«Hai invitato Merike Nurk ad uscire con noi?» Lukas mi guardò con un’espressione incredula.
«E allora?» Scrollai la testa.
«Non lo so, non è strano?» Lukas si rivolse a Adrien.
«Sì, un pochino» concesse Adrien. Continuava a sistemarsi i capelli chiari, e vedevo benissimo quanto i suoi occhi castani fossero come sempre consumati dall’ansia.
«Che c’è? Hai paura a farti sentire suonare da lei?» Lo guardai inarcando le sopracciglia, mentre gli davo una pacca affettuosa sulla spalla.
«Magari gli piace» ipotizzò Hanna, guardando Lukas «ho visto delle foto, di Merike Nurk, magari Christoph è rimasto folgorato da lei» concluse, prima di prendere un sorso dal suo bicchiere.
«Perché, com’è?» Max sembrava improvvisamente interessato alla conversazione.
«È bella» gli rispose Helena. «L’ho vista suonare a Parigi, l’anno scorso. Capelli lunghi fino alla vita, nerissimi, bel corpo» concluse la valutazione alzando le spalle.
«Nessuno vuole chiedere a me perché l’ho invitata?» Scelsi di ignorare del tutto i commenti, fingendo anzi di esserne profondamente offeso.
«Perché l’hai invitata?» Tom me lo chiese dal fondo del tavolo.
«Grazie» feci un cenno della mano verso di lui, mentre esprimevo la mia gratitudine.
«L’ho invitata perché ho la nomina di essere uno stronzo antipatico, e siccome ci crede davvero volevo smentirla» affermai, prima di bere un sorso dal mio bicchiere.
«Ce l’hai sempre avuta questa nomina, perché adesso ti interessa tanto smentirla?» Lukas mi guardò con un sorriso.
«Perché probabilmente gli dà fastidio che sia proprio lei a pensarlo» Helena rincarò la dose, ridendo. Lei e Lukas si schiacciarono un cinque alto.
«Siete insopportabili» commentai, scrollando la testa. «E poi tanto non credo che verrà, è già tardi» e lanciai verso l’ingresso del locale un’occhiata che sperai risultasse a tutti totalmente indifferente alla cosa.
Merike
«Dimmi di nuovo perché mi hai dato appuntamento in uno dei locali di musica jazz più esclusivi della città» Clara mi raggiunse fuori dal Nur Jazz. Aveva raccolto i suoi capelli biondi, e si era vestita in una maniera che mi sembrò fin troppo elegante paragonata al mio semplice paio di pantaloni con canottiera annessa.
«Perché non mi andava di stare da sola con Christoph Bauer e non so quanti dei suoi amici che probabilmente saranno esattamente come lui» riassunsi brevemente.
«Non fraintendermi, sono molto felice che tu mi abbia invitata» chiarì Clara «suono qui da una vita e con lui ci ho scambiato sì e no due parole per caso durante un concerto, tre anni fa».
«Lo dici come se fosse una celebrità» scossi la testa, attonita.
«Lo è, Merike, solo che non te ne accorgi perché ormai lo stai diventando anche tu» affermò. «Comunque…» continuò, prima che potessi ancora interromperla «prima di entrare fatti abbracciare, che oltre al fatto che non ci vediamo da mesi, se non ti chiamo io scompari senza alcun rimorso» e mi strinse in un grosso abbraccio che nonostante quanto fossi tesa mi intenerì un po’. Allora ricambiai, abbozzando un sorriso.
«Beh, entriamo?» A quel punto mi fece cenno verso l’ingresso del locale.
Entrai sbuffando energicamente, mentre lei mi seguiva.
Era affollato, era elegante, le luci erano soffuse, e il palcoscenico occupava gran parte dello spazio. Era un tipico locale di musica jazz, e si vedeva che era un locale storico, anche solo dall’arredamento e dell’aspetto generale della clientela.
«Merike!» Mi sentii chiamare dalla voce inconfondibile di Christoph Bauer, e prima di voltarmi nella sua direzione impostai l’espressione più severa che potessi trovare.
