbe intralciare con l’obiettivo principale del nostro lavoro.”

Il dottor Gomez interruppe subito il collega.

“Finora l’uomo ha sempre sfruttato l’animale per i suoi bisogni, spesso in maniera sconsiderata e assolutamente anti etica. Questa volta non si tratta di necessità o vizio alimentare che sia, questa volta è in gioco la vita delle persone. La vera cura è ancora lontana, nel mentre la gente continua a morire. Confido che basti questa schiacciante verità per scavalcare i problemi derivati dall’opinione pubblica.”

“Tuttavia – continuò il dottor Gomez – “I risultati non sono ancora abbastanza sufficienti per avviare una sperimentazione. La strada da fare è ancora lunga, anche se oggi il passo fatto pare essere grande. Sarà d’accordo con me, immagino.”

“Continueremo nel nostro lavoro di ricerca.” rispose Shinoda.

“In nome di tutte le vittime che questa malattia sta mietendo e continuerà a mietere. Per St. Pauli, che per primo ha subito questo dramma due anni fa e continua a viverlo. E soprattutto per tutti i donatori del mondo che con la loro generosità e il loro sacrificio stanno parzialmente arginando il problema.”

I sensi di colpa tormentavano il dottor Gomez

Lo sguardo dei due ricercatori si incrociò e con un cenno del capo fecero capire l’un l’altro che la strada da intraprendere era condivisa.

“Sarà una lotta all’ultimo sangue – continuo il dottor Gomez – con l’opinione e la morale pubblica, con la politica, con la bioetica. Contro le molteplici difficoltà tecniche che ancora incontreremo.

Ma dobbiamo continuare. Non dimenticare Michael: questa è la nostra lotta per il sangue.”

II.

Da qualche parte nella Langhe

Una figura si erigeva nell’ombra davanti al monitor nel laboratorio di programmazione.

Batteva velocemente e con precisione assoluta i suoi polpastrelli sulla tastiera esterna collegata al terminale.
Non voleva e non poteva lasciare alcuna traccia – sia fisica che virtuale – su quella macchina, nonostante fosse da lui quotidianamente utilizzata.

Aveva poco tempo a disposizione: grazie alle sue abilità e alla complicità di una collega, era riuscito facilmente ad hackerare il sistema di controllo integrato, ma non per molto.

La sua abilità nel controllare le emozioni durante un’operazione off limits gli aveva permesso di preventivare un lasso di tempo ridottissimo per finire il suo compito.

“Merda.”

Uno scricchiolio fece sobbalzare l’individuo dalla sua postazione.

Le dita che scorrevano velocissime improvvisamente si paralizzarono,

root@MoviShield-AH029HA:~$ mv GPSexploit.tar.gz /usr/scr/linux/newkernel

root@MoviShield-AH029HA:~$ cd /usr/src/linux/newkernel

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ tar -xfvz  GPSexploit.tar.gz

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ rm GPSexploit.tar.gz

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ make mrproper

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ make menuconfig

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ make dep

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ make MoviShield-AH029HA-860616

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ make modules && make modules_install

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ cp ./MoviShield-AH029HA-860616 /boot/vmlinuz-860616

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ cp ./System.map /boot

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ lilo

root@MoviShield-AH029HA:/usr/src/linux/newkernel$ cd

root@MoviShield-AH029HA:~$ rm -rf /usr/src/linux/newkernel

root@MoviShield-AH029HA:~$ find /var/log -type f -delete

root@MoviShield-AH029HA:~$ history -c

A quel punto, un calo di tensione programmato della centrale energetica gli permise di scollegare la tastiera durante il rapido riavvio del terminale, evitando che anche solo la disconnessione della periferica fosse inserita nei file di log del sistema.

Con un sorriso compiaciuto, celò la tastiera nel suo abito e si diresse rapidamente verso il punto cieco nel corridoio. Mentre camminava, alle sue spalle le porte di sicurezza e i sistemi di allarme si riattivarono uno a uno, come un domino.

Ma non temeva nulla, era stato tutto calcolato alla perfezione, con cura e precisione, analizzando ogni possibile variabile. Dopo pochi istanti era fuori dall’area riservata, e si diresse, senza dare nell’occhio, verso l’uscita. Anche questa volta la missione era riuscita senza intoppi.

E lo sapeva già prima di iniziare.

Perché lui era un hacker: il calcolo e la paranoia erano parte del suo sangue.

III.

“Quella stretta via illuminata dal freddo”

Savigliano, Piemonte.

Rovine della Crusa Neira

“Sei sicuro che è buono? Queste sacche sono per mia figlia, hai capito?”

“Non ti preoccupare, hai la mia parola che questa borsa contiene solo materiale di prima qualità.”
“Mi stai facendo un prezzo veramente troppo alto, perché sia il contrario di quello che dici…”
“Ehi, Ele, questo non è tagliato dalle Sanguisughe. Questa è linfa vitale di primissima qualità, viene direttamente da…”
“Fermati! Io non voglio sapere da dove viene. Questa situazione è già insostenibile così, non voglio avere ancora più coscienza di quanta ne abbia già ora. E’ fin troppo il peso.”
A quel punto il suo interlocutore sbatté in terra la borsa che portava, facendo tremare di terrore il padre d’innanzi a lui.

“Ti prego fai attenzione Pantera! Ti scongiuro, in quella borsa c’è la mia vita, il mio futuro, il suo futuro!”

Gli occhi di Elettrico iniziavano a essere madidi per conto loro, e riflettevano sempre meglio lo sguardo di rabbia e sconforto della Pantera.

