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Buongiorno a tutti, vi regalo il nuovissimo prologo di Boderick! Buona lettura. Fiamme nella notte La giornata era stata pesante e quando Ekuanot, il capitano della città, varcò la soglia di casa l’unica cosa che voleva era sedersi a tavola e stendere le gambe. La serva, Hadelyn, gli aveva lasciato sul tavolo del pesce azzurro […]

Buongiorno a tutti,
vi regalo il nuovissimo prologo di Boderick! Buona lettura.

Fiamme nella notte
La giornata era stata pesante e quando Ekuanot, il capitano della città, varcò la soglia di casa l’unica cosa che voleva era sedersi a tavola e stendere le gambe. La serva, Hadelyn, gli aveva lasciato sul tavolo del pesce azzurro agli agrumi, un pezzo di pane e una brocca di vino bianco. All’uomo scappò di bocca un muggito di piacere: il pesce di mare era la sua passione. Nell’entroterra se ne trovava così poco e, quando la serva riusciva a racimolargliene un poco, per lui era una festa. Mise in bocca la prima sardina, assaporandone lentamente il sapore; chiuse gli occhi pensando alla sua gente rimasta alla città natia, i suoi ragazzi alla caserma, al giorno in cui lasciò l’incarico al suo giovanissimo secondo, Feanod. Avrebbe passato la serata nella struggente compagnia dei ricordi se un boato enorme non lo fece cadere dallo sgabello a gambe all’aria. La casa tremò dalle fondamenta, la porta si spalancò e si staccò dai cardini fracassandosi contro il muro della stanza; ci mancò niente che il capitano ne fosse investito.
Appena poté si rimise in piedi; sentiva nella testa un forte ronzio e in casa ogni lume era stato spento dallo spostamento d’aria. Dall’esterno una luce illuminava la strada. Uscì. Sopra i tetti delle case, lingue di fuoco aggredivano la notte stellata mentre dal cielo cadeva, come neve nera, una sostanza impalpabile che scendeva a fiocchi lenta e leggera. Ekuanot distese le mani e capì che quella strana sostanza fluttuante era una miriade di briciole di carta incenerita. Oltretutto, piccoli frammenti di calcinacci colpivano i tetti costringendo i passanti a raccogliersi addosso ai muri protetti dai cornicioni. Bestemmiando Ekuanot prese la spada, il cappello dell’uniforme e si avviò verso le alte fiamme che rischiaravano la città.
Costeggiando le case, il capitano arrivò davanti alla Cittadella dell’Accademia, o meglio, a ciò che ne restava. La piazza antistante l’enorme complesso era ricoperta da detriti di ogni sorta: porte divelte, vetri, travi di legno, pezzi di mura lunghi come alberi, frammenti di pergamene e di libri in carta. Dal cielo la pioggia di calcinacci era terminata e ora la gente si addossava fuori dal perimetro delle case verso il centro della piazza. Il lato destro della Fortezza era in fiamme, sbocciato come un fiore di fuoco; le mura esterne erano squarciate e non vi era traccia del tetto che, probabilmente, era stato sbriciolato dall’esplosione e sparso a pioggia sopra la città.
Improvvisamente, tra la gente emersero gli uomini della guardia cittadina che gli si fecero intorno in attesa di ordini. Il Capitano iniziò a distribuire gli ordini con tono secco e deciso – Atarel, vai a ispezionare i giardini sul retro e torna a riferire – un uomo se ne partì di corsa. – Augyl, tu e Gracchius andate casa per casa lungo la piazza, fate uscire le persone e controllate che nessun tetto prenda fuoco a causa di qualche rottame – Anzius, vola di corsa dai Maestri dell’Accademia nel dormitorio e falli venire qui immediatamente – Prandicus , Frincu, Boyd andate dentro quel che è rimasto in piedi della Cittadella e portate fuori chi è rimasto. Non fate sconti, se quei mangialibri non vogliono ascoltarvi usate la forza ma portateli fuori ad ogni costo. Andate.
Passarono pochi minuti quando Anzius arrivò seguito da una decina di uomini anziani. Avevano lunghe barbe bianche e portavano delle grandi vesti colorate. Erano visibilmente stupefatti e guardavano con i loro occhi cespugliosi la rovina della loro scuola. Ekuanot non lasciò loro il tempo di prendere la parola.
– Maestri, vi ho fatto chiamare perché vi sono delle cose cui dobbiamo porre rimedio al più presto. So che alcuni di voi sono specializzati in Evocazione e Controllo dell’Acqua. Voglio che ne gettiate sui tetti delle case vicine alla Cittadella per evitare che prendano fuoco. Potete farlo? –
Un vegliardo con la veste turchese e un lungo bastone fece un passo avanti – Lasci fare a me – e si avviò ad un lato della piazza. Ekuanot non gli badò e tornò a parlare agli studiosi.
– Bene, ora devo sapere se c’è dell’esplosivo nella Cittadella e se possano avvenire altre esplosioni. Devo sapere se vi sono dei depositi sotterranei o qualcosa del genere che possa generare altri scoppi. Parlate!
Uno degli studiosi, che se ne era stato più discosto, avanzò e prese parola – Sono Myrovin e parlo a nome di tutti. Nella cittadella non c’erano quantità importanti di esplosivi o materiali atti a produrli; vi erano sì delle sostanze capaci di esplodere ma poca cosa, solo a scopo didattico. Anche volendo raccoglierle tutte non avrebbe mai fatto un danno simile.
Mentre il vegliardo finì di parlare uno degli uomini della guardia tornò a conferire dal capitano che si allontanò un paio di passi dagli studiosi – Dimmi Atarel, presto!
– Nel giardino botanico ci sono un sacco di macerie, Capitano, e abbiamo trovato un uomo svenuto. Forse è stato scaraventato via dall’esplosione ed è atterrato su un cespuglio.
– Fiamme? – No, nessuna – Bene, torna là e tienimi aggiornato in caso di novità.
Ekuanot tornò dai Maestri. Li trovò intatti ad annusare l’aria e a borbottare strane litanie con parole che non riusciva a capire. – Maestri, se non vi erano esplosivi nella fortezza, come potete spiegarmi un disastro simile?
Il Maestro Myrovin rispose ancora.
– Capitano non sente uno strano odore nell’aria? Lo riesce a percepire dietro il puzzo di fumo e polvere?
– Sì, sento un odore familiare ma non riesco a descriverlo.
– La aiuto, dovrebbe ricordarle l’odore che si sente dopo che un fulmine è caduto dal cielo, concorda?
– Sì, è vero! – rispose il capitano.
– Ed è anche l’odore della magia; questa disgrazia non è frutto di una esplosione accidentale ma è un disastro di origine magica. I miei colleghi concordano e anche gli incantesimi di ricerca che abbiamo appena evocato lo confermano.
Aveva appena ascoltato le parole del Maestro quando Atarel tornò una seconda volta e venne tra loro -Che c’è? – chiese il Capitano.
-L’uomo nel giardino si stà risvegliando. Degli studenti della scuola lo hanno riconosciuto. Si tratta del Maestro di Litomanzia.

Ekuanot si voltò verso i Maestri trovandoli come di pietra. Improvvisamente Maestro Myrovin si portò una mano al petto, emise un gemito e si accasciò. Sorretto dai colleghi venne adagiato sul pavimento della piazza. Il Capitano osservò gli studiosi attorniarsi sopra il vecchio quando dal gruppo una voce eruppe – Fiamme di Gildor, che cosa ha fatto! Che cosa ha fatto… – detto questo perse conoscenza.

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