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Aggiornamento

A volte faceva allenare i suoi giocatori la sera, quando era già calato il sole, e lo stadio di Montevarchi non era illuminato. In quegli anni l’inquinamento luminoso circostante era notevolmente inferiore ad oggi, ed era presumibilmente complesso riuscire a vedere la porta, dopo il crepuscolo. Era in quelle condizioni che Lupo esortava i suoi […]

A volte faceva allenare i suoi giocatori la sera, quando era già calato il sole, e lo stadio di Montevarchi non era illuminato. In quegli anni l’inquinamento luminoso circostante era notevolmente inferiore ad oggi, ed era presumibilmente complesso riuscire a vedere la porta, dopo il crepuscolo. Era in quelle condizioni che Lupo esortava i suoi attaccanti a tirare da fuori area, oppure a battere dei calci di rigore: se avessero gonfiato la rete praticamente ad occhi chiusi, avrebbero avuto meno problemi nel farlo la domenica seguente.
Altre volte, a fine allenamento, Lupo accompagnava alcuni dei suoi ragazzi a recuperare i palloni dispersi chissà dove attorno al rettangolo di gioco del Brilli Peri. La porta degli spogliatoi era piccola e stretta, e spesso le condizioni di visibilità erano limitate dal buio che stava sopraggiungendo, come sopra. In qualsiasi posizione fossero –ovunque avessero recuperato una delle sfere disperse durante la seduta- la sfida stava nel centrare con un tiro quella minuscola porta di ingresso. Inutile dire che, con i piedi buoni che si ritrovava, spesso quella gara la vinceva proprio lui.

Chi era Costanzo “Lupo” Balleri e cosa ha rappresentato per Montevarchi in veste di giocatore prima, e di allenatore poi?
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