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Riscatto d’amore

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Consegna prevista Giugno 2026
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Giulia viene lasciata la vigilia di Natale, festa che per lei rappresentava la gioia, l’unione ed il calore. Ora segnava invece la sua sconfitta. Fa leva sulla propria determinazione e riprende in mano la sua vita. Si concede un viaggio dove incontra Francesco, un animatore con il quale entra in discussione da subito, ma questo astio nasconde un interesse comune, che si trasformerà pian piano in qualcosa di diverso.
Decideranno di partire insieme, ma lui si infortuna e deve rinunciare. Giulia si sente nuovamente abbandonata, ma intraprenderà quel viaggio da sola. Si troverà a che fare con nuove sfide, cattiverie, sgarbi, liti e inganni, ma anche con nuove amicizie, soddisfazioni, tante avventure e amore, che le daranno lo stimolo per andare avanti con sempre più grinta, fino alla sua rivalsa.
Alla fine però c’è sempre una decisione da prendere e quella di Giulia sarà decisiva per la sua vita. Chi vincerà, lei o la vita? La verità o l’inganno?

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto perché mi piace trasmettere delle emozioni. Mi piace che le persone, leggendo, provino le stesse sensazioni che provo io nel mettere nero su bianco le mie idee, i miei pensieri. Mi piace che i lettori provino piacere nel leggere il mio libro. Mi piace donare un momento per sognare in una vita piena di caos.
Parlo di un tradimento, ma anche di una rivalsa e vorrei fosse uno spiraglio di speranza per ognuno che legge.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Non tutto ciò che riluce è oro zecchino.

Molto spesso infatti siamo attratti da bagliori che solo all’apparenza hanno valore, che poi però si rivelano per quello che sono realmente. Tutto ciò purtroppo è veritiero anche quando parliamo di persone, affetti, amori, amicizie, ambito lavorativo e quant’altro si possa aggiungere.

La fiducia è un bene ed un dono prezioso, che mai nessuno dovrebbe violare o abusarne, ma ogni giorno, in ogni parte del mondo, ciò accade. Fino a quando la cosa tocca la sfera altrui, non ce ne rendiamo conto, ma è quando capita a noi stessi che capiamo quanto importante sia questo sentimento.

Quante volte abbiamo dato, pur senza ricevere nulla in cambio, o quante altre volte abbiamo creduto in qualcosa che poi non si è rivelata tale. Quante volte abbiamo amato senza ugual corrispondenza o peggio, vedere crollare quell’amore per un tradimento, non semplicemente sessuale, ma mentale.

L’atto in sé si può forse perdonare, ma la reale fiducia che viene meno, quella non si recupera.

Quello è il dolore peggiore.

“Morto un papa se ne fa un altro” oppure “Dietro una porta che si chiude c’è un portone che si apre”

Tutti modi di dire e frasi di circostanza usate per rendere la realtà meno crudele, ma di fatto molte volte, lasciandoci una porta alle spalle troviamo un portone chiuso davanti a noi, o addirittura che ce lo sbattono in faccia con ancora più violenza di quella precedente.

È vero che prima o poi finiranno, ma è un po’ come le cadute. A volte sono piccole, a volte si finisce in burroni apparentemente senza fondo e si va sempre più giù e sembra che non si riesca più a risalire.

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Ci si adagia su quella situazione, dove l’unica soluzione sembrerebbe quella di rimane lì, inerme, in attesa di qualcosa o qualcuno, fino a quando non ci accorgiamo che passo dopo passo, granello dopo granello che tiriamo giù, alla fine il mucchio (di sconfitte e di delusioni) che creiamo sotto di noi, è talmente alto da consentirci di ritirarci su, di scalare quella montagna, fino ad uscire di nuovo allo scoperto, di fidarci nuovamente di noi stessi e di ciò che c’è intorno.

Quando ci accorgiamo che più giù di lì non possiamo andare, capiamo che l’unica via di uscita è risalire.

In fondo non bisogna perdere la fiducia in tutto o in tutti solo perché qualcosa o qualcuno ha tradito le nostre aspettative.

È vero anche che a volte la luce in fondo al tunnel altro non è che un treno che viene al contrario, ma se riusciamo comunque a prenderlo senza farci travolgere, potrebbe divenire una nuova occasione per farci conoscere mete meravigliose che non avremmo preso in considerazione, inaspettate, sconvolgenti, che potrebbero dare quindi il via ad una vita nuova.