«Sei venuta» notò, appena fummo vicine al tavolo. E mi rivolse un piccolo sorriso.
«Certo, altrimenti avrei detto di no» commentai, seria.
Il suo sorriso si allargò fino a scoprirgli i denti.
«Questi sono gli amici di cui ti parlavo…» li indicò al tavolo «Adrien, Lukas, Hanna, Max, Helena e Tom» e loro mi salutarono, man mano che li indicava.
«Piacere di conoscervi» lo dissi senza cambiare espressione. «Lei invece è Clara» molto più educata di me, lei si avvicinò a stringere le loro mani.
«Mi ricordo di te» Lukas si rivolse a lei, stringendole la mano per ultimo «sei una flautista, vero? Suoni in quell’orchestra di fiati…».
«La Atemlos» completò Clara.
Si sedette subito nel posto libero accanto a lui, e iniziarono a parlare.
«Ti siedi anche tu?» Christoph me lo propose inarcando le sopracciglia e indicando una sedia accanto a sé.
Sospirando appena, mi ci feci cadere.
«E suonano solo jazz in questo posto?» Mi informai, guardandomi intorno.
«Sì, ma non fare quella faccia schifata, che tra poco Adrien deve suonare e soffre di ansia da palcoscenico» e con un cenno del capo indicò l’amico, una sedia più in là.
«Non è del tutto vero» Adrien scosse la testa «è solo che non mi piace particolarmente che le persone mi ascoltino quando suono» chiarì.
Mio malgrado, mi scappò un sorriso.
Christoph
Appena la vidi sorridere mi imbambolai davvero a guardarla per qualche secondo.
«Mi sa che allora hai scelto la carriera sbagliata» disse ad Adrien, quasi del tutto senza tatto, ma ancora sorridendo.
«Sì, spesso lo penso anch’io» concordò «solo che ho 31 anni e non so fare altro» concluse, in tono quasi rassegnato.
Lei gli rispose sorridendo lievemente.
«Vuoi da bere?» Glielo chiesi appena la cameriera si avvicinò per prendere le ordinazioni.
«Sì, acqua grazie» e lo disse in un tono così insofferente che pensai subito che non vedesse l’ora di andarsene. «Siete tutti di qui?» Chiese poi, guardando gli altri seduti al tavolo.
«Adrien è francese, Hanna e Max sono inglesi, Tom è americano e Lukas e Helena sono austriaci» le spiegai, indicandoli mentre parlavo «però lavorano tutti qui».
«Sì, io e Max insegniamo canto lirico» spiegò Helena. «Hanna suona il corno, Lukas insegna violino e Tom… non abbiamo ancora capito cosa fa Tom» concluse, scrollando le spalle e facendoci ridere tutti.
«Un po’ di questo, un po’ di quello…» Tom rivolse a Merike uno sguardo serio, scuotendo una mano in maniera vaga nella sua direzione.
«Hai gli occhi di due colori diversi?» Max, che era seduto di fronte a lei, la guardò fisso. Dal suo tono di voce, sembrava davvero sconvolto dalla cosa.
Merike mi sembrò appena infastidita dal suo sguardo un po’ insistente. La osservai attentamente, mentre rispondeva.
«Pare che io sia nata così» spiegò, laconica.
E io abbozzai automaticamente un altro sorriso.
«E dicci, Merike…» iniziò Hanna, guardandomi per un attimo «che idea ti sei fatta di Christoph?» E si guadagnò all’istante una mia occhiataccia.
«Mmm…» fece Merike, lanciandomi una breve occhiata prima di rivolgersi a lei «come ho detto anche a lui, non mi sono ancora fatta un’idea precisa» e assunse di nuovo quel suo sguardo severo.
«Quanti anni hai, Merike?» Helena si inserì nella conversazione.
Mi resi conto che quell’uscita si stava trasformando in una sorta di interrogatorio a Merike, e sentivo che per questo probabilmente lei mi avrebbe odiato ancora più di prima.
«24» rispose ancora senza sprecare troppe parole.
«Christoph ne ha 35» notò Hanna, trattenendo una risata di fronte allo sguardo minaccioso che le lanciai.
