Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Un racconto d’estate

Copia di 740x420-25
21%
159 copie
all´obiettivo
90
Giorni rimasti
Svuota
Quantità
Consegna prevista Luglio 2026
Bozze disponibili

Una persona passeggia nei giardini, osservando quello che la circonda. Improvvisamente vede, oltre a persone rapite dagli schermi dei loro smartphone, una donna che sta leggendo un libro. Di carta! La curiosità è troppo forte per non attaccare discorso. I due scoprono di avere in comune la passione dei libri. A questo punto scatta la proposta un po’ folle: le andrebbe di essere la prima ad ascoltare quello che non ha avuto ancora il coraggio di raccontare a nessuno? Se non le dovesse piacere può andarsene subito. Beh, sì, perché no? E così comincia la storia del popolo nascosto, del giovane che lo scopre suo malgrado e di cosa trova oltre ad esso. Il potere dell’immaginazione però talvolta è più forte di noi: senza che se ne accorgano, il racconto prende una vita propria ed indipendente, arrivando ad una conclusione che non si aspettavano.

Perché ho scritto questo libro?

Questo è il secondo libro che scrivo. Il primo rispondeva ad un bisogno che ho sempre sentito forte in me ma quello che presento adesso nasce solo dal piacere di inventare, dalla sua bellezza e dalla compagnia che ci può fare. Spero che, quando (e se) lo leggerete, possiate provare la stessa gioia che ho provato io nello scriverlo

ANTEPRIMA NON EDITATA

Capitolo 1. 

Mi piace camminare nei giardini. Senza altri a tenermi compagnia, mi basto io. Cammino, ma forse mi descriverei meglio dicendo che me ne vado in giro ciondolando. I giardini non sono infiniti, ma io seguo un percorso sempre diverso. Beh, a pensarci non è del tutto vero: i miei giri alla fine non variano molto. Spesso amo immaginare io li scelga rispondendo istintivamente a ragioni arcane: che so, i giorni che ci separano dalla luna nuova, la disposizione delle nuvole in questo cielo del principio di giugno o altri e ancora più misteriosi, anche a me, motivi. Naturalmente so che ciò non è vero: neanche so quanti siano i giorni che mancano alla prossima luna, piena o vuota che sia, e guardare le nuvole mentre cammino mi espone al rischio di cadute che effettivamente è meglio evitare. Tuttavia, il pensarlo mi tiene buona compagnia, mentre piano passeggio guardando la gente intorno a me. Alcuni sono seduti sulle panchine, soli come me o in compagnia. Ci sono ragazze che si strofinano al loro ragazzo, altre che parlano con amiche, gruppetti di giovani stranieri che ridono e parlano in una lingua a me sconosciuta. Nel pratone i padroni dei cani li lasciano correre e giocare, mentre loro scambiano parole tranquille. Su cosa? Non so, non penso si facciano discorsi filosoficamente impegnati sul senso della vita, mentre si lascia i propri animali scorrazzare liberi. In effetti però perché farli? I loro volti rilassati dicono che non se ne sente alcun bisogno e probabilmente hanno ragione. 

Continua a leggere
Continua a leggere

Io intanto continuo il mio passeggio raccontandomi storie in silenzio, tenendomi compagnia recitando poesie e declamando brani che m’hanno suggestionato nel passato. Lo faccio con il potere che ha la nostra voce interiore. Non è limitata dal fiato lei, può reggere periodi lunghissimi senza incespicare, può cambiare a piacimento tono volume e velocità mentre recita; può sedurmi, ammaliarmi, conquistarmi mentre vado e sorrido. Purtroppo non credo che quando parlo gli altri mi riconoscano questo potere affabulatorio, anzi: chi ha abbastanza confidenza con me per accantonare la paura di offendermi, prima o poi sbuffa e tronca il mio dire, altro che esserne affascinato. Potere della confidenza sovrastimato, mi offendo eccome io. Non importa. Tra poco mi siederò su quella panchina, tirerò fuori il mio libro, ne leggerò un capitolo o due; senza fretta, fermandomi anzi ogni tanto, ripetendo dentro di me i brani appena letti, gustandoli in modo diverso. Ecco lì una panchina adatta. 