La speranza, a volte, altro non è che la scusa per continuare a perseverare nello stesso errore.BRUTTO SCHERZO…

Era la vigilia di Natale, festa in cui Giulia aveva ricominciato a credere ed a piacerle nuovamente da quando aveva incontrato Andrea. Da piccola il Natale era sempre stata una festività di famiglia, come è normale che sia. Nonni, zii, parenti tutti riuniti, regali sotto l’albero addobbato, lucine, presepe, aria di festa, pranzi e cene, canzoni, giochi. Era sempre stata la sua festa preferita, ma da quando i suoi nonni erano morti ed i suoi genitori separati, quell’atmosfera così gioiosa inevitabilmente era andata a scomparire, anche perché la realtà delle cose ti mette davanti al fatto compiuto, cioè che si cresce e ci si rende conto che tutta quell’armonia e serenità a volte è di facciata. Ci rendiamo conto che Babbo Natale non esiste. Questo però è valido per chi smettere di credere nella figura in sé per sé, perché a volte credere in lui è semplicemente credere nel buono e nel bello che questa festività dovrebbe portare, quindi amore e serenità nelle famiglie e nell’intera comunità. Beh, proprio amore questa volta il Natale non lo avrebbe portato!

Giulia si stava preparando. Valigia pronta per trascorrere le festività a casa di Andrea. Da tre anni stavano insieme e questo sarebbe stato appunto il terzo Natale che avrebbero trascorso con i parenti di lui e lei si sentiva come se fosse tornata bambina. Una grande famiglia l’aveva accolta a braccia aperte, senza indugio, sebbene anche loro avessero i propri problemi e difficoltà che in quei giorni venivano messi da parte. Giulia era subito diventata una figlia e una nuova sorella più piccola. Aveva ora 23 anni. Andrea due più di lei. Si erano incontrati per caso, stesso tragitto per andare al lavoro, rendendosi poi conto che la sede era la stessa. All’inizio non ci avevano nemmeno fatto caso, poi dopo essersi incrociati più volte sullo stesso autobus, capirono di essere dipendenti della stessa azienda, anche se in uffici e con mansioni diverse. Da lì nacque la loro frequentazione, che dopo pochi mesi si tramutò in una relazione per poi divenire qualcosa di più serio. Vivevano in città diverse. La grande metropoli era solo il punto d’incontro, ma per Giulia non fu difficoltoso cambiare il percorso di rientro, anziché andare da uno dei genitori, andava da Andrea che era ovviamente molto felice di ospitarla tutte le volte che poteva. Le prime che si videro furono quasi di nascosto. Trascorrevano la notte insieme in una stanza d’albergo per poi dirigersi la mattina successiva insieme al lavoro, ma i genitori di lui poco ci misero a dirgli che avrebbero avuto il piacere di conoscerla e di ospitarla. Forse stavano accelerando i tempi più di quanto avessero voluto i due ragazzi, ma erano genitori alla mano, molto disponibili e di aperte vedute, quindi non vedevano la necessità di far nascondere i ragazzi in una stanza d’albergo, quando stanze e letti non mancavano certo a casa loro, soprattutto perché una si era liberata da quando un suo fratello si era sposato. In fondo avrebbero avuto un posto più accogliente dove stare, il resto poi sarebbe accaduto da sé. Aprirono quindi le porte a Giulia, senza problemi e senza invadenza, lasciandogli la loro privacy e la loro tranquillità. In un certo qual modo lei era riuscita, pur senza nemmeno rendersene conto, a stregare tutti i familiari del suo ragazzo che erano sempre ben contenti ogni qualvolta lei si recava da loro o restava a dormire, tanto che divenne ben presto una consuetudine e quasi un ufficiale trasferimento, anche se ovviamente lei continuò comunque a dividersi tra la sua nuova famiglia acquisita e le due nuove dei suoi genitori. Si sentiva bene. L’insicurezza del passato era quasi svanita grazie alla serenità e all’unione che aveva ritrovato in questa situazione. Ovviamente anche nelle migliori famiglie ci sono difficoltà e screzi, ma lei aveva percepito comunque unione, affetto e rispetto tra tutti loro, anche tra i rispettivi affini acquisiti, proprio come lo era lei. I nipoti di Andrea la consideravano come una nuova zia e lei era ben felice di quel ruolo e di trascorrere del tempo insieme. Giulia aveva ritrovato quella tranquillità familiare che purtroppo era venuta a mancare nella sua di famiglia e da quando tutto aveva avuto inizio era come se fosse sempre Natale.

Già pensava al suo futuro, ne avevano parlato, lo avevano sognato, quasi programmato. Tutto sembrava andare per il verso giusto. Si erano incontrati in mezzo a tanti, conosciuti, innamorati, fidanzati, accasati, affiliati e tutto in un tempo relativamente breve. Forse troppo!

Non solo lei era stata accettata come una figlia, ma anche Andrea aveva ricevuto lo stesso trattamento da parte dei genitori di Giulia. Nonostante la loro personale situazione, non si risparmiavano sul far star bene la loro figlia, peraltro unica insieme, a cui non facevano mancare nulla. Nonostante ciò, quello che mancava a lei era l’unione familiare e anche se cresciuta, proprio perché aveva sofferto di quella separazione, si era tanto affezionata e rifugiata in quella grande nuova famiglia che aveva accolto anche i suoi genitori, anche se per ovvi motivi, non sempre erano presenti.

