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Sono cresciuto in un’epoca diversa. Diversa anche dai miei contemporanei. Vivendo con nonna Cecilia, alla quale devo gratitudine eterna, ricordo giorni trascorsi all’oratorio (anche in orari improbabili), la rubrica sugli animali di Mainardi, pochi giochi, un appartamento umile, la poca acqua ai pasti, l’ostinata volontà di risparmio, la settimana di chierichetto alla messa mattutina prima […]

Sono cresciuto in un’epoca diversa.
Diversa anche dai miei contemporanei.
Vivendo con nonna Cecilia, alla quale devo gratitudine eterna, ricordo giorni trascorsi all’oratorio (anche in orari improbabili), la rubrica sugli animali di Mainardi, pochi giochi, un appartamento umile, la poca acqua ai pasti, l’ostinata volontà di risparmio, la settimana di chierichetto alla messa mattutina prima di andare a scuola, il piede sotto la 127, la piccola Graziella con l’adesivo della pantera, una cartella ereditata, i vestiti di seconda mano, di averle prese da mia nonna con la salsiccia gelata, del flicorno contralto, del basket come libertà, del divano da non utilizzare, della televisione da non vedere, del negozio della Pinu, degli spari alle saracinesche, della pazza con il coltello, del Verona campione d’Italia.
Non sono contemporaneo nemmeno ora.
Mastico poco la tecnologia, divento ombroso se penso a Gaza e mi commuovo facile.
Volevo essere altro?
Che importa, sono questo qua.
Nel testo che propongo troverete dei ricordi mascherati e miscelati con eventi assolutamente inventati.
Ma in un certo senso … Son questo qua!
Sai che se mi ripenso, un po’ mi si stringe il cuore?
Capita anche a voi?

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