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Risonanze

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Consegna prevista Settembre 2026
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“Risonanze” racconta la storia di Luca Mariani, insegnante di letteratura segnato da un passato che fatica a lasciarsi alle spalle. Un incontro casuale con Chiara, una fotografa dal mondo interiore vibrante, e il rapporto profondo con Silvia, amica leale e avvocato di successo, lo spingono a rimettere in discussione tutto ciò che credeva di sapere su sé stesso e sulle relazioni.
Mentre Luca prova a ritrovare equilibrio, iniziano a comparire coincidenze inspiegabili: gesti identici ripetuti da sconosciuti, frasi pronunciate allo stesso istante in luoghi diversi, e una fotografia misteriosa che sembra contenere un simbolo ricorrente, il giglio, legato a un evento mai davvero chiarito.
Le vite dei personaggi, lontane eppure intrecciate, iniziano a risuonare tra loro, come se un filo invisibile le unisse. “Risonanze” esplora connessioni, memorie e quel sottile confine tra caso e destino, senza mai rivelare del tutto cosa si nasconde dietro il mistero.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro perché fin da ragazzo ho avuto la sensazione che alcune persone fossero connesse senza saperlo. Mi ha sempre incuriosito l’idea che, nello stesso istante, qualcuno nel mondo potesse fare o dire esattamente ciò che stavo facendo io. Dentro di me c’erano parole e intuizioni che non riuscivo a esprimere a voce, qualcosa che veniva da un luogo profondo. Questo libro è il modo in cui quelle voci interiori hanno trovato spazio.

ANTEPRIMA NON EDITATA

La Stanza dei Segreti (1986)

La madre apparve all’improvviso. Lo afferrò per un braccio, trascinandolo via prima che potesse vedere di più.

Cosa ti avevo detto?” La sua voce era un sussurro agitato, non di rabbia ma di paura. Gli occhi erano spalancati, la mascella rigida. “Vai subito in came- ra tua…”

Il bambino aveva sei anni. La casa di famiglia, un’antica villa nei pressi della campagna, sembrava più grande di quanto fosse in realtà.

Ogni angolo nascondeva un segreto, ogni stanza aveva una storia che gli adulti si guardavano bene dal raccontare. Ma c’era una stanza, in particolare, che lo incuriosiva. Era la “stanza dei segreti,” come la chiamavano loro, e per anni non ne aveva conosciuto il motivo.

Quel pomeriggio, come tanti altri, si ritrovò a nascondersi dietro la porta socchiusa della stanza proibita.

Dall’interno giungevano voci basse, frammenti di conversazioni che non riu- sciva a comprendere. Gli adulti parlavano sempre in modo misterioso, e quella voce che aveva sentito per anni gli suonava familiare, ma inquietante. La figura di suo nonno, seduto accanto ad una vecchia scrivania, si stagliava dietro un fascio di luce polverosa che filtrava dalle persiane socchiuse.

La stanza era sempre stata vietata. Gli adulti dicevano che non era un posto per i bambini, ma non riusciva a resistere alla curiosità. Si era arrampicato sopra il vecchio tappeto polveroso, avvicinandosi piano piano, trattenendo il respiro. Oltre alla scrivania di suo nonno, c’era un quadro che spiccava sopra il camino. Un quadro che ritraeva un giglio, incorniciato da una struttura in legno che sembrava antico come la casa stessa.

Quel giglio, lucido sotto la luce che passava dalle persiane, aveva qualcosa di ipnotico. Era come se gli occhi di chiunque lo guardasse venissero cattu- rati da quella figura semplice ma intrisa di significato. La stanza era avvolta in un silenzio pesante, e Luca non riusciva a capire perché gli adulti sem- brassero tanto seri ogni volta che entravano lì.

Parlavano di “eredità,” di “scelta,” e di “sacrificio.” Non sapeva cosa voles- sero dire, ma quelle parole rimbombavano nella sua mente come suoni lonta- ni, sfumati. Lo facevano sentire come se qualcosa di fondamentale stesse ac- cadendo, qualcosa che lui non poteva capire. Ma sapeva che, in qualche modo, quel “giglio” doveva avere una connessione con tutto ciò.

Ogni tanto, il nonno parlava della “scelta,” della necessità di prendere una posizione nella vita, di affrontare i sacrifici necessari. Il piccolo non capiva ancora del tutto, ma quelle parole si fissavano nella sua memoria. Qualcosa gli diceva che, un giorno, avrebbe dovuto fare la sua scelta.

Il giglio non muore mai,” disse una voce maschile, roca e autoritaria.

Seguì un attimo di silenzio, quasi reverenziale, come se quelle parole avesse- ro un significato ben più profondo di quanto potesse immaginare.

Ma quanto a lungo possiamo continuare?” ribatté una voce femminile, spezzata da un tono di preoccupazione. “Non è una questione di scelta, è un’eredità… Ma che prezzo stiamo pagando?”

Un altro uomo intervenne, con un tono più calmo, ma altrettanto fermo: “Non si ferma ciò che è stato seminato. Dobbiamo proteggere il giglio, a ogni costo.”

Affascinato e spaventato al tempo stesso, avvertì un senso di disagio crescer- gli dentro. Quelle parole non erano semplici conversazioni. C’era qualcosa di rituale, di ipnotico nel modo in cui venivano pronunciate, come se ognuno stesse recitando una parte in un copione ben studiato.

Mentre ascoltava, sentì una strana pressione alle tempie, una leggera vertigi- ne che non sapeva spiegare. Quasi senza accorgersene, si trovò a sussurrare le parole che aveva appena sentito: “Il giglio non muore mai…”

La frase gli uscì in modo automatico, come se non potesse evitarlo. Appena lo fece, si sentì strano, confuso. Non aveva mai detto quelle parole prima, eppure gli sembravano familiari, come se fossero sempre state lì, nascoste nella sua mente.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Ricky Gremmo
Nato a Torino il 30 ottobre 1979, ha frequentato il Liceo Scientifico Tecnologico e si è laureato in Economia e Commercio (vecchio ordinamento) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oggi è un imprenditore impegnato in diversi progetti. Padre di due bambini, è appassionato di sport, musica, cinema e libri. Convinto sostenitore del valore dell’amicizia, porta nelle sue storie l’importanza dei legami autentici e delle connessioni che accompagnano ogni percorso di vita.
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