Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Lasciati andare

Copia di 740x420 - 2025-05-27T133310.751
9%
182 copie
all´obiettivo
88
Giorni rimasti
Svuota
Quantità
Consegna prevista Marzo 2026
Bozze disponibili

Amy Wheeler non sta passando il periodo migliore della sua vita, con un ex traditore che non vuole saperne di lasciarla in pace e con tante incertezze nella sua vita, desidera solo rimettersi in carreggiata, ritornare ad essere forte e determinata e soprattutto realizzare il suo sogno più grande. Non c’è spazio per gli uomini e per una relazione, questa è una cosa certa! Daniel Lawrence invece è fin troppo soddisfatto della sua vita da scapolo. Una nuova promozione fra le mani, nessun pensiero al mondo e una ragazza diversa quasi ogni sera. Cosa potrebbe desiderare di meglio? Ma è proprio quando i suoi migliori amici decidono di lanciare una scommessa che il suo mondo rischia di essere stravolto. Cosa sarà mai? Andare a letto con una bella ragazza, scelta però dai tuoi migliori amici? C’è una nota storta, però: prima di andarci a letto, almeno una volta nella sua vita, Daniel, dovrà passare del tempo insieme alla “malcapitata”, scambiarci qualche chiacchiera, entrare in empatia con lei

Perché ho scritto questo libro?

Ho sempre avuto la passione per la scrittura e ho sempre amato fantasticare sulle storie dei personaggi, ma questo romanzo ha preso vita in un momento particolare della mia vita, in un periodo di incertezze Lasciati andare, è stato il mio modo da evadere dalla monotonia e un po’ dalla realtà.

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

CAPITOLO 1

Daniel

Che ore sono? Perché fa così caldo?
Provo ad alzarmi, ma un peso non me lo permette.
Apro gli occhi e la luce del sole mi acceca.
Li richiudo, magari posso dormire un altro po’ come sta facendo la ragazza accanto a me. Non sembra male, bionda, con curve sinuose, ottima scelta Daniel! La sto sfiorando con le dita, non mi sembra il caso di aprire gli occhi, ritornerebbe il mal di testa.
Una sbornia senza precedenti direi. Sono stato a letto con altre donne ma ricordavo ogni particolare, questa volta invece, devo ammetterlo, non ricordo neppure come ci sono finito su questo materasso. Non so neppure se sono a casa mia.
Merda, credo proprio di dover fare un piccolo sforzo e aprire questi maledetti occhi.
Sole, sole, sole, perché? La mia vista chiede pietà, la testa mi pulsa, perché l’ho fatto?
Sposto la tipa che sembra svenuta e mi accerto che sia viva, non si sa mai. Per fortuna si gira dall’altro lato mostrandomi il suo bel culetto, davvero ragazzi, questa dev’essere stata una bella nottata e non me la ricordo.
Peccato.
Mi guardo intorno e capisco subito che non sono a casa mia, l’ambiente è troppo femminile per i miei gusti.
Nonostante il dolore lancinante alla testa mi sforzo di alzarmi e comincio a rassettare le mie cose. I vestiti sono sparsi per tutta la stanza e per quanto faccia fatica a stare all’in piedi riesco per fortuna a vestirmi. Mi sistemo un po’ prima di lanciare un’ultima occhiata alla bionda che dorme beatamente e uscire definitivamente da questa casa.
Continua a leggere

Continua a leggere


Aria, finalmente un po’ di aria. Recupero il cellulare dalle tasche e chiamo subito il mio migliore amico.
«Mmmh, ti ucciderò, giuro».
Scoppio a ridere al suono della sua voce assonnata «Ti ho svegliato raggio di sole?»«Stronzo! Sto per staccare quindi dimmi subito cosa vuoi prima che riattacchi».
«Ricordi dove ho messo la mia auto?»
«L’hai lasciata al locale, ho chiesto a Steve di tenerla d’occhio». Tu… tu… tu…
La fortuna vuole che un taxi si fermi proprio davanti al palazzo dove sono fermo, probabilmente è di qualcun altro ma che importa. Entro e chiedo di essere portato al Tency’s.
«Ma sono stato chiamato da una ragazza, sembrava piuttosto urgente».
«Per favore, può evitare di parlare? Mi scoppia la testa, le pagherò il doppio della corsa» e dopo aver pronunciato le parole magiche il tizio parte in silenzio.
Una volta arrivati mantengo la parola data ed entro nel locale che di giorno è un semplice bar che offre una colazione strepitosa, mentre di notte si trasforma in un night.
«Ehi, Daniel, buongiorno» Steve, il proprietario del posto mi saluta, sempre sorridente, con dei capelli impeccabili e luccicanti che potrebbero far invidia ai raggi solari.
«I tuoi capelli sembrano vivi» commento.
«I miei capelli sono perfetti», sospira. Si passa una mano tra la sua capigliatura, «immagino tu abbia bisogno della tua auto e anche del mio caffè».
«Ti amo, Steve».
«Io l’ho sempre detto, saremmo stati una coppia perfetta se tu non fossi stato etero».
«Semmai un giorno mi convertirò al pene, ti prometto che correrò da te». Scuote il capo divertito e finalmente mi porge il mio agognato caffè. «Fammene un altro per favore».
Al di là di quello che si dice, dopo una sbornia io non ho bisogno di nessun analgesico, mi bastano i miei due caffè del mattino per ritornare come nuovo.
Saluto il mio amico barista e di corsa raggiungo casa mia che non è molto lontana.

«Mamma» avvolgo l’asciugamano in vita.
«Per che ora arrivi?» mia madre, la donna più importante della mia vita ma anche la più insopportabile. Ogni domenica la stessa storia. «Lo sai che non mi piace quando fai tardi e oggi verranno anche i suoceri di Amelì, per favore, sii puntuale».
«Mi vesto e arrivo» dico annoiato.
«Su, forza, forza chi dorme non piglia pesci» detto ciò stacca la chiamata.
Ma cos’hanno tutti oggi?
Ed eccomi qui, nella casa dove sono cresciuto. Mia madre sembra soddisfatta del mio arrivo anticipato, mio padre come sempre se ne sta in disparte a leggere un giornale per ingannare l’attesa. È per questo che non vengo mai in anticipo, dopo i soliti convenevoli non sappiamo mai di che parlare.
Il campanello per fortuna suona e mia sorella super incinta arriva in salotto e mi abbraccia felice, ora si che si ragiona. Stringo la mano di suo marito che mi sorride, lui è sempre così: gentile e paziente, altrimenti come avrebbe fatto a sposare mia sorella che al suo contrario, è una forza della natura?
Dietro di loro, i consuoceri. La mamma di Phil, il marito di mia sorella, non mi sta molto simpatica, è una snob con la puzza sotto il naso e che saluta la gente come se fosse la regina. Attenzione a non sfiorarle mai la guancia durante un saluto, le si potrebbe rovinare la maschera di cera che ha al posto della faccia.
«Oh, Daniel!» esclama con finta sorpresa «ci sei anche tu!»
«Eh già, è domenica, è casa mia» le dico lentamente.
Lei finge di non afferrare il sarcasmo nelle mie parole e passa avanti.
Ti prego fa che questo pranzo finisca in fretta.
Mi accomodo di nuovo sulla poltrona e sorseggio il mio drink, hai capito mamma, si sta proprio specializzando.
«Tra quanto si mangia Evelyn? Qui abbiamo fame». Papà si tocca la pancia e quello che dovrebbe essere il suocero di mia sorella di cui non ricordo mai il nome, ride sotto i baffi.
«È pronto, è pronto, su accomodiamoci a tavola».
A quelle parole ci alziamo tutti, ma io resto a fissare la scena, aspetto che si sieda prima “faccia di cera” in modo da evitare un posto accanto o di fronte a lei.
«Tesoro, non vieni?»
«Si, eccomi».
Mi accomodo accanto a mia sorella e noto da lontano che sua suocera mi fissa e sorride. Che diamine succede?
«Quando finiremo di mangiare?» sussurro a mia sorella.
«Mamma ha cucinato per un esercito, neanche io che sono incinta riesco a finire tutto» e intanto infila in bocca un altro pezzo di pollo. Certo, come no.

