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Informazione e comunicazione

La Calabria di inizio ‘900 nel nuovo romanzo di Fausto Tarsitano, racconto di Martino A. Rizzo Fausto Tarsitano ha dimostrato con questo suo primo avvincente romanzo che non si può improvvisarsi scrittori, ma che per scrivere un romanzo appassionante, scorrevole, piacevole, difficile da abbandonare a metà della lettura, occorrono, oltre alle idee, studi, impegno e […]

La Calabria di inizio ‘900 nel nuovo romanzo di Fausto Tarsitano, racconto di Martino A. Rizzo

Fausto Tarsitano ha dimostrato con questo suo primo avvincente romanzo che non si può improvvisarsi scrittori, ma che per scrivere un romanzo appassionante, scorrevole, piacevole, difficile da abbandonare a metà della lettura, occorrono, oltre alle idee, studi, impegno e l’umiltà di rimettersi nei banchi per prendere lezione dai professionisti del bello scrivere.E se il risultato di questo percorso è il romanzo “Alle 21:00 precise” si può ben dire ne è valsa la pena.
Il romanzo ti trasporta in una Calabria dei primi del ‘900. Due dei comuni dove si svolge la vicenda si chiamano con nomi di fantasia Castello sullo Ionio e San Nilo, ma per un coriglianese-rossanese ci vuole poco, molto poco, a inquadrare la storia nella Corigliano e Rossano dell’epoca, palcoscenico delle vicende di don Vincenzo Cilento e di sua moglie Giulia Arnelli di Pontremoli, attrice di compagnia giunta a Castello per uno spettacolo e lì rimasta per sposarsi proprio con don Vincenzo.Fausto, rossanese di adozione, ha studiato a Rossano e frequentato l’università a Roma, città nella quale oggi esercita la professione di avvocato, civilista, specializzato in diritto del lavoro. Scrivere comunque è sempre stata la sua passione e così, seguendo dal 2019 i corsi della Scuola Omero, ha iniziato a scrivere con i racconti sotto la supervisione di scrittori, sceneggiatori e editor. La Scuola prevede vere e proprie lezioni in aula e il suo ciclo completo dura tre anni. Si parte scrivendo racconti e al terzo anno ci si cimenta col romanzo.

“Alle 21:00 precise” è il frutto di questo percorso e ha superato il giudizio professionale degli editor della Scuola e di un primo gruppo di persone che ne ha letto l’anteprima.

Nel romanzo si ritrova tutta la vita paesana dell’epoca: il Circolo, il Casino dei Nobili, i rapporti sociali, i pettegolezzi, il barbiere al corrente di tutto, la sarta, le corna, l’ipocrisia, il gallismo e via dicendo.

Don Vincenzo nella sua città rappresenta l’uomo che si apre alle tante opportunità che il nuovo secolo offre: imprenditore, tipografo, direttore della banda cittadina, consigliere comunale, proprietario del nuovo cinema dove all’epoca del romanzo viene proiettato il film muto “Ma l’amor mio non muore” del 1913 con Lyda Borelli e Mario Bonnard, considerato dagli storici del cinema uno dei film muti più importanti e significativi prodotti in Italia prima della Grande Guerra. E, proprio mentre si proietta questo film, alle 21:00 precise, succede quello che non avrebbe mai dovuto accadere e che stravolge in modo tragico la vita dei protagonisti.

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