Lunedì scorso vi ho raccontato com’è nato l’incipit di Ogni cosa torna, oggi invece vi parlerò del finale che, ovviamente, non vi svelerò.
Com’è normale che sia, il finale è arrivato alla fine, letteralmente, anche se quando ho cominciato a scrivere il romanzo non avevo la minima idea di come si sarebbe concluso.
Sì perché, come sostengo io (ma non sono l’unica), i personaggi ai quali do vita, immediatamente si liberano di me, animandosi di vita propria.
È come se decidessero da soli che azioni compiere, quali strade intraprendere, se essere buoni o cattivi, simpatici o antipatici. So che può apparire una follia, ma vi assicuro che non è così. Non lo è per me, almeno.
Così, il finale di Ogni cosa torna è arrivato di colpo, inaspettato. In realtà, però, ne sono arrivati due, perché anche i protagonisti di un romanzo possono essere indecisi, insicuri, volubili e non sapere bene come agire.
Il finale che avete letto o leggerete, quindi, è il secondo che i miei personaggi mi hanno regalato. Probabilmente si tratta di quello più ragionato e meno dettato dall’istinto, quello più giusto per questa storia e questi protagonisti.
Io, intanto, approfitto di questo post per ringraziare le 112 persone che hanno già acquistato Ogni cosa torna e che lo stanno leggendo.