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La strada tra gli orologi

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Consegna prevista Febbraio 2026
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Ci sono libri che raccontano storie, e altri che raccolgono esistenze. Questo è un quaderno di resistenza emotiva, una costellazione di pensieri sparsi, immagini visionarie, frammenti di poesia urbana e verità sussurrate. Ogni pagina nasce da un’urgenza: quella di non perdersi, di riconoscersi nei giorni che passano, di rimanere umani.
Tra memorie e sogni, ironia e spiritualità, queste parole si intrecciano come fili di una trama che non cerca risposte ma possibilità.
È un invito a chi cammina storto, a chi sente troppo, a chi lotta per trovare la propria voce. Non è un romanzo. È una mappa disordinata ma autentica.

Perché ho scritto questo libro?

Lavoravo come barman in uno dei locali più noti di Piazza San Francesco a Bologna, un evento inaspettato ha segnato una svolta nella mia vita: una rissa, una denuncia per aggressione e poi la messa alla prova con 192 ore di servizi sociali, svolte durante la pandemia. Da questa esperienza è nato “La strada tra gli Orologi”, è stato il mio modo per dare un senso più alto ad un periodo della mia vita in cui tutto è stato stravolto e immobilizzato, per fuggire da un tempo che scorreva troppo lento.

ANTEPRIMA NON EDITATA

I / memo

192

orgoglio cammina con i denti.
chissà se i miei morti piangono per me o se mi sorridono. oggi inizio la redenzione, sono passati anni e non mi sembra neanche vero affidare il mio poco tempo alla (in)giustizia degli uomini;

si vive e si muore tutto in un istante
come se potessi allungare il marmo fino a farlo diventare schiuma
o una gomma da masticare

//

188

ho un anello a forma di formica alata
il mio codice del cellulare è 4170×0,
la giacca del mio amore mi protegge dalla luna piena.

sto come Dylan in mezzo ai mostri [la camicia comunque è quella giusta] scriviamo poesie sui fazzoletti.

:fuoco:del:leone. principe conquistatore

Norì, dammi una sigaretta che te l’accendo

la canzone d’inferno

dell’infermo

dell’inverno.

non ho più paura di nessuno

puoi aggiungere ma non correggere.

già lo sapevo

è stato volontario!

e non abbiamo più studiato matematica

è stata la nostra piccola rivoluzione

ma che soddisfazione!!

consapevolezza è felicità

pura come la chimica del tuo bellissimo cervello. ho litigato anche coi supplenti… poi per un ventennio ho smesso, ora ho ricominciato. ma rimango in silenzio.

Il sipario si apre come le nuvole al sole.

——————

184

una rampicante fiorisce sul filo spinato:

se riesci a pensare che hai un cuore in testa e viceversa acquisisci potere su te stesso,

nell’esperimento si procede quindi per intima unione d’intenti.

mi emoziono di te”, mi è stato detto, in mezzo a mille altri complimenti la voce di chi ha gli occhi rotti suona forte come una palla di cannone sotto l’albero maestro. l’abisso lo conosco benissimo, se integri quel buio non potrai mai più affondare, tuttavia… con la gente devi stare attenta.

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le croste dovrebbero staccarsi da sole, alle mie accade raramente. le cellule morte sono rami secchi.

io non sto a fare le riverenze e le penitenze, soprattutto agli amici e guardi che il pianeta ha già pensato alla sua apoptosi, ti sgretoli lentamente come le comete a cadenza di valzer blu.

ogni ferita lascia un segno ma il corpo è già rigenerato, le piante crescono dove hanno spazio, la vita per loro non puzza mai di vestiti lasciati da stendere.

/

[Intermezzo: ho visto un grandissimo, sgargiante cartellone pubblicitario sopra una casa altrettanto fatiscente, ho pensato a te su internet. ]

/

sto aspettando

chissà cosa

chissà suona un pianoforte nello spazio

come chi non fa altro

che sentire

chissà cosa… //

ottobre

un fiore sgualcito e uno stormo di gatti segnano l’ingresso della casa di una strega; beve le pozioni col naso all’ingiù e le sue mura di confine sono le uniche di tutto il lungomare a non essere lise dalla salsedine / fiat iustitia, pereat mundus / aveva detto, prima di coprirsi la faccia e lasciare queste realtà. si cresce bene sul suo talismano. ci sono posti lontani… che non ci puoi arrivare a piedi.

/

noi lottiamo per il nostro manifesto! Il conto non si può pagare in bitcoin, piuttosto potresti pensare di rosicare una montagna
grazie e arrivederci.