Ma guarda un po’, non solo io uso la carta anziché la tecnologia per tenermi compagnia. In un mondo di gente che guarda rapita i propri smartphone là una donna ha un libro di carta. Cosa stia leggendo non so. Certo potrei chiederglielo. Sarebbe indiscreto, peggio inopportuno? Probabilmente sì. Ma cosa vado a pensare, meglio continuare nel mio cammino solitario. Sorrido immaginando come potrebbe reagire una ragazza che vuole solo un po’ di tempo per sé stessa, che desidera solo immergersi in un’avventura estranea ma coinvolgente, impersonare qualcuno, protagonista senza sforzo di una storia di cui non sa come si svolgerà ma che non si vede l’ora di saperlo quando all’improvviso viene scagliata nel mondo. No no, meglio proseguire. Però, chissà cosa sta leggendo su quella panchina sotto quel bel faggio ombroso… non riesco a smettere di chiedermelo. Io non lo so, ma lei sì. Conviene domandarglielo. 

“Buongiorno.” Niente. “Ehm, buongiorno” Ripeto, un po’ più forte. Alza gli occhi dal libro. Lo sguardo plana da un’altezza elevata, lo vedo. Come immaginavo non sembra felice d’essere stata riportata a terra. 

Mi guarda, un punto interrogativo dipinto sul volto. “Sì?”

Ormai non posso fermarmi, e neppure lo voglio. “Ecco… mi scusi, so che la situazione sembra strana… spero non scivoli nel patetico, anche se sto per dire una frase che in questi casi funziona come olio su una strada in discesa.” Ma che sto dicendo? Lei sorride, alza il sopracciglio, attende. Il punto interrogativo non se ne va tuttavia. E certo, come potrebbe farlo? “Le assicuro che non faccio queste cose di solito, anzi è la prima volta.” Ah, proprio una bella frase originale

“E?” continua a sorridere, incuriosita.

“Stavo camminando nei giardini quando l’ho vista qui sulla panchina, con quel libro”

“E…?” Ripete. Aggrotta leggermente la fronte. Forse si sta chiedendo dove io voglia arrivare. Non sembra però infastidita oltre misura, più curiosa direi. 

“Ecco… mi perdoni… io cammino spesso qui, e spesso mi fermo poi su una panchina a leggere” E tiro fuori il mio libro “un libro di carta. Non siamo in molti a farlo… così, quando l’ho vista non ho resistito a fermarmi e parlarle…”

Abbozzo un sorriso, lei risponde ad esso. “Che libri legge, di solito?” Mi chiede. Mi rilasso. Mi siedo vicino a lei, che non sembra irritata dalla cosa. Mi piacciono queste persone indipendenti, che ti guardano in viso quando gli parli ma non per questo sono aggressive. Mi chiedo se anche io piaccio a loro. No, in realtà non me lo chiedo, non m’importa molto del parere altrui ultimamente e mi godo questa libertà. Siccome lei si dimostra una persona abbastanza sicura di sé da essere curiosa degli altri cominciamo a parlare. È vero, non viene spesso qua; anzi, è da poco che lo fa essendosi trasferita non da molto tempo. Ah ecco perché. Già, spiegazione facile vero? No, non le piace mettere radici in un posto, neppure in quelli che inizialmente sembrano i più belli mai visti… diciamo che è come se vivesse di passioni che però sempre avvizziscono senza che possa farci nulla. A volte, spesso in effetti, diciamocelo pure, è come se la terra stessa dopo un po’ smettesse di essere qualcosa di stabile su cui poter fare conto per camminare, e quell’odore… di stantìo? no, mi dice con una piccola smorfia, non proprio, è più un sentore di vecchio. Beh, sai? Delle volte capita anche a me, anche se ad essere onesti devo ammettere che non si può dire che la mia vita sia un fuoco d’artificio. No, non mi dispiace essere passati al “tu” anzi… ah, ho cominciato io? Scusa. Beh, menomale che non ti importa. Davvero pensi che sono una persona curiosa? Perché? 

