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L’ultimo dei miei cani

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Consegna prevista Agosto 2026

In un paese della pianura veneta alcuni amici si ritrovano a vivere situazioni non facili dato il contesto internazionale in movimento. Mentre l’Italia è lentamente invasa, loro prima si ritirano e poi sono costretti a lottare: tra battute, barzellette, colpi di scena anche drammatici. Dopo un doppio attentato legato alla lotta armata, si spostano verso il confine francese in un viaggio che è anche interiore per uno di loro. Grazie ai diari di una nipote molto intelligente morta giovane, il protagonista viene a conoscenza di alcune realtà a lui sconosciute che si rivelano impegnative, ma anche estremamente belle.

Perché ho scritto questo libro?

Tutto è partito come uno scherzo e il tono, spesso, rimane quello con l’inserimento di battute e barzellette. Però poi ho voluto descrivere la maturazione del protagonista che si ritrova sulla soglia di un mondo, quello interiore, che gli era stato precluso da abitudini e routine. Lui è una specie di paradigma augurale per tutti quelli che leggeranno il libro: non c’è mediocrità che tenga davanti alla bellezza di certe scoperte nella nostra anima.

ANTEPRIMA NON EDITATA

1.

Il sole era alto nel cielo, il cielo era più azzurro del solito e Rubion, un bastardino di taglia media, aveva appena evacuato nel prato. Kevin, che non aveva nulla per raccogliere il dono intestinale del suo cane, si guardava intorno roteando gli occhi. Il movimento dei suoi bulbi oculari si arrestò davanti a un ramo: poteva avere inizio il golf dei poveri! Si  trattava soltanto di inviare il dono di Rubion  nella vicina siepe dove si sarebbe confuso più facilmente con fogliame e ramaglie.

Attento ad eseguire il piano, il ragazzo non si accorse di una certa presenza finché un sibilo non andò a percuotere i suoi padiglioni auricolari. Era una vigilessa (ex suora, ex preside), che aveva osservato la scena e intuito con sagacia il piano per occultare l’insolita palla da golf.

L’agente Vanessa Trugliardi (ex Suor Maria Pia, ex preside Vanessa Trugliardi) avanzò senza il tarlo del dubbio verso cane e padrone arrestando la sua persona davanti al ramo che già attirava mosche. I bulbi oculari di Kevin, dilatati dalla paura della divisa, rotearono ancora, questa volta in cerca del cane. Il bastardo, come se avesse voluto salvare il padrone da un pericolo, saltò addosso all’agente, ma nello spiccare il salto appoggiò una zampa nel suo stesso prodotto interno prima di ungere la divisa della donna. Questa, sorpresa dall’animale, perse l’equilibrio cadendo all’indietro nel prato e così facendo permise ulteriori e più facili colpi di zampa che spalmarono in varie zone della divisa frammenti untuosi dell’improvvisata pallina da golf. I neuroni di Kevin, non brillanti, non del tutto attivi, non adeguatamente sviluppati, suggerirono la fuga e così Rubion non ebbe il tempo di mordere la donna in divisa (sporca) perché impegnato a inseguire il padrone. Nel frattempo la vigilessa si alzava a fatica: non aveva mai digiunato in convento e meno che meno in Presidenza!

Piena di rabbia, stava già mettendo mano alla pistola quando si accorse che era sporca, inzaccherata. Questa scoperta la costrinse a calmarsi per un istante e la breve pausa fu sufficiente al suo naso che in quel momento era stato secondo solo a un altro componente della natura: le mosche.

Lucciconi di risentimento bagnavano i bulbi oculari della donna in divisa che prometteva a se stessa, con la voce stridula che tanto aveva ferito in convento e a scuola, di riprendere i due fuggitivi.

Loro, nel frattempo, erano arrivati nella piazzetta della Fontana e Kevin aveva intravisto le forme sinuose di Ludmilla, una ragazza polacca che i suoi compagni avevano notato tutti prima di lui, mentre lei aveva notato Kevin.  Lui si ricordò che a lei piacevano i gelati (soprattutto quando qualcuno glieli offriva … ) e la bloccò con un cenno della mano mentre entrava in gelateria per uscirne con due coppe strapiene.

Si erano seduti sul bordo della fontana, nell’unico punto dove c’era ombra: lei attenta al gelato, lui attento a lei. Intenti come erano chi a non macchiarsi e chi a sognare gambe, non si accorsero dell’agente Trugliardi che incombeva. Se ne accorse, invece, Rubion che, nel saltare nuovamente addosso al pubblico ufficiale, le fece prima franare addosso le coppe di gelato dei due ragazzi e poi la spinse nella vasca della fontana.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Franco Cafazzo
Nato a Verona nel 1967 e sposato nel 2006. Due figli adolescenti. Passione per la Spiritualità, il Cinema, la montagna, la lingua e cultura francese. Insegnante di Religione.
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