///

la vita si scandisce con i giorni degli addii

abbiamo fatto l’amore tra gli ulivi benedetti

benedetto il tuo sorriso che ti ho tolto un po’ e le lacrime che mi hai prestato dai tuoi occhi a girasole

perfetto giorno d’addio

torna sempre da me.

in the unknown ~

/// ///

ci aggrappiamo a vortici di singolarità; meravigliose e orrende come scavare un albero col cucchiaino. non ricordo bene cosa ho visto oggi, il mio ritratto canta dal passato e questo mese, caro mio, sarebbe davvero da cancellare dalla carta geografica, mi son venuto a riparare dove fan la pioggia! e ho perso amici finanche fratelli. Tabula rasa nel sentiero che porta all’equilibrio sulla luna, mi sono accorto che alcuni di notte non cercano la luce, pensa te… ad ogni modo si è sollevata questa (s)piacevole questione di conquistarsi l’indipendenza, io credo che bisognerebbe esserlo per diritto di nascita, non che uno debba andare in giro a sconclusionarsi.

va a finire che per essere ciò che già eri

devi diventare un altro che ti faccia concessioni.

e grazie al cielo che i vecchi ritornano bambini… tu che faresti?

cosa farai?

tutti pensano di andare dritti per la loro strada ma in realtà schizzano come palline di flipper tra una vita possibile e altre inquantificabili impossibilità, il destino è re-impollinato in continuazione [talvolta potrebbe essere persino da un insetto vero e proprio, più che da un umano con simili sembianze].

vivere al di là delle dottrine è pratica da saggi e potresti anche sopravvivere allo sfacelo cosmico se ti porti appresso l’ombrello, ma fai in modo che sia buono!

/

una signora col piumazzo in testa fuma accanto ad una ragazza che piange solo da un occhio, ognuna ha la sua triste storia scritta addosso. Vivono vicino al nuovo porto della città dell’orologio, che non si è mai mosso di un secondo. Quando piove si appendono coi tacchi al soffitto e guardano il mare piangere al contrario. la più anziana delle due è stata sempre abbastanza zelante nei suoi eccessi: si riempiva una borraccia del distillato che suo fratello le portava in gran quantità dai suoi continui brevi viaggi. chiaramente era un’artista, pittrice e interprete di sventura, una volta aveva convinto un principe a posare nudo durante un naufragio [per farvi capire il soggetto, e il suo profumo];

nella stessa città viveva un uomo con una bambina dai capelli bianchi, nel corridoio c’era una parete|acquario, ma nessuno in quella casa si era mai guardato con gli occhi da pesce. scappavano da un altro mondo che si era distrutto, esuli astronauti parlavano poco, ma facevano crescere insieme i fili rosa. “ogni seme contiene già la soluzione, quello che vedi crescere è uno schema che si risolve alla rovescia” [5×7].

nella loro versione degli scacchi si gioca su cento case: ci sono due pezzi in più (principe e principessa) [py|px]+ due pedoni; i principi si muovono tre passi in una direzione più uno nelle diagonali opposte al centro, non possono saltare se c’è un qualsiasi px|py (sia bianco che blu) nelle prime tre case del loro percorso. La partita termina quando catturi sia il re che il principe dell’avversario.

avevano una gatta bianca con gli occhi a specchio, le orecchie lunghe come antenne, e una coda a tre punte delle quale non si riusciva mai a capire la vera forma, come il ricordo del primo amore. Penelope si chiedeva spesso perché il tappeto della stanza 9 fosse l’unico dove avesse mai visto il gatto farsi le unghie, alla fine poté affermare con sicurezza che lì c’erano delle particelle che spuntavano da una dimensione e se ne partivano poi per un’altra.
il gatto le grattava per mandarle in feedback e usarla come porta per andare a caccia di roditori cosmici, ma probabilmente non era ancora riuscito: è una questione di ritmo.

//

la fine di un nuovo inizio:

è stato strano come la prima volta che vedi piovere d’estate, c’era solo sabbia bianca e acqua pura che non aveva mai conosciuto il vento. una donna grande come un’isola galleggiava sdraiata sul nido del tempo; il suo sguardo conosceva già ogni futuro, era calma e conteneva dentro ogni sfumatura possibile di guerra.

guarda che io sono vecchia, so tutto. il fatto che sono morta non vuol dire che io non possa resuscitare, posso parlare a nome di mia madre, perché sono in pace. tu vedi cosa fare con la tua educazione. per il bene che rifiuti imparerai il senso del male, io ti ho cresciuto e ti mostro la mia autorità.” disse, e si divise smontandosi a spirali in ogni direzione. [è il peccato che crea il mondo, sfidare è il primo passo per diventare adulti, si nasce dove si deve nascere; la strada è perigliosa ma il tempo dovrebbe reggere].

adesso vivi vitamia.