Mi guarda e non risponde. In effetti ha un mezzo sorriso, di quelli che non ho mai capito del tutto cosa significhino… forse niente, mi dico. Comunque, continuiamo a parlare. Mi dice di essere un tipo che di solito non dà troppa confidenza, anche se non si direbbe da come ha accettato la mia compagnia. È che ancora qui non conosce nessuno. Così, non sapendo cosa fare, se ne è venuta qua nei giardini a leggere. Le piace farlo, talvolta si rifugia in essi per sognare un poco ad occhi aperti. Strano vero? Penserò forse che lei sia un po’ sciocca, ascoltando questo?

“No davvero. Anzi, devo confessarti che anche a me piace farlo, ogni tanto. Ti dico di più, io faccio anche peggio: invento per me delle storie che poi amo raccontarmi”

“Veramente?”

“Beh, sì, solo a me però. In fondo temo che non siano molti a sopportarle…” Captatio benevolentiae. 

“Beh, sei tu ci riesci vuol dire che le tue storie un po’ ti piacciono, non è vero?”. Sorride. Captatio caduta nel vuoto. Se ne è accorta subito. Tentativo rozzo o persona acuta? Propendo per la seconda ipotesi per carità di patria.

“Ebbene sì, mi hai beccato.” Improvvisamente, non so neppure io come mai, mi viene però un’idea. Forse lei è proprio quella che stavo aspettando senza saperlo…. E continuo: “Ma senti, non ti piacerebbe ascoltarla, una di quelle storie? Qualcosa che puoi vivere solo tu senza che gli altri ne sappiano nulla, e se poi fosse anche famosa un giorno, essere stata quella che l’ha vissuta prima di tutti?”

“Uao, davvero pensi che diventerà nota a tutti nel futuro?” sorride. Probabilmente considera la frase un po’ presuntuosa, fatta da chi è incapace di valutarsi obiettivamente. D’altra parte, chi riesce veramente a farlo? 

“In realtà non lo sono. Anzi, penso che rimarrà chiusa dentro di me… ma non so, m’è venuta di colpo la voglia di condividerla con qualcuno… dai, dimmi che vorresti sentirla, ti prometto che se non ti piacerà smetterò di raccontare e amici come prima”

Si ferma a pensare. Ma sì, perché no? È qua da poco, non conosce ancora nessuno con cui passare un po’ di tempo ed è costretta ad andare in questi giardini vicino a casa a vivere vite di altri narrate sui libri… questa strana persona sembra ansiosa di raccontare, senza secondi fini. Chissà se in questa città sono tutti così… uhm, probabilmente no. Va bene, chi rifiuta le occasioni regalate dal destino si condanna ad una vita noiosa. In fondo, val la pena accettare. “Beh, in realtà sì, sono un po’ curiosa. Cominciamo allora dai, raccontami questa storia”.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Un racconto d’estate”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Marco Solimano
Nato nel 1962, laureato in Ingegneria Elettronica nel 1988, nel 2005 gli è stata diagnosticata la Sclerosi Multipla. E’ socio AISM ed è stato membro del consiglio direttivo provinciale di Genova.
Nel 2015 un suo racconto breve si è classificato secondo nel concorso letterario "Semplicemente io e lei", organizzato da AISM, ed è stato pubblicato in una antologia.
Con Bookabook ha già pubblicato il suo primo romanzo, “Nel Bozzolo”, ed ora sta riprovando a mettersi in gioco con questo, che sente ancora migliore.
Come molti ha incontrato qualcosa che l’ha obbligato ad esser altro restando però sempre un po’ se stesso, ha pensato che questo si chiama cambiamento, gli è piaciuto e ha deciso di non smettere di farlo: così é nato questo libro.
Marco Solimano on Facebook
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors