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Dal mio taccuino rosa Sì, ho sempre scritto e proprio ieri, visitando una vicina di casa (dovevo dare un paio di pantaloni al marito), mi sono ricordata di due episodi dimenticati. Il primo. Avevo diciott’anni o poco più e ancora tutta presa dai sogni che mi s’accendevano nel cuore, quando frequentai per tre mesi un […]

Dal mio taccuino rosa
Sì, ho sempre scritto e proprio ieri, visitando una vicina di casa (dovevo dare un paio di pantaloni al marito), mi sono ricordata di due episodi dimenticati. Il primo. Avevo diciott’anni o poco più e ancora tutta presa dai sogni che mi s’accendevano nel cuore, quando frequentai per tre mesi un corso di inglese per far poi il proficiency. L’insegnante, inglese alla Agatha Christie, mi aveva preso in simpatia e leggeva spesso, a voce alta, le mie “composition”. Tre mesi passai con lei e poi mai più. Ma poco dopo una compagna di classe, Annalisa, si ritrovò a fare il corso mio, tre mesi dopo. L’insegnante lesse uno dei miei temi (ricordo solo che ea l’incontro di un attore con la luna) e poi disse che era di una sua “past pupil” e che questa persona si chiamava Benedetta. Ammalisa alzò la mano e: “DE Vito?”. Sì ero io.
Il secondo ricordo lo ha acceso in me un’altra Annalisa che io chiamo Lisa ed è amica per sempre. Facevamo insieme un corso di spagnolo e lei ballava da regina il flamenco e io una schiappa. Ci fu un concorso per vincere una borsa di studio di un mese. E bisognava scrivere un tema. Vinsi io e scelsi di andare a Mallorc dove poi Lisa mi raggiunse per andare insieme a Siviglia.
E lì, a Palma, incontrai Michel, un francese, di cui mi innamorai. Ma questa è un’altra storia e anche triste perhé da allora, anche se lui mi disse: “Volveremos a vernos”, non l’ho più visto. E sono stata io a non volerlo…
Nell’immagine sono io con i miei cari libri

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