/

la sai fare la verticale? si, pure i salti all’indietro so fare, eeeeeh questo è difficile … ma non come stare in equilibrio sulle caviglie!

insomma questo cavaliere smedagliato dell’ottocento aveva avuto due mogli e una compagna, possedeva alcuni ettari di frutteto, ma anche un giardino con gli struzzi ed un pavone mezzo pazzo che quando ascoltava il rigoletto si andava spennacchiando tutto per la strada pensando d’essere un qualche altro tipo d’uccello.

ogni tre sere di mezzaluna coglieva un riflesso dalla radio e lo metteva nel cassetto e così era riuscito a forgiare una specie di diamante dal nome “quando ti dimentichi di fare qualcosa ricordarti sempre che ti stai scordando anche qualcos’altro”. la casa era veramente grande ma il cavaliere possedeva ogni genere di cianfrusaglie per riempirla; pensa che si era fatto una stanza solo per impilare gli ingranaggi accanto agli orologi a pendolo, li lasciava tutti con la porta aperta perchè calcolava il peso della polvere sull’oscillazione. suo nonno gli aveva lasciato delle certe tarature, si capisca, devi attraversare la linea del fuoco per diventare uomo, e questa non è una costruzione culturale ma un fatto biologico. non è sottile; molte persone hanno stili proiettivi ma non stile di vita e se non riesci a capire da che parte della linea siano è perché ti sei allontanato dall’angolo giusto. la paura non è il tuo peggior nemico, tu accendi sempre la tua luce, taglia la linea e ti si ricucirà dietro come l’acqua.

//

ho conosciuto un giovane che amava camminare sul filo della luce e guardare le signore annuvolate alla fermata del tram di piazza kandinsky; come ogni persona di buonsenso pensava spesso a farsi gli affari suoi, soprattutto capovolgere le tazze di caffè per fare profezie [quasi sempre non ci capiva proprio nulla]. le antenne sui palazzi vecchi spuntano come coriandoli, tutto procede per fasi e cicli, se ti senti un po’ spaesato è perché effettivamente stai girando insieme a tutto l’universo, mentre cammini sul tuo semicerchio, grado per grado. chiaramente: ognuno per sé e il sè per tutti, tuttavia… la questione dell’onnipotenza confonde abbastanza:

se ritieni di avere la statura per prendertela sul personale c’è da ben sperare che tu faccia delle meraviglie!

/

                               180

ho trovato un modo per cavarmi fuori i ricordi dalla testa, che funzioni o meno non so ancora dirlo con certezza. tutte queste fotografie che ci facciamo a cosa servono? dimenticare diventa un lusso che devi saperti conquistare, con chiarezza. il volume dell’edificio interno potrà anche essere infinito, nulla toglie che ogni cosa passa per i corridoi: meglio appenderci bei quadri, piuttosto che monnezza. praticamente è come staccarsi un chiodo dalla clavicola, nuoterai meglio, non a gamberetto. bisognerà andare con il progresso, senza dubbio, senza cercare di capire perché ci siano poster giganti per le strade che ti dicano di fidarti della scienza.
sarà che ogni corpo vive della sua propria verità; ma il corpo muore sempre, anche se veicola miracoli. se assumi che l’anima è immortale [probabile] il tempo scandito in secondi perde significato e significanti e sarebbe meglio parlare nell’ordine di vite; se studi bene puoi anche sperare di diplomarti in anticipo e andarti a fare un bel giro con i tuoi amichetti. >>> esistere è terapia d’urto, stacca le radici al cielo.

/

è meglio aver amato che non aver avuto amore; oh, la catastrofe nucleare dell’egoismo ci ha sfiorato per un pelo, ma guarda tutto intorno questo tramonto innaturale, ti viene da pensare di vivere in un sogno vero e proprio! forse un sogno che ancora non è nato. chi si lancia negli svolazzi lirici non mi ha mai propriamente impressionato, men che meno questo moto di cui si parla come se fosse possibile metterlo in griglia. lezioni di armonia.

