Ebbene, la campagna di preordini del mio libro è giunta al termine. Ringrazio davvero tanto tutti coloro che hanno contribuito alla causa, coloro che sui social mi hanno supportato condividendo i miei post o anche solo buttando un occhio ogni tanto, e coloro che hanno creduto nella mia buona fede. Un grazie anche a chi come Mirko e Ofelia, hanno accettato di diventare personaggi di un libro bislacco come questo. Da domani parte l'editing del libro ed entro ottobre chi lo ha preordinato riceverà una copia di "Semolino, purè, mela cotta".
Il destino di tutti, dopo questa vita, è di diventare storie. Pensateci. Mentre viviamo, seppur sempre in movimento, siamo bloccati su questa terra come in una crisalide. Le azioni che facciamo ci plasmano, così come il modo in cui decidiamo di reagire alle azioni degli altri. Tutto ciò innesca una metamorfosi che dura l'intera vita. Al termine dei nostri giorni sbocciamo come storie sulla bocca dei nostri cari e non solo. "Il nonno era una persona un po' introversa ma… "; "La zia ha avuto tanto coraggio perché…"
E conosciamo tutti il potere delle storie: infatti una volta in questa forma, a seconda di come ci siamo comportati e di cosa abbiamo fatto, siamo in grado di sconfiggere l'oblio e soprattutto di ispirare coloro che abbiamo conosciuto. Di storia in storia, come umanità facciamo passi avanti e ci arricchiamo, dalla prima storia di come è nato il fuoco alle storie di attualità che sentiamo ogni giorno.
Gerardo è diventato una storia, ma prima di farlo ha condiviso con me appena 24 ore circa, che però mi sono state sufficienti per capire che per lui era importante, anche nelle situazioni più nere, non perdere la positività e mantenere uno sguardo ironico e divertito sulla realtà. È con lui che per primo ho scherzato su cose da poco come il cibo che ci veniva recapitato ed è sempre con lui che in quella camera d'ospedale, ho parlato della vita, dei percorsi che intraprendiamo e di ciò che è importante. E tutto questo Gerardo l'ha fatto senza dimostrare mai di essere molto malato.
Questa cosa mi ha impressionato molto, ma solo nel momento in cui Gerardo è diventato una storia, perché prima non me ne ero accorto. Solo in quell'istante, quando mi è stato detto che non ce l'avrebbe fatta, ho capito che aveva un grande animo, capace non solo di sostenere il peso di quella malattia ma anche di non darlo a vedere a chi gli stava intorno. Lì ho capito che spesso nella vita non conta tanto vincere o perdere ma come reagisci a quella vittoria o a quel fallimento, per lasciare un segno positivo e ispirare gli altri.
Ho cercato di scrivere un libro in cui potessero confluire due aspetti della mia indole: uno più votato all'erudizione e uno più all'ironia. È stata una bella valvola di sfogo. E Gerardo mi era congeniale proprio perché sapeva muoversi su questi due registri. Per questo non ho esitato a inserire il suo personaggio nel mio libro. Ora è a tutti gli effetti parte di una storia, che si irradierà nelle menti di tutti coloro che leggeranno il libro.
Spero che voi tutti che avete comprato il libro potrete goderne, ma in ogni caso sappiate che avete contribuito a un'offerta nel nome di Gerardo, un uomo che ho conosciuto per poco ma che mi ha dato tanto e che mi ha permesso in una certa misura di tenere lo spirito alto durante le due settimane in ospedale, nonostante i tanti dubbi dei dottori sulla mia situazione. Gliene sono riconoscente.