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Cari amici, grazie per la disponibilità e, devo dire, la pazienza con cui sopportate i miei continui appuntamenti con il libro 😊 Resistete, manca poco! Oggi vi parlo della novella contenuta nel mio libro. Si intitola “Lettere senza risposta” (scoprirete perche!). E’ la storia di un’aristocratica tedesca che si trasferisce in una città italiana ai […]

Cari amici, grazie per la disponibilità e, devo dire, la pazienza con cui sopportate i miei continui appuntamenti con il libro 😊 Resistete, manca poco!
Oggi vi parlo della novella contenuta nel mio libro. Si intitola “Lettere senza risposta” (scoprirete perche!). E’ la storia di un’aristocratica tedesca che si trasferisce in una città italiana ai primi del cinquecento. Racconta le sue esperienze per lettera alla sorella. Dapprima affascinata dal nuovo ambiente, comincia a scoprire sempre nuovi dettagli inquietanti a cui non riesce a dare spiegazione…
Se leggerete oltre, vi accorgerete che si tratta di una ‘novella nella novella’…

16 novembre 1520
Mia cara Mathilda,
Questa mia lettera ti sorprenderà, ne sono sicura. Tre mesi di silenzio non sono pochi, lo so! Non trovavo il coraggio di scriverti, tanto era il timore di averti delusa. Uno strano presentimento a cui neppure io riesco a dare una spiegazione. Il timore di una tua risposta contrariata. Sai che a volte mi faccio guidare dalle suggestioni del momento, non penso alle conseguenze delle mie azioni. Non ho la tua forza, lo riconosco.
Ma poi mi sono detta: non nascondere il tuo affetto, coraggio, devi vincere la pigrizia! E allora eccomi qui. Se mi avessi vista! Ho impugnato delicatamente il pennino quasi nuovo e l’ho immerso nel calamaio, stando bene attenta a non infradiciarlo nell’inchiostro, come ho sempre fatto fin da quando ero piccola, ai tempi in cui si studiava con il precettore. Ti ricordi quante ore, e quanta pazienza gli ci sono volute per farmi imparare ad usare la mano destra, mentre io mi ostinavo ad usare la mancina? In questo mondo di pennini e calamai non c’è posto per noi mancini, lo so! Forse un giorno inventeranno uno strumento di scrittura meno insidioso ed avvilente, che renderà ognuno di noi libero di scrivere con la mano che preferisce. Una nuova frontiera per la democrazia! Ma, per ora, perdonami le chiazze d’inchiostro e gli obbrobri che troverai disseminati qua e là sul foglio. Certo, dirai, potrei prendermi la briga di riscrivere la brutta copia, la carta non mi manca. Eppure sento che una lettera scritta di primo pugno è più genuina, più emozionante, perché una correzione, una lettera più sghemba del solito, si portano appresso le nostre indecisioni, i nostri fremiti. Ecco, come sempre mi perdo in un bicchiere d’acqua. Da questo capirai che il mio nuovo ruolo di moglie non mi ha cambiata per nulla, sia nel temperamento, sia, ti garantisco, nell’aspetto fisico.
Poco alla volta sto facendo conoscenza con questa città austera, fatta di mura bianche candide e assiepata di campanili. Il nome non ti dirà nulla, come non diceva nulla a me prima di arrivarci: si tratta di Brescia, che i giureconsulti ed alcuni prelati, amici del mio consorte, insistono a chiamare Brixia, alla maniera latina. Gliel’ho sentito dire spesso; ciò nonostante, non si parla più il latino, ma una lingua volgare che, come puoi ben intuire, non capisco affatto. Non ha nulla a che vedere con il nostro alto tedesco, e nemmeno con il basso. E’ una cosa distinta, tanto poco musicale da ricordare i ritornelli, sempre uguali, di alcune nenie di paese.
(foto del Birmingham Museums Trust)

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