/

pittura en plain air

una signora si è fatta una casa tutta con le vele, esperta di nodi da pirati; finalmente gli venne la convinzione di mettersi tra gli alberi e i cespugli della prua un bel pappagallo rosso, loquace il giusto; i loro animali sono autonomi. il fratello era un totale svalvolato, anch’egli esperto di nodi, ma di un altro tipo e comunque non è che le creature marine stiano troppo a dare di uncinetto.
ad ogni modo gli uccellini stavano sull’albero tutto l’anno e scoppiavano in molecole baciate dai raggi del sole e salutavano [se ti concentri a vedere come gli elettroni saltano il livello].

quando passeggia per la città gli accadono ogni sorta di sfortune quindi praticamente decise di non scendere troppo dalla nave, se non per questioni di sopravvivenza, e piuttosto di stare a spazzolare le sedute dei salotti. il che gli andava abbastanza bene. dammi un’illuminazione ogni tanto: per vivere per sempre non è necessario essere immortali, lì c’era un oleandro ma… sembra un matrimonio! beh meglio così

chiusa parentesi

/

bulloni da 14, stucco, 4 e 4 8, sei centimetri va bene
e così abbiamo fatto il dondolo azzurro sulla terrazza
l’anno prossimo però

/

forse ultimamente sono troppo impressionabile, la ripetizione è la chiave dell’istruzione quindi se l’esistenza continua a tormentarti sarebbe buona pratica pensare che hai qualcosa su cui essere istruito. lo zen, tipo. il cielo prevedere perturbazioni e grandi poteri incontrollati fanno solo danni.

ci stanno dividendo ma la giustizia naturale è già da sempre scritta e chi dorme nella gentrificazione sociale non potrà che regredire, te lo dico. mi sono procurato un raccoglitore d’impressioni per ricordarmi dei rami che adombrano l’alba della mia lotta a macchia mediterranea contro il vuoto che avanza.

/

le donne di questa città sono delle sfingi, monumenti di dignità conquistata combattendo contro la peggio società, o per qualche reminiscenza nobiliare | una vita semplice non è che porti chissà quale letteratura…

su questo fatto di Dxxxxx ci stanno facendo una grande americanata ma a scoperchiare le tombe escono solo fantasmi, i fiumi di parole etiche pagate dalle aziende lasciano spazio alle maledizioni; resistereste molto poco nei posti di cui vi riempite la bocca.
e infatti si è visto.

//

176

bro, avranno paura di uscire. effettivamente qualcuno si era preso la briga di avvertirvi. il mio buon amico kg mi scalda il cuore quando parla di chi sa tradire, noi comunque seguiamo la regola d’oro.

interagire a vuoti compressi non mi è mai servito, quello che sei non è definito da quello che fai [o che dici di fare], ma dalle tue azioni.

/ ‘

c’era un architetto che viveva in una cartolina, i palazzi li aveva progettati lui e si gettavano da un lato all’altro del mare, ma non erano mica dei ponti! aveva un leone tatuato dietro al collo per ricordare agli altri di non provare a fregarlo ma lui in realtà non sapeva nulla di segni zodiacali e simili esuberanze. una sera si ritrovò a casa di una mendicante che leggeva le carte ma non capì proprio da che parte sarebbe arrivato questo due di coppe che non voleva mai star zitto.

lui era l’unico abitante della cartolina, dato che la signora era solo di passaggio, decise di innamorarsi di se stesso e di ubriacarsi due bicchieri alla volta ma questo lo portò soltanto a gettarsi per terra dalla torre più alta che avesse mai progettato. quando il mal di testa finalmente passò si prese sottobraccio scalpello, compasso e i suoi tre paia di occhiali e se ne andò su un foglio bianco a disegnare le persone.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Davide Calafato
Davide Calafato è un cantautore e polistrumentista emergente nato in Sicilia e cresciuto Bologna. Attraverso la scrittura, Calafato esplora il potere della narrazione come strumento di guarigione e crescita personale. . Parallelamente, dà vita a Nerodiluna, un progetto musicale solista attraverso il quale esplora sonorità intime e testi profondi, testimoniando la sua continua ricerca espressiva. Con La strada tra gli Orologi e Nerodiluna, Davide Calafato offre uno sguardo autentico e coinvolgente sulle sfide e le rinascite che costellano il percorso umano. Attualmente sta lavorando alla stesura del suo primo romanzo fantasy e collabora con un collettivo di musicisti e scrittori a Siracusa, con il quale sta realizzando altre opere sia musicali che letterarie.
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