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Aggiornamento

Non vi ho detto tutta la verità sul mio libro. In realtà è una storia molto più personale di quanto ho raccontato fino ad oggi, ormai posso dirlo. Questa è una delle illustrazioni che ho disegnato per i capitoli, un mio autoritratto se vogliamo. E quella è la mia cicatrice. Ce l’ho da quando avevo […]

Non vi ho detto tutta la verità sul mio libro.
In realtà è una storia molto più personale di quanto ho raccontato fino ad oggi, ormai posso dirlo.

Questa è una delle illustrazioni che ho disegnato per i capitoli, un mio autoritratto se vogliamo.
E quella è la mia cicatrice. Ce l’ho da quando avevo 40 giorni e a volte mi sembra che tutta la mia vita si sia attorcigliata attorno a lei, attorno al bisogno di nasconderla, poi di proteggerla. Si è fatta carico direttamente e indirettamente di tutti i piccoli e grandi dolori che ho vissuto.

Non sarei io senza di lei, è sempre stata lì. Se la cancellassero dalla mia pancia, non mi riconoscerei più. Se ci fosse una carta d’identità della mia anima, sotto la voce “ segni particolari” ci sarebbe: la mia cicatrice.

La mia cicatrice è stata per tutta la mia vita un simbolo, il simbolo del mio stare male. Le ho dato la colpa di tutto, come l’ho trattata male! Per colpa sua non mangiavo, ero magra, ero storta, ero dolorante… lei era per me la prova che ero “ fatta cosi” e che che sarei stata così per sempre.
Quando si parla di disagio è davvero difficile capire il limite, la linea sottile che lo separa dalla normalità. Il semplice “essere schizzinosi” con il vivere male. Anche perché ognuno lo vive a modo suo, ne può essere consapevole o completamente ignaro, proprio come lo ero io. Anche se mi sono sempre chiesta come vivessero gli altri, senza la cicatrice e tutto quello che ne derivava.

Finché un giorno ho deciso che bastava così, che le cose dovevano cambiare.
Arriva sempre quel momento, la goccia che fa traboccare il vaso, il limite dopo il quale niente è più come prima. Dopo averlo superato, ho visto molto più chiaramente tante cose e le ho scritte nero su bianco dandogli il titolo di “Farfalle nello Stomaco”.

Se non avessi avuto questa cicatrice, probabilmente sarebbe stato tutto molto diverso. Sicuramente le mie ansie e paure si sarebbero materializzate sotto forma di qualcos’altro: mal di testa, mal di schiena, perdita di capelli magari. Ma ce l’ho. Quello è quindi diventato il mio punto debole: lo stomaco, il cibo, mangiare. Se non l’avessi avuta, chi lo sa, oggi farei anche tutt’altro mestiere!

Invece sono qui a parlare di cibo ed emozioni.

Questo libro, che ho faticato tanto a vivere e poi a scrivere, è stato due anni nel cassetto. Avevo deciso di non farlo leggere a nessuno. Ma ogni tanto da quel cassetto mi chiamava e mi ricordava che avevo ancora un capitolo da chiudere. Il mio libro voleva essere letto perchè io potessi andare avanti davvero.

Non mi sono impegnata tanto nel promuovere questa campagna, ne sono consapevole, ma forse non è un caso. Forse volevo che solo in pochi leggessero questo libro, dopotutto è sempre la mia storia, e farla conoscere a tutti non è così facile.

Oggi mancano due settimane alla chiusura dei preordini, con questo post e volevo avvisarti che probabilmente il libro non sarà ufficialmente pubblicato, poiché non ho raggiunto i 200 ordini.
Tuttavia sarà stampato da book a book in una edizione limitata, che riceverà solo chi lo ordina entro lo scadere del tempo.

Se vorresti il mio libro e non sai come fare o non hai la possibilità di farlo, fammelo sapere: adesso ho la possibilità di fare un ordine a tuo nome!

Grazie di cuore!

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