Andrea non sapeva che un solo gesto di coraggio gli sarebbe costato dieci anni di vita: condannato per un crimine atroce che non ha commesso.
Esce dal carcere con l’unico desiderio di rifugiarsi sulla spiaggia della sua infanzia, luogo dove era stato felice, per rimarginare le ferite.
Ma il destino lo sta aspettando sotto le sembianze di una ragazza in carrozzella. Andrea ne è attratto. Torna ogni giorno sulla spiaggia e le si siede accanto.Le confessa le sue paure, le racconta l’inferno della prigione, le scrive lettere che lei non leggerà mai.
Senza volerlo, si innamora della donna che è insieme la sua vittima e la sua carnefice.
Perché ho scritto questo libro?
Tutto è nato da un’immagine ostinata, che per anni ha abitato i miei pensieri: una ragazza in carrozzella su una spiaggia deserta, il cui sguardo assente sembrava custodire un segreto. Chi era? Perché era lì? Perché l’uomo che la osservava da lontano, non poteva fare a meno di tornare da lei?
Avevo solo un bisogno irrefrenabile di scoprire quella storia. Scrivere è stato come assistere a un film: le scene si svolgevano davanti a me e il mio compito era semplicementera tradurle in parole.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Prologo
Ho deciso di venire a vivere qui al mare.
Speravo che, nella solitudine della ma-rina, avrei potuto rimettere insieme i pezzi della mia vita. Non è facile ricomin-ciare da zero, soprattutto dopo essere stato additato come il diavolo dieci anni prima.
Lontano da tutto e tutti, in quella stra-dina isolata della periferia, nessuno mi dà peso. Qui al mare, d’inverno e in pri-mavera, abitano solo poche anime in cerca della stessa quiete che desidero io.
Quando raggiungo il centro, raramente, passo inosservato. Forse sono cam-biato così tanto da essere diventato uno come tanti altri. La gente evita il mio sguardo, e io evito il loro. Forse tutti cer-chiamo uno spazio lontano dai clamori,
un rifugio per ricostruirci, come il mare che dopo la tempesta ritrova la sua calma.
«Ti ricordi il primo giorno che ci siamo visti? No, non puoi ricordare. Ma io sì! Eri lì, di spalle, in riva al mare, sulla tua carrozzella. Immobile, lo sguardo fisso verso un orizzonte che non potevi ve-dere. Ti avevano posizionato in modo che il lento sciabordio del mare, non lambisse la pedana dove poggiavi i piedi. Io, da lontano, ti osservavo. Ora, mentre ti racconto questo, rivivo quell’i-stante.>>
Dopo tanti anni, sono tornato qui, su questa spiaggia che è sempre stata la mia. Anzi quella era la seconda volta che i nostri destini si sono incrociati, io e te, due estranei, quando il caos è en-trato nelle nostre esistenze. Ero poco più di un ragazzo e sono tornato un uomo maturo pieno di ferite, lacerazioni interiori. Come il mare che ieri era in
tempesta e oggi è una tavola liscia, an-che io cerco la mia pace. Ero venuto qui per dimenticare, e invece…
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