«Ecco, sul fatto che sia un po’ anziano un’idea me la sono già fatta, per esempio» Merike fece scoppiare a ridere tutto il tavolo.
«Du sagtest, sie sei eine Zicke…» avevi detto che era una stronza se ne venne fuori Lukas, rivolto a me «invece è simpatica» concluse, alzando le spalle.
L’amica di Merike, Clara, scoppiò a ridere.
«Cos’ha detto?» Merike la guardò con le sopracciglia inarcate.
«Glielo dico sempre anch’io» Clara rispose a Lukas invece che a lei, appena si fu ripresa dalle risate.
«Zicke…» ripeté Merike «questo termine l’ho già sentito» e si voltò a guardarmi, un mezzo sorriso sulle labbra.
Mi incantai un attimo nei suoi occhi.
«Zicki, ha detto Zicki, non Zicke» improvvisai con qualche secondo di ritardo, scuotendo la testa.
Sentii Hanna e Helena scoppiare a ridere di fronte al mio maldestro tentativo di salvarmi.
«E sarebbe a dire?» Merike mi fissava negli occhi, ancora quella specie di sorriso sulle labbra.
«Un nomignolo del tutto rispettoso, non ti serve sapere altro» conclusi, sempre più a disagio.
«Zicke vuol dire stronza, Merike» chiarì Clara, ancora ridendo.
Allora Merike si avvicinò piano, e intuendo la sua intenzione mi mossi anch’io, per abbassarmi un po’ verso di lei e permetterle di arrivare al mio orecchio. «Preferisco Zicki a principessa» ci sussurrò dentro lentamente.
Scoppiai a ridere di gusto, mentre mi sentivo pervadere da un brivido nella zona del collo in cui mi era arrivato il suo respiro mentre parlava. Con il piccolo spostamento d’aria prodotto dal suo corpo percepii contemporaneamente il suo profumo, che mi ricordò all’istante quello del legno che sale dalla tavola armonica del pianoforte, appena sollevi il coperchio.
Mi voltai appena verso di lei, mentre si ritraeva.
E mi ritrovai a pochi centimetri quei suoi occhi stupendi.
Merike
Mi avvicinai a lui d’istinto, trattenendo a stento una risata.
Ma mi pentii quasi all’istante del mio gesto, perché aveva un buon profumo, mi ricordava l’odore di legno che emana il violoncello appena lo tiri fuori dalla custodia. Allora sostai vicino alla sua pelle un secondo in più del necessario, e quando mi ritrassi al suono della sua risata finii per perdermi un po’ nei suoi occhi così azzurri.
Dovetti fare uno sforzo per mantenere la mia espressione severa di fronte allo sguardo che mi rivolse appena tornò serio, una specie di espressione intenta che mi parve di apprezzamento.
«Tocca già a me» il suo amico Adrien si alzò, e mi diede anche l’occasione per scostarmi del tutto da lui e dal suo sguardo.
«Dai amico, ce la puoi fare» Christoph lo incoraggiò con una pacca affettuosa sulla schiena «guarda, siamo tutti qui per te, hai persino due fan in più» e indicò me e Clara.
«Sì, posso farcela. Ce la faccio» si convinse, andando verso il palcoscenico.
«C’è poca luce qui dentro, ma il suo colorito mi sembra verde» notai, rivolgendomi a Christoph.
«Perché lo è, è proprio verde» assicurò, annuendo con un’espressione seria.
Anche in quel caso trattenni un sorriso.
«Fa sempre così» ci arrivò la voce di Tom, dal fondo del tavolo «però poi suona magnificamente».
«Però stavolta sembrava ancora più agitato del solito» notò Helena.
Guardai verso Clara, che parlava fitto con Lukas e sembrava non accorgersi più di nulla. Tenevano le teste così vicine che pensai si sarebbero baciati da un momento all’altro. Scossi appena la testa nella sua direzione, disapprovandola in silenzio.
«Io mi discolpo fin da ora per qualunque cosa possa succedere tra quei due» commentò Christoph, che aveva seguito sia il mio sguardo che il mio cenno del capo.