Sbuffo, sono quasi le tre del pomeriggio, a quest’ora dovrei essere nella mia auto diretto a casa. Invece sono bloccato qui, a tavola, ancora.
«Vi va se ci spostiamo nel salone? Servo lì il dolce, però magari facciamoci prima una chiacchierata, no? Altrimenti non riuscirete a gustarlo».
«Io lo voglio adesso» dico speranzoso.
«No caro, aspettiamo».
«Mamma, potresti incartarmelo?»
«No» risponde secca, con un tono che non ammette repliche.
Bene, perfetto, stupendo.
Tutti sembrano felici di spostarsi in salotto, ma poi perché? Non potevamo restare qui, a tavola?
Nervoso, faccio stridere la sedia e quando arrivo nella stanza tutti gli occhi sono puntati su di me.
Fingo di non notarlo e corro a sedermi nell’unico posto libero, di fronte a faccia di cera.
Appoggio la testa allo schienale e chiudo un po’ gli occhi per rilassarmi, ma, cosa alquanto strana, quando li riapro sono di nuovo tutti intenti a fissarmi.
«Ma che avete? Perché mi fissate?»
«Niente caro, vogliamo solo sapere come stai». Rose, faccia di cera, mi sorride languida.
«Bene, grazie» dico atono.
«Il lavoro?»
«Tutto ok» rispondo sbrigativamente.
«Ti sei laureato col massimo dei voti, vero? So che qui sono tutti fieri di te».
«Mmh, già».
Rimaniamo in silenzio per un po’, fin quando quello che ho ricordato chiamarsi John mi rivolge di nuovo la parola.
«Quindi… da quand’è che lavori?»
«Due anni» una sensazione strana mi attraversa il corpo, qui qualcosa non quadra. D’improvviso suona il campanello e so che qualcosa di “brutto” sta per succedere, me lo sento.
Guardo mia sorella che fa spallucce e quando mia madre arriva in salotto, lo fa portandosi dietro quella che ricordo essere la sorella di Phil, una specie di bambola di porcellana con le labbra rifatte.
«E tu che ci fai qui?» Phil l’abbraccia.

«Sono riuscita a liberarmi per il dolce» porta il suo sguardo su tutti i presenti per poi fermarlo proprio su di me.
Carina, ma non me la farei.
«Ciao Daniel» si morde un labbro, con un’espressione da finta timida e tiene fisso lo sguardo su di me.
«Ciao» e con un finto sorriso mi rivolgo alla mia adorata madre che in modo molto premuroso la fa accomodare «Potremmo mangiare il dolce adesso? Sono di fretta».
«E cosa mai avresti da fare di domenica pomeriggio?» faccia di cera sta cercando di farmi perdere la pazienza.
«Nulla che la riguardi» affermo seccato.
Voglio scappare.
«Tesoro, per il dolce c’è tempo, Monica è appena arrivata».
«Monica» mi rivolgo ironico «stai per caso arrivando dal Congo? Sei per caso stanca per i tuoi dieci minuti di viaggio?»
Lei non mi risponde ma ci pensa sua madre «Su Evelyn, prendi questo dolce».
Com’è gentile.
«No, mio figlio deve imparare le buone maniere». Detto ciò si siede e mi fissa come se volesse incenerirmi.
«Ok, direi di aprire il discorso considerando che Daniel sembra si stia un po’ spazientendo».
Santo John.
«Aprire un discorso? Di che dovete parlarmi?»
«Tesoro, ormai hai ventisei anni, sei un bel ragazzo, hai un buon lavoro e guadagni piuttosto bene» mamma sbatte le ciglia dolcemente, vuole indorarmi la pillola «Sappiamo tutti come passi i tuoi week end, tra una ragazza e l’altra».
«Però ora sei un uomo a tutti gli effetti ed è giunta l’ora di mettere la testa a posto».
Aspettate, chi ha parlato? Perché posso giurare di aver visto mia madre sorridermi, non parlarmi.
«Mi stai ascoltando?» Rose, sempre lei.

«Si, mmh, chi saresti tu» dico rivolgendomi soprattutto a lei «per dirmi come devo vivere la mia vita, chi saresti tu per dirmi che devo mettere la testa a posto? La mia vita è bella così, la mia testa è al suo posto da sempre».
«Oh, ma lo sappiamo, intendiamo che sotto il punto di vista sentimentale tu debba un po’ stabilizzarti».
Rimango in silenzio per elaborare le parole. Ora capisco. Vogliono che io mi trovi una ragazza.
«Penso di avere abbastanza tempo per stabilizzarmi senza che tu ti intrometta. Davvero» una risata nervosa esce faticosamente dalla mia gola.
«Figliolo» mia madre si avvicina, sempre con quel sorriso rassicurante. «Ti abbiamo lasciato fare subito dopo la laurea perché ti eri davvero impegnato, non godendoti la vita abbastanza, ma ti abbiamo dato fin troppo tempo, è il momento di creare qualcosa con qualcuno».
Un attimo. Ha detto che loro e parlo solo dei miei genitori, mi hanno dato del tempo per svagarmi?
Guardo mia madre inebetito. «Tu mi avresti dato del tempo per svagarmi?»
«Ma certo tesoro, era giusto che dopo la laurea ti sistemassi con il lavoro e ti divertissi un po’, ma adesso credo che tu debba un attimino fermarti a riflettere».
Scoppio in una fragorosa risata, per nulla divertito. Ma cos’è? Uno scherzo?

Anche mia sorella re suo marito sembrano sbigottiti da cìò.

«Non c’è niente da ridere, Daniel, vogliamo solo il tuo bene».
«Vogliamo chi? Tu e papà? Papà, cavolo, dimmi la tua!»
«Credo che tua madre abbia ragione» non mi guarda in faccia e capisco subito che la colpa di questa scenetta patetica è della donna che siede di fronte a me.
«Voi siete pazzi!» mi alzo, nervoso più che mai e afferro la mia giacca «Voi non mi avete dato alcun cazzo di permesso per svagarmi! Dopo la laurea mi sono rimboccato le maniche e ho cercato un lavoro e poi una volta stabilizzatomi mi sono cercato una casa, IO, da SOLO. Chiaro? E voi non siete nessuno per dirmi che adesso il mio momento è finito. Cos’è mamma? Credevi di poter manovrare la mia vita come si fa coi burattini? Ma come ti salta in mente di dirmi queste parole? Da quando decidi che posso divertirmi e smettere di farlo?»
«Abbiamo semplicemente pensato che tu potessi frequentare Monica, vedere come va».
Rose si avvicina appoggiandomi una mano sul braccio che io scosto bruscamente.
«Mia figlia è molto interessata a te, potreste provare ad uscire e vedere come va, sono sicura che potreste trovarvi molto bene».
Resto immobile, elaboro le sue parole, e tutto quello che riesco a fare è voltare lo sguardo verso Monica che se ne sta tranquilla e mi fissa come se fossi il suo dolce preferito.
«Ma neanche MORTO!» esclamo con tutta la voce che ho in corpo. «Mi state programmando la vita per caso? Io non ho intenzione di sposarmi, non ora e non so se mai sarò pronto ma posso giurare su me stesso che se un giorno deciderò di mettere su famiglia non sarà di certo con lei!»
Dio, credo di avere il fiatone.
«Tu eri davvero d’accordo con questa cosa? Ti sta davvero bene che qualcuno decida chi devi sposare?»
In tutta risposta Monica mi sorride «L’idea è stata mia» dice con una nonchalance che non credevo possibile.
Avete mai avuto voglia di uccidere qualcuno? Beh, se lei non fosse stata una donna probabilmente le avrei già messo le mani addosso.
«Voi siete tutti pazzi!» Guardo tutti i presenti con aria disgustata. «La mia vita non vi riguarda un cazzo, statene fuori». Detto questo esco come una furia, ho bisogno di respirare.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Lasciati andare”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Maria Luigia Meo
Mi chiamo Maria Luigia Meo, sono nata il 07/06/1993 e abito in un paese in provincia di Napoli. Mi sono laureata in Infermieristica ma ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Sono sposata e ho due bambini che adoro! Sono un'amante dei romance, una drogata di dolci e delle lunghe passeggiate in riva al mare.
Maria Luigia Meo on FacebookMaria Luigia Meo on InstagramMaria Luigia Meo on Wordpress
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors