Sono alla stazione, in attesa del treno che mi accompagnerà in un viaggio profondo, un viaggio tra i ricordi. Ogni tappa rappresenta uno stato emotivo, un’esperienza che ho vissuto, ma anche tutto ciò che mi ha permesso di affrontare questo percorso con un atteggiamento di gratitudine, accettazione e coraggio. La psicologia positiva e la mindfulness sono diventate compagne fondamentali lungo il percorso, rendendo ogni emozione più affrontabile.
Mi hanno insegnato a non rifiutare le esperienze dolorose ma ad accoglierle, a viverle pienamente, per poi lasciarle andare, riponendole con cura nei bagagli. Quando il viaggio sarà giunto al termine, riporremo le valigie insieme e le lasceremo andare via, come un atto di liberazione.
Prima che tutto accada, desidero aprire queste valigie, una ad una, voglio raccontarvi i momenti più intensi, quelli che mi hanno fatto confrontare con le sfide che la vita ci pone. Ogni valigia sarà un’opportunità per comprendere meglio il cammino che ho percorso, c’è una valigia che mi sembra particolarmente significativa da aprire in questo momento, ed è quella che voglio condividere con voi prima di ogni altra: la scoperta della malattia.
Non è facile aprirsi su un argomento così personale, ma spero che questo racconto possa essere di conforto a chi sta vivendo le stesse difficoltà, un piccolo tentativo di offrire comprensione e speranza e riuscire insieme ad accogliere il dolore come parte integrante di questa esperienza.
PSICOLOGIA POSITIVA E MINDFULNESS
Un giorno, mentre navigavo su internet, mi sono imbattuta in un video che spiegava i benefici della psicologia positiva e delle pratiche di meditazione.
L’idea che la mente potesse avere un impatto così potente sul corpo e sul nostro benessere mi sembrava qualcosa di straordinario che volevo assolutamente esplorare, così ho deciso di iniziare un corso approfondito per studiare questi affascinanti e complessi argomenti. Da quel momento, è iniziato il mio cambiamento.
La mindfulness e la psicologia positiva non erano concetti astratti , ma pratiche reali che mi avrebbero sostenuta nei momenti di difficoltà, ho scoperto che la mente poteva essere allenata a vivere una vita più serena, ho iniziato a guardare il mondo con occhi diversi, a vivere con una maggiore compassione verso me stessa e verso gli altri, a perdonarmi per gli errori del passato e a vedere ogni momento come un’opportunità. La psicologia positiva mi ha insegnato a concentrarmi sulle esperienze positive favorendo una visione ottimista della vita, mentre la mindfulness mi ha permesso di imparare a vivere pienamente il “Qui e Ora”, accogliendo ogni momento senza giudizio.
CONDIVISIONE
Quando ti ammali, accade qualcosa di strano, cominci a dare importanza a ciò che prima ti sembrava ordinario, a ciò che consideravi scontato. Le persone, le loro vite, i piccoli dettagli che ti circondano, tutto assume un significato diverso, è come se la malattia aprisse gli occhi su realtà che prima non vedevi rendendoti più consapevole di ciò che ti sta intorno. Vedi donne come te, ovunque; la commessa del tuo negozio preferito, l’amica che non sentivi da tempo, la vicina che pensavi stesse bene, eppure tutte, nonostante proveniamo da esperienze diverse, condividiamo le stesse paure e affrontiamo lo stesso nemico.
Alcune lo scoprono grazie a una diagnosi precoce, durante un esame di routine; altre un po’ più tardi, quando il percorso diventa più difficile e, in alcuni casi purtroppo, il corpo non risponde alle cure.
La malattia, del resto, non avverte mai, arriva senza preavviso, un istante prima tutto sembra scorrere normalmente, poi improvvisamente, arriva una diagnosi, una notizia che cambia tutto, e la tua vita, da un momento all’altro, non è più la stessa.
Quando dico che è successo anche a me, vedo negli occhi di chi ascolta un cambiamento, un misto di sollievo e dispiacere, come se la solitudine che la malattia porta con sé si allentasse. Le nostre esperienze si intrecciano in un modo profondo,
perché quel “è successo anche a me” ha un peso enorme, contiene tanto conforto e tanto amore, non è solo un modo per dire “ti capisco”, equivale a “Vivo con te questo momento, sono qui, la vita va avanti e non possiamo fermarci”.
PERCHÉ PROPRIO A ME?
Sono entrata in ospedale sei anni fa dopo che un normale controllo di routine ha evidenziato un cluster alla mammella destra: “Signora dobbiamo fare degli accertamenti“.
Proprio quegli accertamenti hanno confermato la diagnosi di un tumore maligno chiamato “ triplo negativo”, ora non fate come me, non aprite internet, osservereste un quadro clinico davvero devastante: “Tumore al seno che meno ha beneficiato dei progressi terapeutici dell’ultimo trentennio, solo il 12,2% delle pazienti sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. “
E invece eccomi qua, a sei anni dalla diagnosi e ogni parola che scrivo in questo racconto è un piccolo segno di speranza, un abbraccio virtuale che mi auguro arrivi a chi come me sta affrontando le stesse paure e incertezze. Il primo consiglio che voglio dare è quello di non affidarsi a Internet per cercare di capire diagnosi o malattie, perché le informazioni che troviamo online non sono attendibili.
Internet fornisce indicazioni generali, ma non conosce la nostra situazione specifica, e una condizione che può sembrare simile a ciò che leggiamo potrebbe essere completamente diversa.
Ogni caso è unico, e molte volte termini spaventosi che troviamo nei referti medici sono legati a situazioni normali o del tutto innocue, così anziché aiutarci, spesso finiscono per crearci inutili allarmismi, facendoci preoccupare senza motivo.
È indispensabile affidarsi al parere di un medico che possa darci una diagnosi accurata e soprattutto compatibile alla nostra storia clinica.
Molto spesso inoltre leggo storie di donne soprannominate “guerriere” che lottano con forza e determinazione sconfiggendo il male, ma la realtà è ben diversa. Non bisogna necessariamente essere “guerriere” per essere forti, perché la verità è che, in alcuni casi, la malattia non può essere sconfitta e non sempre c’è una cura o una via d’uscita , eppure chi non ce la fa, non è meno forte o meno “guerriero” di chi riesce a superarla. La vera forza non sta nel riuscire a sconfiggere tutte le difficoltà che la vita ci propone, ma nell’atteggiamento con cui le affrontiamo, perché la forza non è solo resistenza, ma saper vivere ogni giorno con coraggio e determinazione.
Quando arriva un tumore subentra un istinto, una forza soprannaturale, come quando partorisci e pensi di non riuscire a sostenere quel dolore fisico estremo ma spingi con tutte le forze e alla fine ci riesci.
Così è con la malattia, solo che non metti alla luce un essere meraviglioso ma un mostriciattolo indesiderato che si è insinuato in te senza chiedere il permesso.
La prima reazione istintiva è quella di porsi la domanda:
“Perché proprio a me?”
In quei momenti, ti senti come se il mondo ti avesse scelta come vittima, o come se la malattia fosse un’ingiustizia riservata esclusivamente a te. Grazie agli insegnamenti della psicologia positiva, ho capito che anche quando non posso controllare ciò che accade, ho sempre la possibilità di scegliere come reagire e come affrontare meglio ogni esperienza. Posso scoprire la mia forza interiore, percepire il respiro che fluisce e imparare a vivere con gratitudine per le piccole cose quotidiane: il sorriso delle persone che amo, un abbraccio inaspettato, una canzone che sembra parlare di me, il calore del sole che avvolge la pelle, il gelato che si scioglie lentamente tra le mani.
COME UNA FOGLIA
La meditazione della foglia è un esercizio di mindfulness che aiuta a sviluppare la consapevolezza del momento presente. Si inizia immaginando una foglia che galleggia su un corso d’acqua lasciando che ogni pensiero che emerge venga delicatamente posto sulla foglia e lasciato andare via con il flusso.
L’idea è di osservare i pensieri senza giudicarli, senza attaccarsi a essi, e senza cercare di cambiarli.
Ogni pensiero è come una foglia che scivola via, senza che ci sia un bisogno di trattenerlo, questo esercizio promuove un approccio sereno e distaccato verso i propri pensieri.
ESERCIZIO 1: COME UNA FOGLIA
Trova un posto tranquillo e chiudi gli occhi. Immagina di essere vicino a un corso d’acqua, che sia un fiume che scorre, un lago calmo, o il mare infinito.
Ascolta il silenzio che ti avvolge, e lascia che il suono del respiro si mescoli al suono del vento, porta l’attenzione al tuo respiro, inspira lentamente e poi espira con calma, lasciando che ogni respiro ti rilassi sempre di più.
Ogni respiro ti ricorda il soffio delicato del vento. Ora, porta la tua mente a un ricordo o a un pensiero che desideri lasciar andare, può essere un ricordo della tua infanzia, un pensiero ricorrente, o un’emozione negativa che ti pesa, permetti a questo ricordo di rivivere, per l’ultima volta, nella tua mente.
Osservalo senza giudicarlo, senza fuggire da esso. Semplicemente riconoscilo per quello che è.
Immagina di prendere questo ricordo con delicatezza, come se fosse qualcosa di fragile, e stringilo nella tua mano, senti il peso di quel pensiero o di quell’emozione che hai deciso di lasciare andare, poi, con gentilezza, apri il pugno e posa il tuo pensiero su una foglia che galleggia sull’acqua.
Con il cuore aperto, lascia che il tuo pensiero o ricordo si allontani dolcemente con il flusso dell’acqua. Puoi soffiare delicatamente sopra la foglia, accompagnandola nel suo viaggio, oppure puoi semplicemente posarla sull’acqua, permettendo al flusso di portarla via.
