“Le Città Ideali” iniziano con una rivisitazione personale di Fedora, una tra Le Città Invisibili di Italo Calvino, nella quale si racconta che, al centro di una «metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza». Al loro interno si possono ammirare «le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse […] diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la città ideale». È questo il pretesto da cui prende avvio una nuova narrazione, che vuole guardare dentro le suddette «sfere di vetro», dando forma alle possibili sfaccettature e sfumature di 35 «città ideali». All’interno dell’opera, esse sono suddivise in sette tematiche, che rappresentano altrettanti spunti tratti dalla realtà: amore, morte, natura, città nascoste, sogno, immagine e tempo. I nomi delle singole città sono anagrammi di altrettanti nomi comuni e propri, per lo più legati alla vita dell’Autore.
Perché ho scritto questo libro?
Le Città Ideali nasce nell’estate 2020, in un periodo particolarmente delicato, che ha poi aperto le porte a una nuova vita. Nei cinque anni successivi, il libro è cresciuto e si è delineato seguendo passo dopo passo l’evoluzione della mia vicenda personale, modificandosi e arricchendosi sempre. Cinque anni più tardi, il cerchio si chiude, con la consapevolezza di aver collezionato idee, sogni, storie e sentimenti che possano racchiudere e raccontare la gran parte di ciò che sono.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Amore [1]
Un pettirosso vola ogni mattina tra le strade di Eleil. Porta sul cuore il colore degli amanti in fiore, delle guance di una donna dichiaratasi da poco all’uomo che le sposta l’orizzonte un passo più in là. Non si posa su alcun balcone, per planare dentro l’alba di quei vicoli vuoti senza perderne alcun tratto.
Ogni tanto arresta il suo volo per fermarsi a respirare, a camminare con le zampe vispe tra gli ultimi ubriachi. La notte è ormai alle spalle e non ne resta che un residuo di stella, sfumato dentro
uno di quei primi raggi caldi. La mattina avanza, vi si trascinano i lavoratori stanchi fino al luogo in cui soffrire il trascorrere delle ore.
Il colore che lo rappresenta, però, non si può trovare né nel vino in corpo né nella fatica sul volto. Il pettirosso cerca parole d’amore tra gli infiniti sproloqui delle anime di Eleil. Il viaggiatore sa di non sbagliarsi, quando dolcemente lo sente appoggiarsi sulla sua spalla. Si guardano un secondo ancora, prima di volare di nuovo via.
E, se quella pennellata color rubino si nasconde ai suoi occhi, il pettirosso la cerca con disperazione. Anche se è troppo presto, anche quando il mondo muore. Ha trovato due giovani sulla spiaggia, ma non li conosce. Forse sono arrivati la notte
prima senza aver dormito, perché dentro di loro batte già l’emozione del sole che sorge. Forse si conoscono da una vita e vogliono soltanto ricordarsi l’incantevole sensazione della curiosità, nascosta in quei momenti.
Non importa davvero saperlo. Né al pettirosso, né a nessuna delle persone coinvolte in questo vortice di sentimento, nell’alba di Eleil. Non importa nemmeno sapere se il pettirosso sia realmente quel che ciascuno immagina, con le ali al vento, oppure abbia forma di un ragazzo che cammina per la strada, alla ricerca di un altrove in cui rinascere. In fondo, non sono entrambi loro una medesima metafora d’amore?
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