Un’opera potente, viscerale, poetica. Un racconto crudo, ma anche umano, fatto di sangue e anima. Personale e spirituale. Natura selvaggia, introspezione, redenzione.È venuto da guerre che nessuno racconta; da corpi che non tornano più integri; da ordini e ordigni fatti saltare nell’ombra. Una volta, quello era il suo mondo: addestramento, missioni, il sapore metallico della paura. Poi ha scelto il silenzio: una baita, legna da spaccare, una nuova identità. Tra gli alberi ha ricostruito una vita pratica e dura. Ma la memoria non si lascia seppellire: il primo colpo, l’occhio cavato, il fantasma del mentore, le notti di violenza tornano a bussare. Questo libro è la confessione di un sopravvissuto che sa uccidere e sa amare, che usa il bosco come cura e come arma. Una storia cruda, poetica e senza redenzione facile: per chi cerca verità taglienti e una voce che non chiede perdono. Il messaggio è alto e vero, ma richiede un lettore disposto a farsi sporcare.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro per dare voce, in chiave romanzata, a una storia che mi accompagna da anni: un intreccio di natura, memoria, sopravvivenza e spiritualità. Non è la mia vita, ma riflette emozioni, colpe ed errori che conosco. È il tentativo di trasformare il peso del passato e l’eredità di un mentore in un racconto che cerca pace, senso e redenzione.


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