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Parole intorno al libro – 1 ANESTETICO. Questo libro non è un anestetico. E neppure un preservativo. Giustamente errare è in viaggio, voglio accompagnarlo con delle parole. La prima dice quel che il libro non vuole essere: un anestetico. — “Giustamente errare” non vorrebbe essere una fabbrica di sogni altrui, ma una occasione per entrare […]

Parole intorno al libro – 1
ANESTETICO.
Questo libro non è un anestetico. E neppure un preservativo.
Giustamente errare è in viaggio, voglio accompagnarlo con delle parole. La prima dice quel che il libro non vuole essere: un anestetico.

“Giustamente errare” non vorrebbe essere una fabbrica di sogni altrui, ma una occasione per entrare in relazione con il mondo e produrti i tuoi sogni. Vorrebbe essere un libro di viaggio, per tutti i viaggi
Anestetico
Dopo la partenza del cammino di “Giustamente errare” voglio provare a esplorare qualche parola per dirvi qualcosa di più di questo libro. Come una sorta di glossario.
Lo farò usando l’etimologia in libertà poetica. Anche una falsa etimologia può raccontare molto delle cose e delle loro relazioni. Ovvero, di quello che è essenziale ad esse.
La prima etimologia è però corretta ed ufficiale e parto con il dirvi che cosa il libro non è o non vorrebbe essere: non è un anestetico.
Anestetico deriva da estetico, in quanto sua negazione.
Ovvero, entrambi derivano dal greco con riferimento alla sensazione: estetico è qualcosa “che concerne la sensazione, la percezione sensoriale”.
Anestetico, quindi, qualcosa che lo nega, un modo per isolarci dal mondo per non “rischiare”, per non provare dolore.

Oggi viviamo in un mondo che tende ad essere anestetico!
La sensazione fa paura. Rispetto alle cose, alle persone, e alle relazioni con esse siamo invitati a porre mille ostacoli di controllo, di sicurezza, di verifica.

Siamo circondati di “preservativi”.
Che, come si sa, impediscono l’esplodere della vita. Come se la vita fosse qualcosa di cui pre-occuparsi, piuttosto che, semplicemente, “occuparsi”.
Come se il dolore o la malattia o la vecchiaia e la morte non fossero parte integrante della nostra intima essenza, non fossero altro che “ombra della luce”.
Non che non si debba viaggiare nei sogni altrui, eh! Anche io guardo fil su Netflix, il cui CEO ha dichiarato che il suo competitor è il sonno. Ma voglio anche costruirmi i miei, di sogni.
La spinta anestetica porta con sé un pericolo: quello di perdere la sincerità e la meraviglia del nostro “contatto” con il mondo. In un’epoca di distanziamento sociale il rischio è quello dell’isolamento, del solipsismo.

“Giustamente errare” non è per nulla un libro anestetico!
Invita ad errare. Invita a sperimentare al di fuori del calcolo e della misura, invita a mettersi in gioco mettendo sul tavolo tutti i propri averi, fino all’ultima moneta sonante. Si lascia tutto e si parte. La bellezza della vita fiorirà nuovamente solo se le lasciamo spazio, se non inchiodiamo i nostri piedi alla croce delle sicurezze di comodo. Faremo molti, ma molti passi avanti.
Quindi, se vorrai acquistare il mio libro, sappilo: non troverai un anestetico, qualcosa che ti toglie pensieri e ti regala sogni. I sogni preconfezionati li puoi trovare altrove, un po’ dappertutto. Non qui.
Troverai in “Giustamente errare” qualcosa che forse potrebbe turbarti e dolerti. Ma questa piccola o grande ferita potrà aprire molte porte perché il viaggio, il sogno e la ferita saranno solamente i TUOI.
Se si aprirà una porta sarà quella del viaggiatore, quella per il sublime, per mondi inesplorati: gli stessi che il pellegrino, una volta appoggiato lo zaino, ricorda di aver vissuto con nostalgia (ho scritto vissuto e non “visto” non a caso).
Gli stessi che rendono i camminatori, tutti, in qualche modo, fratelli, figli di uno stesso genitore, amici di una Agape celeste.

L’immagine in copertina è il famoso quadro di Caspar David Friederich, “Viandante nel mare di nebbia”.

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