Giulio, giovane scrittore, vive sospeso tra il bisogno di amare e la paura di lasciarsi andare. La sua routine quotidiana, affrontata con l’empatia che risiede in ogni piccolo gesto, si intreccia con sogni, legami sinceri e desideri che non hanno ancora trovato un posto reale. Una chiamata inaspettata lo conduce a Roma dove il passato ritorna, carico di ricordi e dubbi mai del tutto chiariti. Quel breve viaggio riaccende emozioni dimenticate, paure sospese, rafforza vecchi legami e risveglia nuove insicurezze. Ma è nella lontananza, negli istanti in bilico e nelle domande senza una vera risposta che Giulio si ritrova a fare i conti con l’ombra del passato, pesante come un macigno. Quella persona di cui è innamorato è davvero l’amore che cerca o soltanto un’illusione creata dal cuore per proteggersi?
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro per tirar fuori emozioni spesso nascoste dentro di noi, o almeno dentro di me. Volevo dare voce a sentimenti profondi e comuni, che l’amore, nel suo senso più ampio e complesso, può salvare. Condividere queste emozioni crea un ponte invisibile tra le persone, ricordandoci che non siamo mai soli nelle paure, nei sogni e nelle fragilità. Volevo “creare” un invito ad accogliere ciò che ci rende umani e forti, un invito a sognare, comunque.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Manca, tra i gesti e le parole, una grammatica del sentire. Bisognerebbe, ecco, insegnare alle mani la cura e agli occhi l’ascolto. Dovremmo reimparare il cuore alla gentilezza.
All’amore che si nasconde tra le pieghe del quotidiano, nei dettagli che solo chi riesce a guardare col cuore può trovare.
È facile sentirsi trasparenti. E forse è anche un bene. A volte ti senti come un vetro sottile sospeso tra due mondi. Sei lì, ma nessuno ti sfiora davvero, eppure riesci a vedere tutto intorno a te con una chiarezza dolorosa. È come essere un fantasma nel proprio corpo, spettatore silenzioso di una vita che scorre senza chiederti permesso. Credo sia capitato a tutti, o quasi, di avere momenti e giorni vuoti, come se mancasse quel tassello che riesce a farci sentire felici per davvero. Come se poi la felicità fosse un qualcosa di ben definito. Quando si è davvero felici? La felicità è uno stato d’animo, un modo di affrontare la vita o è, come molti dicono, l’essenza pura delle piccole cose, dei piccoli e grandi momenti? Me lo sono chiesto spesso eppure una risposta non l’ho mai trovata. Certo, ho trovato qualche piccola conferma, ma mai qualcosa di definitivo. O forse è proprio questa la felicità: avere la conferma che c’è, che si vede, che si tocca attraverso una persona, un bacio, un abbraccio, un ricordo, un oggetto senza però che questa sia definitiva. Appare, resta per un po’, svanisce leggermente, sparisce e poi ritorna quando meno te lo aspetti. Ecco, la felicità è un giro, un circuito. E noi abbiamo il dovere di correre con la consapevolezza che il tragitto sarà composto da buio e luce, pioggia e sole e che, l’intera somma di tutto ciò, è la sosta breve della felicità. Io quel giorno, a quel bar, come nei migliori film romantici dal finale discutibile, incontrai i suoi occhi. E forse conobbi un’altra felicità. Ma adesso torniamo indietro di qualche mese. Come accade che due si innamorano? Cosa li spinge poi a pensarsi ogni momento, a condividere tutto, anche le più vere piccolezze? Com’è che due cuori si riconoscono simili tra miliardi di altri? L’amore ha il potere di annullare tutto quello che lo circonda. Un bacio resterà per sempre un bacio, anche se tutto attorno sembrerà di crollare, quel solo paio di occhi resteranno sempre un porto sicuro per le paure, per le insicurezze, nonostante di occhi belli ne sia pieno il mondo. L’amore, che strana cosa però. Ci sono istanti di vita, d’amore, di scorci, di gesti, di canzoni che ti segnano per sempre e si fanno spazio tra i tuoi ricordi, si posano lì, a un passo dal tuo cuore. Sembra strano come, pochi frammenti di secondi, possano creare uno stupore così forte, lasciare un segno che è difficile da mandar via. L’amore è quel luogo dove due solitudini si incontrano senza cercarsi troppo, come due ombre che si allungano piano nella luce calda di un pomeriggio d’estate e si mescolano fino a diventare una cosa sola. Hai presente quando, d’improvviso, trovi un panorama talmente bello che quasi ti toglie il fiato per un po’, che ti lascia sospeso da tutto il resto? Ecco, quelli sono gli istanti che sanno di “per sempre”, che si conservano in una piccola zona del nostro cuore. Dovremo imparare a scegliere l’amore. Nonostante tutto.
Era un martedì pomeriggio, uno di quei giorni in cui l’inverno si fa sentire e l’umore segue un po’ la pioggia che disegna strade invisibili sulle finestre e tu resti lì, a guardare, come se cercassi di capire quale racconto si nasconde dietro ogni goccia. Il telefono segna le 15:43 e lo sfondo è sempre quello da un po’: la città di Matera fotografata al tramonto.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.