Magma è un incontro di tante realtà parallele che si sfiorano, si toccano, si scoprono e si conoscono per ciò che realmente sono. Ci sono persone che si sono incontrate, amate, odiate, scontrate e cercate. E stanno lì, all’interno di questo contenitore che le rende vive, e come intendono l’amore, il rapporto affettivo, l’attrazione fisica o la repulsione? In molti modi diversi. Molto diversi. Hanno un linguaggio anche crudo a volte, agiscono nella loro esistenza e cercano qualcosa, oppure scoprono delle cose, vagando nella loro città o fuggendo da essa, pur rimanendone all’interno. Parlano nelle loro lingue. E c’è anche musica in Magma, una colonna sonora sempre presente che fa da tappeto alla città, alle storie, a ciò che pervade ogni animo di chi ci vive dentro. E’ un racconto di tanti racconti, è il luogo dove la distanza diventa nulla pur rimanendo costante per tutti.
Perché ho scritto questo libro?
Piccole scene di vita sono apparse su fogli di carta, negli anni, i personaggi come persone reali sono diventati presenti, insistendo affinché io scrivessi di loro. Quindi hanno iniziato a vivere nei loro spazi circoscritti, lentamente, nelle loro scene, con un bisogno incessante di collegarsi agli altri, di far capire come interagire, come incontrarsi e perché. Tutto è partito così e poi, mano a mano, si è evoluto, si è incastrato, ha assunto un ruolo, una motivazione, uno scopo.
ANTEPRIMA NON EDITATA
DODICI
Sospira.
-Dunque, sì. Un enorme palazzo con rivestimenti di legno vecchio, scuro, come una biblioteca di secoli fa in un palazzo settecentesco, ehm… bianco, con grandi vetrate.
All’ esterno stradine e vicoletti stretti. Cose, persone, colori sporchi. Uscendo dal palazzo, un prato adiacente a un monumento, forse una cattedrale, non saprei, di marmo beige-rosa, lo vedevo di lato; una parte alta a destra e una più lunga e bassa a sinistra e sul prato c’era lei.-
Sospira.
-Alcune persone davanti, sul prato verde tagliato corto dove la vedevo camminare in lontananza. Una strada passava lì, bianca, lunga, che portava lontano, dove si vedevano solo colline. Tutto in pieno sole, caldo, luminoso. Per uscire dal palazzo si era costretti a passare su una serie di resti archeologici, marmi di varia lunghezza accatastati su una balconata di un piano rialzato. Mmm… ho dovuto trovare una porta-finestra laterale che permettesse di evitare di dover saltare qua e là. Ma a un certo punto, correndo per trovare l’uscita e la strada di casa, mi sono detto a voce alta: ma questo non sarà mica un sogno? Se fosse un sogno spero che qualcuno mi svegli, ma no, non è un sogno, è troppo reale, questi sono marmo, legno, vetro eh sì li sto toccando! Poi c’è lei fuori sul prato. Sì, ma allora dove sono? Come ci sono arrivato?–
-Leo questo me lo avevi già raccontato. Però hai aggiunto un paio di dettagli interessanti.-
Sorseggia il tè mentre lo guarda.
-Ehm, si, adesso li ho aggiunti, li ricordavo comunque già prima.
I dettagli li rivedo sempre durante il mio raccontare il sogno, ma dimentico di parlarne approfonditamente perché non mi rendo conto che li sto rivedendo soltanto io e a volte li escludo perché non mi sembrano importanti. –
-Leo dove abitavi quando hai sognato queste cose?-
-Non lontano dal Magma… sicuramente sa dov’è.- sorride
-Si Leo lo so dove sta il Magma.-
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