Stavolta non riuscii a trattenere un sorriso, mentre tornavo con lo sguardo su di lui. E mi accorsi perfettamente che mi guardava di nuovo con una specie di sguardo intenso, fin troppo concentrato su di me.
Intanto, mentre continuava a guardarmi, le luci nella sala si abbassarono ancora di più.
«Guarda che il tuo amico sta salendo sul palco» e glielo indicai, dando alla frase un tono di voce severo, con la precisa intenzione di metterlo in imbarazzo per il modo in cui mi stava guardando.
«Zicki…» mi si rivolse a bassa voce, continuando a guardarmi, scuotendo la testa con un sorriso lieve a disegnargli labbra.
Stavolta, troppo distratta dai suoi occhi che brillavano nel buio, non riuscii a trattenere una breve risata di fronte a quel suo modo delicato di farmi notare che stavo facendo di nuovo la stronza.
Il suo sguardo mi parve diventare ancora più intenso di prima, allora spostai deliberatamente gli occhi sul suo amico che cominciava a suonare. Continuò a guardarmi per qualche secondo, prima di spostare anche lui gli occhi sul palco.
«È bravo» commentai, dopo aver ascoltato qualche battuta suonata da Adrien.
«Sì, è molto bravo» confermò Christoph, uno sguardo serio rivolto all’amico «e improvvisa tutto ad ogni esibizione, non si basa neanche su una struttura armonica di partenza».
«Davvero?» Lo guardai, stupita «eppure le modulazioni sono perfette».
«Sì, lo sono» e si voltò verso di me per rivolgermi un sorriso.
Christoph
Vedere il suo volto illuminarsi con quella breve risata, e averla vista mentre cercava di trattenerla, mi avevano fatto talmente imbambolare su di lei che mi dimenticai momentaneamente persino di essermi fatto beccare a guardarla in quel modo.
E poi, quelle osservazioni intelligenti che stava facendo sul modo di suonare di Adrien… non riuscii a fare a meno di voltarmi per guardarla di nuovo.
«Il vostro concerto quand’è?» Ce lo chiese Hanna, che a quanto pare ci stava guardando e non si perdeva una nostra mossa.
«Tra una decina di giorni, il 2 agosto» risposi voltandomi nella sua direzione.
«Merike, io starei attenta fossi in te» si inserì Helena «oltre alla fama di essere antipatico, Christoph ha anche quella del Don Giovanni» concluse, e lei e Hanna scoppiarono a ridere.
«Io penso che con le persone con cui si lavora non si debba neanche pensare di uscire» commentò Merike, rivolgendo loro uno sguardo serissimo.
«Sono perfettamente d’accordo» annuii altrettanto seriamente.
«Quindi abbiamo eliminato il problema alla radice» e mentre lo diceva finalmente la sua espressione parve completamente soddisfatta invece che severa.
Mentre pensavo a quanto fosse stronza, mi scappò un altro sorriso.
«Lasciate stare Christoph, non si porta mai a letto quelle con cui suona» affermò Max, ridendo.
«Sì, di solito prima di farsele aspetta di non avere più alcun rapporto professionale con loro» commentò Lukas, riemergendo da quella sua chiacchierata intima con Clara.
«Tu non ti eri perso a inizio serata?» Ribattei, scuotendo la testa per rimproverarlo.
Lui alzò le spalle, prima di tornare a parlare con Clara.
«Non te la prendere per quello che ha detto» Merike mi si rivolse con un’espressione che interpretai come ironica «a me pare una condotta più che etica» concluse, annuendo convinta.
Scoppiai in una breve risata, ma stavolta abbassai gli occhi, per evitare di perdermi di nuovo nei suoi e attirare ancora commenti inopportuni da parte degli altri che potessero imbarazzarla. Tornai invece con gli occhi su Adrien. Stava suonando davvero bene, quella sera, la sua ansia si notava quasi meno del solito. Ammirai ancora una volta le sue capacità di improvvisazione e mi persi nella sua musica, chiudendo gli occhi per godermi tutte le sue note.
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