Capitolo uno
Mentre correva a perdifiato in una palude maleodorante, sentiva grosse gocce di sudore scendergli lungo la schiena a causa dello sforzo. Teneva le orecchie tese per decifrare i suoni di quello che lo stava inseguendo in modo da capire cosa fosse, ma era difficile in mezzo alla cacofonia di suoni notturni degli animali e insetti che si nascondevano nell’ombra. Dovette interrompere la sua corsa quando raggiunse un bivio e si fermò indeciso su quale sentiero prendere. All’improvviso uno schianto alle sue spalle lo fece voltare: un’enorme pianta si stava pericolosamente inclinando verso di lui lasciandogli solo il tempo di sgranare gli occhi. Questa è la fine, pensò mestamente il ragazzo quando…
Driiinnn!!!
Lo squillo impietoso della sveglia fece sobbalzare Momo che si ritrovò con il cuore in gola e gli occhi spalancati di fronte a quella che a tutti gli effetti era la sua camera da letto illuminata dalla luce fioca del giorno che entrava dalla finestra.
Quando il battito tornò a un ritmo normale, Momo, sbuffando sonoramente, decise di alzarsi per prepararsi a quella che sarebbe stata l’ennesima giornata di scuola-casa-cena-compiti: tutto come da copione, tutto come il giorno precedente e quello prima ancora.
Gli adolescenti di solito considerano una fortuna non distinguersi troppo dalla massa e passare inosservati, ma questo non era il caso di Momo: lui aveva segretamente il desiderio di fare qualcosa di straordinario nella sua vita, di vivere un’avventura incredibile che lo distogliesse dalla sua routine quotidiana. Non c’era nulla nella sua esistenza che non andasse bene, ma era annoiato… molto annoiato.
Ultimamente, tutto e tutti lo annoiavano, non solo le incombenze della scuola, ma anche il dover rendere conto di ogni sua decisione ai genitori o il fatto che la sorellina minore volesse sempre stare con lui.
Sognava segretamente di andarsene, di lasciare tutti indietro e di vivere senza regole e senza pensieri: non voleva più chiedere il permesso per fare qualsiasi cosa e avere sempre doveri e obblighi.
Avrebbe tanto voluto che i suoi sogni rispecchiassero la realtà, perché quando chiudeva gli occhi la sera sapeva che a breve sarebbe stato in luoghi lontani ed esotici con persone sconosciute con le quali vivere avventure nuove e stimolanti.
Come previsto, il giorno del sogno nella palude non fece eccezione e la giornata procedette nello stesso identico modo delle precedenti, senza nessun cambiamento o avvenimento degno di nota. Momo andò a scuola dove in parte seguì le lezioni e in parte finse di seguirle, fece il suo allenamento di basket quotidiano per poi dirigersi verso casa.
Però, al posto di tornare direttamente, decise di deviare verso la biblioteca del paese per prendere dei libri per la scuola: visto che si annoiava anche a non fare nulla, tanto valeva fare un po’ di compiti e portarsi avanti in vista della tesina di scienze che doveva presentare entro la fine del mese.
Mentre gironzolava tra gli scaffali in attesa che la bibliotecaria gli consegnasse i libri richiesti, tra cui uno dal singolare titolo Funghi. Nemici o Amici?, si accorse di un libro sui draghi che stranamente non aveva ancora letto. Fece appena in tempo ad allungare la mano per prenderlo, quando lo chiamò la signora Virna per consegnargli quanto richiesto e, distolto lo sguardo, non si accorse di afferrare erroneamente il libro a fianco a quello che in realtà voleva.
Tornato a casa con il suo bottino si rese conto dell’errore e si ritrovò tra le mani uno strano libricino blu sottile, con le pagine ingiallite dal tempo e con la copertina morbida al tatto, forse dovuto all’usura della pelle del rivestimento.
Non riportava nessun titolo, né sulla copertina né sulla costa, e non era presente nemmeno il solito tassello di plastica della biblioteca; la sola particolarità era la copertina frontale che riportava il disegno stilizzato di un essere senza gambe e senza braccia dal volto ampio e con baffi pronunciati.
Incuriosito, Momo lo aprì sperando che fosse un libro di avventure, ma rimase molto deluso quando scoprì che le pagine erano tutte bianche, o meglio gialle, fatta eccezione per la prima che era di un materiale particolare, quasi riflettente, che rimandò al ragazzo il suo riflesso accigliato.
Scocciato, Momo mise da parte il libricino ripromettendosi di restituirlo il giorno dopo e, avendo già perso ogni slancio nello scoprire il mondo segreto dei funghi, decise di uscire di nuovo per andare in cerca dei suoi amici e passare insieme a loro il pomeriggio.
Li raggiunse senza problemi e senza dover chiedere conferma agli altri dove fossero. Era dalla seconda elementare che si trovavano sempre nello stesso posto alla stessa ora, ovvero dietro alla scuola in quello che era il vecchio parchetto cittadino, più precisamente sulla panchina vicino allo “scivolo del diavolo”.
Momo e gli altri lo avevano rinominato così perché il suo diabolico inventore lo aveva rivestito di ferro e, quando batteva il sole, quella superficie raggiungeva temperature da ustione… E non per modo di dire! Vere e proprie ustioni che Momo cercava da anni di dimenticare, senza molto successo.
Ormai quel parco non era che una copia sbiadita di quello che era stato, per quello ne avevano costruito uno più bello e nuovo in centro, ma c’erano dei fedeli, come si chiamavano i cinque amici, che non avrebbero mai e poi mai tradito il vecchio e caro parco, teatro di tante avventure e testimone oculare della loro amicizia.
Come sempre, Momo trovò i suoi amici già seduti sul “pensatoio”, o panchina per i comuni mortali, intenti a ridere per un video che guardavano sul cellulare.
Fattosi più vicino, anche gli altri si accorsero della sua presenza e fecero partire le loro solite prese in giro che usavano al posto dei saluti veri; per loro sarebbe stato a dir poco strano darsi una pacca e dirsi un saluto cordiale, non sarebbe stato per niente nel loro stile.
Chiara B. Tadolti
Storia di avventura e formazione, consigliato come regalo per ragazzi!