Guarda la foglia che si allontana lentamente, fino a che non diventa un punto lontano, invisibile al tuo sguardo.
Permetti alla foglia di andare via senza cercare di trattenerla, senza sforzarti di afferrarla.
Quando la foglia non sarà più visibile, porta l’attenzione di nuovo al tuo respiro, con la consapevolezza che, come la foglia, anche i tuoi pensieri e le tue emozioni possono fluire e andare via, lasciando spazio alla calma interiore.
Quando ti senti pronto, lentamente riporta la tua attenzione al presente, apri gli occhi, e porta con te il senso di leggerezza che hai appena creato.
IL SENSO DI COLPA
Quando mi è stato diagnosticato il tumore, la prima sensazione che ho provato è stata un’intensa sensazione di colpa.
Non era solo il peso della malattia, ma anche quello che gli altri avrebbero dovuto affrontare a causa mia, come se fossi stata io a decidere di ammalarmi senza considerare il dolore che avrei causato loro. Per tutta la vita avevo cercato di insegnare alla mia famiglia a vivere in modo sano, mi ero impegnata a motivarli a seguire uno stile di vita equilibrato suggerendo di adottare diete sane, fare attività fisica regolare, evitare alcol e fumo , eppure, nonostante tutti i miei sforzi mi ero ammalata. Questo pensiero mi tormentava, forse non avevamo fatto abbastanza per proteggerci. La preoccupazione più grande riguardava le mie figlie, mi angosciava l’idea che per una questione genetica, potessero a loro volta essere
a rischio. Con il passare del tempo, ho compreso che la malattia non è una punizione né una colpa, è qualcosa che accade inevitabilmente senza che possiamo fare nulla per proteggere le persone che amiamo dal dolore.
È come cercare di spiegare ai figli adolescenti la malinconia che segue la fine di una storia d’amore, o di definire cos’è veramente l’Amore, quando in fondo nemmeno noi possediamo una risposta ben precisa.
L’AMORE
Per molto tempo, ho considerato l’amore come una sensazione poetica e idealizzata, qualcosa che si trovava nei libri, nelle canzoni o nei film romantici, grazie alla psicologia positiva ho imparato a vederlo da una prospettiva diversa. L’amore non è solo un sentimento romantico, ma una vera e propria reazione chimica che coinvolge corpo e mente.
Quando ci innamoriamo il cuore e la mente sono in perfetta sintonia, le emozioni che proviamo sono accompagnate da reazioni che ci fanno sentire euforici ed entusiasti. Il nostro corpo si carica di dopamina, l’ormone del piacere, che ci fa sorridere senza motivo e ci rende incapaci di controllare quelle espressioni buffe tipiche di chi è innamorato, lo sguardo perso nel vuoto o il continuo annuire con la
testa come se ogni parola o gesto dell’altro fosse la cosa più importante del mondo. L’ossitocina invece, chiamata “molecola dell’amore”, favorisce la creazione di legami emotivi forti, infatti aumenta in risposta a un abbraccio, a un desiderio fi s i co o a comportamenti che ci rendono felici. La serotonina, l’ormone del buonumore, è il mio preferito perché ha il potere di renderci felici , ci riporta alla spensieratezza dell’infanzia facendoci vivere emozioni più pure rispetto a quelle che siamo abituati a sperimentare da adulti. Proprio come bambini però, immersi in quella gioia, perdiamo la capacità di giudicare razionalmente idealizzando chi amiamo e ignorando difetti e incompatibilità.
Quando l’amore finisce o quando ci troviamo ad affrontare una separazione o una difficoltà il nostro corpo passa da una fase di euforia a una sensazione di vuoto profondo. Il cortisolo, l’ormone dello stress, inizia ad aumentare facendo crescere la tensione e interferendo con il nostro benessere generale, la sensazione di distacco diventa dolorosa e il cuore, che prima batteva all’impazzata, inizia a rallentare, come se cercasse di adattarsi a questa nuova condizione.
Nei momenti difficili, quando temevo di perdere tutto, sono state proprio le persone che amo a darmi la forza per andare avanti, l’affetto e il sostegno che ho ricevuto mi hanno aiutata a superare le difficoltà e a riscoprire un’energia che pensavo di aver perso.
Oggi l’amore per la mia famiglia e i miei amici è più profondo e sincero, non è un amore dato per scontato, ma un amore vissuto con una consapevolezza più forte, con una gratitudine intensa per ogni momento trascorso insieme.
Ho imparato a godere di ogni piccola gioia, di ogni istante di felicità che la vita mi offre, perché ho capito che nelle cose più piccole si nasconde la felicità più grande, ora sono capace di amare senza aspettarmi che l’amore venga ricambiato nello stesso modo, non tutto deve essere equilibrato, ognuno ha la propria visione dell’amore, ed è perfetto così.
giofiore999 (proprietario verificato)
Ordinato!! che bello <3
massimo.fiore (proprietario verificato)
Una trama emozionante! Non vedo l’ora di leggerlo