Comunque il Natale era finalmente arrivato e lei era pronta a partire ed anticipare l’arrivo dei suoi genitori di un giorno. Vestiti per il pranzo di Natale, per la cena della Vigilia, per S. Stefano, per i giorni a seguire perché lei sarebbe rimasta a casa di Andrea per poi tornare al lavoro insieme, fin dopo le festività di Capodanno per la quale era stata organizzata una serata tra amici, acquisiti anche quelli. Tutto quasi pronto, trucchi, scarpe, regalo per Andrea. Gli altri li aveva portati a casa sua qualche tempo prima, ben sapendo che tanto lì sarebbero dovuti arrivare.

Era quasi l’ora di pranzo, qualche altro scatto delle lancette dell’orologio e sarebbe partita ed arrivata giusto in tempo per un aperitivo con gli amici per poi trascorrere la serata in qualche locale e finalmente andare a casa dove come sempre avrebbero fatto l’amore stando ben attenti a far poco rumore per non farsi sentire dai genitori, anche se dormivano qualche stanza più in là, ben consapevoli di quello che accadeva in quella del figlio. Inizialmente in camera di Andrea c’era un letto con l’altro che stava nel cassettone sotto e che dopo le prime volte che Giulia aveva dormito nella camera del fratello, avevano iniziato ad aprire accanto all’altro per stare insieme. Visto che la cosa era divenuta frequente velocemente, un bel giorno tornando a casa rimasero entrambi sorpresi e felici di trovare un grande letto matrimoniale al posto di quello singolo. Quando sapevano di essere soli in casa davano sfogo ai loro gemiti e alla loro passione, ma la notte inevitabilmente dovevano fare poco rumore ed il più delle volte la cosa li eccitava ancor di più. Giulia stringeva le lenzuola tra le mani quando Andrea sapientemente si deliziava della sua intimità, baciandola, leccandola, penetrandola con le dita e con la lingua per poi completare l’opera con il suo membro duro e pronto per compiere il suo dovere.

C’era una buona sintonia tra di loro, non sempre lei raggiungeva il suo culmine, ma Andrea portava a compimento l’opera in altri modi pur di non lasciarla senza godimento.

Il fatto di doversi trattenere un po’ influenzava la riuscita totale del rapporto, anche se il più delle volte non avevano di che lamentarsi. Capitava che si amassero al di fuori della loro stanza, il che rendeva tutto ancor più eccitante, ma soprattutto veloce. Alcune sere accadeva che i genitori andassero a dormire, lasciando i ragazzi in salotto a guardare la TV, sdraiati sul divano. Non sempre, ma a volte si stuzzicavano tanto da volersi poi concedere l’uno all’altra proprio lì, protetti solamente dal sottofondo del programma televisivo, dal buio della casa e da una coperta.

Giulia era talmente a suo agio che le sere in cui rimanevano in casa si svestiva, mettendosi già comoda in pigiama, facilmente gestibile in situazioni del genere. Forse proprio per il loro comodo abbigliamento gli venivano pensieri maliziosi e voglie che inevitabilmente soddisfacevano mettendo le loro mani nei posti giusti, tanto da non volersi più fermare fino a conclusione e totale soddisfazione per entrambi.

Andrea utilizzava le sue lunghe dita per intrufolarsi tra la poca opposizione del pigiama e delle sue mutandine, inserendole poi nel suo calore e nella sua umidità, pronta ad accoglierle. Anche Giulia utilizzava lo stesso trattamento con lui, trovando ben disponibile il suo amico che avrebbe poi soddisfatto la sua voglia. Giocavano entrambi fino a colmare il loro desiderio.

La maggior parte delle volte avevano una posizione ben precisa, oltretutto facile per districarsi nel momento in cui avessero sentito qualche rumore o movimento provenire dalle altre stanze della casa. Andrea rimaneva seduto sul divano mentre lei si sedeva sopra di lui dandogli la schiena, con le gambe ben aperte poggiate entrambe all’esterno delle sue. La penetrazione risultava profonda. A volte lei si chinava in avanti facendo leva sulle sue gambe per assecondare i movimenti di Andrea o semplicemente per condurre il gioco con i suoi tempi, ritmi e affondi, sollevandosi e abbassandosi su di lui per sentire lo scivolare del suo membro dentro di lei e quel gioco ogni volta mandava in estasi Andrea che spesso la sosteneva per i fianchi e l’aiutava a soddisfare il suo godimento. Altre volte lei si adagiava con la schiena addosso a lui, con le braccia intorno al suo collo ed i piedi agganciati dietro i suoi polpacci, lasciando a lui la conduzione del gioco, avendo le gambe così aperte rimaneva alla sua mercé, mentre lui, oltre che penetrarla, si divertiva a stuzzicare il piccolo rigonfiamento pulsante, mandandola in estasi mentre lui godeva dei suoi gemiti sommossi. Le stuzzicava i capezzoli, carezzando la sua pelle sotto la maglietta, le accarezzava il ventre fino alla sua intimità, a volte la tratteneva all’altezza dell’inguine allargando le sue gambe ancor di più, ed immobilizzandola in quella posizione decideva il ritmo e l’intensità della sua penetrazione. Qualunque fosse la posizione, il loro godimento era comunque assicurato, in un modo o in un altro.

Giulia era pronta per partire ed immaginava che anche quella sera avrebbe potuto godere delle attenzioni di Andrea e ricambiarle lei stessa. Ma ovviamente però non poteva sapere con certezza come sarebbe terminata quella giornata.

Appena terminato di mangiare si diresse in bagno per gli ultimi accorgimenti, mancava poco all’arrivo del suo treno. Stava quasi per uscire di casa per raggiungere la stazione ferroviaria con il padre che l’avrebbe accompagnata, quando il suo telefono squillò. Chi poteva essere? O forse sapeva che era Andrea che le chiedeva se fosse pronta e per dirle che non vedeva l’ora che arrivasse da lui.

Giusto. Era lui, ma con una voce strana. “Ciao sono io.”

“Ciao sono io? Lo so chi sei, che ti prende?”-“Non mi dici nemmeno “Amore”, che voce strana, che succede?”-“E’ accaduto qualcosa, dimmi che succede?” rispose Giulia sempre più agitata sentendo oltretutto silenzio dall’altra parte. Cosa poteva essere accaduto, si era fatto male? No. L’avrebbero avvisata altri.  Era accaduto qualcosa ad uno dei familiari, chi, cosa? Mille pensieri si accalcavano nella mente di Giulia. I secondi trascorsero dal sentire nuovamente la voce del suo fidanzato e sembravano durare un’eternità. C’era il sole fuori, lei stava vicino alla finestra con le tende aperte.

“Ascoltami.” Sentì la voce di Andrea, un tono basso, pacato, colpevole. Ma di cosa?

“Sto partendo, arrivo tra poco.” Si intromise Giulia come se non volesse sapere nulla, come se avesse paura. Non lo aveva mai sentito così al telefono.

“No. Non partire.” Disse imperativo lui, per quanto possibile.

“Che significa non partire, cosa stai dicendo? Spiegami che cosa sta succedendo? È uno scherzo vero? Beh non mi piace!”

“Non è il caso che tu venga qui.”

Ma cosa significava quella frase. A Giulia si gelò il cuore. Non aveva fatto nulla di male, non capiva. Non credeva a quelle parole. Era sicuramente tutto una presa in giro, brutta, bruttissima, ma sicuramente non vera. “Come non è il caso che io venga da te?”

“No. Perdonami, ma io non ci riesco. Non riesco più a fare finta di niente, a mentirti.”

Il gelo… Secondi di silenzio… Mentire? Su cosa? Non ce la faceva più a fare cosa? Le girava la testa, le mancava il fiato, camminava avanti e indietro davanti alla finestra come se stesse cercando risposte lì fuori, o come se aspettasse qualcuno che arrivasse da fuori per dirle che era tutta una messa in scena. Aveva gli occhi gonfi. All’improvviso in quella stanza tutto divenne immobile. Ancora silenzio. …

“Non ce la fai più a fare cosa, dimmi la verità” chiese con la voce già spezzata.

“Non riesco più a fare finta che tutto vada bene, a mentirti, a trascorrere questo Natale con te, con i tuoi genitori e fingere anche con loro che sia ciò che voglio, quando invece la verità è che non provo più per te ciò che tu provi per me. Mi dispiace. ….” Ci fu una pausa. Era in silenzio, attonita, sconvolta.

“Forse abbiamo corso troppo, forse abbiamo saltato le tappe ed ora io mi sento in gabbia, non so se è ciò che voglio, stare con te o senza di te, ma è sicuramente meglio che non stiamo insieme in questi giorni.” concluse Andrea con un discorso diretto e veloce.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Linda Antonelli
Sono nata in un paese in provincia di Rieti il 28 novembre 1977. Diplomata in studi tecnici. Ad oggi vivo a Rieti, sposata e con una figlia.
Dicono di me che sono solare, socievole, coinvolgente, sognatrice, romantica, creativa. Mi diletto infatti in bricolage, dipingo e mi diverto a creare tutto ciò che si può con le mani e con qualsiasi materiale. Ma la mia creatività è anche mentale. Proprio durante il lock-down ho scritto e pubblicato il mio primo libro.
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