Quota 1840 mt – N viade nánter le Dolomiti è un viaggio che va oltre il semplice camminare: è la seconda guida di Dolomiti da sogno che vuole essere un invito a rallentare, ad ascoltare e a guardare le Dolomiti con occhi nuovi.
Tra vallate minori, pascoli nascosti e grandi cime, questo libro intreccia sentieri reali e sentieri interiori: racconta la montagna vissuta, quella delle parole ladine, delle antiche leggende, delle fienagioni e dei ritmi stagionali che da secoli modellano il paesaggio e l’anima delle comunità alpine.
Accanto alla descrizione tecnica delle escursioni, Nicola Ercolini costruisce una narrazione intensa e ispirante, in cui l’ecologia culturale e ambientale si intreccia al cammino stesso, restituendo al lettore il senso profondo del muoversi in montagna: non come conquista, ma come gesto di rispetto, conoscenza e appartenenza.
Le escursioni diventano così pretesti per incontrare storie di rifugisti, di pastori, di vallate resilienti che resistono al tempo. Ogni passo è un incontro con un ecosistema fragile e vivo, ogni panorama un invito a proteggere la bellezza che ci accoglie.
Con uno stile semplice ma capace di emozionare, Quota 1840 mt non è solo una guida: è una dichiarazione d’amore per la montagna, un manifesto per camminatori consapevoli, per chi cerca l’incontro più che la meta, e per chi crede che il futuro delle Dolomiti passi attraverso la memoria, la cura e la bellezza condivisa.
Perché ho scritto questo libro?
Tra le pagine di Quota 1840 mt – N viade nánter le Dolomiti si intrecciano cammini e racconti, memoria e paesaggio. Questa guida nasce dal desiderio di restituire voce alla montagna vissuta: quella che parla attraverso i ritmi antichi delle stagioni, le storie dei villaggi ladini, i gesti lenti della fienagione, le leggende custodite dalle rocce.
Ogni sentiero proposto è un invito a rallentare, ad ascoltare, a camminare con rispetto dentro un ecosistema fragile e prezioso. Non solo escursioni, ma incontri: con la biodiversità naturale e culturale delle Dolomiti, con una montagna che chiede di essere vissuta con cura, attenzione e appartenenza.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Da Caracoi Agoin al Rifugio Sasso Bianco, una terrazza panoramica sul Civetta
Punto di partenza: Caracoi Agoin
Tempo di salita: 2.30h
Dislivello: 700+
Difficoltà: facile / media
Il Rifugio Sasso Bianco è uno di quei luoghi delle Dolomiti capaci di lasciare un segno indelebile.
Gestito da Elena, una giovane ragazza che ha preso in mano le redini del rifugio nell’estate del 2023, rappresenta non solo un punto d’appoggio per gli escursionisti, ma un vero e proprio rifugio dell’anima. Questo sentiero conduce proprio a quota 1840 metri, un’altitudine simbolica che ha ispirato anche il titolo di questo libro.
La salita parte da Caracoi Agoin. Si segue una carrareccia che conduce verso Bramezza, un piccolo gruppo di case con una vista straordinaria sul Civetta. Proseguendo si entra nel bosco, salendo dolcemente fino a Casera Bur. Da qui, la pendenza si fa più decisa, fino a raggiungere il punto panoramico da cui si osserva la grande frana che, secoli fa, diede origine al Lago di Alleghe.
Il percorso prosegue attraversando Tabiài Forca e Tabiai Larìz, fino a raggiungere un colle erboso dal quale si può finalmente scorgere il Rifugio Sasso Bianco, circondato da una corona di piccole baite.
Il ritorno può essere effettuato lungo lo stesso percorso dell’andata oppure, dal bivio poco sopra il rifugio, si può seguire il segnavia n. 682 che scende verso Caracoi Cimai, chiudendo così un piccolo e suggestivo giro ad anello.
Chi desidera abbreviare l’ascesa può partire dalla frazione di Piaia (San Tomaso Agordino), seguendo una strada silvo-pastorale che, in circa 1.30 h e con 650 metri di dislivello positivo, conduce direttamente al rifugio.
Il Rifugio Sasso Bianco dispone di 22 posti letto e offre un’accoglienza semplice e autentica, con la possibilità di mezza pensione e una cucina casalinga basata su prodotti tipici locali.
Lo staff, composto da giovani pieni di entusiasmo, accoglie ogni ospite con un calore sincero, rendendo l’esperienza indimenticabile.
Ciò che rende il Rifugio Sasso Bianco davvero speciale, però, va oltre la sua ospitalità.
C’è stato un momento, sulle scale di legno che conducono all’ingresso, in cui ho avvertito nitido il senso di essere nel posto giusto: gambe stanche, zaino appoggiato, la prospettiva di una notte in camerata. Forse non si dormirà molto, ma ciò che conta davvero è il risveglio: una colazione genuina, con yogurt fresco, torte fatte in casa, latte caldo, tè e caffè.
È proprio lì che si ritrova la pace, accolti da una natura ancora selvaggia, capace di riempire i sensi e l’anima. In una mattina di qualche anno fa, alle prime luci dell’alba, proprio davanti al rifugio si sono incontrati cinque cervi, immersi nella nebbia, in un silenzio quasi irreale: un’immagine che racconta meglio di mille parole la bellezza e l’autenticità di questo luogo.
Al Rifugio Sasso Bianco non si arriva in auto: i rifornimenti salgono con la teleferica o vengono trasportati a mano, preservando l’ambiente e l’essenza del vivere in alta quota.
Qui si riscalda l’acqua con il bollitore a legna, si cena con piatti semplici e genuini, e si respira un’atmosfera senza fronzoli, ma traboccante di umanità. Un rifugio vero, in cui ogni dettaglio parla di scelte consapevoli e amore per la montagna.
Si può raggiungere il Rifugio Sasso Bianco anche partendo da Pecol, frazione di San Tomaso Agordino. Si percorre la strada carrabile che porta verso Piaia, si parcheggia presso uno spiazzo sterrato sulla sinistra, e si imbocca la larga strada forestale. Dopo circa 1h30 di cammino, si raggiunge l’attacco della teleferica; da qui, si prosegue sul sentiero nel bosco e in circa 30 minuti si arriva al rifugio.
La terza e ultima opzione è quella che sale da Col di Rocca: si imbocca il sentiero n. 623 verso Casera e Forcella S’ciota, si prosegue verso Le Mont, si devia a sinistra sul sentiero n. 682 e infine si scende a destra verso il Rifugio Sasso Bianco. (Attenzione: questo percorso non è ben segnato.)
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Dolomiti da sogno è un progetto fondato da Nicola Ercolini, nato dal desiderio di raccontare il patrimonio naturale e culturale delle Dolomiti. Attraverso storie, escursioni e tradizioni, il progetto promuove un approccio lento e rispettoso alla montagna, valorizzando l’identità alpina, la biodiversità e la cultura ladina. Un invito a vivere le Dolomiti con consapevolezza, emozione e rispetto profondo.
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