“Ma tu parli, parli, parli di sconforto. Ma hai idea di cosa voglia dire essere un rinnegato come me? Hai idea di cosa voglia dire trattare con questa roba? Peggio di uno spacciatore di crack sintetico, peggio di un trafficante di umani: peggio di me ci sono solo le sanguisughe.”
“O quelli come me, per colpa dei quali esistete anche voi, e tutto il resto che hai detto.”

“Oh no, mio caro Elettrico. No. Tu alla fine persegui il fine ultimo di tutti i viventi: portare avanti la propria specie, il proprio dna. Sopravvivendo. E se una volta, fino a qualche anno fa, poteva non essere la priorità per molti di noi uomini, ora direi che è la ragion d’essere di ciascuno di noi. Consolati, potresti essere uno di noi, o addirittura uno di loro… Un verme che vive succhiando la vita altrui.”

“Mai riuscirei a essere così spregevole!”
Il rumore battente della pioggia venne interrotto da una fragorosa, quanto inquietante, risata.

“Tu non sei sicuramente uno di loro, al massimo potresti essere uno di noi, ma sei utile nella tua posizione attuale, quindi va bene così.”

A quel punto lo sguardo di Pantera si fece più severo.

“Ricorda che l’amore per i tuoi cari e quello per te stesso possono continuare a farti camminare su questa strada, ma la linfa vitale del Movimento è l’amore verso tutti gli innocenti coinvolti in questa terribile situazione. Amare vuol dire sacrificio, senza aspettarsi nulla indietro. L’amore è tale quando lo provi a prescindere, e quando l’amore è assoluto, può esserlo anche tutto ciò a esso collegato. Incluso il sacrificio.”

“Per questo non farò mai più parte del Movimento: la mia motivazione non raggiunge il livello morale necessario, il mio agire è comunque intaccato dall’opportunismo.” rispose Elettrico.

“Ma tu non sei un opportunista. Anche se mosso da ragioni personali, sai che quello che hai fatto e stai facendo aiuta tutta la comunità, non solo te stesso. Se no avresti usato le tue capacità e le tue conoscenze per inserire tua figlia nelle liste prioritarie. Ma non lo hai fatto, condannandoti a questa vita, che tutto è meno che privilegiata. Questi sono i fatti, e alla fine di tutto contano solo quelli.

E’ inutile biasimarti per aver violato il Giuramento: la sopravvivenza è il fine ultimo di ogni individuo, tu non stai lottando per prevaricare il prossimo, stai lottando per il tuo stesso sangue.

Anche questo è amore, non dimenticarlo.”

I due rimasero a guardarsi intensamente negli occhi per alcuni istanti. Non cercavano di scrutare il pensiero nello sguardo dell’altro, lo stavano bensì assimilando.

“La perfezione, come la purezza d’animo, non esistono. Esiste solo il tendere a tutto ciò. Ed è questo che devi, che dobbiamo continuare a fare. Prima accetterai la realtà per quello che è, prima smetterai di tormentarti.” sentenziò Pantera.

“Ho comunque violato il Giuramento e per questo sono uscito dal Movimento, anche questa è realtà.” Rispose Elettrico. “E tu perché lo fai?” – continuò – “Non ti offendere, ma conoscendo il tuo passato, non mi sembri il miglior dei predicatori”
“Non lo sono, infatti. Condivido con te quello che ho imparato a mie spese. Io non ho più nulla e nessuno da amare, se non la mia esistenza stessa. E non ho più un cuore. Sto solo cercando di salvare dal rimorso quel poco che rimane della mia anima, facendo quello che ritengo giusto per il prossimo. Comunque, il controller?”

Elettrico sfilò dalla sua borsa una custodia simile a quella di un flattop e la consegnò a Pantera.

“Fin’ora sei stato impeccabile, spero che tu lo sai stato anche questa volta.” disse quest’ultimo.

Fabio prese la borsa e inizio a controllarne accuratamente il contenuto, in maniera maniacale, quasi volendo infilarcisi interamente dentro.

Nel mentre chiese “Per il prossimo contatto, sempre la solita procedura o preferisci qualche altro protocollo?”

“Mi auguro che tu al più presto non ne abbia più bisogno. La Cura è sempre più vicina, e con essa la fine della nostra lotta. In ogni caso, sì, per ora procediamo come in precedenza”
Elettrico accennò un mezzo sorriso e si rivolse al suo interlocutore con un tono tra l’ironico e il tenero.

“Ma non avevi detto di non avere più un cuore?”
“Sì, ma non ho mai detto di aver perso l’educazione e le buone maniere.” rispose beffardo Pantera.

La pioggia batteva forte in quel vicolo di Savigliano, i pochi lampioni rimasti funzionanti illuminavano appena la cima dei palazzi, con una pallida luce bianca, fredda.

E fioca, come il sentimento che entrambi, in fondo all’anima, trascinavano con sé nel tornare sulle proprie rispettive strade, guardando al giorno dopo.

Fioca, come la speranza.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Francesco Benedetto Modugno
Francesco Benedetto Modugno nasce a Torino nel 1986.
Tra le sue principali passioni vi è la musica, alla quale contribuisce da oltre 15 anni con una propria label e con progetti personali attraverso il suo alias "Kraken". Da qualche anno content creator nell'ambito del gaming e dei TCG, formatosi accademicamente nel settore agroalimentare, attualmente risiede e lavora presso l'università nella sua città natale.
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