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Io non so davvero come andrà a finire questa avventura editoriale tanto nuova per me, che comunque mi ha arricchito (ma non dico come né perché). Una cosa la so, però, ed è che, oltre a tornare a dire grazie grazie a quanti hanno creduto nella mia scrittura (e che pazienti attenderanno, in un mondo […]

Io non so davvero come andrà a finire questa avventura editoriale tanto nuova per me, che comunque mi ha arricchito (ma non dico come né perché). Una cosa la so, però, ed è che, oltre a tornare a dire grazie grazie a quanti hanno creduto nella mia scrittura (e che pazienti attenderanno, in un mondo che va sempre di fretta, fino al 2023 per leggere le mie pagine…), ho il dovere, qui, prima che sia chiuso questo posticino al sole, di ringraziare le tante amiche, sorelle d’anima e scrittrici, che hanno temperato la mia penna, facendole trovare il sentiero suo tra i tanti loro che ho amato. Qui mi limito alle mie essenziali, le guide e mie maestre. Ma ce ne sarebbero tante altre che parlano, a modo loro, attraverso di me.
Ecco, ecco arrivano le scrittrici che ho amato e amo e che tengo nel cassetto del pensiero sempre. Dolores Prato, che mi ha regalato con il suo “Giù la piazza non c’è nessuno” la gioia sublime della scrittura bella, fresca, croccante. Dolores, nata sotto un tavolo, mi somiglia nell’attento scrutare. La sua Treja è la mia Cala Girgolu. Leggendo appena un pezzetto di lei, lo ricordo ora stesso, s’aprivano per me i ruscelli dello scrivere. E a tutti la consiglio!
Poi, bella nella sua eleganza primi Novecento, Katherine Mansfield con i suoi formidabili racconti che ho amato tutti, in un mazzo di rose. Una folla di scrittrici che ho letto e riletto s’affolla intorno a me: “E io? E io?”. Ecco Maria Borgese, con il suo adorabile “Quelli che vennero prima”, Neera nei racconti freschi de “La sottana del diavolo”. C’è Grazia Deledda, in due tomi appena presi nel suo museo-casa natale. E c’è Maria Messina, deliziosa, siciliana. anche se rersta un poco dietro le altre. E anche se ora non c’è più voglio qui ricordare un’amica, una scrittrice pisana, sposata con un siciliano, con la quale fu simpatia in fulmine: Luisa Adorno. In realtà di nome faceva Mila e di cognome non lo dico. La sua casa, scura di mobili e d’ombra, piena di acqueforti praghesi, foderata di libri, è stata testimone di tanti pomeriggi nostri trascorsi a chiacchierare della Cvetaieva e di Pasolini, di Sciascia (che l’aveva “scoperta”) e poi di noi che, tutte e due, eravamo e siamo (lei ora in cielo) mamme e donne di casa…

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